martedì 29 maggio 2012

Guarda! Medita! ... la luminosa, coronante Epifania Pentecostale, la promessa epifania che il Cristo aveva detta ai suoi Apostoli per consolarli nella sera pasquale e nel mattino dell’Ascensione.

SIAMO NELL'OTTAVA DI PENTECOSTE 3°giorno


Guarda! Medita! Colui che aveva presieduto a tutte le azioni del Creatore, e perciò anche al Pensiero di creare l’Immacolata, futura Madre del Redentore, ecco che ora scende a disposarla, trovandola più bella dello stesso Paradiso perché bella di giustizia per volontà propria, oltre che per volontà del Signore del Paradiso.

Quale più dolce Epifania dell’Amore Divino di questa? E per questa dolce Epifania ecco formarsi nel seno della Vergine la Carne del Verbo Ss. e avervi inizio il Cuore del Cristo, quel Cuore che non ebbe e non avrà del suo primo palpito un sol moto che non sia ubbidienza e amore e che vi si propone a modello per giungere alla gloria del Cielo.

Ma a quell’Epifania del marzo galileo, all’altra delle rive giordaniche, ecco unirsi la luminosa, coronante Epifania Pentecostale, la promessa epifania che il Cristo aveva detta ai suoi Apostoli per consolarli nella sera pasquale e nel mattino dell’Ascensione. Eccola compiersi, preceduta da una preparazione di ubbidienza e di preghiera, per fare dei poveri apostoli i grandi Apostoli, “a battezzarli col fuoco”, come Gesù aveva loro predetto perché fossero mondati dalle loro pesantezze, e, più spiriti che carne, nel Fuoco sapessero tuffarsi e spargerlo per ogni dove, incendiando di Esso tutto il mondo. Ben sapeva lo Spirito ciò che operava in quel momento. Operava la trasformazione dei cuori. E da cuori di uomini ne faceva “voci” di Dio.

Ecco. Lo Spirito compie queste operazioni. Prende il nulla che sa amare, che è ubbidiente, che è fedele, che parla a Dio nella confidente orazione, e lo investe di Sé, lo trasforma, lo fa strumento di Dio.
“Opererai novella creazione”, è detto. Sì. Opera la ricreazione dell’uomo in strumento, perché poi la buona volontà dello strumento, congiunta all’Amore, supercrei il santo.

E osserva: la Prima Persona sorse e comandò: “Sia la Luce”. La Terza dice: “Sia l’Amore”. La Prima comandò: “Sia l’uomo”, e la Terza: “Sia il santo”. La Prima gridò a Lucifero: “Sii maledetto”. La Terza mette in fuga l’Odio col fulgore dell’Amore.

Sorge il Signore e disperde i nemici suoi e dei suoi figli, e fuggono dal suo cospetto e dalle vicinanze dei suoi figli coloro che odiano l’Amore.
Io ti ho detto prima che Maria era bella e amata perché bella di giustizia per volontà propria oltre che per volontà di Dio, e per questo meritò il divino connubio. E ancor ti ho detto che gli apostoli meritarono il Crisma Pentecostale per la loro ubbidienza e preghiera preparatoria all’evento.

Ogni anima per meritare l’Amore deve con volontà propria volere l’Amore, e deve mantenersi degna dell’Amore con ubbidienza e orazione instancabile. Se ciò non facesse, vana sarebbe su lei la discesa dello Spirito Santo, perché scendendo non potrebbe farvi dimora, e rapido risalirebbe al Cielo, lasciando aridità, gelo, tenebre, silenzio, dove avrebbe potuto essere fecondità, calore, luce e divine lezioni.
Ma se questo è per tutti i fedeli, per gli strumenti più ancora lo è.

Gli Apostoli furono trasformati da uomini in voci di Dio per l’opera del Paraclito e per preparazione propria di ubbidienza e preghiera. I chiamati a speciale missione - ed ogni chiamata è prova, non è già elezione sicura e immutabile - sono trasformati in “voci” per opera d’Amore e per preparazione propria di ubbidienza e preghiera. Non date mai altro nome che non siano questi due ai “nulla” che divengono strumento. È la loro ubbidienza, il loro parlare con Dio, il loro ubbidire ai comandi di Dio che li fa ciò che sono. E non date altro nome che quello di disubbidienza e orgoglio alle cadute di quelli che parevano giusti e di giusti avevano soltanto la vernice esterna.


Io, anima mia, non cesserò mai, a costo di parerti monotono, di esortarti a quelle virtù necessarie a tutti, ma assolutamente indispensabili, e in misura piena, nell’essere eletto a via straordinaria, che sono una perfetta ubbidienza e una perfetta umiltà, uno spirito di unione con Dio, ossia preghiera vissuta e non già macchinale borbottìo di preghiere in determinate ore.
/.../.

L’orazione... oh! ti voglio portare un paragone di ciò che è l’orazione vera.
Pensa ad una donna che porti nel seno il suo figlio. Il cuore del nascituro non è tutt’uno con quello materno; distanti, separati da organi e membrane, si direbbero indipendenti. Eppure ad ogni battito del cuore materno corrisponde un battito del cuore figliale, perché uno è il sangue che scorre nelle vene. Ecco, così è dell’orazione quando è veramente “orazione”. È un uniformare i propri palpiti d’amore di creatura ai palpiti d’amore del suo Dio, quasi che uno stesso sangue d’amore imprima il moto ai due cuori distanti, sincronizzandoli nei loro movimenti. Ma se il bambino nasce, ecco che piglia un indipendente pulsare perché ormai è separato dalla madre, fuori da essa. Così, se il credente si separa ed esce da Dio, i suoi moti non sono più sincroni a quelli di Dio. Il bimbo esce per legge naturale e buona. Il credente esce per elezione volontaria e non buona. Tu non uscire mai dal seno amoroso dell’Amore.


E torniamo alla considerazione di questa Manifestazione dello Spirito Paraclito.
Ti ho detto all’inizio che avremmo considerato la Pentecoste nella sua preparazione, forma ed effetti.
La preparazione si può dividere in tre tempi. Quelli remoti, quelli prossimi, quelli immediati.

Remota preparazione della Pentecoste è quella che era nel Pensiero di Dio da quando decretò la venuta del Verbo sulla Terra per redimere e per dare la Religione santa e perfetta che dal Cristo prende nome. Molto remota preparazione, ma sempre presente e sempre più viva mano a mano che i tempi scorrevano avvicinandosi al limite del tempo di castigo, e perciò al limite del tempo di perdono. Essendo l’Amore in tutte le azioni di Dio, non è errore dire che la preparazione ebbe principio al principio dei tempi.

Prossima preparazione è quella del tempo che va dall’Annunciazione all’Immolazione.

Immediata, quella che va dalla Risurrezione alla Pentecoste. Per questo è, piccolo Giovanni, che il Signore Nostro Gesù ti trasporta immediatamente nel tempo pre-pentecostale non appena è terminato il giorno di Pasqua. Ti tratta come uno dei suoi beneamati discepoli, anima mia. Ad essi, risorto da morte, dette ancora insegnamento, e lo dette, direi quasi, in una segregazione d’amore: Egli e loro, loro e il Signore, senza più predicazione alle turbe e miracoli strepitosi, per non avere distrazione di folle intorno al suo estremo ammaestrare. E così li condusse fino al momento della sua Ascensione, lasciandoli con l’imposizione di stare raccolti in orazione in attesa del Paraclito, e sotto la direzione di Maria Ss.
Anche con te fa così. E ti porta nell’aura della Pentecoste quando si spegne l’ultimo suono delle campane pasquali. Né è troppo cinquanta giorni per prepararsi a ricevere lo Spirito, il Fuoco che non consuma che ciò che è inutile, ma che, per essere accolto, santificatore e operatore, occorre di uno spirito preparato come un cenacolo, silenzioso, isolato, profumato di ubbidienza e orazione.

Allora la Pentecoste apre i suoi sette fiumi e dà luce e virilità spirituale, alimenta l’anima dei suoi doni e la rende atta ad accogliere i settiformi frutti di cui lo Spirito depone il seme che la buona volontà dell’anima porta a maturazione. Non può certo essere accolto dove non è luogo per la sua abbondanza, dignità per la sua Natura, dove vano gli sarebbe l’ammaestrare, perché rumore di mondo conturba e soverchia, dove l’ubbidienza è in difetto e l’orazione è parvenza, dove sono altri sapori che non sono il fior della farina e il miele della roccia, come dice la Messa di domani, ossia le cose semplici e soavi, veramente nutritive, quali le cose che vengono da Dio e che Dio dona per sua bontà ai suoi figli, ma sono i piccanti e travianti sapori del mondo, della carne e del demonio. /…/
A Dio le grazie! Alleluia!».

Prima lettura
Atti 2,1-11
[da L’Evangelo come mi è stato rivelato, cap. 640]
[La discesa dello Spirito Santo]
Non ci sono voci e rumori nella casa del Cenacolo. Non c’è presenza di discepoli, almeno io non sento nulla che mi autorizzi a dire che in altri ambienti della casa siano raccolte delle persone. Ci sono soltanto la presenza e le voci dei Dodici e di Maria Ss., raccolti nella sala della Cena.
Sembra più ampia la stanza, perché le suppellettili, messe diversamente, lasciano libero tutto il centro della stanza e anche due delle pareti. Contro la terza è spinto il tavolone usato per la Cena, e fra esso e il muro, e anche ai due dei lati più stretti del tavolo, sono messi i sedili-lettucci usati nella Cena e lo sgabello usato da Gesù per la lavanda dei piedi. Però non sono, questi lettucci, messi verticalmente alla tavola, come per la Cena, ma parallelamente, di modo che gli apostoli possono stare seduti senza occuparli tutti, pur lasciando un sedile, l’unico messo verticale rispetto alla tavola, tutto per la Vergine benedetta, che è al centro della tavola, al posto che nella Cena occupava Gesù.
La tavola è nuda di tovaglie e stoviglie, nude le credenze, denudati i muri dei loro ornamenti. Solo il lampadario arde al centro, ma con la sola fiamma centrale accesa; l’altro giro di fiammelle che fanno da corolla al bizzarro lampadario sono spente.
Le finestre sono chiuse e sbarrate dalla pesante sbarra di ferro che le traversa. Ma un raggio di sole si infiltra baldanzoso da un forellino e scende come un ago lungo e sottile sino al pavimento, dove mette un occhiolino di sole.

La Vergine, seduta sola sul suo sedile, ha ai lati, sui lettucci, Pietro e Giovanni: alla destra Pietro, alla sinistra Giovanni. Mattia, il novello apostolo, è tra Giacomo d’Alfeo e il Taddeo. Davanti a Lei, la Madonna ha un cofano largo e basso di legno scuro, chiuso. Maria è vestita di azzurro cupo. Ha sui capelli il velo bianco e sopra questo il lembo del suo manto. Gli altri sono tutti a capo scoperto.

Maria legge lentamente a voce alta. Ma, per la poca luce che giunge sin là, io credo che più che leggere Ella ripeta a memoria le parole scritte sul rotolo che Ella tiene spiegato. Gli altri la seguono in silenzio, meditando. Ogni tanto rispondono se ne è il caso.

Maria ha il viso trasfigurato da un sorriso estatico. Chissà cosa vede di così capace da accenderle gli occhi, come due stelle chiare, e da arrossarle le guance d’avorio, come se su Lei si riflettesse una fiamma rosata? È veramente la mistica Rosa…

Gli apostoli si sporgono in avanti, stando un poco per sbieco, per vederla in viso mentre così dolcemente sorride e legge, e pare la sua voce un canto d’angelo. E Pietro se ne commuove tanto che due lucciconi gli cascano dagli occhi e per un sentiero di rughe, incise ai lati del suo naso, scendono a perdersi nel cespuglio della barba brizzolata. Ma Giovanni riflette il sorriso verginale e si accende come Lei di amore, mentre segue col suo sguardo ciò che la Vergine legge sul rotolo e, quando le porge un nuovo rotolo, la guarda e le sorride.

La lettura è finita. Cessa la voce di Maria. Cessa il fruscio delle pergamene svolte e avvolte. Maria si raccoglie in orazione segreta, congiungendo le mani sul petto e appoggiando il capo contro il cofano. Gli apostoli la imitano…

Un rombo fortissimo e armonico, che ha del vento e dell’arpa, che ha del canto umano e della voce di un organo perfetto, risuona improvviso nel silenzio del mattino. Si avvicina, sempre più armonico e più forte, ed empie delle sue vibrazioni la Terra, le propaga e imprime alla casa, alle pareti, alle suppellettili. La fiamma del lampadario, sino allora immobile nella pace della stanza chiusa, palpita come se un vento l’investisse, e le catenelle della lumiera tintinnano vibrando sotto l’onda di suono soprannaturale che le investe.
Gli apostoli alzano il capo sbigottiti e, come quel fragore bellissimo, in cui sono tutte le note più belle che Dio abbia dato ai Cieli e alla Terra, si fa sempre più vicino, alcuni si alzano pronti a fuggire, altri si rannicchiano al suolo coprendosi il capo con le mani e il manto, o battendosi il petto domandando perdono al Signore, altri ancora si stringono a Maria, troppo spaventati per conservare quel ritegno verso la Purissima che hanno sempre.

Solo Giovanni non si spaventa, perché vede la pace luminosa di gioia che si accentua sul volto di Maria, che alza il capo sorridendo ad una cosa nota a Lei sola e che poi scivola in ginocchio aprendo le braccia, e le due ali azzurre del suo manto così aperto si stendono su Pietro e Giovanni, che l’hanno imitata inginocchiandosi.

Ma tutto ciò, che io ho tenuto minuti a descrivere, si è fatto in men di un minuto.

E poi ecco la Luce, il Fuoco, lo Spirito Santo, entrare, con un ultimo fragore melodico, in forma di globo lucentissimo, ardentissimo, nella stanza chiusa, senza che porta o finestra sia mossa, e rimanere librato per un attimo sul capo di Maria, a un tre palmi dalla sua testa, che ora è scoperta, perché Maria, vedendo il Fuoco Paraclito, ha alzato le braccia come per invocarlo e gettato indietro il capo con un grido di gioia, con un sorriso d’amore senza confini. E dopo quell’attimo in cui tutto il Fuoco dello Spirito Santo, tutto l’Amore è raccolto sulla sua Sposa, il Globo Ss. si scinde in tredici fiamme canore e lucentissime, di una luce che nessun paragone terreno può descrivere, e scende a baciare la fronte di ogni apostolo.

Ma la fiamma che scende su Maria non è una lingua di fiamma dritta sulla fronte che bacia, ma è una corona che abbraccia e cinge come un serto il capo verginale, incoronando Regina la Figlia, la Madre, la Sposa di Dio, l’incorruttibile Vergine, la Tutta Bella, l’eterna Amata e l’eterna Fanciulla che nulla cosa può avvilire e in nulla, Colei che il dolore aveva invecchiata ma che è risorta nella gioia della Risurrezione, avendo in comune col Figlio un accentuarsi di bellezza e di freschezza di carni, di sguardi, di vitalità… avendone già un anticipo della bellezza del suo glorioso Corpo assunto al Cielo ad essere il fiore del Paradiso.
Lo Spirito Santo rutila le sue fiamme intorno al capo dell’Amata. Quali parole le dirà? Mistero! Il viso benedetto è trasfigurato di gioia soprannaturale e ride del sorriso dei Serafini, mentre delle lacrime beate sembrano diamanti giù per le gote della Benedetta, percosse come sono dalla luce dello Spirito Santo.

Il Fuoco rimane così per qualche tempo… E poi dilegua… Della sua discesa resta a ricordo una fragranza che nessun terrestre fiore può sprigionare… Il profumo del Paradiso…

Gli apostoli
tornano in loro stessi… Maria resta nella sua estasi. Soltanto si raccoglie le braccia sul petto, chiude gli occhi, abbassa il capo… Continua il suo colloquio con Dio… insensibile a tutto… Nessuno osa turbarla.
Giovanni, accennandola, dice: “È l’Altare. E sulla sua gloria si è posata la Gloria del Signore…”.
“Sì. Non turbiamo la sua gioia. Ma andiamo a predicare il Signore e siano manifeste le sue opere e le sue parole fra i popoli”, dice Pietro con soprannaturale impulsività.
“Andiamo! Andiamo! Lo Spirito di Dio arde in me”, dice Giacomo d’Alfeo.
“E ci sprona ad agire. Tutti. Andiamo ad evangelizzare le genti”.

Escono, come fossero spinti o attratti da un vento o da una forza gagliarda…

http://www.mariavaltorta.com/Tutti-gli-articoli/la-Liturgia-della-domenica/Pentecoste-Anno-B
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Sancta, Sancta, Sancta Maria: * Dei Genitrix, Mater, et Virgo. ... Tu Templum, et Sacrarium Spiritus Sancti: * totius Beatissimæ Trinitatis nobile triclinium.


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