mercoledì 30 maggio 2012

“NON FORZARE LA SCELTA MA SEMINA CON SPERANZA”: sì con speranza. Come vorrei che tutti i miei lettori –su santa Messa e santo Rosario – la pensassero così!






<<XY …. vedo che lei ce l’ha a morte col Santo ROSARIO, mi chiedo perché tanta allergia …

le rammento che il Santo Rosario NON è una devozione “individualista”,  il Rosario si può dire in forma privata quanto comunitaria, si legga la Marialis Cultus di Paolo VI …
è vero che prima del Concilio molte persone dicevano il Rosario durante la Messa, ma non per questo lei può penalizzare il Rosario gettandolo nel cestino…

Paolo VI sulla scia di Pio XII, ma anche di Leone XIII e di san Pio V definisce il Santo Rosario LA REGINA DELLE DEVOZIONI … nonché sulla scia del Beato Giovanni Paolo II che ha fatto del Rosario in pubblico una vera liturgia di popolo …

Il Santo Rosario comunitario ha in sè una forma liturgica propria attraverso la MEDITAZIONE DELLA PAROLA nell’annunciazione del Mistero, ed è PREGHIERA nelle formule che lo compongono compreso l’Inno del Gloria alla Santissima Trinità …

Benedetto XVI è andato due volte a santa Maria Maggiore per dire il Santo Rosario in forma pubblica, dandogli una immagine liturgica propria, un incontro COMUNITARIO nel quale il popolo di Dio si è riunito per ascoltare la Parola e per Pregare …

Senza dubbio che nessuno è obbligato a dire il Santo Rosario, ma chi non vuole dirlo non ha alcun diritto di denigrarlo, specialmente se cattolico … né ha alcun diritto di porre il Santo Rosario e la Santa Messa uno contro l’altro…
NON SI SEPARA LA MADRE DAL FIGLIO!

Non esiste alcun Documento o alcuna Norma che VIETI di dire il Rosario durante la Messa, è invece più semplicemente richiesto di non farlo per non distrarsi dal rito…ma anche questo termine fu corretto dal beato Giovanni Paolo II: il Santo Rosario NON DISTRAE IL FEDELE DALL’EUCARESTIA, al contrario, Maria aiuta il fedele a COMPENETRARE più profondamente nel Mistero che si sta celebrando, Maria è DONNA EUCARISTICA ….

Diceva l’allora cardinale Ratzinger nello  “spirito della Liturgia”:

In che cosa consiste, però, questa partecipazione attiva? Che cosa bisogna fare? Purtroppo questa espressione è stata molto presto fraintesa e ridotta al suo significato esteriore, quello della necessità di un agire comune, quasi si trattasse di far entrare concretamente in azione il numero maggiore di persone possibile il più spesso possibile.
La parola «partecipazione» rinvia, però, a un’azione principale, a cui tutti devono avere parte.

- La prima forma di partecipazione alla Messa E’ L’ADORAZIONE A DIO … -
Senza dubbio che esiste LA PARTECIPAZIONE del fedele alla Messa, ciò che va chiarito è cosa si intende per ATTIVA … 

* un malato nel suo letto di ospedale che segue la Messa alla TV non starà forse PARTECIPANDO ATTIVAMENTE unendo le sue sofferenze a quelle del Cristo?

* la Messa NON E’ UNA RECITA, non è recitazione, non è teatralità …

l’attivismo richiesto al fedele è quello dei BATTITI DEL SUO CUORE … è quello della sua sofferenza da unirsi all’offerta che il Sacerdote compirà sull’Altare … la nostra partecipazione è un unirsi come facevano i SANTI prima del Concilio … la nostra partecipazione attiva deve essere un ENTRARE dentro il soprannaturale che si sta vivendo e questo lo si fa ADORANDO, non svolgendo un attivismo...>>


 
LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!


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