lunedì 5 novembre 2012

"Scala del Paradiso" di san Giovanni Climaco


Il santo della scala: Giovanni Climaco



In marzo, le chiese cattoliche e ortodosse ricordano insieme San Giovanni Climaco (Ιωάννης της Κλίμακος).
Il suo soprannome è venuto dall'opera che l'ha reso celebre, uno dei capolavori dell'ascetica monastica: "La scala del Paradiso" (Κλίμαξ). San Giovanni Climaco, contemporaneo di Maometto, propone i trenta gradini che portano dalla terra fino al cielo, arrampicandosi sulla scala posta e sorretta da Cristo stesso, che per primo l'ha percorsa. 

Le icone che "fotografano" la scala giovannea mostrano la lotta spirituale: i monaci ascendono pericolosamente, senza reti di protezione, esortati dai santi, aiutati dagli angeli, ma insidiati dai demoni, che cercano di farli cadere per attirarli nel profondo dell'inferno. 

La visione "agonistica" della vita spirituale è qualcosa da recuperare nel nostro tempo, dove ormai domina uno psicologismo che rischia di rinchiudere in se stessi e nei propri limiti, problemi, inconsistenze, fermando all'analisi e spesso deresponsabilizzando ("sono fatto così!...).

Sul valore del testo di San Giovanni "della scala" i cristiani d'Oriente e Occidente sono sempre stati d'accordo, diffondendo enormemente questo libro, attraverso traduzioni in tutte le lingue antiche della cristianità. Nella tradizione Bizantina, la quarta domenica di Quaresima è dedicata alla commemorazione del Climaco, visto come un incoraggiante maestro sulla via dei propositi quaresimali e dei sacrifici connessi con la purificazione prepasquale per tutti i fedeli.
Vi propongo i link all'opera completa di Giovanni Climaco, secondo la traduzione italiana del 1874 del sacerdote Antonio Ceruti (1830-1918), archivista e viceprefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano. 
Potete così vedere, gradino per gradino, tutto il percorso ascensionale dell'anima proposto dal grande padre degli asceti. La lingua usata è alquanto ottocentesca, ma comunque ben comprensibile anche oggi.

INDICE della "Scala del Paradiso" di san Giovanni Climaco

Prologo
Come questo libro fu translato di Greco in latino
Incomincia la vita di santo Joanni abate del Monte Sinai, detto Scolastico, lo quale scrisse queste Tavole spirituali, cioè la Santa Scala; la quale scrisse compendiosamente Daniello, umile monaco del monasterio di Raytu
Comincia la pistola dell’abate Jovanni, duca dei monaci di Raytu, mandata all’ammirabile abate Joanni del monte Sinai, cognominato Iscolastico, utilemente per questa scrittura nominato Climaco
Comincia la pistola risponsiva di Jovanni Scolastico, abbate del monte Sinai, detto Climaco, a detto Joanni abate e duca de’ monaci di Raytu
Qui comincia il prolago di questo libro
Comincia la Tavola de’ Capitoli in numero XXX
L’altro prolago di questo libro
Grado I. Il primo capitolo del libro di santo Jovanni Climaco, e lo primo grado della Santa Scala si è della fuga del mondo, e dello rinunziamento delle cose terrene
Grado II. Di non avere affetto a niuna cosa viziosamente
Grado III. Della vera peregrinazione
Delli sogni che adivengono a coloro, che sono introdutti (Continuazione del Grado III)
Grado IV. Della beata e sempre da memorare santa obedienzia
Grado V. Della sollicita e veramente e manifestamente efficace penitenzia, la quale è figurata in San Piero
Grado VI. Della memoria della morte
Grado VII. Del pianto che letifica l’anima
Grado VIII. Della inirascibilità, cioè del non adirarsi, la quale è grave cosa a trovarla ed a possederla
Grado IX. Della Memoria della malizia, vero rancore
Grado X. Della Detrazione
Grado XI. Del molto parlare
Grado XII. Del mentire
Grado XIII. Dell’Accidia
Grado XIV. Della famosissima regina gola
Grado XV. Della incorruttibile e bene olente castità per sudori e fatiche acquistata
Grado XVI. Dell’avarizia, ed insieme con essa della povertade
Grado XVII. Della povertà

Grado XVIII. Della insensibilità, cioè della mortificazione dell’anima e morte della mente, innanzi che vegna la morte del corpo
Grado XIX. Del sonno e dell’orazione e della salmodia delle congregazioni
Grado XX. Della vigilia corporale, e come per essa viene la grazia nell’anima, ed in qual modo si conviene cercare di quella
Grado XXI. Della paura feminile e fanciullesca
Grado XXII. Della vanagloria colle molte forme e colle molte faccie
Grado XXIII. Della superbia acefala, cioè senza capo
Delle inesplicabili cogitazioni della superbia (Continuazione del Grado XXIII)
Grado XXIV. Della mititade ovvero mansuetudine e simplicità, e della innocenzia acquistata per l’aiutorio della grazia divina col proprio studio ed industria; e con essa insieme della malignità
Grado XXV. Della altissima umilità, ch’è perdizione delli vizii, secondo che se ne può sentire e vedere
Grado XXVI. Della discrezione, cioè discernimento delle cogitazioni e delle vizia e delle virtudi
Della bene discreta discrezione (Continuazione del Grado XXVI)
Ancora del grado ventesimo sesto
Grado XXVII. Della quiete dell’anima e del Corpo
Della differenza che è infra li quieti (Continuazione del Grado XXVII)
Grado XXVIII. Della santa e beata orazione, madre delle virtudi, e della intellettuale e sensibile assistenzia che è in essa
Grado XXIX. Del cielo terreno, impassibilità e perfezione seguitativa di Dio, e resurrezione dell’anima innanzi alla comune resurrezione
Grado XXX. Della congiunzione della Santa Trinitade, cioè fede speranza e carità


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GRADO XVIII



Della insensibilità, cioè della mortificazione dell’anima e morte della mente, innanzi che vegna la morte del corpo.

La insensibilità sì nello corpora sì nelli spiriti è uno mortificamento del sentimento, lo quale mortificamento rimane nelle corpora per molta lunga infermità, e nelli spiriti procede da molta lunga negligenzia. La privazione del dolore è una negligenzia qualificata, cioè compresa coll’anima, ed è una intenzione e deliberazione consopita, addormentata e ritardata in ben fare, la quale procede e nasce dall’audacia e dalla presunzione della misericordia di Dio; 

ed è uno prendimento di prontezza spirituale, per la quale entra poi la prontezza della carne, cioè li cadimenti carnali, ed è uno forte laccio e legame, del quale tardi l’anima si scioglie, ed è una stoltizia ed ignoranzia e mollezza di compunzione, ed è una intrata di disperazione, ed è madre di dimenticamento e discordamento della propia salute, e figliuola d’esso discordamento, però che da quello discordamento della salute dell’anima procede la durizia del cuore, ed è uno discacciamento di timore. 

 Quello uomo che non si duole del pericolo della sua anima, è uno filosofo stolto, per altrui savio e per sè sciocco, ed è uno sponitore di scrittura giudicato da sè medesimo, ed è un parlatore contrario a sè medesimo, amando di studiarsi di ben parlare, ed essendo cieco, si fa maestro di vedere; 


disputa ed insegna in qual modo si sana la piaga dell’anima altrui, e la piaga dell’anima sua non cessa di percuotere e di farla più grande;
parla contra li vizii, e non posa di fare quello che accresce li vizii;
biastemmia e desidera male di sè medesimo per lo male che à fatto, ed incontanente rifà quello medesimo male;
per la qual cosa s’adira contra sè medesimo, e non si vergogna delle parole che à dette.
Contra a sè chiama e dice: «Misero a me, mal faccio,» e prontamente fa peggio;
ôra contra ‘l vizio colla bocca, e per esso vizio combatte col corpo;
  
parla della morte saviamente, ed egli sta duro sanza paura, come s’egli fosse immortale.
Del partimento dell’anima parlando sospira, e dorme per negligenza, come fosse eternale;
dell’astinenzia parla ordinatamente, e per la gola combatte, e conturbasi se non à quello che gli diletta. 

Legge del giudicio quanto è terribile, e comincia a ridere; 


pensa nel leggere che parla della vanagloria, e nel pensiero di quella lezione si vanagloria, parendogli avere sottilmente parlato e pensato.


Della vigilia parlando, dimostra quanto è utile, ed incontanente sè medesimo sommerge nel sonno; l’orazione leva in alto lodandola, e da essa come dal flagello fugge. 

La obedienzia molto beatifica, ed egli è il primo che la rompe; loda coloro che non amano le cose viziosamente, ed egli per uno ago e per un vile panno prende rancore e combatte e non si vergogna. 

Essendo adirato, si rammarica, e di quella amaritudine che à presa, un’altra fiata s’adira, e aggiungendo difetto sopra difetto e cadimento sopra cadimento, non si sente;

mentre che è satollo, vuole fare penitenzia, ed andando un poco innanzi, si satolla ancora meglio. 

Del silenzio dice che è beato, e sì lo loda con molto parlare, ammaestra gli altri della mititade, ed in quella dottrina spesse fiate s’adira. 

Levando la mente in alto a pensare dello stato suo, dolendosi sospira, e rimutando il capo della mente da quello pensiero, un’altra fiata al vizio si rappressa. 

Vitupera e biasima il riso, e sorridendo ammaestra del pianto;

sè medesimo vitupera e biasima d’alcuna cosa per essere lodato d’umilità, e per vituperio vuole a sè onore acquistare;

raguarda in faccia viziosamente, e di castità e di continenzia grandemente parla. 

Loda li solitarii che stanno nella quiete, vivendo egli nel mondo, e non considera che confonde sè medesimo; 

glorifica quelli che sono misericordiosi, ed egli impropera e dice villania a’ poveri; 

sempre mai è accusatore di sè medesimo, e in sentimento di sè non vuole venire (non vo’ dire che non possa). 

Io vidi molti di questi cotali, che udendo parlare della morte e delli spaventosi giudicii, piangevano, e con lagrime negli occhi, con gran fretta andavano alla mensa, ed io di questa cosa mi feci grande maraviglia, pensando come questa morto, cioè la insensibilità, donna della vita de’ miseri, essendo forte fortificata dalla molta privazione del dolore, potee avere vittoria del pianto sanza diliberazione (1).

Secondo la mia piccola virtù e piccolo conoscimento abbo denudata e scoperta la pietra, cioè la durizia, e le fraude e gl’inganni e le piaghe di questa dura e smaniosa e pazza insensibilità. Insegnare più contra essa con parole, non me ne pate il cuore; ma qualunque è quegli, che per esperienzia con Dio abbia potenzia d’insegnare e dare medicine contra alle piaghe sue, non ci sia pigro nè tardo, però ch’io non mi vergogno di confessare la mia impotenzia, siccome uomo da essa fortemente legato, e le sue fraude ed industrie non pote’ da me medesimo comprendere; se non ch’io essa in alcuno luogo la presi, e per violenza la tenni e crucia’la col fragello del timore di Dio, e batte’la colla incessabile orazione, e queste cose predette mi feci confessare, onde questa tirannia malefica fu a me avviso che dicesse così: 

«Li miei confederati, vedendo li morti, ridono; stando in orazione, tutti sono di pietra duri ed ottenebrati; mentre che veggiono la sagrata mensa, cioè l’altare, ed essendo infra le cose sagre, sono irriverenti ed insensibili. 
Quando prendono il dono della Eucarestia del corpo di Cristo, tale affetto ci ànno, come se assaggiassono o gustassono un poco di pane vile. Io, disse ella, vedendo questi miei confederati essere compunti, faccione scherne. Io, disse questa insensibilità, dal padre mio che m’ingenerò, apparai d’uccidere tutti li beni, che nascono della fortezza e del desiderio dell’anima; io sono madre del riso, io sono nutricatrice del sonno, io sono amica della satollezza e della sazietà; io essendo ripresa, non mi dolgo; io m’accosto e congiungo colla infinita irreligiosità ed irriverenza.» 

Io essendo isbigottito e pauroso delle parole di questa smaniata e furiosa, dimandai per volere sapere il nome del padre che la ingenerò, ed ella disse: 

«Io non abbo una sola genitura, però che la mia generazione è mescolata e varia e non stabile. Me fortifica la satollezza, me fece crescere lo lungo tempo; me ingenerò la maligna consuetudine, la quale chi ritiene, da me già mai libero non sarà. Persevera in molta vigilia; pensando lo giudicio eternale, forse per questo un poco allenteraggio. Cerca la cagione, per la quale in te sono nata, e contra essa combatti fortemente, però ch’io non aggio una medesima cagione in ogni persona. Ora spesse fiate nelle sepolture de’ morti, e la imagine loro continuamente dipigni nel core tuo, però che se questa imagine non ci sarà dipinta e scritta collo stile del digiuno e colla penna della vigilia, giammai non mi vincerai.»

Da questa lapidea insensibilità, la quale è mortificazione dell’anima e morte della mente innanzi alla morte corporale, ce ne liberi il nostro Signore Gesù Cristo per la sua passione; della quale chi è libero, possiede grado di virtù in santificazione di vita.

Nota:1. Lo pianto toglie lo dilettamento del mangiare, e fugge da’ dilettamenti del corpo come dal suo nimico; e questi insensibili colle lagrime negli occhi correvano a mangiare; però dice questo santo che si maraviglioe, come questa morte vinceva il pianto, togliendo la propietà e la potenzia del pianto.

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GRADO XVIII 

De insensibilidad, que la mortificación del alma y la muerte de la mente, antes de que venga la muerte del cuerpo.

El entumecimiento de la corporación sí sí paneles mortificamento espíritus es una de los sentimientos, la mortificamento que permanece en el corpus de la larga enfermedad que muchos, y los espíritus paneles proceder de una negligencia muy largo. La privación del dolor es una negligencia cualificado, que con el alma, y es una intención y deliberación consopita, dormir y demoró en hacer el bien, lo que deben hacer y fue creado por la audacia y la presunción de la misericordia de Dios, y es un aprendizaje de la preparación espiritual, para que luego entra en la preparación de la carne, que cadimenti carnal, y es un lazo fuerte y corbata, que más tarde se derrite el alma, y es una locura y la ignorancia y la debilidad de la compunción, y es un Mark-a la desesperación, y es la madre de dimenticamento y discordamento de su propia salud, y la hija de discordamento ella, sin embargo, que la salud del alma procede discordamento durizia del corazón, y es destierro del miedo. 

Ese hombre que se queja del peligro de su alma, es un filósofo sabio tonto, para otros y para sí mismo tonto, y es uno sponitore escrito juzgado por uno mismo, y es un orador en contra de sí mismo, amando a dedicarse también hablar y ser ciego, fue el maestro de vista disputa y enseña una herida sana el alma de los demás, y la difícil situación de su alma no deja de atacar y hacerlo más grande, habla en contra de los vicios, y no por hacer lo que aumenta los vicios; biastemmia y desear el mal de sí mismo por el mal que un hecho, y incontinente atrae el mal mismo, por lo que se enoja contra uno mismo, y no se avergüenza de las palabras que un dijo. 

Contra llama y dice a sí mismo: "Me pusieron, mal hacer eso", y rápidamente lo peor, y ahora contra "el vicio con la boca, y lucha vice para ello con el cuerpo sabiamente habla de la muerte, y él es duro, sin miedo, como si fuera inmortal. Mento de la conversación de los suspiros del alma, y duerme por negligencia, como Eternale; dell'astinenzia hablar bien, y lucha garganta, y si no conturbasi lo que ama. Derecho del juicio es terrible, y comienza a reír, pensar al leer que habla de la vanagloria, y la idea de que la lección es vanagloria, pensando que ha hablado sutilmente y el pensamiento. Eva habla, muestra lo útil e incontinente mismo se sumerge en el sueño, la oración alabando palanca hacia arriba, y se escapa de este flagelo. 

La obediencia muy beatífica, y él es el primero que se rompe, él alaba a los que no les gustan las cosas violentamente, y una aguja y una tela base tiene resentimiento y peleas y no se avergüenza. Estar enojado, lamenta, y la amargura que un socket, otro affair conversaciones se enfada, y añadiendo el defecto anteriormente y defecto cadimento cadimento anterior, no se oye, si bien se sacia, que quiere hacer penitencia, y yendo un poco más lejos , está saciado aún mejor. 

El silencio dice que es bendecido, y sí lo alaba con mucha charla, enseña a otros el mititade, y esa doctrina a menudo se enfada. El aumento de la mente para pensar en su estado, lamentando suspiros, y rimutando la cabeza de la mente de ese pensamiento, otro asunto habla con el vicio es rappressa. Vitupera y culpa arroz, enseña el llanto y la sonrisa; vitupera mismo y culpa a sí mismo por algo digno de alabanza de la humildad y auto-reproche quiere comprar honor; cualidades con la de ellos en la cara con saña, y la castidad y la continencia habla mucho . Alabado ellos que son solitarios en la tranquilidad, él vive en el mundo, y no considera que se confunde; glorifica a los que son misericordiosos, y dice que impropera y grosería de "pobres siempre jamás acusador de sí mismo, y el sentimiento de auto- no quiere venir (no vo 'no se puede decir eso). Vi a muchos de estos hombres, que oyeron hablar de la muerte y los modelos de miedo giudicii, llorando, y con lágrimas en los ojos, con mucha prisa fue a la cafetería, y de esta cosa que hice con gran sorpresa, pensando como esta muerto, que es la falta de sensibilidad , mujer de la vida de "miserable, ser fuerte fortificado por un montón de dolor privación, Potee tienen grito de victoria sin deliberación (1).


En mi virtud poco pequeña y suscriptores de descubrimiento de conocimientos desnudaron y la piedra, que es el durizia y fraude y engaños y las heridas de esta insensibilidad loco y duro y con ganas.Enseñar más contra él con palabras, no me pate el corazón, pero sea lo que sea lo que Dios tiene para experiencial con potencial para enseñar y dar medicamentos contra los males de la suya, no hay ni perezosa tarde, pero no hizo ningún vergüenza de confesar mi impotenzia, ya que fuertemente ligada al hombre, y su fraude y las industrias no podía "entender por mí mismo, si no en cualquier lugar que lo tomé, y la sostuvo por la violencia y con crucia'la fragello el temor de Dios, y la oración batte'la pegamento incessabile, y estas cosas de arriba me confieso, a esta tiranía del mal era para alertarme que dijo lo siguiente: 

"Mi confederados Li, al verlos muertos, risa, de pie en la oración, todo son de piedra dura y oscura, mientras que Sagrata veggiono la mesa, es decir, el altar, y está por debajo de los festivales cosas, son irrespetuosos e insensible. Cuando toman el don de la Eucaristía, el cuerpo de Cristo, este año nos amamos, como si assaggiassono gustassono o un poco de pan vil. Me dijo que vio a estos mis cómplices ser pinchado, scherne cara grande. Me dijo que esta falta de sensibilidad, de mi padre que m'ingenerò, apparai para matar a todos los bienes que nacen de la fortaleza y el deseo del alma que yo soy una madre de arroz, soy nutricatrice de sueño, soy un amigo de satollezza y la saciedad, ya que disparar, no me arrepiento, me acerco a ella y me congiungo irreligión cola infinita e irreverencia. "isbigottito y yo tener miedo de las palabras de este smaniata y furioso, dimandai quiere saber el nombre del padre que engendra, y ella dijo: "Yo no soy un suscriptor único parentesco, sin embargo, que mi generación es mixta y variada y estable no. 

Satollezza me conforta, me hizo crecer mucho, me engendró el mal hábito, que aquellos que creen que nunca he no ser libre. Persevera en mucho antes, pensando que el Eternale juicio, tal vez esto allenteraggio un poco. Encuentre la causa por la que habéis nacido en, y luchar con fuerza contra ella, pero no ay la misma razón que en cada persona. Ahora, muchas veces en los entierros de "muerto, e imagina que se dipigni en su núcleo, sin embargo, si la imagen no será pintado y escrito estilo del cuello rápido y con su pluma el día anterior, yo nunca ganan". 



De esta insensibilidad pedregoso, que es la mortificación del alma y la muerte de la mente antes de la muerte del cuerpo, prohíben a nuestro Señor Jesús Cristo por su pasión, que el que es libre, tiene grado de virtud en la santidad de la vida.

Nota: 

1. Llorando elimina la dilettamento de comer y huyendo de "cuerpo dilettamenti como su enemigo, y éstos insensible, con lágrimas en los ojos corrió a comer, pero él dice que este maraviglioe santo, como esta muerte ganó las lágrimas, la eliminación de las propiedades y el potencial de la planta.


Testo preso da: * Il santo della scala: Giovanni Climaco 


http://www.ortodossia.it/w/media/com_form2content/documents/c17/a2081/f255/climaco_scala.pdf



Santi angeli custodi 

preservateci 

da tutte le insidie del maligno.



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