sabato 19 luglio 2014

Carissimo Amico/a: Un giorno del 1915, a Roma, un uomo maturo vocifera davanti a fra Massimiliano Maria Kolbe, contro il Papa e la Chiesa.



Carissimo Amico/a,

Un giorno del 1915, a Roma, un uomo maturo vocifera davanti a fra Massimiliano Maria Kolbe, contro il Papa e la Chiesa. Il giovane francescano intavola la discussione. «Me ne intendo, giovincello! Sono dottore in filosofia», esclama lo sconosciuto. «E anch'io», replica il fraticello di ventun anni, che ne dimostra sedici. Stupefatto, l'uomo cambia tono. Allora, pazientemente, con una logica inesorabile, il frate riprende uno per uno gli argomenti del suo interlocutore e li ritorce contro di lui. «Verso la fine della discussione, racconta un testimone, il miscredente tacque. Sembrava riflettere profondamente». Chi è mai questo apostolo ardente, descritto da Papa Paolo VI come un «tipo d'uomo cui possiamo conformare la nostra arte di vivere, riconoscendogli il privilegio dell'apostolo Paolo, quello cioè di poter dire al popolo cristiano: Siate miei imitatori, come anch'io lo sono di Cristo (1 Cor. 11, 1)»?


Le due corone

Raimondo Kolbe, il futuro San Massimiliano Maria (canonizzato da Papa Giovanni Paolo II, il 10 ottobre 1982), è nato il 7 gennaio 1894, da modesti tessitori polacchi. Suo padre è molto dolce, un po' taciturno. Sua madre, Maria, è energica e laboriosa. Oltre a due figli morti in tenera età, la famiglia conta tre ragazzi, Francesco, Raimondo e Giuseppe. Raimondo è violento, indipendente, intraprendente e testardo. Di indole vivace e impulsiva, mette spesso a dura prova la pazienza di sua madre, che un giorno gli grida: «Povero figlio mio, che fine farai?»
Il rimprovero provoca nel piccolo una vera e propria conversione. Diventa bravo ed ubbidiente. La mamma si accorge che scompare spesso dietro l'armadio, dove c'è un altarino di Nostra Signora di Czestochowa. Lì, egli prega e piange. «Andiamo, Raimondo, gli dice sua madre, perchè piangi come una ragazzina? - Quando tu mi hai detto: «Raimondo, che fine farai?» ho provato un grosso dispiacere e sono andato a domandare alla Santa Vergine che fine avrei fatto... La Santa Vergine mi è apparsa, tenendo due corone, una bianca e l'altra rossa. Mi ha guardato con amore e mi ha chiesto quale scegliessi; quella bianca significa che sarò sempre puro e quella rossa che morirò martire. Ho risposto: «Le scelgo tutte e due!»».

A partire da quell'incontro, l'anima del fanciullo conserverà un amore indefettibile per la Santa Vergine. La lettura degli scritti di San Luigi Maria Grignion de Monfort gli insegna che «Dio vuol rivelare e far scoprire Maria, il capolavoro delle sue mani, in questi ultimi tempi... Maria deve brillare, più che mai, in misericordia, in forza ed in grazia» (Trattato della vera devozione alla Santa Vergine). Fa dono della sua vita alla Santa Vergine. La consacrazione mariana è un dono d'amore che offre tutto se stesso e unisce all'Immacolata. «Come l'Immacolata appartiene a Gesù, a Dio, così ogni anima, attraverso Lei e in Lei, apparterrà a Gesù, a Dio, e ciò molto meglio che senza di Lei», scriverà San Massimiliano. «La Chiesa cattolica ha sempre affermato che l'imitazione della Vergine Maria, non solo non distoglie dallo sforzo di seguire fedelmente Cristo, ma lo rende anzi più amabile e più facile» (Paolo VI, Esortazione Apostolica Signum Magnum, 13 maggio 1967, n. 8).

Attirato da Maria, Raimondo Kolbe abbraccia la vita religiosa. Il 4 settembre 1910, indossa l'abito francescano, e assume il nome di «fra Massimiliano Maria». Nell'autunno del 1912, i superiori lo mandano all'università gregoriana di Roma. Gli studi non lo distolgono dal suo ideale di santità: vuol procurare a Dio la più grande gloria possibile. «La gloria di Dio consiste nella salvezza delle anime. La salvezza delle anime e la santificazione perfetta di esse, già riscattate ad un prezzo molto elevato dalla morte in croce di Gesù, cominciando naturalmente dalla propria anima, è dunque il nostro nobile ideale». Ma la via della salvezza si trova nel compimento della volontà di Dio. Così il giovane frate scrive a sua madre: «Non ti augurerò nè la salute, nè la prosperità. Perchè? Perchè vorrei augurarti qualcosa di meglio, qualcosa di talmente buono che Dio stesso non saprebbe augurarti di più: che in tutte le cose sia fatta in te, mamma, la volontà di questo ottimo Padre, che tu sappia in tutte le cose compiere la volontà di Dio! È tutto quel che posso augurarti di meglio».




Sotto i piedi di Lucifero

È a Roma che la Santa Vergine gli ispira di fondare la «Milizia o Missione dell'Immacolata»: "MI". All'epoca, la massoneria esultava nella città eterna. «Quando i massoni cominciarono a darsi da fare sempre più sfrontatamente, spiega fra Massimiliano, ed ebbero spiegato il loro stendardo sotto le finestre del Vaticano, quello stendardo in cui, su sfondo nero, Lucifero calpestava l'arcangelo San Michele, quando si misero a distribuire manifestini che inveivano contro il Santo Padre, nacque in me l'idea di fondare un'associazione che avesse come scopo quello di combattere i massoni e gli altri tizzoni d'inferno».
La massoneria è una società segreta dalle mille ramificazioni, che si sforza di dirigere il mondo secondo principi che escludono l'autorità di Dio e la Rivelazione. «Siccome la missione assolutamente propria e specifica della Chiesa cattolica consiste nel ricevere nella loro pienezza e nel conservare in una purezza incorruttibile le dottrine rivelate da Dio, nonché l'autorità costituita per insegnarle, con gli altri soccorsi forniti dal cielo in vista della salvezza degli uomini, è contro di essa che i massoni spiegano il massimo accanimento e dirigono i loro attacchi più violenti» (Leone XIII, Enciclica Humanum genus, 20 aprile 1884). Ma la massoneria distrugge pure la società civile, poiché i suoi principi contraddicono la legge naturale e minano «i fondamenti della giustizia e dell'onestà» (id.). Molto spesso, essa propone all'uomo, come sola regola d'azione, la soddisfazione dei suoi desideri. D'altro canto, la pretesa di rendere lo Stato completamente estraneo alla religione e di amministrare gli affari pubblici come se Dio non esistesse, è «una temerarietà senza pari» (id.). Infatti, come ogni uomo ha l'obbligo «di offrire a Dio il culto di una pia riconoscenza, perchè dobbiamo a Lui la vita ed i beni che la accompagnano, così un dovere analogo si impone ai popoli ed alle società» (id.).

La Congregazione per la Dottrina della Fede, con una notifica in data 26 novembre 1983, ha confermato l'insegnamento di Leone XIII: «Il giudizio della Chiesa sulle associazioni massoniche rimane invariato, perchè i loro principi sono stati sempre considerati come inconciliabili con la dottrina della Chiesa, e l'iscrizione a tali associazioni rimane vietata dalla Chiesa. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla santa comunione».

Minacce programmate scientificamente

Oggi, la massoneria esalta una «cultura di morte», favorendo la contraccezione, l'aborto e l'eutanasia. Contribuisce così alla rovina della famiglia. Per il massone Pierre Simon, che scriveva, nel 1979, «il mio vero essere, non è più il mio corpo, ma la mia loggia (massonica)», la vita è «non più un dono di Dio, ma un materiale che si gestisce... Perde il carattere di assolutezza che aveva nella Genesi». La si può dunque manipolare come si vuole. Così, «la sessualità sarà dissociata dalla procreazione, e la procreazione dalla paternità. È tutto il concetto di famiglia che si sta capovolgendo». Principi analoghi animano attualmente numerosi organismi che, senza esser sempre infeudati apertamente alla massoneria, operano nello stesso spirito. Per questo, Papa Giovanni Paolo II poteva dire a Denver, il 4 agosto 1993: «Le minacce contro la vita non scemano col passar del tempo. Al contrario, prendono dimensioni enormi... Sono minacce programmate scientificamente e sistematicamente».

In presenza delle stesse forze del male, già operanti alla sua epoca, San Massimiliano offre alla nostra vista un bell'esempio di zelo apostolico. Come San Paolo, si applica a vincere il male con il bene (Rom. 12, 21). Forte della sua fede e di una teologia molto sicura, si rivolge alla Vergine Maria ed al di Lei divino Figlio. Per venire a salvarci, il Verbo di Dio ha degnato di farsi uomo, e di scegliere per Madre una vergine promessa ad un uomo di nome Giuseppe, della casa di Davide, e il nome della vergine era Maria (Luca 1, 26-27). La Madre del Salvatore, Maria, fu dotata da Dio di doni all'altezza di una tanto grande responsabilità. L'angelo Gabriele, all'atto dell'Annunciazione, la saluta quale piena di grazia (Luca 1, 28). Esplicitando quest'espressione, Papa Pio IX ha proclamato, nel 1854, il dogma dell'Immacolata Concezione: «La beata Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio Onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale». Non avendo mai conosciuto il peccato, l'Immacolata ha un potere immenso contro qualsiasi male ed è divenuta la «Madre di tutte le Grazie».


Salvare tutte le anime

Potente contro il male, Nostra Signora trionfa sul demonio. Così, fra Massimiliano fonda la «Missione dell'Immacolata», sulla base della parola di Dio al serpente (il diavolo): Essa (la Santa Vergine) ti schiaccerà il capo (Gen. 3, 15 - Vulgata). Il santo collega questa divina profezia con l'affermazione della liturgia: «Da te sola, o Maria, sono state vinte tutte le eresie». Lo scopo della sua opera è quello di ottenere «la conversione dei peccatori, degli eretici, degli scismatici, ecc., ed, in particolare, dei massoni; e la santificazione di tutti gli uomini sotto la direzione e per il tramite della Beata Vergine Maria Immacolata». Nel suo ardore, egli desidera la conversione di tutti i peccatori, poiché il santo non dirà mai «salvare anime», ma «tutte le anime». Questo desiderio corrisponde al disegno di Dio. Dio ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio Unigenito, perchè chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Giov. 3, 16). È Dio che ha amato noi ed ha mandato suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati (1 Giov. 4, 10).È lui la vittima espiatrice per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Giov. 2, 2).

I membri della «Milizia o Missione» faranno l'offerta totale di se stessi alla Beata Vergine Maria Immacolata, come strumenti nelle sue mani, e porteranno la Medaglia Miracolosa. Reciteranno, almeno una volta al giorno, la seguente preghiera: «O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te e per tutti coloro che non ricorrono a Te, in particolare per i massoni e per tutti quelli che ti sono raccomandati».


Cristianizzare la cultura

La salute di fra Massimiliano non è vigorosa. Malgrado ciò, egli si applica con coraggio allo studio, supera brillantemente gli esami, e diventa, nel 1915, dottore in filosofia. Quattro anni più tardi, ottiene, con pari successo, un dottorato di teologia. Nel frattempo, è stato ordinato sacerdote, il 28 aprile 1918. Progetta la propria formazione intellettuale con lo scopo di istruire il prossimo e di contribuire in questo modo alla salvezza delle anime.

Il suo desiderio è quello di «far servire qualsiasi progresso per la gloria di Dio», vale a dire cristianizzare la cultura moderna. 
«I nuovi problemi e le ricerche suscitate dal progresso del mondo moderno, dichiara, alla nostra epoca, il Concilio Vaticano II, saranno esaminati con la massima cura. Si afferrerà più profondamente come la fede e la ragione si uniscano per raggiungere l'unica verità...In tal modo, si realizzerà come una presenza pubblica, duratura ed universale, del pensiero cristiano in qualsiasi sforzo intellettuale verso la cultura più elevata; e gli studenti presso tali istituti (scuole superiori, università e facoltà) saranno formati in modo da diventare uomini eminenti per il loro sapere, pronti ad assumere gli incarichi più gravosi in seno alla società, e nello stesso tempo, testimoni della fede nel mondo» (Gravissimum educationis, 10).

Ma il santo deve sperimentare che il bene non si fa senza la croce. Infatti, come ricorda Santa Teresa di Gesù Bambino, «solo la sofferenza genera le anime». Verso la fine del 1919, viene inviato a Zakopane, in un sanatorio, in cui mancano i soccorsi religiosi. Benchè ammalato, intraprende un difficile apostolato presso gli altri degenti, aiutandosi con medaglie miracolose. Conquista i cuori e le menti ad uno ad uno, e il suo successo è tale, che lo si invita a tenere conferenze. L'apostolo di Maria non aspettava che quello. Molti increduli si convertono.




Il veleno dell'indifferenza

Poi, Padre Massimiliano inaugura una serie di «incontri apologetici», sull'esistenza di Dio e la divinità di Cristo. L'amore che manifesta per la verità traspare in una lettera scritta al fratello Giuseppe: «Ai giorni nostri, il veleno peggiore è l'indifferenza, che trova le sue vittime non solo fra la borghesia, ma anche fra i monaci, a gradi diversi, naturalmente». «Tutti i cristiani, dice Papa Pio XII, dovrebbero avere, per quanto possibile, un'istruzione religiosa profonda ed organica. Sarebbe, infatti, pericoloso sviluppare tutte le altre conoscenze e lasciare il patrimonio religioso senza cambiamenti, tale quale esso era nella prima infanzia. Per forza di cose incompleto e superficiale, sarebbe soffocato e forse distrutto, dalla cultura areligiosa e dalle esperienze della vita adulta, come testimoniano tutti coloro la cui fede naufragò, a causa di dubbi rimasti nell'ombra, di problemi restati senza soluzione. Siccome è necessario che il fondamento della fede sia razionale, uno studio sufficiente dell'apologetica diventa indispensabile» (24 marzo 1957).

Nel 1927, Padre Massimiliano fonda la città mariana francescana di Niepokalanow (letteralmente: la città dell'Immacolata). Tutto ivi è dedicato a Maria. Numerosi sono coloro che chiedono di essere ammessi al noviziato, a tal punto che il convento conterà fino a mille monaci. «A Niepokalanow, dice Padre Massimiliano, viviamo con un'idea fissa, se ci si può esprimere così, scelta volontariamente ed amata: l'Immacolata!» La stampa, la cui influenza non cessa di crescere, gli sembra un terreno di apostolato privilegiato. Lancia, in vista dell'evangelizzazione, la rivista «Il Cavaliere dell'Immacolata», che diventerà ben presto la più importante pubblicazione della Polonia. Nel 1939, la tiratura raggiungerà il milione di esemplari.




«Conosce il giapponese?»

Lungi dall'essere l'unico obiettivo di Padre Massimiliano, la Polonia è soltanto un trampolino. Appena tre anni dopo la fondazione di Niepokalanow, incontra, in un treno, degli studenti giapponesi. La conversazione si avvia, e il monaco offre delle medaglie miracolose. In cambio, gli studenti gli danno degli elefantini di legno che servono loro da feticci. Da allora, il santo non cessa di pensare alla grande pena di quelle anime senza Dio. Perciò, un bel giorno, si presenta al suo provinciale e gli chiede il permesso di andare in Giappone per fondarvi una Niepokalanow giapponese. «Ha denaro? domanda il Padre Provinciale - No. - Conosce il giapponese? - No. - Ha almeno amici laggiù, qualche appoggio? - Non ancora, ma ne troverò, con l'aiuto di Dio».

Una volta ottenute tutte le autorizzazioni, Padre Massimiliano parte per il Giappone, nel 1930, con quattro fratelli. A forza di lavoro, di audacia, di preghiere e di fiducia nell'Immacolata, essi riescono a creare la «Mugenzai no Sono», testualmente: il giardino dell'Immacolata. Due anni dopo la fondazione in Giappone, Padre Massimiliano s'imbarca, per andare a fondare una città in India. Alle prese con grosse difficoltà, prega Santa Teresa di Lisieux: non aveva convenuto con lei, un tempo, a Roma, che avrebbe pregato tutti i giorni per la sua canonizzazione, ma che, in cambio, essa sarebbe stata la patrona delle sue opere? Santa Teresa onora il contratto. Tutti gli ostacoli spariscono come per incanto. Ma, spossato e consunto dalla febbre, l'apostolo di Maria Immacolata deve rientrare in Polonia, nel 1936.


L'amore o il peccato

Settembre 1939: la guerra si abbatte sul paese. San Massimiliano si dedica all'apostolato con più ardore che mai. «Se il bene consiste nell'amore di Dio ed in tutto ciò che scaturisce dall'amore, il male, nella sua essenza, è una negazione dell'amore», si legge nell'ultimo articolo da lui pubblicato. Ecco il vero conflitto. In fondo ad ogni anima, vi sono questi due avversari: il bene ed il male, l'amore ed il peccato. Sant'Agostino ha espresso tale conflitto in questi termini: «Due amori hanno costruito due città: l'amore di sè fino al disprezzo di Dio ha costruito la città terrestre; l'amore di Dio fino al disprezzo di sè ha costruito la città celeste» (De civitate Dei, XIV, 28).

Il 17 febbraio 1941, poliziotti della Gestapo catturano Padre Massimiliano e quattro altri frati e li conducono, inizialmente, nella prigione di Pawiak, a Varsavia. Padre Massimiliano viene picchiato violentemente, in quanto religioso e prete. Scrive ai suoi discepoli rimasti a Niepokalanow: «L'Immacolata, Madre tanto amante, ci ha sempre circondati di tenerezza e veglierà sempre... Lasciamoci guidare da Lei, in modo sempre più perfetto, dove Essa vorrà portarci, e qualunque sia la sua volontà, affinchè, compiendo fino in fondo il nostro dovere, possiamo, per amore, salvare tutte le anime». Qualche giorno più tardi, Padre Kolbe viene trasferito al campo di concentramento di Auschwitz.

Ben presto ricoverato all'ospedale, a causa delle sevizie subite, passa tutte le notti a confessare, malgrado il divieto e la minaccia di rappresaglie. Sa convertire in bene il male stesso, e spiega un giorno ad un malato: «L'odio non è una forza creatrice. Solo l'amore è creatore. Questi dolori non ci faranno cedere, ma devono aiutarci, sempre di più, ad esser forti. Sono necessari, con altri sacrifici, perchè coloro che rimarranno dopo di noi siano felici». Fa condividere ai suoi compagni l'esperienza del mistero pasquale, in cui la sofferenza vissuta nella fede, si trasforma in gaudio. «Il paradosso della condizione cristiana chiarisce singolarmente quello della condizione umana: nè la prova, nè la sofferenza sono eliminate da questo mondo, ma assumono un senso nuovo, nella certezza di partecipare alla Redenzione operata dal Signore e di condividere la sua gloria» (Paolo VI, Esortazione Apostolica Sul gaudio cristiano, 9 maggio 1975).




Lavorare con tutte e due le mani

Alla fine di luglio del 1941, un prigioniero del blocco 14, quello di Padre Massimiliano, è evaso. Il capo del campo di concentramento aveva avvertito che, per ogni evaso, dieci uomini sarebbero stati condannati a morire di fame e di sete. Uno degli infelici designati per morire, grida: «Oh! povera moglie mia, figli miei, non vi rivedrò più!» Allora, in mezzo ai compagni interdetti, Padre Massimiliano si fa strada ed esce dalle file. «Vorrei morire al posto di uno di questi condannati», e designa quello che si era lamentato. «Chi sei?» chiede il capo. «Prete cattolico», risponde Padre Massimiliano. Poichè è come prete cattolico che vuol dare la propria vita. L'ufficiale, stupefatto, rimane in silenzio per un istante, poi accetta l'eroica proposta.

I carcerieri si rendono conto che, nel blocco della morte, succede qualcosa di nuovo. Invece delle grida abituali di disperazione, sentono alzarsi canti. La presenza di Padre Massimiliano ha cambiato l'atmosfera dell'orribile cella. La disperazione ha lasciato il posto ad un'aspirazione verso il cielo, verso la Madre della Misericordia, un'aspirazione piena di speranza, di accettazione e di amore. Alla vigilia dell'Assunzione, solo Padre Massimiliano è pienamente cosciente. Quando le guardie entrano per dargli il colpo di grazia, è in preghiera. Vedendo la siringa, tende da sè il braccio scarno all'iniezione mortale.

In vita, San Massimiliano Kolbe amava ripetere: «Su questa terra, non possiamo lavorare che con una sola mano, perchè con l'altra dobbiamo aggrapparci, per non cadere. Ma in Cielo, sarà diverso! Nessun pericolo di scivolare, di cadere! Allora, lavoreremo ancora di più, con tutte e due le mani!» Gli chiediamo di intercedere per Lei e per tutti coloro che Le sono cari, vivi e defunti, presso la Vergine Immacolata e San Giuseppe.
Dom Antoine Marie osb

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