giovedì 31 marzo 2016

Gesù è l’Unigenito del Padre di cui è anche il Primogenito.


Primogenito di fra i morti. 

Quando si legge questa frase una certa confusione si forma nel pensiero del lettore poco formato, una specie di dubbio vi sorge, e una domanda vi nasce di conseguenza: «Ma qui non vi è errore o controsenso, dato che il Primogenito è Adamo, primogenito nella vita della Grazia, tanto che il Cristo viene detto “novello Adamo o secondo Adamo”, e dato che, se anche si esclude il primo uomo, perché decaduto dalla vita soprannaturale, e rimasto tale sino al 33° anno di Cristo, Primogenita, e per parola della Sapienza, ed essendo stata concepita e nata prima del Cristo suo Figlio con pienezza di Grazia, è detta sua Madre, Maria?». 

Non vi è errore né controsenso. 

Adamo è il primo uomo, ma non il primogenito, non essendo stato generato da alcun padre, né da alcuna madre, ma creato direttamente da Dio. 

Gesù è l’Unigenito del Padre di cui è anche il Primogenito. Dal Pensiero divino, che non ha avuto principio, è stato generato il Verbo, anche Egli senza mai aver avuto un principio. 

Egli è quindi, come Dio, il Primogenito assoluto. 

Ed è il Primogenito anche come Uomo, benché nato da Maria - a sua volta detta “Primogenita” dalla Sapienza e dalla Chiesa - perché, per la sua paternità dal Padre Iddio, è il Primogenito vero dei figli di Dio, non per partecipazione, ma per generazione diretta: “Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell’Altissimo ti adombrerà, perciò il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio” (Luca c.1 v.35). 

Primogenito dunque, anche se prima di Lui la Madre fu cantata “Primogenita Figlia dell’Altissimo” (Ecclesiatico XXIV v.5) e se la Sapienza, di cui Ella è la Sede, di Lei dice: “il Signore mi ha posseduta dal principio, da prima che facesse le cose. Dall’eternità fui stabilita” (Prov. VIII v.22-23). E ancora: “Colui che mi creò riposò nel mio tabernacolo” (Ecclesias.co XXIV v.12). 

Primogenito perché, se santissima è la Madre e purissima per singolar privilegio, infinitamente santo e infinitamente purissimo è il Figlio, e superiore, infinitamente superiore alla Madre perché Dio. Ella, Figlia primogenita per elezione del Padre, che l’ha posseduta, sua Arca santa, da quando il suo Pensiero l’ha pensata ed ha stabilito che per Lei venisse la Grazia a render grazia agli uomini, e da quando, creatala piena di Grazia, riposò in Lei sempre, avanti, durante e dopo la sua Maternità. 

Veramente Ella fu piena di Grazia perché immacolata, sempre piena di Grazia, e dalla Grazia fu resa feconda, e la Grazia incarnata ed infinita prese in Lei e da Lei carne e sangue d’Uomo, formandosi nel suo seno verginale, col sangue di Lei, unicamente fatto per opera di Lei e per opera di Spirito Santo. 

Egli, Figlio Primogenito per generazione eterna. In Lui il Padre ha visto tutte le cose future, non ancora fatte, quelle materiali e quelle spirituali, perché nel suo Verbo il Padre vedeva la creazione e la redenzione, ambedue operate dal Verbo e per il Verbo. Mirabile mistero di Dio! L’immenso si ama, non di un amore egoista ma di un amore attivo, potentissimo, anzi infinito, e per quest’atto solo, che è perfettissimo, genera il suo Verbo, in tutto uguale a Lui Padre fuorché nella distinzione di Persona. 
Perché se Dio è Uno e Trino, ossia una mirabile Unità, diremo così, dalle tre facce, 8 onde rendere chiara la spiegazione agli indotti, è anche verità di fede che le singole facce sono ben distinte, ossia, teologicamente vi è Un sol Dio e vi sono Tre Persone in tutto uguali per Divinità, Eternità, immensità, Onnipotenza, ma non confuse tra loro, anzi ben distinte, e Una non è l’Altra, eppure non vi sono tre dèi ma un sol Dio il Quale da Sé solo ha dato l’essere alle singole divine Persone, generando il Figlio e, per ciò stesso, dando origine alla processione dello Spirito Santo. 

La Potenza tutto vede e fa per la Sapienza, e per la Carità, che è lo Spirito Santo, compie le sue opere più grandi: la Generazione e incarnazione del Verbo, la creazione e deificazione dell’uomo, la preservazione di Maria dalla Macchia d’origine, la sua divina Maternità, la Redenzione dell’Umanità decaduta. 

Tutto vede e fa per la Sapienza, ossia per Colui che è da prima che ogni cosa fosse, e che perciò, a pieno diritto, può dirsi “Primogenito”. Quando il Creato, che da millenni è, e vive la sua vita, nelle singole forme e nature che Dio volle mettere nel Creato, non era, Egli, la Parola del Padre, già era. E per mezzo di Lui tutte le cose che non erano, e che dunque, non avendo vita, erano come morte, furono fatte ed ebbero così “vita”. 
La divina Parola le trasse all’essere dal caos in cui disordinatamente e inutilmente si agitavano tutti gli elementi. 
La divina Parola ordinò tutte le cose, e tutte divennero utili e vitali, e così il Creato visibile e sensibile fu, e fu con leggi di perfetta sapienza e con fine d’amore. 

Perché nulla fu fatto senza scopo d’amore e senza legge di sapienza. Dalle stille delle acque raccolte nei bacini, alle molecole raccolte a formare gli astri che dànno luce e calore, dalle vite vegetali preordinate a nutrire quelle animali, e queste a servire e rallegrare l’uomo, capolavoro della creazione, che per la sua perfezione animale e razionale, e soprattutto per la parte immortale chiusa in lui, soffio stesso dell’Eterno, è predestinato a tornare alla sua Origine per giubilare di Dio ed essergli causa di giubilo - perché Dio giubila alla vista dei suoi figli - tutto fu fatto per amore. 
Un amore che, se fosse stato sempre fedelmente corrisposto, non avrebbe permesso che la morte e il dolore facessero dubitare l’uomo sull’amore di Dio per lui. 

La morte. 
Essa, nelle molte cose fatte da Dio, non era stata fatta. 

E non era stato fatto il dolore, e non il peccato, causa di morte e dolore. 

L’Avversario ve li mise, nel Creato stupendo. E per l’uomo, perfezione del Creato, che s’era lasciato corrompere dal Nemico, dall’Odio, venne la morte, prima della Grazia e poi della carne; e vennero tutti i dolori e le fatiche conseguenti alla morte della Grazia in Adamo e nella sua compagna; e in tutti i discendenti dai progenitori. 

Come è dunque detto che Gesù è “il Primogenito di tra i morti”, se è nato da donna discendente da Adamo? Anche se per opera di fecondazione divina la Madre lo generò, e la Madre era ben nata da due, giusti sì, ma macchiati dalla macchia ereditaria venuta da Adamo ad ogni uomo, macchia che priva della Vita soprannaturale? 
Ecco le obbiezioni di molti.

Doppiamente “primogenito” è il Cristo, dal suo nascere. Perché nato come ancor uomo non era nato, essendo che quando nacque ad Adamo il primogenito, Adamo già più non poteva generare figli soprannaturalmente vivi. Concepiti quando già i progenitori erano corrotti e caduti nella triplice concupiscenza, nacquero morti nella 9 vita soprannaturale. E ogni padre e ogni madre, da Adamo ed Eva in poi, così procreò. 
Anche Gioacchino ed Anna avrebbero così procreato, benché giustissimi entrambi, sia perché essi pure lesi dalla colpa ereditaria, sia perché il concepimento di Maria avvenne in modo semplicemente umano e comune. Di straordinario nella nascita di Maria, la predestinata Madre di Dio, vi fu solo l’infusione, per singolare privilegio divino, dato in vista della futura missione della Vergine, di un’anima preservata dalla Macchia d’origine, anima unica, tra quelle di tutti i nati da uomo e donna, che fosse immacolata. 
Invece il Cristo, nato da Maria, è primogenito da seno inviolato spiritualmente, essendoché Maria, fedele alla Grazia come nessuna donna seppe esserlo da Eva in poi, non conobbe neppure, non dico la più piccola colpa veniale, ma neppure la più piccola tempesta atta a turbare il suo stato di perfetta innocenza e il suo perfetto equilibrio, per cui l’intelletto signoreggiò sempre sulla parte inferiore, e l’anima sull’intelletto, così come accadeva in Adamo ed Eva sinché non si lasciarono sedurre dal Tentatore; e primogenito da seno inviolato materialmente, perché, essendo Dio sia Colui che la rendeva Madre come Colui che da Lei nasceva, e quindi dotato del dono proprio degli spiriti di penetrare ed uscire senza aprir porta o smuover pietra, Dio entrò in Lei per prendervi natura umana e vi usci per iniziare la sua missione di Salvatore senza ledere organi e fibre. 
Primogenito e unico nacque così, dalla Piena di Grazia, il Vivente per eccellenza, Colui che avrebbe ridato la Vita a tutti i morti alla Grazia. Nacque non da fame di due carni, ma nel modo come avrebbero avuto vita i figli degli uomini, se si fossero mantenuti vivi nella Grazia. Non appetito di sensi, ma amore santo a Dio, al quale consacrare i nati in Grazia, e amore scevro di malizia alla compagna, doveva regolare il crescere e moltiplicarsi comandato da Dio; solo l’amore, non corrotto da animalità. 
Avendolo infranto quest’ordine, Dio, per ricreare il novello Adamo, dovette da Donna immacolata formarlo, non più col fango che, salito in superbia, aveva voluto esser simile a Dio, ma con gli elementi indispensabili a formare un nuovo uomo, forniti unicamente dalla Purissima ed Umilissima, umile tanto che per questo solo avrebbe già meritato di divenire Madre del Verbo. E il Primogenito di fra i morti venne alla luce per portare la luce ai giacenti nelle tenebre, la Vita ai morti alla Grazia, sia che fossero ancora sulla Terra o già raccolti negl’inferi, in attesa della Redenzione che aprisse loro le porte dei Cieli. 

E fu Primogenito anche di coloro che devono anche con la carne tornar vivi nei Cieli. Per Lui, nato da Donna immacolata e fedele alla Grazia ricevuta, è vero, con pienezza, ma non lasciata tesoro inerte, anzi sempre usata attivamente, con un costante aumento di essa per la perfetta corrispondenza di Maria a tutti i movimenti o ispirazioni divine, anche solo per questo, non sarebbe stata applicata la condanna: “Tornerai polvere”, comune a tutti i colpevoli di Adamo e per causa di Adamo e della sua compagna. 

Anche la Madre di Dio non tornò polvere, essendo anch’Ella esente, perché senza macchia, dalla comune condanna, e perché non era conveniente che la carne, che era stata arca e terreno per contenere il Verbo e per dare al Germe divino tutti gli elementi atti a farne l’Uomo-Dio, divenisse putredine e polvere. Ma la Madre passò 10 dalla Terra al Cielo molti anni dopo il Figlio. 

Quindi Primogenito dei risorti, anche con la carne, da morte, è e resta Gesù solo, il Quale, dopo la suprema umiliazione e la totale immolazione per totale ubbidienza ai voleri del Padre, ebbe la suprema glorificazione con la sua risurrezione innegabile. Perché molti, e non tutti suoi amici, videro il suo Corpo glorificato e in più ancora lo videro ascendere tra l’ossequio degli Angeli, rimasti poi a testimoniare queste due verità.

“Perché cercare il Vivente tra i morti? Non è più qui. È risorto” (Luca XXIV v.5-6, e anche Matteo e Marco). Risorto tanto trasfigurato in bellezza che Maria di Magdala non lo riconobbe sinché Egli non le si fece riconoscere. 

E ancora: “Perché state a guardare il Cielo? Gesù, che vi è stato tolto, è asceso al Cielo, e come è asceso così tornerà” (Atti c.1 v.11). 

In tal modo, e la Parola di Verità, e gli angeli che non possono mentire, e la Madre la cui perfezione in tutto era inferiore unicamente a quella di Dio suo Padre, suo Figlio, suo Sposo, e gli Apostoli che lo videro ascendere, e Stefano primo martire, e dopo di lui molti altri, confermarono che Gesù è il Primogenito di tra i morti per essere come Uomo entrato primo con la sua carne nel Cielo. 

Giorno natale è detto quello in cui un giusto sale con lo spirito liberato dalla carne a far parte del popolo degli spiriti beati. 
Gesù, nel suo di natale di Uomo santissimo, vi prese dimora con tutte le sue qualità di Uomo-Dio: in carne, sangue, anima e divinità, perché era il perfetto innocente. 
Ma vi è una seconda morte: quella dello spirito privo di Grazia. Grande numero di giusti attendevano da secoli e millenni che la Redenzione, purificandoli dalla Colpa, permettesse il loro entrare a far parte del Regno di Dio, dove entra solo chi ha in sé la Vita soprannaturale. Ancor più grande numero di uomini, venuti dopo il Cristo, attendono di entrarvi quando sarà compiuta la loro purificazione dalle colpe gravi volontarie, o quando la Giustizia perfettissima aprirà i Cieli a tutti coloro che vissero e agirono con carità e giustizia, secondo la legge della coscienza, per servire ed onorare così l’Ente che sentivano essere, facendo così parte dell’anima della Chiesa. 

Non si può pensare che Dio, Carità perfetta che ha creato tutte le anime, predestinandole alla Grazia, escluda dal suo Regno quelli che, non per propria causa, non hanno ricevuto il Battesimo. Quale colpa hanno commessa? Spontaneamente vollero nascere in luoghi non cattolici? Sono responsabili i neonati, morti nel nascere, di non essere battezzati? Può Dio infierire su tutti questi che non sono “chiesa” nel senso stretto della parola, ma che lo sono avendo ricevuto l’anima da Dio ed essendo morti innocenti perché morti nel nascere, od essendo vissuti da giusti per loro naturale tendenza a praticare il bene per onorare così il Bene supremo che tutto, in loro e intorno a loro, testimoniava essere? No. 

Ed è cosa probante, che così non sia, il giudizio inesorabile e severissimo dato da Dio a quelli che sopprimono una vita, anche embrionale, o appena venuta alla luce, vietandole di ricevere il Sacramento che leva la Colpa d’origine. Perché questo rigore, se non perché per secoli e millenni quelle anime di innocenti vengono separate da Dio, in uno stato non di pena, ma neppur di gaudio? Può pensarsi che il Buonissimo, che ha predestinato tutti gli uomini alla Grazia, defraudi di essa coloro che non per spontanea elezione non sono cattolici? «Molte sono in Cielo le dimore del Padre mio» ha detto il Cristo. Quando non sarà più questo mondo, ma vi sarà un nuovo mondo, un nuovo cielo, e i nuovi tabernacoli 11 della Gerusalemme eterna, e tutta la creazione razionale avrà la sua glorificazione con l’esaltazione dei Risorti, che furono dei giusti, al possesso del Regno eterno di Dio, anche coloro che furono uniti soltanto all’anima della Chiesa avranno la loro dimora in Cielo, perché solo Cielo ed inferno rimarranno eterni, e non può pensarsi che la Carità danni al supplizio eterno creature immeritevoli di esso. 

Gesù Cristo, reso lo spirito nelle mani del Padre, entrò primo col suo Spirito santissimo nel Regno della Vita, al posto di Adamo, che avrebbe dovuto essere il primo uomo entrato a far parte del popolo celeste, e che, per la sua prevaricazione, dovette attendere millenni per entrarvi con lo spirito, e deve attendere molti più millenni ad entrarvi con la carne ricongiunta allo spirito. 

Gesù no. 

Nell’attimo stesso in cui “con grande grido” rese lo spirito, la sua anima giustissima, che per l’infinita carità della sua natura di Dio-Uomo s’era caricata di tutte le colpe passate, presenti e future dell’Umanità, ma non della Colpa che leva la Grazia che è vita dello spirito, e se ne era caricato per consumarle tutte mediante la sua completa immolazione, fu, come ogni anima d’uomo, giudicata dal Padre. 
Il Quale, come prima della consumazione del Sacrificio “trattò Colui che non conobbe il peccato come fosse lo stesso Peccato” (Paolo, II Corinzi c.V v.21), così, dopo che tutto fu compiuto, “lo esaltò e gli donò un nome che è al di sopra d’ogni altro nome, tale che nel Nome di Gesù si deve piegare ogni ginocchio in Cielo, in Terra e nell’inferno, e ogni lingua deve confessare che il Signore Gesù Cristo è nella gloria di Dio Padre” (Paolo ai Filippesi c.II v.9-11). 
Ed essendo stata giudicata, la sua anima d’Uomo, anima giunta alla perfezione, subito gioì nel Signore e si riposò in Lui sino al momento che, riunitasi al Corpo, fece del Vivente, ch’era stato fatto morto, il glorioso Risorto, il primo glorioso risorto anche con la carne, il primo Uomo nato al Cielo in corpo ed anima, primizia dei risorti, promessa di risurrezione ai giusti, e pegno del possesso del Regno di cui Egli è il Re ed erede primogenito. 

È sempre al Primogenito che è data l’eredità del Padre, quell’eredità che Egli ha stabilita per i suoi figli. E perché tutti i fratelli del Cristo avessero parte a questa eredità eterna, santa, regale, Egli a loro la lega con santo testamento, scritto col suo stesso sangue; e perché gli uomini prendano la loro parte nel Regno, che il Padre a Lui ha dato e che Egli ha accettato per darlo agli uomini suoi fratelli, si è lasciato dare la morte, perché soltanto la morte del testatore dà valore al testamento (Paolo, Ebrei c.9 v.16-17). 

Gesù, il Primogenito dalle molte primogeniture, così ha preso per primo possesso del Regno dove è Re dei Re e Signore del secolo eterno, secondo il Volere del Padre, di Colui che è l’Onnipotente, l’Alfa e l’Omega, il Principio, la Fine, la Potenza, Sapienza e Carità, di Colui che tutto sa di ciò che fa, e tutto quanto fa, fa con perfezione e con fine buono, e per questo ha generato il suo Verbo, e, venuto il tempo, gli ha dato una Carne, e quindi l’ha immolato, e poscia risorto ed esaltato, e ha messo nelle sue mani trafitte ogni potere di giudizio per cui quanti lo vedranno, di quelli che materialmente, o con l’offesa dei peccati, lo trafissero, si batteranno il petto una e una volta: al giudizio particolare e all’apparizione finale di Cristo Giudice. Perché così è stabilito e così sarà.

AVE MARIA PURISSIMA!
SENZA PECCATO ORIGINALE CONCEPITA!

SONO PERLE DI GESU'


Sì, sono perle che Gesù ci da 

gratuitamente. Usiamole con sapienza armandoci di fortezza pazienza e costanza perché la Voce di Gesù entri in tutti i cuori


MARIA VALTORTA

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LETTERA INTERA AI ROMANI + 50 LEZIONI




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LETTERA AI ROMANI




Capo I.


Indirizzo e saluto


1Paolo, servo di Gesù Cristo, chiamato apostolo, segregato pel Vangelo di Dio2Vangelo che Dio aveva già promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sante Scritture, [3]intorno al suo Figliolo, (fatto a lui dal seme di David, secondo la carne, 4predestinato Figliolo di Dio per propria virtù, secondo lo spirito di santificazione, per la risurrezione da morte), Gesù Cristo Signor nostro, 5per cui abbiamo ricevuto la grazia e l’apostolato, per trarre in suo nome all’obbedienza della fede tutte le genti, 6tra le quali siete anche voi chiamati (ad essere) di Gesù Cristo: 7a voi tutti amati da Dio, chiamati santi, che siete a Roma, grazia e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo.


Affetto di S. Paolo per i Romani

8Prima di tutto rendo grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo a riguardo di tutti voi, perché la vostra fede è celebrata in tutto il mondo. 9Dio, a cui servo nel mio spirito, evangelizzando il suo Figliolo, mi è testimone che mi ricordo continuamente e sempre 10di voi nelle mie orazioni, chiedendo che finalmente una volta, con la volontà di Dio, possa avere una felice occasione di venire a voi; 11perché io bramo di vedervi, per comunicarvi qualche dono spirituale che vi conforti, 12o meglio, per incoraggiarci scambievolmente mediante la fede che ci è comune, a voi e a me. 13Or io non voglio che voi ignoriate, o fratelli, come spesso abbia fatto il proposito di venire a voi, per raccogliere qualche frutto anche tra voi, come tra le altre nazioni, ma sono stato fino ad ora impedito.


Proposizione dell’argomento. Colpe dei pagani

14Io son debitore ai Greci e ai Barbari, ai sapienti ed agli ignoranti, 15quindi (quanto a me) sono pronto ad annunziare il Vangelo anche a voi che siete in Roma.
16Perché io non mi vergogno del Vangelo, virtù di Dio a salvezza d’ogni credente, prima del Giudeo, poi del Greco. [17]In esso infatti si manifesta la giustizia di Dio che vien dalla fede e tende alla fede, come sta scritto: Il giusto vive di fede.
[18]Or l’ira di Dio si manifesta dal cielo contro ogni empietà ed ingiustizia degli uomini che soffocano la verità di Dio nell’ingiustizia, 19perché ciò che può conoscersi di Dio è in essi manifesto, avendolo Dio loro manifestato. [20]Infatti le sue invisibili perfezioni, la sua eterna possanza, la sua divinità, dopo la creazione del mondo, sono rese visibili all’intelligenza per mezzo delle creature. 21Quindi essi sono senza scusa, perché avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato come Dio, né l’hanno ringraziato; ma han vaneggiato nei loro pensamenti e il loro stolto cuore s’è ravvolto nelle tenebre. 22Vantandosi di essere saggi son divenuti pazzi, 23ed han cangiato la gloria dell’incorruttibile Dio in simulacri di uomini corruttibili, di uccelli, di quadrupedi e di serpenti.
[24]Per questo Dio li ha abbandonati ai desideri del loro cuore, all’imrnondezza, in modo che disonorino tra di loro i proprii corpi, 25essi che han mutato la verità di Dio nella menzogna, e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore (il quale è benedetto in eterno. Così sia!)
26Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami: le loro donne han cambiato l’uso naturale in quello che è contro natura, 27e similmente gli uomini lasciata la naturale unione con la donna, arsero di libidine gli uni verso gli altri, facendo, uomini con uomini, delle turpitudini, e ricevendo in se stessi la condegna mercede della loro degenerazione. 28E siccome non si son curati di riconoscere Dio, Dio li ha abbandonati al reprobo senso, in modo che fanno cose immorali. 29Son ricolmi di ogni iniquità, di malizia, di fornicazione, di avarizia, di malvagità, pieni d’invidia, di omicidio, di discordia, di frode, di malignità, sussurroni,30detrattori, nemici di Dio, oltraggiatori, superbi, millantatori, inventori di perversità, disubbidienti ai genitori, 31stolti, disordinati, senza amore, senza legge, spietati. 32Essi, avendo conosciuta la giustizia di Dio, non compresero che chi fa tali cose è degno di morte; né soltanto chi le fa, ma anche chi approva coloro che le fanno.


Capo II.


Passaggio dalle colpe dei Gentili a quelle dei Giudei

[1]Tu dunque, o uomo, chiunque tu sia, ti rendi inescusabile, perché nel giudicare gli altri condanni te stesso, facendo le medesime cose che tu condanni.

Ciascuno sarà giudicato secondo le opere

[2]Or noi sappiamo che il giudizio di Dio contro coloro che fanno tali cose è secondo verità. 3E tu, o uomo che giudichi quelli che fanno tali cose e le fai, credi forse di sfuggire al giudizio di Dio? 4Ovvero disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza, della sua tolleranza? E non sai che la bontà di Dio t’invita a penitenza? 5Ma tu, colla tua durezza e col cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d’ira pel giorno dell’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, 6che renderà a ciascuno secondo le opere: 7a quelli che, perseveranti nel bene, cercano la gloria, l’onore e l’immortalità, la vita eterna; 8a quelli che, ostinati, non dànno retta alla verità, ma obbediscono all’ingiustizia, ira e indignazione.
[9]Tribolazione ed angoscia sopra ogni anima d’uomo che fa il male, del Giudeo prima, poi del Greco; 10gloria e onore e pace a chiunque fa il bene, al Giudeo prima, poi al Greco; 11perché non v’è accettazione di persone avanti a Dio.

I Giudei saranno giudicati secondo la loro legge,
i Gentili secondo la legge naturale

[12]Tutti quelli che senza legge hanno peccato, senza legge periranno; e tutti quelli che sotto una legge han peccato, saranno da essa condannati; 13non quelli infatti che ascoltano la legge son giusti dinanzi a Dio, ma quelli che la mettono in pratica saranno giustificati. 14Quando i Gentili, che non hanno legge, fanno naturalmente ciò che la legge impone, non avendo legge, son legge a se stessi; 15e mostrano che il tenor della legge è scritto nel loro cuore, testimone la loro coscienza ed i pensieri che a vicenda tra di loro accusano od anche difendono, 16nel giorno in cui, secondo il mio Vangelo, Dio giudicherà per mezzo di Gesù Cristo le azioni segrete degli uomini.

La legge aggrava le colpe dei Giudei

[17]Tu che porti il nome di Giudeo e ti riposi nella legge e ti glorii di Dio, 18e conosci la sua volontà, e, istruito nella legge, distingui quel che più giova, 19e ti credi d’esser guida ai ciechi, luce a quelli che son nelle tenebre, 20dottore degl’ignoranti, maestro dei fanciulli, perché hai nella legge la regola della scienza e della verità, 21come mai, dunque, tu che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? 22Tu che dici non doversi commettere adulterio, sei adultero? Tu che hai in abominio gli idoli, fai sacrilegio? 23Tu che ti vanti della legge, violandola, disonori Dio? 24Per cagion vostra il nome di Dio (come sta scritto) è bestemmiato tra le Genti.

La circoncisione non giova senza osservare la legge

25Certo la circoncisione giova se tu osservi la legge, ma se tu la trasgredisci, con la tua circoncisione sei un incirconciso. 26Se invece un incirconciso osserva i precetti della legge, la sua incirconcisione non sarà considerata come circoncisione? 27Quindi chi per nascita è incirconciso, se osserva la legge, giudicherà te, che, colla Scrittura e colla circoncisione, trasgredisci la legge. 28Vero Giudeo non è chi tale apparisce, né è circoncisione quella che si manifesta nella carne; 29ma Giudeo è colui che tale interiormente è; la circoncisione è quella del cuore, secondo lo spirito e non secondo la lettera. Questa avrà lode non dagli uomini, ma da Dio.


Capo III.


Le promesse di Dio non liberano i Giudei

[1]Qual è dunque il vantaggio del Giudeo, o qual è l’utilità della circcncisione? 2Grande sotto ogni rispetto. E principalmente perché ad essi furono confidati gli oracoli di Dio. 3E che importa se alcuni di essi non hanno creduto? La loro infedeltà annullerà forse la fedeltà di Dio? No, certamente. 4Dio è verace, anche se ogni uomo è menzognero, come sta scritto: Affinché tu sia trovato giusto nelle tue parole e trionfi quando sei chiamato in giudizio.
5Or se la nostra ingiustizia mette in evidenza la giustizia di Dio, che diremo noi? È forse ingiusto Dio quando castiga? 6(parlo alla maniera degli uomini). No, certo; altrimenti come potrà Dio giudicare questo mondo? 7E se la verità di Dio ridondo in gloria di lui per la menzogna, perché sono ancora io giudicato come peccatore?8E perché (come malamente dicono di noi e come alcuni spacciano che si dica da noi) non facciamo il male affinché ne venga il bene? La dannazione di essi è giusta.

Tutti i Giudei a Gentili, secondo le Scritture, sono peccatori

9E che dunque? Siamo noi da più di essi? Niente affatto; perché abbiamo dimostrato che tutti, Giudei e Greci, sono sotto del peccato, 10come sta scritto: Non vi è neppure un giusto. 11Non vi è chi abbia intelligenza; non v’è chi cerchi Dio. 12Tutti sono usciti di strada, son divenuti tutti quanti inutili, non v’è chi faccia del bene, non ve n’è neppure uno. 13Sepolcro aperto è la loro gola, colle loro lingue tessono inganni, veleno di aspidi sta sotto le loro labbra. 14La loro bocca è piena di maledizione e di amarezza; 15i loro piedi veloci a spargere il sangue. 16Dolore e sventura è nelle loro vie, 17e non han conosciuto i sentieri della pace. [18]Non è dinanzi ai loro occhi il timor di Dio.
19Or noi sappiamo che tutto quello che dice la legge, lo dice per quelli che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia chiusa e il mondo intero sia riconosciuto colpevole dinanzi a Dio. 20Infatti nessuno sarà giustificato dinanzi a lui mediante le opere della legge, perché dalla legge vien la coscienza del peccato.

La giustificazione è gratuitamente data per la fede in Cristo

[21]Ma, ora, senza la legge, si è manifestata la giustizia di Dio, comprovata dalla legge e dai profeti, 22la giustizia di Dio per la fede di Gesù Cristo, in tutti e sopra tutti quelli che credono in lui. Non v’è alcuna distinzione, 23perché tutti hanno peccato ed hanno bisogno della gloria di Dio, 24e son giustificati gratuitamente per la grazia di lui mediante la redenzione che è in Cristo Gesù, 25da Dio preordinato vittima propiziatoria mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la propria giustizia nella remissione dei precedenti delitti, 26sopportati da Dio per far conoscere la sua giustizia nel tempo presente, in modo che sia giusto e giustifichi colui che crede in Gesù Cristo.
27Dov’è dunque il tuo vanto? È tolto. Per qual legge? Per quella delle opere? No: per la legge della fede. 28Noi riteniamo che l’uomo è giustificato per mezzo della fede, senza le opere della legge. 29È forse Dio dei soli Giudei? E non è anche Dio dei Gentili? 30Certamente anche dei Gentili, perché v’è un Dio solo che giustifica i circoncisi per mezzo della fede e gl’incirconcisi per mezzo della fede.
31Distruggiamo dunque la legge per mezzo della fede? No, certamente; anzi noi confermiamo la legge.


Capo IV.


Abramo giustificato non dalle opere, ma dalla fede

[1]Qual vantaggio secondo la carne, direm noi, ha dunque ottenuto Abramo nostro padre? 2Se Abramo è stato giustificato dalle opere, egli ha di che gloriarsi, ma non dinanzi a Dio. 3Infatti che dice la Scrittura? «Abramo credette a Dio, e gli fu imputato a giustizia». 4Or a colui che lavora, la mercede non è computata come grazia, ma come cosa dovuta; 5invece a colui che non opera, ma crede in colui che giustifica l’empio, la fede gli è imputata a giustizia, secondo il proponimento della grazia di Dio. 6Così pure anche David proclama beato l’uomo al quale Dio imputa la giustizia, indipendentemente dalle opere: 7Beati coloro ai quali sono perdonate le iniquità, i peccati dei quali sono stati ricoperti. 8Beato l’uomo a cui Dio non imputa il peccato.

Avanti la circoncisione fu giustificato Abramo

9Questa beatitudine è soltanto per i circoncisi, od anche per gli incirconcisi? Siccome diciamo che ad Abramo la fede fu imputata a giustizia, 10in che modo gli fu dunque imputata? Quando era circonciso, o quando era incirconciso? Non dopo, ma avanti la circoncisione. 11E il segno della circoncisione che poi ricevette, fu il sigillo della giustizia ottenuta per la fede, prima della circoncisione, per essere il padre di tutti i credenti incirconcisi, affinché (la fede) sia imputata anche ad essi a giustizia, 12e padre dei circoncisi, di quelli che non sono soltanto circoncisi, ma seguono anche le orme della fede che il nostro padre Abramo aveva quand’era incirconciso.

Le promesse furon fatte alla fede

13Difatti non in virtù della legge fu promessa ad Abramo l’eredità dell’universo, ma per la giustizia della fede.14Or se eredi son quelli che han la legge, è vana la fede, è annullata la promessa, 15perché la legge produce l’ira, mentre dove non c’è legge non c’è neppure trasgressione. 16Deve dipendere adunque dalla fede la promessa, affinché sia gratuita e assicurata a tutta la discendenza, non soltanto a quella che è dalla legge, ma anche a quella che è dalla fede di Abramo, il quale è padre di noi tutti, 17(secondo quello che sta scritto: Ti ho costituito padre di molte nazioni), padre davanti a Dio, nel quale credette, che fa rivivere i morti e chiama le cose che non sono come se esistessero.
18Sperando contro ogni speranza, Abramo credette in modo da divenire padre di molte nazioni, secondo quello che gli era stato detto: Tale sarà la tua discendenza. 19Egli, senza vacillar nella fede, non guardò al suo corpo impotente (aveva quasi cent’anni), né al seno di Sara infecondo; 20ma dinanzi alla promessa di Dio non esitò diffidando; reso invece forte dalla fede, dié gloria a Dio, 21assolutamente convinto che è sì potente da effettuare qualunque cosa abbia promessa. 22Ecco perché (la sua fede) gli fu imputata a giustizia.
23Or non per lui soltanto è scritto che gli fu imputata a giustizia, 24ma anche per noi, ai quali sarà imputata la fede in Colui che ha suscitato da morte Gesù Cristo Signor nostro, 25il quale è stato dato a morte pei nostri peccati e risuscitò per la nostra giustificazione.



Capo V.


Primo frutto della giustificazione: pace con Dio, sicurezza del cielo

[1]Giustificati adunque mediante la fede, abbiamo pace con Dio per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, 2a cui dobbiamo d’avere per la fede accesso a questa grazia, nella quale stiam saldi, e di gloriarci nella speranza della gloria dei figli di Dio. 3E non soltanto di questo ci gloriamo, ma anche delle tribolazioni, sapendo come la tribolazione produce la pazienza, 4la pazienza l’esperienza, l’esperienza la speranza. [5]Or la speranza non inganna, perché la carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci è stato donato.

Amore mostratoci da Dio col darci Gesù Cristo

[6]Per qual motivo adunque, mentre noi eravamo impotenti, Cristo, nel tempo stabilito, è morto per gli empi? 7Or è difficile che uno muoia per un giusto, pure può darsi che per un uomo dabbene qualcuno abbia il coraggio di morire; 8ma Dio mostra la sua carità verso di noi, perché, essendo ancora peccatori, nel tempo stabilito 9Cristo è morto per noi. Tanto più dunque ora che siam giustificati nel suo sangue, saremo salvi dall’ira per mezzo di lui. 10Perché, se quando eravamo nemici siamo stati riconciliati con Dio mediante la morte del suo Figliuolo, molto più essendo riconciliati saremo salvi mediante la sua vita. 11Di più ancora ci gloriamo in Dio per Gesù Cristo Signor nostro, per mezzo del quale abbiamo ora ottenuta la riconciliazione.

Parallelo tra Cristo che ci ha salvati
e Adamo che ci ha perduti

12Così, dunque, per un sol uomo il peccato è entrato nel mondo e col peccato la morte, e la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno (in Adamo) peccato. 13Anche prima della legge il peccato era nel mondo, ma non era imputato, non essendovi legge; 14eppure la morte regnò da Adamo fino a Mosè, anche sopra coloro che non avevano peccato di prevaricazione, come Adamo, il quale è figura di Colui che doveva venire.
15Ma il dono è stato ben differente dal delitto; perché se per il delitto di un solo molti perirono, molto più la grazia e la liberalità di Dio, in grazia di un sol uomo, Gesù Cristo, abbondò in molti. 16V’è ancora differenza tra il peccato di un solo e il dono, perché il giudizio da un solo peccato va alla condanna, la grazia invece da molti peccati va alla giustificazione. 17Difatti se per il delitto d’un solo e per un solo regnò la morte, con più ragione coloro che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per il solo Gesù Cristo. 18Quindi, come pel delitto di un solo (venne) sopra tutti gli uomini la dannazione, così per la giustizia d’un solo è in tutti gli uomini la giustificazione vivificante. 19Così pure, come per la disobbedienza d’un solo uomo molti son costituiti peccatori, anche per l’obbedienza d’un solo molti saran costituiti giusti. 20Or la legge intervenne perché abbondasse il peccato; ma dove abbondò il peccato sovrabbondò la grazia, 21affinché come il peccato regnò colla morte, così la grazia regni mediante la giustizia per dare la vita eterna per mezzo di Gesù Cristo Signor nostro.


Capo VI.


Secondo frutto della giustificazione:
liberazione dalla schiavitù del peccato e unione con Cristo

[1]Che diremo dunque? Rimarremo nel peccato, affinché abbondi la grazia? 2Non sia mai. Noi che siam morti al peccato, come potremo seguitare a vivere in esso? 3Non sapete forse che, quanti siamo battezzati in Gesù Cristo, nella morte di lui siamo stati battezzati? 4Noi dunque pel battesimo siamo stati sepolti con lui nella (sua) morte, affinché, come Cristo è risuscitato da morte per la gloria del Padre, così anche noi viviamo d’una vita novella. 5Se infatti siamo stati innestati su lui per somiglianza di morte, lo saremo anche per somiglianza di resurrezione.

Morte e risurrezione a nuova vita

6Questo ben lo sappiamo: che il nostro uomo vecchio è stato con lui crocifisso, affinché il corpo del peccato sia distrutto e noi non serviamo più al peccato, 7essendo il morto affrancato dal peccato. 8Or se noi siam morti con Cristo, crediamo di vivere ancora con lui, 9sapendo che Cristo, risuscitato da morte, non muore più, sopra di lui non regna più la morte 10perché se egli è morto per il peccato, è morto una sola volta; ma se vive, vive per Iddio.

Non più obbedienza al peccato

[11]Così voi pure consideratevi come morti al peccato, ma vivi per Iddio in Gesù Cristo Signor nostro. 12Il peccato non regni dunque nel vostro corpo mortale, da farvi obbedir alle sue concupiscenze: 13non date le vostre membra come strumenti         d’iniquità al peccato, ma offritevi a Dio come viventi dopo essere stati morti, offritegli le vostre membra come strumento di giustizia.
14Il peccato adunque non vi dominerà, perché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia.

Chi diventa servo della giustizia deve vivere santamente

15Che dunque? Peccheremo, perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? Non sia mai. 16Non sapete che a chiunque vi diate a obbedire come servi, siete servi di colui al quale obbedite, sia del peccato che mena alla morte, sia dell’obbedienza che mena alla giustizia? 17Ma, grazie a Dio, voi che foste servi del peccato, avete poi obbedito di cuore nella regola di dottrina che vi è stata insegnata. 18Liberati così dal peccato siete divenuti servi della giustizia. 19Parlo a mo’ degli uomini, a motivo della debolezza della vostra carne: come dunque deste le vostre membra al servizio dell’immondezza e dell’iniquità per l’impurità, così date ora le vostre membra al servizio della giustizia per la santificazione. 20Quando eravate servi del peccato eravate liberi dalla giustizia; 21ma qual frutto aveste allora dalle cose di cui ora vi vergognate? Certamente la fine di esse è la morte. 22Ora invece, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per vostro frutto la santificazione e per fine la vita eterna, 23essendo paga del peccato la morte, e grazia di Dio la vita eterna in Gesù Cristo nostro Signore.


Capo VII.


Terzo frutto della giustificazione:
liberazione dalla servitù della legge per una morte mistica

[1]Forse ignorate, o fratelli (siccome parlo con periti nella legge) che l’uomo è sotto  l’impero della legge finché vive? 2Così   la donna maritata è legata per legge al marito vivente; ma se le muore è sciolta dalla legge del marito. 3Infatti sarà chiamata adultera se, vivente il marito, starà con un altro uomo; se poi le muore il marito, è liberata dalla legge del marito, in modo da non essere adultera, dato che stia con altro uomo. 4Così, anche voi, miei fratelli, siete morti alla legge pel corpo di Cristo, per appartenere ad un altro, che è risuscitato da morte, affinché portiamo dei frutti a Dio. 5Mentre vivevamo secondo la carne, le passioni peccaminose, occasionate dalla legge, agivano nelle nostre membra in maniera da produrre frutti per la morte. 6Ma ora siamo stati liberati dalla legge, essendo morti alla legge che ci legava, e possiamo servire Dio secondo il nuovo spirito e non secondo l’antiquata lettera.

La legge, benché santa, provoca delle trasgressioni

7Che diremo dunque? La legge è peccato? No, certamente. Ma io non ho conosciuto il peccato se non per mezzo della legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non desiderare. 8Ma il peccato, presa l’occasione da quel comandamento, fe’ nascere in me ogni sorta di concupiscenza; mentre senza la legge il peccato non esisteva. 9Io poi una volta vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, ebbe vita il peccato, 10ed io morii, ed il comandamento che doveva darmi la vita mi risultò cagione di morte. 11Perché il peccato, presa l’occasione dal comandamento, mi sedusse, e per mezzo di esso mi dié la morte. 12È santa dunque la legge, e santo e giusto e buono il comandamento.
13Una cosa buona m’è dunque divenuta causa di morte? Non può essere. Ma il peccato, per apparire peccato, mi ha data la morte per mezzo d’una cosa buona, in modo da mostrarsi estremamente colpevole attraverso il precetto.


Impotenza della legge nella lotta tra la carne a to spirito

[14]Noi sappiamo difatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto e soggetto al peccato. [15]Io non so quello che faccio: non fo il bene che voglio, ma il male che odio. [16]Or se faccio quel che non voglio, riconosco che la legge è buona; 17però in questo caso non sono io che opero, ma il peccato che abita in me.
18Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: è in me certamente la volontà di fare il bene, ma non trovo la via di compierlo, 19poiché, non il bene che voglio io fo, ma il male che non voglio quello io faccio. 20Or se io fo quello che non voglio, non son più io che lo faccio, ma il peccato che abita in me.
2lIo trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male mi è già a lato. 22Infatti, mi diletto nella legge di Dio, secondo l’’uomo interiore; 23ma vedo nelle mie membra un’altra legge che si oppone alla legge della mia mente, e mi fa schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra. [24]Oh, me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 25La grazia di Dio per Gesù Cristo Signor nostro. Dunque io stesso colla mente servo alla legge di Dio, colla carne invece alla legge del peccato.


Capo VIII.


Quarto frutto della giustificazione:
lo stato felice del giustificato.
Santificazione per lo Spirito Santo e suoi effetti

[1]Non v’è dunque or alcuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù che non  camminano secondo la carne. [2]Infatti, la legge dello spirito di vita m’ha per Gesù Cristo liberato dalla legge del peccato e della morte. 3Perché ciò che era impossibile alla legge, resa impotente dalla carne, Dio l’ha fatto mandando il Figlio suo in una carne simile a quella del peccato: col peccato abolì il peccato nella carne, 4affinché la giustizia della legge si adempisse in noi che non camminiamo secondo la carne, ma secondo lo spirito.[5]Quelli infatti che vivono secondo la carne gustano le cose della carne; ma quelli che vivono secondo lo spirito gustano le cose dello spirito. [6]Or la saggezza della carne è morte; la saggezza dello spirito è vita e pace, [7]perché la sapienza della carne è  nemica di Dio, non essendo soggetta né potendosi assoggettare alla legge di Dio: 8quindi quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio. 9Ma voi non vivete più secondo la carne, ma secondo lo spirito, se lo spirito di Dio abita in voi. Che se uno non ha lo spirito di Cristo, egli non è dei suoi. 10Se poi Cristo è in voi, il corpo certamente è morto a causa del peccato, ma lo spirito vive a cagione della giustizia. 11Che se lo spirito di Colui che risuscitò Gesù da morte abita in voi, chi risuscitò Gesù Cristo da morte renderà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Ragioni per sperare la gloria futura

[12]Così dunque, fratelli, noi non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne. 13Se quindi vivrete secondo la carne, morrete; se invece collo spirito darete morte alle azioni della carne, vivrete, 14essendo, tutti quelli che son mossi dallo spirito di Dio, figli di Dio. 15Difatti, voi non avete ricevuto lo spirito di servitù per nuovo timore, ma avete ricevuto lo spirito di adozione in figli, pel quale gridiamo: Abba (Padre).16Questo stesso Spirito attesta allo spirito nostro che noi siamo figli di Dio. [17]E se figlioli, siamo anche eredi: eredi di Dio e coeredi di Cristo, se però soffriamo con lui da essere con lui  glorificati.
18Io tengo per certo che i patimenti del tempo presente non sono da paragonarsi alla futura gloria che sarà manifestata in noi. 19Difatti, la creazione sta ansiosamente aspettando la rivelazione dei figli di Dio.

Desiderio della creazione e nostro

[20]Poiché la creazione è stata assoggettata alla vanità, non per sua volontà, ma di Colui che l’assoggettò colla speranza 21che essa pure sia liberata dalla servitù della corruzione, per aver parte alla libertà gloriosa dei figli di Dio. [22]E noi sappiamo che fino ad ora tutte insieme le creature sospirano e son nei dolori del parto. 23E non esse soltanto, ma anche noi che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi sospiriamo dentro di noi stessi aspettando l’adozione dei figli di Dio, la redenzione del nostro corpo, 24essendo noi salvati in speranza. Ma vedere quel che si spera non è più sperare. E come sperare quel che già si vede? 25Or se noi speriamo quel che non si vede, aspettiamolo con pazienza.

Desiderio e preghiera dello Spirito Santo

[26]Nello stesso modo anche lo Spirito sostiene la nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare come si deve; ma lo stesso Spirito chiede per noi con gemiti ineffabili; 27e Colui che scruta i cuori conosce quel che brami lo Spirito e come egli interceda secondo Dio per i santi.

Amore di Dio per gli eletti

[28]Noi sappiamo che tutte le cose tornano a bene di chi ama Dio, di coloro che secondo il disegno son chiamati ad esser santi. [29]Perché quelli che ha preveduti, li ha pur predestinati ad esser conformi all’imagine del suo Figliolo, affinché questi sia il primogenito tra molti fratelli. 30E quelli che ha predestinati li ha anche chiamati; e quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; e quelli che ha giustificati li ha anche glorificati.

Possiamo sicuramente sperare la gloria futura

31Che diremo adunque dopo tali cose? Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? 32Colui che non ha risparmiato nemmeno il proprio Figliolo, ma l’ha dato a morte per noi tutti, come potrà non donarci con lui tutte le cose? 33Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio li giustifica. 34Chi potrà condannarli? Gesù Cristo, che è morto, anzi risuscitato, e siede alla destra di Dio, egli intercede per noi. 35Chi potrà separarci dall’amore di Cristo? La tribolazione forse, o l’angoscia, la fame, la nudità, il pericolo, la persecuzione, la spada? 36(Come sta scritto: Per te noi siamo ogni giorno messi a morte, siamo considerati come pecore da macello). 37Ma di queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di Colui che ci ha amati. 38Io poi sono sicuro che né la morte, né la vita, né gli Angeli, né i principati, né le virtù, né le cose presenti, né le future, né la potenza, 39né l’altezza, né la profondità, né altra cosa creata potrà separarci dalla carità di Dio, che è in Gesù Cristo Signor nostro.


Capo IX.


Dolore di S. Paolo per la riprovazione d’Israele

[1]Dico la verità in Cristo, non mentisco e me lo attesta la mia coscienza per lo Spirito Santo: 2ho una grande tristezza, un continuo dolore nel mio cuore, 3(tale) che vorrei essere io stesso separato da Cristo pei miei fratelli che sono del sangue mio secondo la carne, 4gli Israeliti, ai quali appartengono l’adozione in figli, la gloria, l’alleanza, la legge, il culto, le promesse, 5i patriarchi, e dai quali è, secondo la carne, il Cristo, che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli. Così sia.

La salvezza non dipende dalla discendenza, ma è dono di Dio

6Non già che sia venuta meno la parola di Dio, perché non tutti quelli che vengono da Israele sono Israeliti; ‘né i nati dalla stirpe di Abramo son tutti figlioli; ma «in Isacco sarà la tua discendenza». 8Quindi non i figli della carne sono figli di Dio; ma i figli della promessa sono contati come discendenti. 9Le parole della promessa infatti erano queste: Verso questo tempo io tornerò, e Sara avrà un figlio. 10E non soltanto a Sara, ma avvenne così anche a Rebecca, la quale da una sola unione con Isacco, padre nostro, concepì due gemelli.11Or non essendo questi ancor nati e non avendo fatto nulla di bene o di male (affinché il disegno di Dio rimanesse secondo la elezione), 12non dipendente dalle opere, ma da Colui che chiama, fu detto a Rebecca:13Il maggiore servirà al minore, secondo sta scritto: Ho amato Giacobbe ed ho odiato Esaù.

Dio non è ingiusto a salvare chi vuole

[14]Che diremo adunque? V’è l’ingiustizia in Dio? Giammai! 15Perché egli dice a Mosè: Avrò misericordia di colui al quale mi piacerà usar misericordia, e avrò compassione di colui con il quale vorrò essere compassionevole. 16Quindi non dipende da chi vuole, né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia. 17Dice infatti la Scrittura a Faraone: Io t’ho suscitato apposta per mostrare in te la mia potenza e perché il mio nome sia celebrato su tutta la terra. 18Egli dunque usa misericordia a chi vuole, e indura chi vuole. [19]Tu mi dirai: E di che ora si lamenta? Chi mai può opporsi ai suoi voleri? 20O uomo, chi sei tu da contendere con Dio? Dirà forse il vaso d’argilla al vasaio: Perché mi hai fatto così? 21Il vasaio non è egli padrone dell’argilla da poter fare della medesima quantità un vaso per uso onorato, come un vaso per uso vile?
22E che (c’è da ripetere) se Dio volendo mostrare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con molta pazienza vasi d’ira già pronti alla perdizione, 23per far conoscere le ricchezze della sua gloria in favore dei vasi di misericordia che egli aveva già preparati per la sua gloria, 24(in favore di noi) che egli ha chiamati non solo dai Giudei, ma anche dai Gentili?

La riprovazione dei giudei e la vocazione dei gentili era stata predetta

[25]Come dice in Osea: Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo, e diletta quella che non era amata, e pervenuta a misericordia quella che non aveva conseguito misericordia. 26E dove loro fu detto: Voi non siete il mio popolo, quivi saran chiamati figli del Dio vivente. 27Isaia poi esclama sopra Israele: Anche se il numero dei figli d’Israele fosse come la rena del mare, soltanto gli avanzi saranno salvati; 28perché Dio compirà e affretterà con equità ciò che ha detto, e sarà di poche parole sulla terra. 29E come pure predisse Isaia: Se il Signore degli eserciti non avesse di noi lasciata semenza, saremmo divenuti come Sodoma e saremmo stati simili a Gomorra.

La colpa d’Israele

[30]Che diremo dunque? Che i Gentili, i quali non cercavano la giustizia, hanno  abbracciata la giustizia, quella giustizia che viene dalla fede; 31mentre Israele, che seguiva la legge della giustizia, non ha raggiunto la legge della giustizia. 32E perché? Perché (la cercò) non nella fede, ma come venisse dalle opere: e così urtò nella pietra d’inciampo, 33secondo quello che è scritto: Ecco io pongo in Sion una pietra d’inciampo, una pietra di scandalo; ma chi crede in lui non resterà confuso.


Capo X.


Amore di Paolo per i Giudei

[1]Fratelli, il voto del mio cuore e la preghiera che fo a Dio per essi è che sian salvati; 2perché, rendo loro questa testimonianza, hanno lo zelo di Dio, ma non secondo la cognizione del vero: 3infatti, ignorando la giustizia di Dio e cercando di stabilire la propria, non si sono sottomessi alla giustizia di Dio; 4perché fine della legge è Cristo, per dare la giustizia ad ogni credente.

I Giudei non han riconosciuto Cristo fine della legge

[5]Mosè infatti dice della giustizia che vien dalla legge: «Chi l’avrà adempita, vivrà per essa». 6Ma della giustizia che vien dalla fede dice: «Non dire in cuor tuo: Chi salirà in cielo?» sarebbe a dire per farne discendere il Cristo; 7«Chi scenderà nell’abisso?» viene a dire per risuscitare il Cristo da morte. 8Ma che dice la Scrittura? «Tu hai presso di te la parola nella tua bocca e nel tuo cuore»: questa è la parola della fede che noi predichiamo.

I Giudei han rigettata la fede, unica via di salvezza

9Se tu quindi colla tua bocca confesserai il Signore Gesù, e crederai in cuor tuo che Dio l’ha risuscitato da morte, sarai salvo; 10perché credendo di cuore si perviene alla giustizia, e la confessione della bocca mena alla salute. 11Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui, non sarà confuso. 12Non c’è dunque distinzione fra Giudeo e Greco, perché lo stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l’invocano: 13infatti «chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvo».

L’ignoranza dei Giudei è senza scusa

14Ma come invocheranno uno in cui non hanno creduto? E come crederanno in uno di cui non hanno sentito parlare? Come poi ne sentiranno parlare, senza chi predichi? 15E come predicheranno se non sono mandati? Come sta scritto: Quanto son belli i piedi di coloro che evangelizzano la pace, che evangelizzano il bene!16Ma non tutti obbediscono al,Vangelo. Isaia infatti dice: Signore, chi ha creduto a ciò che ha da noi udito?17La fede vien dunque da ciò che è udito, e si ode per la parola di Cristo. 18Ma domando: Non han forse udito? Eppure: Per tutta la terra ha risuonato la loro voce, e le
loro parole son giunte fino agli estremi confini della terra. 19Ma chiedo ancora: Forse Israele non ne seppe nulla? Mosè pel primo dice: Ecciterò la vostra gelosia contro una nazione, che non è nazione, provocherò il vostro sdegno contro una nazione stolta. 20Isaia poi ha l’audacia di dire: Mi han trovato quelli che non mi cercavano, mi son presentato a coloro che non chiedevano di me. 21Ad Israele poi dice: Tutto il giorno stesi le mie mani verso un popolo incredulo e ribelle.


Capo XI.


La riprovazione d’Israele sarà parziale

[1]Io dico adunque: Forse che Dio ha rigettato il suo popolo? Non sia mai! Perché anch’io sono Israelita della progenie d’Abramo, della tribù di Beniamino. 2Dio non ha rigettato quel suo popolo che ha preconosciuto. Non sapete quello che narra la Scrittura nella storia d’Elia? Come egli sollecita Dio contro Israele, dicendo:3Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, han distrutto i tuoi altari; io son rimasto solo, e voglion togliermi la vita? 4Ma che gli rispose la voce divina? «Mi son riservato settemila uomini che non han piegato il ginocchio dinanzi a Baal». 5Nello stesso modo anche ora son salvati i resti, secondo l’elezione della grazia. 6Or se è per la grazia, non è dunque per le opere; altrimenti la grazia non è più grazia. 7Che è dunque successo? Che Israele non ha conseguito quel che cercava; ma l’ha conseguito la parte eletta, mentre gli altri sono stati accecati, 8secondo quello che sta scritto: Dio diede loro lo spirito di stordimento, occhi da non vedere, orecchi da non sentire fino a questo giorno. 9E David dice: La loro mensa diventi per essi un laccio, una rete, un inciampo e una giusta punizione. 10I loro occhi siano offuscati da non vedere, tieni il loro dorso sempre curvato.

La riprovazione d’Israele ha servito alla salute dei gentili

11Io dunque domando: Hanno essi così inciampato per cadere per sempre? Non sia mai! Ma pel loro delitto la salvezza è giunta ai Gentili in maniera da suscitare la gelosia d’Israele. 12Or se il loro delitto è la ricchezza del mondo, e la loro scarsezza è la ricchezza delle nazioni, quanto più la loro pienezza? 13Lo dico a voi nati Gentili, che io, in quanto Apostolo dei Gentili, mi sforzo di fare onore al mio ministero 14per eccitare, se è possibile, ad emulazione il mio sangue, e per salvarne qualcuno. 15Che se la loro reiezione è la riconciliazione del mondo, che sarà la loro ammissione se non una risurrezione da morte? 16E se le primizie sono sante, santa è pure la massa, e se la radice è santa, sono santi anche i rami. 17Or se alcuni dei rami sono stati tagliati, e tu, o olivo selvatico, sei stato innestato nel loro posto e sei divenuto partecipe della radice e del succo dell’olivo, 18non ti vantare contro i rami; se ti vanti, (sappi) che non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te. 19Tu però dirai: Quei rami furon tagliati, perché fossi innestato io. 20Va bene: essi sono stati tagliati a causa dell’incredulità, e tu stai saldo mediante la fede; non t’insuperbire, ma temi 21che Dio, se non ha perdonato ai rami naturali, non perdoni neppure a te. 22Considera adunque la bontà e la severità di Dio: la severità verso di quelli che son caduti, la bontà di Dio verso di te se ti atterrai alla bontà; altrimenti, sarai anche tu reciso. 23Essi pure se non si ostinano nella loro incredulità, saranno innestati, essendo Dio potente da innestarli di nuovo. 24Infatti, se tu, tagliato dall’olivo di natura sua selvatico, sei stato, contro la tua natura, innestato al buon olivo, quanto più i rami naturali saranno innestati sul loro proprio olivo!

Alla fine anche Israele sarà salvo

[25]Affinché dentro di voi non vi stimiate sapienti, non voglio che ignoriate, o fratelli, questo mistero: l’accecamento prodottosi in una parte d’Israele durerà finché non sia entrata la totalità dei Gentili. 26E così Israele sarà salvato, conforme sta scritto: Da Sion verrà il Liberatore che toglierà l’empietà da Giacobbe, 27e questa sarà la mia alleanza con essi, quando avrò tolti i loro peccati.
28Veramente, riguardo al Vangelo, son nemici a causa di voi, ma riguardo all’elezione sono carissimi a causa dei loro padri; 29perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimenti. 30E come voi in passato non avete creduto a Dio ed ora avete ottenuto misericordia per la loro incredulità, 31così anch’essi non hanno creduto per la misericordia fatta a voi; ma per ottenere anche loro misericordia. 32Infatti, Dio coinvolse tutti nell’incredulità per usare a tutti misericordia.

Inno alla divina sapienza

33O profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono incomprensibili i suoi giudizi ed imperscrutabili le sue vie! 34Chi ha conosciuto il pensiero del Signore? E chi gli è stato consigliere?35Chi gli ha dato per il primo, per averne da ricevere il contraccambio?
36Da lui e per lui e in lui son tutte le cose. A lui gloria nei secoli. Così sia.


Capo XII.


Doveri verso Dio

[1]Io vi esorto dunque, o fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi in sacrifizio vivente, santo, gradito a Dio, il ragionevole vostro culto. 2E non vogliate conformarvi al presente secolo; ma riformate voi stessi col rinnovamento del vostro spirito, per distinguere quale sia la volontà di Dio, buona, gradita e perfetta.

Doveri verso il corpo sociale

3In virtù della grazia che m’è stata data, io dico a ciascuno di voi di non voler sapere più del necessario, ma tanto che basti, secondo la misura di fede che Dio ha distribuito a ciascuno. 4Infatti, come in un sol corpo noi abbiamo molte membra, e non tutte le membra hanno la medesima funzione, 5così noi, sebben molti, formiamo un unico corpo in Cristo e individualmente siamo uno membro dell’altro. 6Avendo noi dei doni differenti secondo la grazia che ci è stata donata; chi ha la profezia (l’eserciti) secondo la regola della fede;7chi il ministero, amministri; chi l’insegnamento, insegni; 8chi ha l’esortazione, esorti; chi distribuisce (lo faccia) con semplicità; chi presiede, con sollecitudine; chi fa opere di misericordia, con ilarità.

Come devono amare i cristiani

9La vostra carità non sia finta. Odiate il male; affezionatevi al bene. 10Amatevi scambievolmente con amore fraterno, prevenendovi gli uni gli altri nel rendervi onore. 11Non pigri nello zelo, ferventi nello spirito, servite al Signore. 12Siate allegri per la speranza, pazienti nella tribolazione, assidui nella preghiera.
13Provvedete ai bisogni dei santi; praticate l’ospitalità. 14Benedite quelli che vi perseguitano: benedite e non vogliate maledire. 15Rallegratevi con chi gioisce; piangete con chi piange, l’avendo gli stessi sentimenti l’uno per l’altro. Non aspirate alle cose alte, ma adattatevi alle umili, e non vi stimate saggi da voi stessi.17Non rendete ad alcuno male per male, a cercate di fare il bene non soltanto davanti a Dio, ma anche davanti a tutti gli uomini.
18Se è possibile, per quanto è da voi, vivete in pace con tutti. 19Non vi vendicate da voi stessi, o carissimi, ma lasciate fare, all’ira (divina); perché sta scritto: A me la vendetta; io farò giustizia, dice il Signore. 20Se pertanto il tuo nemico ha fame, dàgli da mangiare; se ha sete, dàgli da bere; e tu, così facendo, ammasserai carboni ardenti copra la sua testa. 21Non ti lasciar vincere dal male ma vinci col bene il male.


Capo XIII.


Doveri verso l’autorità

[1]Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori, perché non v’è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono istituite da Dio; 2e quindi chi si oppone alle autorità si oppone all’ordine di Dio, e chi si ribella si attirerà la condanna; 3infatti i magistrati non son da temere per le opere buone, ma per le malvagie. Vuoi tu non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene, e da essa ne avrai lode, 4essendo l’autorità ministra di Dio per il tuo bene. Se poi fai del male, temi, perché non porta invano la spada, quale ministra di Dio vendicatrice, che punisce i malfattori. 5È necessario dunque esser sottomessi, non solo per timore del castigo, ma anche per obbligo di coscienza. 6Per questa ragione voi pagate i tributi, perché i magistrati sono ministri di Dio e continuamente occupati nel loro ufficio. 7Rendete dunque a ciascuno ciò che gli dovete: a chi l’imposta, l’imposta; a chi il tributo, il tributo; a chi il rispetto, il rispetto; a chi l’onore, l’onore.

L’amore è il compendio della legge

8Non vi resti con nessuno che il debito dello scambievole amore; perché chi ama il prossimo ha adempito la legge. 9Difatti, «non commettere adulterio; non ammazzare, non rubare, non dire il falso testimonio; non desiderare» e qualunque altro comandamento che ci possa essere, si riassume in questa parola: «Amerai il prossimo tuo come te stesso». 10L’amore non fa alcun male al prossimo: è dunque l’amore il compimento della legge.

Esortazione alla vita cristiana

11E ciò dovete farlo riflettendo al tempo in cui siamo, essendo già l’ora di svegliarsi dal sonno; perché la nostra salvezza è più vicina ora di quanto credemmo. 12La notte è inoltrata e il giorno si avvicina: gettiam dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13Viviamo onestamente, come di giorno; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e nell’impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; 14ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo, senza aver tanta cura della carne da svegliarne le concupiscenze.


Capo XIV.


I cristiani non devono gli uni condannare gli altri

[1]In quanto a colui che è debole nella fede, accoglietelo senza discuterne le opinioni. 2Altri crede di poter mangiare qualunque cosa; chi è debole mangi pure degli erbaggi. 3Ma chi mangia non disprezzi colui che non mangia, e chi non mangia non condanni colui che mangia, perché Dio l’ha fatto suo.
4E chi sei tu da condannare il servo altrui? O che egli stia ritto o cada, è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli starà in piedi perché Dio ha la potenza di sostenerlo. 5Uno distingue tra giorno e giorno, un altro li fa tutti uguali: ognuno segua la sua coscienza. 6Chi distingue i giorni, li distingue per amore del Signore; e chi mangia, lo fa per amore del Signore; infatti rende grazie a Dio. Ed anche chi non mangia, non mangia, per amore del Signore e rende grazie a Dio. 7Poiché nessuno di noi vive per se medesimo, né per se stesso muore; 8ma se viviamo, viviamo pel Signore, e se moriamo, moriamo pel Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore; 9perché Cristo è morto e risuscitato per essere Signore dei vivi e dei morti. 10Ma tu perché giudichi il tuo fratello? O perché tu disprezzi il tuo fratello? Tutti invece compariremo davanti al tribunale di Cristo. 11Sta scritto infatti: «Io sono il vivente, dice il Signore, e davanti a me si piegherà ogni ginocchio, ed ogni lingua darà gloria a Dio». 12Così adunque ognuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.

Bisogna guardarsi dallo scandalizzare i deboli

13Cessiamo adunque dal giudicarci a vicenda; ma guardiamo invece di non mettere inciampo o scandalo sulla via del fratello. 14Io so e son persuaso nel Signore Gesù che nulla è in se stesso impuro; ma per colui che stima impura una cosa, essa per lui diventa impura. 15Or se per un cibo fai rattristare il tuo fratello, tu non cammini più secondo la carità. Non rovinare col tuo cibo uno per il quale Cristo è morto. 16Non sia dunque bestemmiato il nostro bene. 17Perché il regno di Dio non consiste nel mangiare e nel bere, ma è giustizia e pace e gaudio nello Spirito Santo. 18Chi serve Cristo in questa maniera piace a Dio ed è approvato dagli uomini. 19Cerchiamo dunque ciò che giova alla pace, e pratichiamo ciò che serve alla mutua edificazione.
20Non voler per un cibo distruggere l’opera di Dio. Certamente tutte le cose sono pure, ma fa male un uomo che mangia scandalizzando. 21Bene è non mangiar carne e non bere vino, né fare alcuna cosa che sia per il tuo fratello occasione di caduta o di scandalo o di debolezza. 22Tu hai una convinzione? Tientela per te dinanzi a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che sceglie. 23Ma chi fa distinzione, se mangia, è condannato, perché non agisce secondo coscienza. Tutto ciò che non è secondo la coscienza è peccato.


Capo XV.


Come Cristo dobbiamo aiutare e accogliere i deboli

[1]Or noi più forti dobbiamo sostenere la fiacchezza dei deboli e non compiacerci di noi stessi, 2ma ciascuno si renda gradito al prossimo nel bene per edificarlo; 3perché Cristo non cercò la propria soddisfazione, ma, come sta scritto: Gl’improperi di coloro che ti oltraggiano sono caduti sopra di me. 4Or tutto quello che è stato scritto, per nostro ammaestramento è stato scritto, affinché mediante la pazienza e la consolazione donata dalle Scritture conserviamo la speranza.
5Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda d’aver il medesimo sentimento secondo Gesù Cristo;6affinché d’un sol cuore, con una sola voce glorifichiate Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo.7Accoglietevi dunque gli uni gli altri come Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio. 8Dico infatti che Gesù Cristo è stato ministro dei circoncisi per dimostrare la veracità di Dio e adempire le promesse fatte ai padri.9I Gentili invece glorificano Dio a causa della sua misericordia, come sta scritto: Per questo ti loderò tra i Gentili, o Signore, e canterò al tuo nome. 10Dice ancora: Rallegratevi, o Gentili, col suo popolo. 11E ancora: Gentili, lodate tutti il Signore; o popoli tutti, celebratelo.
12E anche Isaia dice: Apparirà la radice di Iesse, Colui che sorgerà a governare i Gentili; in lui i Gentili spereranno.
13Il Dio della speranza vi ricolmi adunque di tutta la gioia e di tutta la pace che è nella fede, affinché abbondiate nella speranza e nella virtù dello Spirito Santo.

S. Paolo si scusa d’aver scritto ad una chiesa da lui non fondata

14Io però son persuaso, o fratelli, che da voi siete pieni di carità, colmi d’ogni sapere, capaci di ammonirvi a vicenda. 15Ma vi ho scritto un po’ arditamente come per ravvivare i vostri ricordi, e per la grazia che Dio mi ha fatta 16d’esser ministro di Gesù Cristo fra i Gentili, consacrato al servizio del Vangelo di Dio, affinché l’offerta dei Gentili sia gradita e santificata dallo Spirito Santo. 17Ho dunque di che gloriarmi di Cristo Gesù davanti a Dio; 18perché oserei dire non esservi cosa la quale Cristo non abbia fatta per mezzo mio a fine di condurre i Gentili all’ubbidienza, colla parola e coi fatti; 19colla potenza dei miracoli e dei prodigi, colla virtù dello Spirito Santo. Tant’è vero che da Gerusalemme e dai paesi circostanti fino all’Illiria tutto ho ripieno del Vangelo di Cristo, 20studiandomi di predicare questo Vangelo dove Cristo non era stato ancora nominato, per non fabbricare sopra il fondamento posto da altri; ma secondo quanto sta scritto: 21Quelli ai quali nulla era stato detto di lui lo vedranno, e quelli che non ne han sentito parlare lo conosceranno.

Espone come intende di passare da Roma

22È stato questo che mi ha parecchie volte impedito di venire da voi a sono stato impedito fino ad oggi. 23Ma ora, non avendo più nulla che mi trattenga in queste contrade, e avendo da molti anni il desiderio di venire da voi, 24spero di vedervi quando passerò per andare in Spagna, ove sarò da voi accompagnato dopo essermi in parte saziato di voi. 25Ora invece vado a Gerusalemme a portare dei soccorsi ai santi, 26avendo la Macedonia a l’Acaia stimato necessario fare una colletta per i poveri che sono tra i santi di Gerusalemme.27L’hanno stimato necessario; e veramente son debitori ad essi. Infatti, se i Gentili sono stati fatti partecipi dei beni spirituali dei Giudei, devono ancor sovvenirli coi beni materiali. 28Quando avrò terminato questo incarico ed avrò consegnata ad essi questa offerta, passando da voi andrò in Spagna; 29e so che, venendo da voi, verrò colla pienezza della benedizione di Cristo. 31Vi scongiuro o fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e per la carità dello Spirito Santo, ad aiutarmi colle vostre orazioni che fate a Dio per me, 31affinché io sia liberato dagli infedeli che sono in Giudea, l’offerta ch’io porto sia gradita dai santi di Gerusalemme, 32e così possa venire, se piace a Dio, con gioia, da voi per riposarmi in vostra compagnia. 33Il Dio della pace sia con voi tutti. Così sia.


Capo XVI.


Raccomandazioni e saluti

1Vi raccomando Febe, nostra sorella, che è diaconessa nella Chiesa di Cencre, 2affinché la riceviate nel Signore, in modo degno dei santi, e l’assistiate in qualunque cosa possa aver bisogno di voi, perché essa pure ha assistiti molti ed anche me.
3Salutate Prisca e Aquila, miei cooperatori in Gesù Cristo, 4i quali hanno esposto la loro testa per salvarmi la vita, ai quali non io solo rendo grazie, ma ancora tutte le chiese dei Gentili.
5(Salutate) anche la chiesa (che si raduna) nella loro casa. Salutate Epeneto, mio diletto, che è stato, per Cristo, la primizia dell’Asia. 6Salutate Maria, che si è molto affaticata per voi. 7Salutate Andronico e Giunio, miei parenti e compagni di prigione, i quali sono illustri fra gli apostoli e furono in Cristo prima di me.8Salutate Ampliato, a me carissimo nel Signore. 9Salutate Urbano, nostro cooperatore in Cristo Gesù, e Stachi, mio diletto. 10Salutate Apelle, che ha dato prova di sé in Cristo. 11Salutate quei di casa d’Aristobulo. Salutate Erodione, mio parente. Salutate quei di casa di Narcisso, che son nel Signore. 12Salutate Trifena a Trifosa, che faticano nel Signore. Salutate la carissima Perside, che ha molto faticato nel Signore. 13Salutate Rufo, eletto nel Signore, e la sua e mia madre. 14Salutate Asincrito, Flegonte, Erma, Patroba, Erme e i fratelli che son con essi. 15Salutate Filologo e Giulia e Nereo, e la sua sorella, e Olimpiade e tutti i santi che sono con essi. 16Salutatevi scambievolmente col bacio santo. Vi salutano tutte le chiese di Cristo.
17Ora vi esorto, o fratelli, a tener d’occhio quelli che sono causa di dissensioni e di scandali e s’allontanano dall’insegnamento che avete ricevuto. Allontanatevi da loro, 16perché è gente che non serve a Cristo Signor nostro, ma al proprio ventre e con melate parole e adulazioni seducono i cuori dei semplici. 19Del resto la vostra obbedienza è nota a tutto il mondo, e me ne rallegro per voi; ma bramo che siate prudenti nel bene e semplici nel male. 20Il Dio della pace schiaccerà ben presto Satana sotto i vostri piedi. La grazia del nostro Signor Gesù Cristo sia con voi.
21Vi saluta Timoteo, mio cooperatore, e Lucio e Giasone, e Sosipatro, miei parenti. 22Vi saluto nel Signore io, Terzo, che ho scritto la lettera. 23Vi saluta Caio, mio albergatore, e tutta la chiesa. Vi saluta Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. 24La grazia del Signore Gesù Cristo con tutti voi. Così sia.

Dossologia

25A Colui che è potente per rendervi costanti nel mio Vangelo e nella predicazione di Gesù Cristo ‑ secondo la rivelazione del mistero che fu taciuto per secoli eterni; 26ma che ora è stato svelato e notificato a tutte le genti per mezzo delle Scritture e dei profeti, secondo l’ordine dell’eterno Dio, per trarle all’obbedienza della fede ‑ 27a Dio solo, sapiente, onore e gloria per Gesù Cristo nei secoli dei secoli. Così sia.


AMDG et BVM