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mercoledì 23 dicembre 2015

Come ogni genitore


6 ottobre 2012 – La Luce di Dio è presente in ciascuno di voi

Mia amata figlia prediletta, per amare Me veramente dovete vedere gli altri attraverso i Miei occhi.

Quando guardate un’altra persona, guardatela attentamente e provate a vedere la Mia presenza, poiché Io sono presente in tutte le anime, anche in quelle oscure.

Io sono li. Guardate e vedrete Me. Questa è una delle più straordinarie Grazie data ad ognuno dei Suoi figli dal Mio Eterno Padre.

La Luce di Dio è presente in ognuno di voi.

Questo è l’amore e ogni anima ha la capacità di amare.

Quando guardate gli altri attraverso i Miei Occhi, provate amore e questo colpisce la vostra anima in un modo che non potete ignorare. Questo è vero amore, ma non è possibile vederlo né toccarlo. Sarà anche difficile da spiegare agli altri, eppure c’è.

Se tutti i figli di Dio potessero onorare la presenza Divina del Padre Mio nel mondo, nei Suoi figli, la pace regnerebbe sulla terra. Cercate l’amore e lo troverete.

Prendete tempo per riflettere su quello che vi dico ora. La Luce dell’Amore di Dio è come una stella splendente presente in ogni anima. In alcune essa brilla e voi potete sentire l’amore di questa persona che vi circonda. In altri, essa c’è, ma è un barlume, difficile da trovare, ma c’è comunque.

Quando vi guardate l’un con l’altro, pensate in questo modo. Dio ha creato ognuno di voi.

Siete fratelli e sorelle ai Suoi Occhi. Egli prova tanta gioia quando vede che i Suoi figli dimostrano amore e rispetto l’uno per l’altro.

Quando invece combattono tra di loro, causando disagio e sofferenza agli altri, Egli prova un dolore terribile. Come ogni genitore, Lo ferisce vedere che i Suoi figli non condividono il Suo amore, l’amore dal quale sono stati creati. 

Ricordatevi anche che quando ferite un altro, ferite anche Mio Padre. Egli sente il dolore che voi infliggete ai Suoi figli.

Pensate due volte la prossima volta che giudicate un altro con durezza o mostrate odio verso di lui.

Questi modi di agire dispiacciono a Mio Padre.

Se qualcuno vi offende, pregate per lui. Poiché quando c’è incomprensione e mancanza di amore tra due persone, ciò è causato dagli spiriti maligni.

Innalzatevi al di sopra di queste tentazioni. Amate gli altri. 

Trattateli con rispetto. Guardateli come con gli Occhi di Dio. 
Così troverete l’amore. Troverete più facile vivere cogli altri e
accettare i loro difetti. 


"Vieni, Spirito Santo, vieni, 
per mezzo della potente intercessione 
del  Cuore Immacolato di Maria
Tua Sposa amatissima"



  

martedì 27 maggio 2014

439- Aurea impara a fare la volontà di Dio: «Allora… benedicimi e sia fatta la volontà del Signore… >>


439. 
Maria Ss. riferisce sulla missione compiuta a Tiberiade. 

È molto stanca la Vergine quando rimette piede nella sua casetta. Ma è molto felice. E cerca subito del suo 
Gesù che ancora lavora, alle ultime luci del giorno che muore, intorno alla porta del forno che sta rimettendo 
a posto. Le ha aperto Simone il quale, dopo il saluto, si ritira prudente nello stanzone-laboratorio. Tommaso 
non lo vedo. Forse è fuori casa. 
Gesù posa i suoi attrezzi, appena vede la Madre, e va a Lei pulendosi le mani unte (sta rendendo scorrevoli i 
gangheri e i chiavistelli con dell’olio) nel suo grembiule da lavoro. Il loro reciproco sorriso pare far luminoso 
l’orto in cui decresce la luce. 
«La pace a te, Mamma ». 
«La pace a Te, Figlio ». 
«Come sei stanca! Non hai riposato… ». 
«Da un alba a un tramonto in casa di Giuseppe. Ma senza questi grandi calori sarei ripartita subito per venirti 
a dire che Aurea è tua ». 
«Sì?! ». il viso di Gesù si ringiovanisce persino nella sorpresa gioiosa. Sembra un volto poco più che 
ventenne, e nella gioia, perdendo quella gravità che generalmente è sul suo volto e nei suoi atti, viene ad 
assomigliare ancor più alla madre, sempre così serenamente fanciulla nelle movenze e nell’aspetto. 
«Sì, Gesù. E senza alcuna fatica ho ottenuto questo. La dama aderì subito. Si è commossa riconoscendo che lei, e con lei le sue amiche, sono troppo corrotte per educare una creatura a Dio. Un riconoscimento così umile, così schietto, vero! Non è facile trovare chi, senza esserne forzato, riconosca di essere difettoso ». 
«Sì, non è facile. Molti in Israele non lo sanno fare. Sono delle anime sepolte sotto una crosta di lordura. Ma 
quando la lordura cadrà… ». 
«Avverrà, Figlio? ». 
«Ne sono sicuro. Tendono istintivamente al Bene. Finiranno con l’aderirvi. Che ti ha detto? ». 
«Oh! poche parole… Ci siamo subito intese. Ma sarà bene avere subito Aurea. Le voglio dire io questa cosa, se Tu vuoi, però, Figlio mio ». 
«Sì, Mamma. Manderemo Simone », e chiama forte lo Zelote che viene subito. 
«Simone, và da Simone d’Alfeo e dì che mia Madre è tornata, poi vieni con la fanciulla e con Toma, che 
certo è là per finire quel lavoretto di cui lo ha pregato Salome ». 
Simone si inchina e va subito. 
«Racconta, Mamma… Il tuo viaggio… il tuo colloquio… Povera Mamma, come sei stanca per causa mia! ». 
«Oh! no, Gesù! Nessuna stanchezza quando Tu sei felice… », e Maria racconta il suo viaggio e le paure di 
Maria d’Alfeo, la sosta in casa del barcaiolo, l’incontro con Valeria, terminando: «Ho preferito vederla a 
quell’ora, posto che il Cielo lo permetteva. Più libera lei, più libera io, e Maria Cleofe consolata più presto, 
perché di essere due donne sole per Tiberiade aveva un terrore che soltanto l’amore per Te, il pensiero di 
servirti, poteva vincere… », e Maria sorride ricordando le ansie della cognata… 


E sorride Gesù dicendo: «Poveretta! È la vera donna d’Israele, l’antica donna, riservata, tutta casa, la donna 

forte secondo i Proverbi. (La donna, lodata in Proverbi 31, 10-31, è “forte” nella traduzione letterale della 
volgata, “perfetta” in quella della neo-volgata). Ma nella nuova Religione la donna non sarà soltanto forte 
nella casa… Molte saranno quelle che supereranno Giuditta e Giaele, essendo eroiche in sé, con eroismo da 
madri di Maccabei… E lo sarà anche Maria nostra. Ma per ora… è ancora così… Hai visto Giovanna? ». 
Maria non sorride più. Forse teme un’altra domanda su Giuda. E risponde svelta: «Non ho voluto imporre 
nuove ansie a Maria. Ci siamo chiuse in casa fino a metà fra nona e sera, riposando, e poi siamo partite… Ho pensato che presto la vedremo, sul lago… ». 
«Hai fatto bene. Mi hai dato la prova del sentimento delle romane verso di Me. Se Giovanna fosse 
intervenuta si sarebbe potuto pensare che cedevano all’amica. Ora attenderemo sino a sabato e, se Mirta non viene, andremo noi con Aurea ». 
«Figlio, io vorrei rimanere… ». 
«Sei stanca molto, lo vedo ». 
«No, non per questo… Penso che Giuda potrebbe venire qui… Come è bene che a Cafarnao sia sempre chi lo attende per accoglierlo da amico, anche qui è bene che ci sia chi lo accoglie con amore ». 
«Grazie, Mamma. Tu sola capisci cosa ancora lo può salvare… ». 
Sospirano tutti e due sul discepolo che dà dolore… 


Rientrano Simone e Tommaso con Aurea, che corre verso Maria. Gesù la lascia con la Madre, andando in 

casa con gli apostoli. 
«Tu hai molto pregato, figlia, e il buon Dio ti ha ascoltata… », inizia Maria. 
Ma la fanciulla la interrompe con un grido di gioia: «Resto con te! », e le getta le braccia al collo baciandola. 
Maria ricambia il bacio e, sempre tenendola fra le braccia, dice: «Quando uno fa un grande favore bisogna 
ricambiare, non è vero? ». 
«Oh! sì! E io ricambierò con tanto amore ». 
«Sì, figlia. Ma sopra di me è Dio. È Lui che ti ha fatto questo grande favore, questa grazia senza misura di 
accoglierti fra i membri del suo popolo, di farti discepola del Maestro Salvatore. Io non sono stata che lo 
strumento della grazia, ma la grazia Egli, l’Altissimo, te l’ha concessa. Che darai dunque all’Altissimo per 
dirgli che lo ringrazi? ». 
«Ma… non so… Dimmelo tu, o Madre… ». 
«Amore, questo è certo. Ma l’amore, per essere veramente tale, deve essere unito al sacrificio, perché se una cosa costa ha più valore, non è vero? ». 
«Sì, Madre ». 
«Ecco, allora io direi che tu, con la stessa gioia con cui hai gridato: “Resto con te!”, dovresti gridare: “Sì o 
Signore” quando io, povera serva, ti dirò la volontà del Signore su te ». 
«Dimmela, Madre », dice Aurea facendosi però seria in volto. 
«La volontà di Dio ti affida a due buone madri, a Noemi e a Mirta… ». 
La fanciulla ha grossi lacrimosi che lucono negli occhi chiari, ed essi rotolano poi sul visetto rosato. 
«Sono buone. Sono care a Gesù e a me. Ad una Gesù ha salvato il figlio, (Vedi Vol 4 Cap 248), all’altra io 
glielo ho allattato. (Vedi Vol 6 Cap 365). E che siano buone, lo hai visto… ». 
«Sì… ma io speravo stare con te… ». 
«Figlia, non tutto si può avere! Vedi che io pure non sto col mio Gesù. Ve lo dono, e sto lontana, tanto 
lontana da Lui, mentre Egli va girando per la Palestina a predicare, guarire e salvare le fanciulle… ». 
«È vero… ». 
«Se io lo volessi per me sola, tu non saresti stata salvata… Se io lo volessi per me sola, le vostre anime non 
verrebbero salvate. Pensa quanto è grande il mio sacrificio. Vi do un Figlio perché sia immolato per le vostre anime. Del resto, io e te saremo sempre unite, perché le discepole stanno e staranno sempre unite intorno a Cristo, formando una grande famiglia unita dall’amore per Lui ». 
«È vero. E poi… verrò ancora qui, non è vero? E ci vedremo ancora? ». 
«Certamente. Finché Dio lo vorrà ». 
«E tu pregherai sempre per me… ». 
«E io pregherò sempre per te ». 
«E quando saremo insieme mi istruirai ancora? ». 
«Si, figlia… ». 
«Ah! io volevo divenire come te! Lo potrò mai? Sapere, per essere buona… ». 
«Noemi è madre di un sinagogo e discepolo del Signore. Mirta di un figlio che ha meritato la grazia del 
miracolo ed è discepolo buono. E le due donne sono buone e sapienti, oltre che tanto piene d’amore ». 
«Me lo assicuri? ». 
«Sì, figlia ». 
«Allora… benedicimi e sia fatta la volontà del Signore… come dice l’orazione di Gesù. L’ho tanto detta… È giusto che ora faccia ciò che ho detto, per ottenere di non andare più dai romani… ». 
«Sei una buona fanciulla. E Dio sempre più ti aiuterà. Vieni, andiamo a dire a Gesù che la più giovane 
discepola sa fare la volontà di Dio… », e tenendola per mano Maria rientra con la fanciulla nella casa. 

AVE MARIA!

venerdì 24 gennaio 2014

POESIA di San Bruno


Da un'opera scritta nel 1515: “Vita Beati Brunonis primi institutoris Ordinis Cartusiensis”.

Vi offro, tradotto dal latino, il testo, che appare sublime ma semplice, poiché nell’XI secolo si conoscevano e si veniva attratti dagli autori greco-latini, ma si era ben lontani dal concepire testi classicheggianti e raffinati tipici del Rinascimento.

Dio creò tutti i mortali
per godere della loro gentile compagnia.

Chi sempre a Dio i suoi pensieri invia
sfugge felice ai peggiori mali.

Beato quello che errori sì fatali
piange con pena notte e dì
perché infausta e pazza fantasia
è non pensare che vi sian pene infernali.

Chè se è di fede il morire e l’inferno
chi è così pazzo, chi così sventurato
da non temere il morire e condannarsi?

Se l’uomo deve morir e non è eterno,
viva per vivere, chè il suo bene è misurato
solo in salvarsi o non salvarsi.

Analisi del testo

Iddio  ha creato tutti i mortali nella luce, affinché mediante i loro meriti possano conseguire le supreme gioie del Cielo. Felice di certo è colui che incessantemente tiene la mente rivolta lassù, e, vigilante, si guarda da ogni male! Ma felice altresì chi si pente del peccato commesso, e chi sovente suol piangere la propria colpa. 

Purtroppo gli uomini vivono come se la morte non seguisse la vita, e come se l’inferno fosse una favola vana, Mentre l’esperienza insegna che ogni vita si dissolve con la morte, e la divina Scrittura attesta le pene dell’Erebo! 
Vive del tutto infelice e da insensato chi tali pene non teme; morto, ne patirà l’ardente rogo. I mortali tutti cerchino pertanto di vivere in maniera da non temere la palude dell’inferno.

martedì 29 ottobre 2013

STRAVINCIAMO


SURSUM CORDA! IN ALTO I CUORI!


31 Che diremo dunque in proposito? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? 32 Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? 33 Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. 34 Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? 35 Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? 36 Proprio come sta scritto:

Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo trattati come pecore da macello.
37 Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori (= stravinciamo!per virtù di colui che ci ha amati. 38 Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, 39 né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. (Romani 8)



sabato 5 ottobre 2013

Desidero celebrare la tua gloria.




OTTOBRE
con Santa Faustina
Meditazioni

1. La misericordia creatrice. — O mio Dio, tutto ciò ch'è in me ti adori, mio creatore e mio Signore! Poiché tu sei la felicità in te stesso e non hai bisogno di noi per essere felice, fu la tua misericordia a chiamare all'esistenza le creature, comunicando ad esse qualche cosa dell'intima tua vita, che fa di te un Dio solo in tre Persone. Desidero glorificare la tua misericordia con ogni palpito del mio cuore, parlando della tua pura bontà alle anime e incoraggiandole ad aver fiducia in essa.

2. La misericordia redentrice. — Signore, tu ci doni la tua grazia unicamente perché sei misericordioso. Allorché l'uomo non seppe superare la sua prova, avresti potuto rigettarlo. Tuttavia ti commosse la naturale debolezza di questo composto d'anima e di corpo che noi siamo e promettesti di riparare di persona la perdita della nostra felicità. Dobbiamo unicamente all'abisso della tua misericordia, se non siamo puniti come meritiamo. Che la tua misericordia, Signore, sia adorata! Perfino gli angeli stupiscono per la magnanimità con cui la eserciti in favore degli uomini!

3. La misericordia che s'incarna. — Solo la tua misericordia, Signore, ch'è divina, può rimettere le colpe e, al tempo stesso, arricchire con la grazia la creatura perdonata. La misericordia ti spinse a scendere personalmente fra di noi. Ma, dove discenderai, Signore? Forse nel tempio di Salomone? O preferisci che ti venga edificato un nuovo tempio per poter manifestarti in esso? Ma, o Signore, che tempio prepararti, se la terra intera altro non è che «lo sgabello dei tuoi piedi»? Il tuo tempio sarà il grembo di una madre senza macchia: «Il Verbo di Dio si fece carne e pose la sua tenda fra di noi». Il Verbo di Dio in questo modo è l'incarnazione della sua stessa misericordia! Nessuno ora, Signore, ha motivo di temere nell'avvicinarsi a te. Sei Padre del tuo unigenito Figliolo e, grazie a lui, sei anche il Padre nostro. Sia gloria alla tua misericordia, la quale ti ha condotto fra di noi!

4. La misericordia nei santi Sacramenti. — Da quando, partendo anche come uomo verso il cielo, ci lasciasti te stesso nel Sacramento dell'altare, non vi è miseria che possa esaurire la tua misericordia. Qui si trova il tempio della tua pura bontà, qui l'umanità coglie il rimedio della propria debolezza. Tu, dopo essere spirato sulla croce, ci donasti la tua vita eterna nei santi Sacramenti aprendone nel tuo fianco squarciato la sorgente. Qui si rivela la tua misericordia onnipotente, di qui scorrono per noi tutte le grazie.

(5 ottobre : Festa liturgica di santa FAUSTINA Kowalska)
Facciamo nostro il suo desiderio ardente:

5. Desidero celebrare la tua gloria. — O Dio, che tanto generosamente dispensi la tua misericordia, quanto devi amare questa nostra umanità, in favore della quale prodighi te stesso senza posa! O mio Creatore e mio Signore, scorgo dovunque le tracce della tua onnipotenza e l'impronta della tua misericordia senza fine con cui circondi ogni creatura. Mio Creatore e Salvatore, desidero celebrare la tua gloria in nome di tutto ciò che tu hai creato. Voglio chiamare l'universo intero ad adorare la tua misericordia!

Dagli esercizi spirituali a Jòsefow
6. Preghiera. — Gesù, mio maestro, aiutami a entrare con il massimo fervore in questo periodo di deserto. Il tuo Spirito, o Dio, mi conduca alla profonda conoscenza di te e di me stessa, perché ti amerò nella misura della conoscenza che ho di te e disprezzerò me stessa nella misura della conoscenza cne ho di me. Mi abbandono, Signore, alla tua azione: la tua volontà si compia in me completamente.

7. Come ad un banchetto. — «Figlia mia, ti condurrò in questo ritiro come ad un banchetto. Accanto al mio cuore misericordioso, mediterai le grazie che ti ho fatto e avrai a compagna una profonda pace. Desidero che il tuo sguardo fissi di continuo la mia volontà e, ciò facendo, mi darai la gioia più grande. Non intraprenderai alcuna riforma di te stessa, perché già hai messo a mia disposizione la tua vita. Nessun sacrificio vale quanto questo». 

8. Irradiare la divinità. — O Dio, espongo il mio cuore all'azione della tua grazia, come un cristallo ai raggi del sole e ti prego di illuminare questo mio cuore con la tua immagine per quanto ciò è possibile in una semplice creatura. Ti prego anche di irradiare la tua divinità per mezzo mio, tu che dimori dentro di me.
Gesù mi fece sapere che devo pregare particolarmente per le suore, raccolte in ritiro assieme a me. Mentre pregavo, conobbi la lotta che stavano sostenendo certe anime e raddoppiai le preghiere.

9. Il cammino dell'anima. — So a che scopo sono stata creata. So che Dio è il mio fine ultimo. Nessuna creatura può sostituire il mio Creatore nel cammino della mia anima. In tutte le mie attività miro a lui solo.
Gesù, tu spesso ti degnasti di gettare in me i fondamenti della perfezione cristiana, e devo riconoscere che la mia cooperazione fu ben piccola al confronto. Nell'uso che ora faccio delle cose create, mi aiutasti tu o Signore. Il mio cuore è debole; la mia forza viene da te soltanto.

10. Ho cercato dei modelli. — Voglio vivere e morire come i santi, con gli occhi fissi su di te, o Gesù. Ho cercato dei modelli intorno a me senza trovarne uno che servisse a guidare la mia azione. Il mio progresso nella santità, in questo modo, ritardava. Dal momento in cui cominciai a fissare il mio sguardo su di te, o Cristo, che sei il mio modello, so con certezza che otterrò il successo malgrado la mia miseria, ho fiducia nella tua misericordia e tu saprai trarre una santa anche da me. Mi mancano le capacità, ma non la buona volontà. A dispetto di tutte le sconfitte, voglio lottare come hanno lottato i santi e voglio agire a loro somiglianza.

11. La lotta non avvilisce. — Gesù mio, malgrado le tue grazie e pur nobilitandosi, le mie tendenze naturali non scompaiono mai completamente. La mia vigilanza dev'essere continua. Devo combattere contro innumerevoli mancanze, sapendo in ogni caso che la lotta non avvilisce mai nessuno, mentre invece mi avviliscono la pigrizia e la paura. Quando si è di salute cagionevole, bisogna sopportare molte cose, perché chi è ammalato e non sta a letto non viene considerato infermo. Per vari motivi quindi si presentano le occasioni di sacrificarsi e, talvolta, si tratta di sacrifici molto grandi. Capisco però che, quando Dio esige un sacrificio, non è avaro del suo aiuto, ma lo dona in abbondanza. Gesù mio, ti domando che il mio sacrificio arda silenziosamente ma con assoluta pienezza d'amore davanti a te per implorare la tua misericordia a vantaggio delle anime.

12. Una vita nuova. — Il mio cuore si rinnova e incomincia una nuova vita fino da quaggiù, una vita d'amore di Dio. Non dimentico che sono la debolezza in persona, ma non dubito nemmeno per un istante che Dio m'aiuti mediante la sua grazia. Con un occhio guardo l'abisso della mia miseria e con l'altro l'abisso della divina misericordia. O Dio misericordioso, che mi permetti di vivere ancora, dammi la forza di cominciare una vita nuova, quella dello spirito, sulla quale la morte non ha potere.

13. Interrogherò l'amore. — Gesù, mio perfettissimo modello, avanzerò nella vita con gli occhi fissi su di te, seguendo le tue orme, sottomettendo la natura alla grazia in base alla tua volontà e in misura della luce che mi illumina, confidando unicamente nel tuo aiuto. Ogni volta che ho dei dubbi sulla condotta da tenere, interrogherò sempre l'amore ed esso mi darà il miglior consiglio. Mi rispose Gesù: «Fra le occasioni che la mia provvidenza ti manderà, stai bene attenta a non perderne nessuna. Quando però non riuscirai a coglierle, non turbarti, ma umiliati davanti a me e immergiti con tutta la tua fiducia nella mia misericordia. In questo modo, acquisterai di più di quanto avrai perduto, perché a un'anima umile i miei doni scendono con abbondanza ben maggiore di quanto essa medesima si aspetti».

14. Per mezzo mio. — O amore eterno, accendi dentro di me una luce nuova, una vita d'amore e di misericordia, sostienimi con la tua grazia, affinché io risponda degnamente alla tua chiamata e tu compia nelle anime, per mezzo mio, quello che tu stesso hai stabilito.

15. Trasformare il grigiore nella santità. — Sento di essere completamente satura di Dio. È con lui che percorro la vita quotidiana, grigia, penosa e faticosa. Confido in colui che, stando nel mio cuore, è occupato a trasformare ogni grigiore nella mia personale santità. Durante questi esercizi spirituali la mia anima matura nel profondo silenzio, accanto al tuo cuore misericordioso, o mio Gesù. Ai puri raggi del tuo amore, la mia anima mutò la propria asprezza, diventando un frutto dolce e ben maturo.

16. Frutti di misericordia. — Esco da questo ritiro trasformata. Grazie all'amore di Dio, la mia anima incomincia una vita nuova con serietà e con forza d'anima. Anche se esteriormente la mia esistenza non mostrerà dei cambiamenti, così che nessuno ci baderà, il puro amore guiderà ogni mia azione, producendo anche al di fuori frutti di misericordia.

17. Essere di vantaggio alla tua Chiesa. — Adesso sì, io posso essere completamente di vantaggio, o Signore, alla tua Chiesa. Lò sarò mediante una santità individuale, che a tutta la Chiesa trasmetterà la propria vita, dal momento che in Gesù formiamo tutti insieme un «corpo» solo. Ecco perché lavoro tutti i giorni, affinché il terreno del mio cuore produca in abbondanza buoni frutti. Anche se ciò non venisse mai scorto da occhio umano sulla terra, tuttavia un giorno apparirà che molte anime si sono nutrite e si nutriranno dei miei frutti.

18. Ringraziamento. — Questi bei giorni di permanenza da sola a solo con Gesù giungono al termine. Gesù mio, tu sai che fino dai primissimi miei anni desideravo di amarti con un amore così grande come non ti ha amato ancora mai nessuno. Oggi vorrei gridare al mondo intero: «Amate Dio, perché egli è buono, perché grande è la sua misericordia!». Il mio essere diventa così una fiamma di riconoscenza e di ringraziamento. I benefici di Dio, quasi fuoco ardente, mi ardono nell'anima, mentre le sofferenze e i dispiaceri funzionano da legna sopra il fuoco e lo alimentano; senza una simile legna si sarebbe spento. Perciò chiamo il cielo intero e tutta la terra a unirsi al mio ringraziamento.

19. Fedele a Dio. — Vedo don Michael Sopocko concentrare la sua mente nel lavoro per la causa del culto alla divina misericordia. Lo vedo esporre i desideri divini ai dignitari della Chiesa di Dio a consolazione delle anime. Sebbene per ora egli sia pieno d'amarezze, quasi la sua fatica non meritasse nessun altro premio, verrà un giorno in cui le cose cambieranno. Vedo la gioia, che Dio gli farà pregustare in piccola parte fin da questa terra. Mai avevo incontrato una fedeltà a Dio simile a quella, per la quale quest'anima si distingue.

20. Missione inarrestabile. — O Gesù mio, per quanto provi in me una grande spinta a lavorare per le anime, devo tuttavia ubbidire ai sacerdoti. Da sola, con la mia precipitosità potrei finire col guastar la tua opera. Gesù, tu mi riveli i tuoi segreti e vuoi che li trasmetta alle altre anime. Tra breve, s'aprirà per me la possibilità di entrare in azione. Nell'istante in cui il mio annientamento sembrerà totale, comincerà la mia missione inarrestabile. Gesù mi disse: «Conosci l'onnipotenza della grazia divina, e ciò ti basti!».

Dai tre giorni di ritiro a Pradnik
21. Introduzione. — Scrivo sotto la direzione di Gesù Maestro. Egli stesso mi comandò di fare questo ritiro e stabilì i giorni in cui dovevo svolgerlo. Fu Gesù a guidarmi personalmente in queste riflessioni.

22. 1º giorno: Tema della meditazione. — Figlia mia, prendi come tema di meditazione: chi è colui al quale il tuo cuore sta tanto intimamente unito?... Prima che io creassi il mondo ti amai di quell'amore che il tuo cuore oggi sperimenta e che mai non muterà per l'avvenire. Medita la vita divina che scorre nella Chiesa per la salvezza e la santificazione delle anime (cf. i due raggi dell'immagine!). Rifletti se da questi tesori di grazia e da queste manifestazioni del mio amore hai saputo cogliere i frutti che aspettavo.

23. 1º giorno. Lettura del Vangelo. — Oggi, leggi il 15º capitolo del Vangelo di San Giovanni. Desidero che tu lo legga molto lentamente.

24. 1º giorno. «Voglio istruirti sopra il combattimento spirituale». — Non confidare mai in te stessa, ma abbandonati alla mia piena volontà. Metti l'amor proprio all'ultimo posto, affinché non corrompa le tue azioni. Lascia che ciascuno agisca secondo i propri gusti. Dal canto tuo comportati secondo i miei desideri. Se avrai patito qualche dispiacere, fa' tutto il bene che puoi alla persona che te lo causò. E se verrai rimproverata, resta in silenzio. Non scoraggiarti mai, perché sarebbe verso di me un ingratitudine. Non esaminare con curiosità le vie per cui ti sto guidando. Quando ti senti stanca e l'avvilimento batte alla tua porta, fuggi via da te stessa e vieni a rifugiarti nel mio cuore. Non ritirarti dalla lotta: molte volte basta anche solo del coraggio per vincere le tentazioni in modo che non osino più assalirti in seguito. Lotta sempre con la convinzione che io sono con te. Non lasciarti guidare dai tuoi sentimenti, perché non sempre hai forze per padroneggiarli; tutto il merito sta nella tua volontà. Vedi che io non t'inganno con promesse di consolazione; al contrario, ti voglio preparare alla lotta. Ricorda che ti trovi in un'arena, dove dai spettacolo di te alla terra e al cielo.

25. 2º giorno. Tema della meditazione. — Medita oggi la mia passione dolorosa, contemplandola come se avvenisse proprio ora e fosse esclusivamente per te.

26. 2º giorno. Lettura del Vangelo. — Oggi, leggi il 19º capitolo del Vangelo di San Giovanni; ma leggilo senza superficialità, leggilo soprattutto con il cuore!

27. 2º giorno. «Voglio istruirti sul modo di salvare le anime con la preghiera e con il sacrificio». — Con la preghiera e con la sofferenza tu salverai più anime di quante non ne riesca a salvare un missionario che si preoccupi soltanto di catechizzare e predicare. Ma desidero vedere in te un sacrificio pieno d'amor vivo, perché soltanto l'amore ha potere su di me. Affinché il tuo sacrificio mi sia gradito, voglio trovare in esso purezza d'intenzione e umiltà. Ti dirò in che cosa consista questo olocausto della tua vita quotidiana per premunirti contro le illusioni, che facilmente vi si potrebbero insinuare. Accetterai tutte le sofferenze con amore, ma senza impressionarti se il tuo cuore ne sentirà naturalmente ripugnanza ed avversione. Tutta la forza di questo sacrificio viene dalla volontà, così che quegli stessi sentimenti di contrarietà, anziché impoverire ai miei occhi il sacrificio, ne aumentano il valore. Non tirarti indietro! La mia grazia mai non ti abbandona.

28. 3º giorno. Tema della meditazione. — Ecco il soggetto di questa tua meditazione: il tuo amore per il prossimo è governato dal mio amore? Preghi per i tuoi nemici? Desideri il bene di coloro che ti rattristano e t'offendono? Ricorda sempre che qualsiasi cosa buona tu fai ad una persona, la considero come fatta a me! Risponde suor Faustina: «Tu sai quali sforzi mi costò giunger a questo; se tu stesso non avessi acceso quell'amore dentro di me, io non sarei stata in grado di perseverare».

29. 3º giorno. Lettura del Vangelo. — Come lettura del Vangelo, prendi oggi il capitolo 21º del Vangelo di San Giovanni. Vivilo con il cuore, più che con la mente.

30. 3º giorno. «Impara che il mio cuore è la misericordia stessa». — Io sono la misericordia. Da questo oceano di misericordia, si diffondono sul mondo grazie senza numero. Nessuno viene a me, senza ripartirne confortato. Nella mia misericordia scompare ogni miseria (raggio bianco), e ogni grazia di redenzione e di santità (raggio rosso) scaturisce da questa sorgente. Figlia mia, desidero che la mia misericordia dimori nel tuo cuore e, attraverso di esso, si riversi sugli altri. Fa' in modo che chiunque t'avvicina impari da te a confidare nella mia misericordia, perché è soprattutto la fiducia che bramo trovare nelle anime. Prega più che puoi per i morenti; implora per essi una fiducia illimitata nella misericordia che perdona, poiché è di una simile fiducia che maggiormente hanno bisogno ed è proprio quella che hanno meno! Sappi che ci furono anime le quali, nel supremo istante, trovarono salvezza unicamente per la tua preghiera. Tu, che conosci l'infinito abisso della mia misericordia, approfittane per te e per gli infelici peccatori. Cadranno nel nulla cielo e terra, prima che la mia misericordia non stringa a sé quelli che in me confidano!

31. Conclusione. — Parla Maria: «Bambina mia, Dio vuole che io sia madre per te in modo speciale. Tu sei per me la figlia che io prescelsi a riprodurre in sé queste tre virtù che mi sono le più care: l'umiltà, la purezza d'intenzione, l'amore per Dio. Sappi che adesso è il tempo della misericordia. Annuncia alle anime questo infinito dono: se tu non parli, dovrai rispondere d'un grande numero di anime!».


mercoledì 14 agosto 2013

SGUARDO AL CROCIFISSO


CAPITOLO XLI

PIO SGUARDO AL CROCIFISSO


Un venerdì, mentre Geltrude rimirava il Crocifisso, fu penetrata tutta di dolore e d'amore. Ella disse fiduciosamente a Gesù: «Dolcissimo e amantissimo Salvatore, quanto hai sofferto oggi per la mia salvezza! Ed io miserabile ho trascorso l'intera giornata in occupazioni futili, senza ricordare quanto ogni ora hai patito per me Tu che, essendo la vita, sei morto per amore del mio amore!».

Gesù dall'alto della Croce le rispose: «Io ho supplito alle tue negligenze, raccogliendo oggi, d'ora in ora, nel mio Cuore, quanto avresti dovuto radunare nel tuo, ed è così colmo di grazie per te, che ne è come ingombro, così che aspettavo ansiosamente il momento in cui tu mi avresti diretta questa preghiera perchè senza di essa, tutto quanto ho accumulato per Te non ti avrebbe giovato a nulla. Con questa preghiera invece tu puoi appropriartelo davanti a Dio Padre, come cosa tua».

Riconosciamo l'amore di Dio per gli uomini! Appena l'anima negligente ha formulato un solo pensiero di rimpianto, Gesù offre a Dio Padre, soddisfazione per essa e lo fa con tale pienezza che ogni colpa resta riparata. Oh, quanto merita di essere benedetta e ringraziata una tale misericordia!

Un giorno, mentre Geltrude contemplava con divozione il Crocifisso, comprese che l'anima, guardando amorosamente l'emblema della nostra Redenzione, merita che Dio rivolga con bontà il suo sguardo verso di lei. Sotto l'influsso del medesimo sguardo essa diviene brillante come uno specchio, ove si riflette l'immagine del Salvatore; la Corte celeste si rallegra a tale vista e l'anima ne ha aumento di merito per l'eterna ricompensa.

Geltrude ricevette anche questo insegnamento: quando l'uomo guarda il Crocifisso con divozione, deve pensare che Gesù gli dica con bontà: « Ecco come per tuo amore ho voluto essere appeso nudo, sfigurato, coperto di piaghe, con le membra violentemente distese su d'una Croce! Il mio Cuore è così appassionatamente amante del tuo che, se per salvarti fosse necessario, sopporterei di bel nuovo, volentieri per te sola, tutto quanto ho sofferto per il mondo intero!». 

Tali pensieri devono ridestare nei cuori sentimenti di riconoscenza, perchè è sempre effetto di una grazia divina che gli occhi degli uomini incontrino l'immagine della Croce, e non ve li fissino mai senza che l'anima ne risenta salutari impressioni. La contemplazione dei dolori di Gesù è sempre di profitto; perciò sarebbe assai colpevole il cristiano ingrato che trascurasse di venerare Colui che si è offerto come prezzo inestimabile del nostro riscatto.

Altra volta, mentre il suo spirito era immerso nella considerazione dei patimenti del Redentore, comprese che le preghiere, o meditazioni che hanno qualche relazione con tali misteri, portano all'anima maggior frutto degli altri esercizi. 

Infatti come è impossibile maneggiare la farina senza impolverarsi, così l'anima non può meditare la Passione, sia pure con poco fervore, senza trarne qualche vantaggio. 

Quando una persona legge qualche punto dei dolori di Gesù, essa procura all'anima sua una specie di attitudine e facilità a ricevere i frutti dei medesimi dolori, giacchè l'intenzione di chi medita frequentemente la Passione è più fruttuosa delle innumerevoli intenzioni di altri che non se ne occupano mai. Sforziamoci dunque di coltivare tale sacro ricordo, affinchè diventi per noi favo di miele alla bocca, melodia armoniosa all'orecchio, allegrezza ineffabile al cuore.

"Pater ignosce illis..." Luc. 33, 34

domenica 30 giugno 2013

FESTA DEI SS. APOSTOLI PIETRO E PAOLO


PER LA FESTA DEI SS. APOSTOLI 
PIETRO E PAOLO

Nella festa dei principi degli Apostoli Pietro e Paolo, mentre a Mattutino si cantava il Responsorio: Si diligitis me, Geltrude chiese al Signore quali pecorelle avrebbe potuto pascere per provargli con le opere l'amor suo. 

Rispose Gesù: « Nutri per me cinque agnelli scelti e teneramente amati. Pasci il tuo cuore con meditazioni divine, la tua bocca con parole salutari, i tuoi occhi con sante letture, i tuoi orecchi con l'audizione di buoni consigli, le tue mani con lavoro perseverante. Ogni volta che ti applicherai a uno di questi esercizi mi darai grande prova di amore».

Nelle meditazioni divine, la Santa comprese doversi includere tutti i progetti concepiti per la gloria di Dio ed il profitto personale del prossimo. Le parole salutari e le sante letture comprendevano tutto quanto si accoglie con merito cioè, le sofferenze, i buoni esempi, lo sguardo al Crocifisso. Riguardo ai santi consigli, ella comprese che le orecchie sono nutrite anche quando si riceve con pazienza un rimprovero. Il lavoro costante delle mani, non potendosi praticare simultaneamente con la lettura, va inteso con una certa larghezza, cioè più come intenzione che come azione, giacché l'amabile Salvatore accetta come lavoro anche il semplice desiderio di leggere e persino l'atto di tenere fra mano il libro.

Durante la S. Messa, mentre Geltrude lodava S. Pietro dei privilegi da Dio ricevuti e soprattutto delle taumaturghe parole: Tutto ciò che legherai in terra ecc. (Matt. XVIII, 18) l'Apostolo le apparve adorno di abiti pontificali. Egli stese la mano e la benedisse, per consumare in essa l'opera di salvezza che compie nelle anime in virtù delle suddette parole. 

Mentre si avvicinava alla balaustra per ricevere il Corpo di Cristo, sentiva la sua profonda indegnità. Allora i due Apostoli si posero uno a destra, l'altro alla sua sinistra per condurla con grande onore alla Mensa divina. Al suo arrivo il Figlio di Dio si alzò e, recingendola affettuosamente, le disse: « Sappi, figlia mia, che queste braccia che ti recingono ti hanno realmente guidata verso di me; volli però servirmi del ministero de' miei Apostoli, per aumentare la tua divozione a loro riguardo ». 

Geltrude si rimproverò amaramente di avere dimenticato di onorare S. Paolo con qualche pratica particolare e pregò Gesù stesso di supplire alla sua negligenza.
Mentre faceva il ringraziamento dopo la S. Comunione, Geltrude si vide assisa ai fianchi del Signore, quale regina che se ne sta vicina al re. I principi degli Apostoli piegavano il ginocchio davanti al trono, come cavalieri che si presentano per ricevere i premi distribuiti dal sovrano e dalla loro dama. 

La Santa si chiese con stupore se gli Apostoli non avessero acquistato in terra meriti sufficienti, offrendo così spesso il S. Sacrificio. Gesù la illuminò con questo paragone: « Quantunque sia grande onore per una regina essere Sposa del Re, tuttavia ella gusta una gioia speciale nel giorno delle nozze della sua figlia. Così i Santi, felici nel loro gaudio, si rallegrano però grandemente con l'anima che riceve il S. Sacramento ».

CAP. XLIV, Lib. IV: Rivelazioni di s. Gertrude


venerdì 21 giugno 2013

METTIAMOCI ALLA SCUOLA DI

Maria il mio amore, la mia consolazione, la mamma mia.

SAN FILIPPO NERI

L'Obbedienza

- L'obbedienza buona è quando si ubbidisce senza discorso e si tiene per certo quello
che è comandato è la miglior cosa che si possa fare.
- L'obbedienza è il vero olocausto che si sacrifica a Dio sull'altare del nostro cuore, e
bisogna sforzarci d'obbedire anche nelle cose piccole, e che paiono di niun momento,
poiché in questo modo la persona si rende facile ad essere obbediente nelle cose
maggiori.
- E' meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene in
camera a fare orazione.
- A proposito di colui che comandava diceva: Chi vuol esser obbedito assai, comandi
poco.

La Gioia Cristiana

- Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate
allegri.
- Non voglio scrupoli, non voglio malinconie. Scrupoli e malinconie, lontani da casa
mia.
- L'allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza,
mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti...Si
oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può
neanche assaporarla: le si oppone principalmente l'ambizione: le è nemico il senso, e
molto altresì la vanità e la detrazione. La nostra allegrezza corre gran pericolo e
spesso si perde col trattare cose mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto
degli spettacoli.
- Ai giovani che facevano chiasso, a proposito di coloro che si lamentavano, diceva:
Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il fatto vostro, e state
allegramente, perché altro non voglio da voi se non che non facciate peccati. E
quando doveva frenare l'irrequietezza dei ragazzi diceva: State fermi, e, sotto voce, se
potete.


La Devozione a Maria

- Figliuoli miei, siate devoti della Madonna: siate devoti a Maria.
- Sappiate, figliuoli, e credete a me, che lo so: non vi è mezzo più potente ad ottenere
le grazie da Dio che la Madonna Santissima.
- Chiamava Maria il mio amore, la mia consolazione, la mamma mia.
- La Madonna Santissima ama coloro che la chiamano Vergine e Madre di Dio, e che
nominano innanzi a Lei il nome santissimo di Gesù, il quale ha forza d'intenerire il
cuore.

La Confessione

- La confessione frequente de' peccati è cagione di gran bene all'anima nostra, perché
la purifica, la risana e la ferma nel servizio di Dio.
- Nel confessarsi l'uomo si accusi prima de' peccati più gravi e de' quali ha maggior
vergogna: perché così si viene a confondere più il demonio e cavar maggior frutto

dalla confessione.


La Mortificazione

- Figliuoli, umiliate la mente, soggettate il giudizio.
- Tutta l'importanza della vita cristiana consiste nel mortificare la razionale.
- Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che molte
astinenze, digiuni e discipline.
- Quando gli capitava qualche persona che avesse fama di santità, era solito provarla
con mortificazioni spirituali e se la trovava mortificata e umile, ne teneva conto,
altrimenti l'aveva per sospetta, dicendo: Ove non è gran mortificazione, non può
esservi gran santità.
- Le mortificazioni esteriori aiutano grandemente all'acquisto della mortificazione

interiore e delle altre virtù.


L'Umiltà

- Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi.
- Umiliate voi stessi sempre, e abbassatevi negli occhi vostri e degli altri, acciò
possiate diventar grandi negli occhi di Dio.
- Dio sempre ha ricercato nei cuori degli uomini lo spirito d'umiltà, e un sentir basso
di sè. Non vi è cosa che più dispiaccia a Dio che l'essere gonfiato della propria stima.
- Non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e
gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare.
- Per fuggire ogni pericolo di vanagloria voleva il Santo che alcune devozioni
particolari si facessero in camera, ed esortava che si fuggisse ogni singolarità. A
proposito della vanagloria diceva: Vi sono tre sorta di vanagloria. La prima è
Padrona e si ha quando questa va innanzi all'opera e l'opera si fa per il fine della
vanagloria. La seconda è la Compagna e si ha quando l'uomo non fa l'opera per fine
di vanagloria, ma nel farla sente compiacenza. La terza è Serva e si ha quando nel
far l'opera sorge la vanagloria, ma la persona subito la reprime.
- Per acquistare il dono dell'umiltà sono necessarie quattro cose: spernere mundum,
spernere nullum, spernere seipsum, spernere se sperni: cioè disprezzare il mondo,
non disprezzare alcuno, disprezzare se stesso, non far conto d'essere disprezzato. E
soggiungeva, rispetto all'ultimo grado: A questo non sono arrivato: a questo vorrei
arrivare.
- Fuggiva con tutta la forza ogni sorta di dignità: Figliuoli miei, prendete in bene le mie
parole, piuttosto pregherei Iddio che mi mandasse la morte, anzi una saetta, che il
pensiero di simili dignità. Desidero bene lo spirito e la virtù dei Cardinali e dei Papi,

ma non già le grandezze loro.



Desiderio di Perfezione

- Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni.
- Bisogna desiderare di far cose grandi per servizio di Dio, e non accontentarsi di una
bontà mediocre, ma aver desiderio (se fosse possibile) di passare in santità ed in
amore anche S. Pietro e S. Paolo: la qual cosa, benché l'uomo non sia per conseguire,
si deve con tutto ciò desiderare, per fare almeno col desiderio quello che non
possiamo colle opere.
- Non è superbia il desiderare di passare in santità qualsivoglia Santo: perché il
desiderare d'essere santo è desiderio di voler amare ed onorare Dio sopra tutte le
cose: e questo desiderio, se si potesse, si dovrebbe stendere in infinito, perché Dio è
degno d'infinito onore.
- La santità sta tutta in tre dita di spazio, e si toccava la fronte, cioè nel mortificare la
razionale, contrastando cioè a se stesso, all'amore proprio, al proprio giudizio.
- La perfezione non consiste nelle cose esteriori, come in piangere ed altre cose simili,
e le lacrime non sono segno che l'uomo sia in grazia di Dio.

- Parlando il Santo di spirito e della perfezione diceva: Ubbidienza, Umiltà, Distacco!


La volontà di Dio

- Io non voglio altro se non la tua santissima volontà, o Gesù mio.
- Quando l'anima sta rassegnata nelle mani di Dio, e si contenta del divino
beneplacito, sta in buone mani, ed è molto sicura che le abbia ad intervenire bene.
- Ognuno vorrebbe stare sul monte Tabor a vedere Cristo trasfigurato: accompagnar
Cristo sul monte Calvario pochi vorrebbero.
- E' ottimo rimedio, nel tempo delle tribolazioni e aridità di spirito, l'immaginarsi di
essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e come tale andare ora da
questo Santo, ora da quell'altro a domandar loro elemosina spirituale, con
quell'affetto e verità onde sogliono domandarla i poveri. E ciò si faccia alle volte
corporalmente, andando ora alla Chiesa di questo Santo, ed ora alla Chiesa di
quell'altro a domandar questa santa elemosina.
- Al P. Antonio Gallonio, fortemente tormentato da una interna tribolazione, S. Filippo
diceva: Abbia pazienza, Antonio: questa è la volontà di Dio. Abbi pazienza, sta saldo;
questo è il tuo Purgatorio.
- A chi si lamentava di certe prove diceva: Non sei degno, non sei degno che il Signore
ti visiti.
- Quietati che Dio la vuole, disse una volta ad una mamma a cui moriva una piccola

figlia, e ti basta essere stata balia di Dio.

Presenza in Dio e confidenza in Lui

- Spesso esortava i suoi figli spirituali che pensassero di aver sempre Dio davanti agli
occhi.
- Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non salirvi
dopo morte.
- Paradiso! Paradiso! era il grido col quale calpestava ogni grandezza umana.
- Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi
farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi.
- Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e non

bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario.



L'Amore di Dio

Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi dimanda
altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda. Chi opera e non per Cristo,
non sa quello che si faccia.
- L'anima che si dà tutta a Dio, è tutta di Dio.
- Quanto amore si pone nelle creature, tanto se ne toglie a Dio.
- All'acquisto dell'amor di Dio non c'è più vera e più breve strada che staccarsi
dall'amore delle cose del mondo ancor piccole e di poco momento e dall'amor di se
stesso, amando in noi più il volere e servizio di Dio, che la nostra soddisfazione e
volere.
- Come mai è possibile che un uomo il quale crede in Dio, possa amare altra cosa che
Dio?
- La grandezza dell'amor di Dio si riconosce dalla grandezza del desiderio che l'uomo
ha di patire per amor suo.
- A chi veramente ama Dio non può avvenire cosa di più gran dispiacere quanto non
aver occasione di patire per Lui.
- Ad uno il quale ama veramente il Signore non è cosa più grave, né più molesta
quanto la vita.
- I veri servi di Dio hanno la vita in pazienza e la morte in desiderio.
- Un'anima veramente innamorata di Dio viene a tale che bisogna che dica: Signore,
lasciatemi dormire: Signore, lasciatemi stare.
Presenza in Dio e confidenza in Lui
- Spesso esortava i suoi figli spirituali che pensassero di aver sempre Dio davanti agli
occhi.
- Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non salirvi
dopo morte.
- Paradiso! Paradiso! era il grido col quale calpestava ogni grandezza umana.
- Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi
farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi.
- Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e non
bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario.
La volontà di Dio
- Io non voglio altro se non la tua santissima volontà, o Gesù mio.
- Quando l'anima sta rassegnata nelle mani di Dio, e si contenta del divino
beneplacito, sta in buone mani, ed è molto sicura che le abbia ad intervenire bene.
- Ognuno vorrebbe stare sul monte Tabor a vedere Cristo trasfigurato: accompagnar
Cristo sul monte Calvario pochi vorrebbero.
- E' ottimo rimedio, nel tempo delle tribolazioni e aridità di spirito, l'immaginarsi di
essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e come tale andare ora da
questo Santo, ora da quell'altro a domandar loro elemosina spirituale, con
quell'affetto e verità onde sogliono domandarla i poveri. E ciò si faccia alle volte
corporalmente, andando ora alla Chiesa di questo Santo, ed ora alla Chiesa di
quell'altro a domandar questa santa elemosina.
- Al P. Antonio Gallonio, fortemente tormentato da una interna tribolazione, S. Filippo
diceva: Abbia pazienza, Antonio: questa è la volontà di Dio. Abbi pazienza, sta saldo;
questo è il tuo Purgatorio.
- A chi si lamentava di certe prove diceva: Non sei degno, non sei degno che il Signore
ti visiti.
- Quietati che Dio la vuole, disse una volta ad una mamma a cui moriva una piccola
figlia, e ti basta essere stata balia di Dio.


La Tentazione

- Le tentazioni del demonio, spirito superbissimo e tenebroso, non si vincono meglio
che con l'umiltà del cuore, e col manifestare semplicemente e chiaramente senza
coperta i peccati e le tentazioni al confessore.
- Contro le tentazioni di fede invitava a dire: credo, credo, oppure che si recitasse il
Credo.
- La vera custodia della castità è l'umiltà: e però quando si sente la caduta di
qualcuno, bisogna muoversi a compassione, e non a sdegno: perché il non aver pietà
in simili casi, è segno manifesto di dover prestamente cadere.
- Ai giovani dava cinque brevi ricordi: fuggire le cattive compagnie, non nutrire
delicatamente il corpo, aborrire l'ozio, fare orazione, frequentare i Sacramenti
spesso, e particolarmente la Confessione.

Giaculatorie

Padre Zazzara diceva che il Santo lodava molto le giaculatorie, ed in diversi tempi
dell'anno gliele insegnava e ne faceva dire ogni giorno quando una, quando un'altra.
- Per tenere vivo il pensiero della divina presenza ed eccitare la confidenza in Dio
sono utilissime alcune orazioni brevi e quelle spesse volte lanciare verso il cielo tra il
giorno, alzando la mente a Dio da questo fango del mondo: e chi le usa, ne ricaverà
frutto incredibile con poca fatica.

Ave, Gratia Plena!