Visualizzazione post con etichetta Assunzione dell'Immacolata. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Assunzione dell'Immacolata. Mostra tutti i post

giovedì 15 agosto 2013

LA MADRE IMMACOLATA DI DIO, MARIA SEMPRE VERGINE, DOPO AVER COMPIUTO IL CORSO DELLA SUA VITA TERRENA, E' STATA ASSUNTA ALLA GLORIA CELESTE IN ANIMA E CORPO.







L'ASSUNZIONE DELLA VERGINE
di Charles Journet

(Titolo dell’edizione originale: LA DEFINITION SOLENNELLE DE L'ASSOMPTION DE LA VIERGE, Editions de l’Oeuvre St-Augustin, St-Maurice. Traduzione di Anna Conso, Libreria editrice fiorentina, 1953)

LA SFERA E LA CROCE La Terra è destinata alla vita, la vita all'uomo, l'uomo alla grazia del paradiso terrestre; e quando egli cade nel peccato è Dio che, per rialzarlo, viene a morire su una Croce piantata sulla Terra. Charles Journet

NIHIL OBSTAT QUOMINUS IMPRIMATUR
FLORENTIAE, che 28-9-1953
SAC. HENRICUS BARTOLETTI, Cens. Eccl
.
Prot.1587/53
IMPRIMATUR
FLORENTIAE, che 28-11-1953
Can. Marius Tirapani, Vic. Gen.
* * *
INDICE
PARTE I
Il fondamento scritturistico ultimo
Il fondamento scritturistico prossimo
Bisogna scegliere pro o contro la santità della vergine, e, di conseguenza, pro o contro la sua assunzione
La fede iniziale della chiesa nel mistero della vergine
Le ricchezze della rivelazione iniziale devono esplicitarsi nel corso dei tempi
Newman e la definizione dell'immacolata concezione
La fede dei cattolici nell'assunzione della vergine “prima” della definizione solenne e “dopo” la definizione solenne
La legge di conresurrezione nel cristo si realizza personalmente nella vergine e collettivamente nella chiesa
L'immagine dell'ascensione alla Trinità-San-Sergio vicino a Mosca
Addormentamento, resurrezione, assunzione della Vergine
L'Assunzione è inclusa nel deposito rivelato iniziale in maniera reale ma implicita, cioè preconcettuale e nformulata
Le figurazioni iconografiche dell'Assunzione della Vergine
L'Assunzione corporale della Vergine nella Chiesa orientale
Qual è la ragione profonda della definizione dell'Assunzione
Il pensiero di san Grignion de Montfort
La tragedia dell'unità soprannaturale della Chiesa
L'avvenire della fede
PARTE II
La Bolla ricorda che l'Assunzione, conosciuta almeno implicitamente fin dal principio, è divenuta esplicita nel corso del tempo, e più particolarmente in quest'ultimo secolo
L'Assunzione della Vergine è un corollario della sua immacolata Concezione
L'inchiesta di Pio XII
Valore del consenso unanime del magistero ordinario, anteriormente alla definizione solenne dell'Assunzione
La condizione dei corpi glorificati del Cristo e della Vergine sfugge a qualsiasi ricerca scientifica
La Vergine, come il Figlio suo, ha potuto conoscere la morte ma non la corruzione della tomba
L'opportunità della definizione
La definizione dogmatica
Conclusione
PARTE I
IL FONDAMENTO SCRITTURISTICO ULTIMO

Io vi ho insegnato in primo luogo quello che io pure imparai, che il Cristo è risuscitato il terzo giorno... Ma se si predica che il Cristo è risuscitato da morte, come mai alcuni tra voi dicono che non vi è resurrezione dei morti? Se non vi è resurrezione dei morti, neppure il Cristo è resuscitato. E se il Cristo non è resuscitato, è vana la nostra predicazione, vana ancora la vostra fede” (I Cor., XV, 1-14).
A questi cristiani di Corinto, che credevano senza dubbio con i filosofi greci alla sopravvivenza dell'anima spirituale, ma che dubitavano della resurrezione dei corpi, san Paolo risponde facendo arditamente poggiare tutta la verità del cristianesimo sul dogma della resurrezione corporale dei morti: se i morti non resuscitano, il Cristo non è resuscitato, e tutto il cristianesimo è una menzogna.

Il Cristo è resuscitato da morte come “primizia dei dormienti”, vale a dire per trarre dietro di sé al di là della morte, nella gloria della resurrezione, tutti quelli che quaggiù saranno stati uniti a Lui mediante il vincolo dell'amore. Questo è il secondo insegnamento di san Paolo (20 e segg.).

Però, se per il Cristo e per i cristiani vale una medesima legge, c'è differenza quanto al momento della sua attuazione. Il Cristo, che è senza peccato, e sul quale la morte non ha alcun diritto, risuscita dopo tre giorni nel quadro e nel ritmo di una vita umana personale. Gli altri cristiani, toccati dal peccato di Adamo, la cui fatale conseguenza è la morte, risusciteranno solo più tardi, alla fine del mondo, non prima che giunga l'ora della piena vittoria della grazia del secondo Adamo sul peccato del primo Adamo: “E come in Adamo tutti muoiono, così pure nel Cristo tutti saranno vivificati. Ciascuno però nel suo ordine. Il Cristo come primizia. Poi quelli che sono del Cristo, alla sua venuta... Poiché bisogna che questo corpo corruttibile rivesta l'incorruttibilità, e che questo corpo mortale rivesta l'immortalità. Quando questo corpo corruttibile si sarà rivestito dell'incorruttibilità, e questo corpo mortale si sarà rivestito dell'immortalità, allora si adempirà la parola che fu scritta: La morte è stata divorata dalla vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?” (22-23; 53-55).

Ecco il fondamento scritturistico ultimo del dogma dell'Assunzione corporale della Vergine. Possiamo passare ora al suo fondamento scritturistico prossimo.

IL FONDAMENTO SCRITTURISTICO PROSSIMO

Ecco tutta la questione: la Vergine risusciterà poco dopo la sua morte, come il Cristo? Oppure risusciterà soltanto alla fine del mondo, come la comunità dei cristiani?
Dio risuscita il Cristo dopo tre giorni, nel tempo d'una vita umana personale: poiché Egli è senza peccato, la morte non ha diritti sopra di Lui, e “non è possibile che Egli ne' sia ritenuto” (Atti, II, 24).
Dio non risuscita l'umanità se non alla fine del mondo. Comprendiamo perché. Nell'umanità la morte è una conseguenza del peccato d'origine, che regna da Adamo sino alla fine del mondo. Quando Dio vorrà vincere definitivamente il peccato originale, dovrà fare simultaneamente due cose: 1) fermare il corso della generazione, attraverso la quale questo peccato si propaga: e sarà la fine del mondo; 2) risuscitare tutti coloro che questo peccato avrà condannato alla morte: “Allora si adempirà la parola che sta scritta: la morte è stata divorata dalla vittoria. Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione?”.
Così Dio risuscita subito il Cristo, che è senza peccato. E non risuscita che alla fine del mondo l'umanità corrotta dal peccato. Quando Iddio risuscita la Vergine?
Se ella è senza peccato, la legge è di risuscitarla subito: ecco tutto il dogma dell'Assunzione corporale della Vergine. Se è toccata dal peccato, la legge è di risuscitarla solo alla fine del mondo.

BISOGNA SCEGLIERE PRO O CONTRO LA SANTITÀ DELLA VERGINE, E, DI CONSEGUENZA, PRO O CONTRO LA SUA ASSUNZIONE
Che cosa sceglierai, o cristiano che leggi e credi nella Scrittura? Poiché ora bisogna scegliere. Non puoi astenerti dalla decisione. Sei impegnato.
Dirai che la Vergine è senza peccato? Allora ti addentri nella profondità del racconto di Luca I, 26-56, che la manifesta tenuta in serbo per Dio, inondata di grazia, degna Madre del Dio Salvatore, benedetta tra le donne, beata al di sopra di tutte le generazioni. Allora, forse senza nemmeno averne coscienza, hai scelto per l'Assunzione corporale della Vergine.

Dirai al contrario che la Vergine è toccata dal peccato? Allora tu potrai attenerti alla lettera del racconto di san Luca, ma l'avrai tradito nel suo significato profondo. Avrai offeso, forse senza nemmeno averne coscienza, la risonanza più santa del mistero dell'Incarnazione redentrice: puoi, devi ormai, negare l'Assunzione corporale della Vergine.



LA FEDE INIZIALE DELLA CHIESA 
NEL MISTERO DELLA VERGINE

C'è uno sguardo iniziale della fede che, cadendo sul testo evangelico, scopre d'un tratto, nel mistero della Madre del Dio incarnato, una profondità di contenuto tale da includere anticipatamente, certo allo stato oscuro, preconcettuale, confuso, tutto quello che nel corso dei secoli sarà manifestato concettualmente di questo mistero; e da escludere anticipatamente tutto quello che di tale mistero, nel corso dei secoli, apparirà come un travisamento o una mutilazione. Ecco quello che chiamiamo la fede iniziale della Chiesa, il senso della Chiesa, riguardo al mistero della Vergine.

Questa fede della Chiesa, questo senso della Chiesa poggia su di un dato iniziale, che contiene in sé veramente e realmente, ma allo stato implicito e non formulato, tutto quello che sarà più tardi definito ulteriormente circa i privilegi della Vergine. Ed è per questo, motivo che il magistero della Chiesa, definendo dei dogmi come quelli dell'immacolata Concezione o dell'Assunzione, potrà dire che “la Chiesa li ha sempre creduti”, che “la Chiesa ne' è sempre stata convinta”.
Allo stesso modo vi potrà accadere di seguire una discussione in cui due avversari dissentano su di un punto difficile, senza che possiate sentirvi d'accordo ne' con l'uno ne' con l'altro; ma quando sopraggiunge qualcuno che sa discriminare gli errori e le verità e risolvere il problema, allora voi gridate, e non è una menzogna: - Ecco quello che avevo sempre creduto.

LE RICCHEZZE DELLA RIVELAZIONE INIZIALE DEVONO ESPLICITARSI NEL CORSO DEI TEMPI

Le nuove definizioni dogmatiche non sono dunque nuove rivelazioni, ma solamente nuove esplicitazioni, nuovi sviluppi del Deposito rivelato, una volta per sempre dato al mondo dal Cristo e dagli apostoli. Non vengono ad aggiungersi dall'esterno, per via d'addizione, ma nascono dall'interno per via di sboccio.

Lo Spirito Santo, dice il Concilio Vaticano I, è stato “promesso a Pietro e ai suoi successori, non per rivelare loro qualche nuova dottrina che ad essi toccherebbe di manifestare; ma per assisterli nel compito a) di custodire santamente, b) di esporre fedelmente la rivelazione che ci viene dagli apostoli, vale a dire il Deposito della fede".

Ci sono due specie di depositi: i depositi inerti che si conservano tali e quali, e i depositi vivi che si conservano, solo se si sviluppano. Vado in viaggio per un anno; vi affido un lingotto d'oro: me lo renderete tale e quale; vi affido un bimbo: me lo renderete cresciuto.
Il Deposito rivelato è affidato alla Chiesa come una cosa morta, che si conserva tale e quale? O le è affidato come una cosa viva che si conserva solo se si sviluppa e se ad ogni primavera si adorna di nuove fioriture?
La risposta è nel Vangelo: “Ogni scriba che ha la scienza del regno dei cieli è simile a un padre di famiglia che trae dal suo tesoro cose nuove e cose vecchie” (Mt., XIII, 52).

NEWMAN 
E LA DEFINIZIONE DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

Nella misura in cui partecipano alla “fede iniziale” della Chiesa nel mistero della Madre del Dio incarnato, e al “senso iniziale e perenne” che la Chiesa ha di questo mistero, i fedeli portano nel loro cuore le radici viventi di tutto quello che ulteriormente ne' sarà definito.
Salvo interferenze fatali, che possono, lo riconosciamo, esser dovute a errori insormontabili e di conseguenza non colpevoli, queste definizioni non li sorprenderanno; essi diranno piuttosto, non appena avranno capito a fondo di che cosa si tratta, che le presentivano, almeno oscuramente.

Questo è, difatti, l'atteggiamento di Newman nella sua Apologia.
Gli si obbiettava che facendosi cattolico egli si era anticipatamente impegnato a credere quello che il papa avrebbe definito come rivelato; ora, il papa avrebbe potuto definire, un giorno, qualche dottrina che offendesse le sue più profonde convinzioni; gli toccherebbe, in tal caso, credere da ipocrita.

L'infallibilità, egli risponde, non può agire al di fuori di un circolo di pensieri ben definito e deve in tutte le sue decisioni o, così si chiamano, definizioni, dichiarare che si mantiene entro questi limiti... Niente può quindi essermi presentato nell'avvenire come facente parte della fede, se non quello che devo già aver ricevuto; o, supponendo che io non l'abbia ricevuto ancora, quello di cui sono stato privato fin qui unicamente perché nessuno è venuto a portarlo all'intimo focolare dell'anima mia. Non può essermi imposto niente che sia di una natura diversa da quello che già credevo, meno ancora poi di una natura contraria. La nuova verità che viene promulgata, se si può chiamarla nuova, deve almeno essere omogenea, imparentata, implicita, considerata nei suoi rapporti con la verità antica. Dev'essere tale che io abbia potuto indovinare che era racchiusa nella rivelazione apostolica o desiderare che lo fosse, it must be what I may even have guessed, or wished, to be included in the apostolic revelation; per lo meno, deve essere di natura tale che i miei pensieri vi si accordino e vi si ricolleghino volentieri, non appena io l'abbia intesa... Prendo come esempio la dottrina che i protestanti considerano come la nostra più grande difficoltà, quella dell'Immacolata Concezione... Ora, non si fa che enunciare un semplice fatto, quando si dice che i cattolici non sono arrivati a credere questa dottrina perché è stata definita, ma che è stata definita perché la credevano”.

LA FEDE DEI CATTOLICI NELL'ASSUNZIONE DELLA VERGINE “PRIMA” DELLA DEFINIZIONE SOLENNE E “DOPO” LA DEFINIZIONE SOLENNE

Quello che Newman dice circa l'immacolata Concezione è vero a proposito dell'Assunzione. Ambedue sono dottrine credute prima d'essere solennemente definite. Ma, nel tempo che precede la loro definizione solenne, di quale fede sono credute?
Possono essere credute di fede divina solamente: 1) le verità che prima di tutto sono incluse realmente (quoad se) nel Deposito iniziale, rivelato alla Chiesa primitiva dal Cristo e dagli Apostoli: sia che vi siano incluse in modo esplicito e formulato, o che vi siano, incluse solo in qualità di esigenza profonda e ineluttabile, cioè in modo ancora implicito e informulato; 2) quelle soltanto di queste verità che, inoltre, ci saranno state infallibilmente segnalate come tali (quoad nos), vale a dire che saranno state infallibilmente definite dalla Chiesa come realmente incluse, esplicitamente o implicitamente, nel primitivo Deposito rivelato.

Consideriamo la dottrina esplicita dell'Assunzione. E' evidente, da quanto abbiamo detto, che è realmente inclusa, ma solo in modo implicito e informulato, nel Deposito rivelato primitivo: in altri termini, che è realmente rivelata. Ma in quale momento sarà dalla Chiesa definita infallibilmente come rivelata? In quale momento sarà rivelata, non soltanto in quanto a ciò che riguarda il suo contenuto (quoad se), ma anche in quanto a ciò che riguarda la conoscenza, che noi abbiamo di questo contenuto (quoad nos)? In quale momento, di conseguenza, potrà essere creduta da noi di fede divina?

A questa domanda si può rispondere in due modi. Si sa che la predicazione unanime dell'Assunzione della Vergine da parte del magistero ordinario della Chiesa nel mondo intero durante tanti secoli equivale a una definizione infallibile della sua inclusione nel Deposito primitivo: si dirà allora che la dottrina dell'Assunzione della Vergine è già da molto tempo di fede divina, e creduta come tale dai fedeli ossequenti al magistero. 
Secondo questo modo di vedere, quando, il 1° novembre 1950, Pio XII la definì, l'Assunzione passò dal rango di verità di fede insegnata dal magistero ordinario, al rango di verità di fede insegnata dal magistero solenne. Ci fu un passaggio di livello nella credenza dei fedeli: dalla fede divina teologale alla fede divina.


Se si pensa al contrario che la predicazione universale dell'Assunzione da parte del magistero ordinario della Chiesa non equivale ad una definizione infallibile della sua inclusione nel Deposito primitivo: si dirà allora che, nella sua formulazione esplicita, la dottrina dell'Assunzione della Vergine è stata creduta, fino al 1° novembre 1950, solo d'una fede umana, e che ha costituito l'oggetto d'una adesione inferiore, imposta dalla prudenza soprannaturale e dal rispetto per le direttive della Chiesa, pie credendum est. Secondo questo punto di vista, quando Pio XII definì la dottrina dell'Assunzione, questa esplicitazione della rivelazione primitiva concernente la Madre del Dio incarnato, passò, dal rango delle verità la cui inclusione nel Deposito primitivo non ci è ancora nota se non fallibilmente e di fede umana, al rango delle verità la cui inclusione (implicita e informulata) nel Deposito primitivo ci è notainfallibilmente e di fede divina. Nella credenza dei fedeli riguardo all'Assunzione della Vergine, ci fu un passaggio da un piano ad un altro: quello che era creduto di fede umana soprannaturale, è creduto da allora in poi di fede divina teologale.

LA LEGGE DI CONRESURREZIONE NEL CRISTO SI REALIZZA PERSONALMENTE NELLA VERGINE E COLLETTIVAMENTE NELLA CHIESA

Tutta la ragione dell'Assunzione corporale della Vergine sta nel fatto che, essendo la Vergine senza peccato, la legge paolina di conresurrezione nel Cristo deve realizzarsi in lei più presto che non nel resto della Chiesa (nelle pagine seguenti ci riferiamo più volte allo studio: "La Vierge est au coeur de l'Eglise", apparso in Nova et Vetera, 1950, pp. 39-95).
Il mistero della Resurrezione e dell'Ascensione si realizza anzitutto e primieramente nel Cristo, che è lo Sposo. E si realizza poi, questa volta in via del tutto subordinata, nella Sposa: dopo il Cristo, con il Cristo, nel Cristo, essa deve risuscitare e salire al cielo. Negare questo, significa distruggere le fondamenta del cristianesimo.

La Sposa, che non è tale se non perché è "senza macchia e senza ruga o altro simile difetto, ma santa ed immacolata" (Efesini, V, 27), è la Chiesa, considerata non in ciascuno dei suoi membri, che sono tutti corrotti dal peccato, ma come un tutto collettivo. La legge di conresurrezione nel Cristo non la concerne dunque che in quanto precisamente essa e un tutto collettivo. Quando la Chiesa avrà raggiunto la sua pienezza, alla fine del tempo, allora risusciterà tutta intera, in tutti i suoi membri insieme, per essere assunta in cielo.

Ma questa Sposa “senza macchia né ruga né altro difetto simile, tutta santa e immacolata” è contenuta tutt'intera, all'epoca della presenza fra noi del Cristo, nella persona, della Vergine Maria, che da’ alla luce l'unigenito Figlio di Dio. La legge di conresurrezione nel Cristo può dunque toccarla personalmente. È per questo che la sua Resurrezione e la sua Assunzione potranno essere in anticipo sul ritmo collettivo del resto della Chiesa, e regolarsi sul ritmo personale del destino del Cristo.

L'IMMAGINE DELL'ASCENSIONE 
ALLA TRINITÀ-SAN-SERGIO VICINO A MOSCA

C'è, alla Trinità-San-Sergio, vicino a Mosca, una grande icona dell'Ascensione, che io conosco solo per mezzo di riproduzioni.
Il Cristo, e due angeli che lo adorano, rappresentati in dimensioni ridotte, non occupano che la parte superiore del dipinto. Tutta la composizione si accentra intorno ad una grande Vergine isolata, che risalta su di un fondo di luce: è la luce di gloria che emana dal Cristo risuscitato. A destra e a sinistra, grandi figure di apostoli, in piedi, con la parte superiore del corpo rovesciata indietro, guardano il Cristo: il peso del loro corpo li tiene avvinti alla terra sulla quale sono lasciati, e levano il viso verso un altro mondo.

La Vergine, al contrario, è ben diritta, immobile, raccolta in quello splendore di gloria. Non alza il viso, non guarda il cielo. Sembra ascoltare, nel fondo del suo essere, il brusco richiamo della luce trasfiguratrice che quanto prima la strapperà a questa terra, che già il suo piede non calca più, e che la trarrà ben presto nella scia del Figlio suo.
Il ritmo del suo destino non è uguale al ritmo del destino degli apostoli; è uguale al ritmo del destino del Cristo. Ella non appartiene, come gli apostoli, a quell'età della Chiesa che comincia a Pentecoste; ma appartiene a quell'età della Chiesa che comincia all'Annunciazione e finisce con l'Ascensione. Potrà anche rimanere ancora qualche tempo in mezzo a loro; ma la Pentecoste non avrà per lei il significato che avrà per loro: per loro, sarà l'inizio di tutto; per lei, sarà il compimento di tutto.

Quest'icona, che è di Andrea Rubliev, e risale al XIV secolo, è una icona dell'Ascensione. Non è una icona dell'Assunzione. Ma non conosco nessun quadro capace di dire con altrettanta forza che la legge di conresurrezione nel Cristo si realizza nella Vergine in un tempo diverso che non nel resto della Chiesa, né, conseguentemente, capace di manifestare in modo tanto sorprendente la verità profonda del dogma dell'Assunzione della Vergine.

ADDORMENTAMENTO, RESURREZIONE, ASSUNZIONE 
DELLA VERGINE
Alcuni autori cristiani, sparsi lungo il corso dei secoli, hanno pensato che la Vergine ha potuto essere trasferita in Cielo senza conoscere la morte, come avverrà, ci dice san Paolo, di quelli che saranno trovati vivi alla fine del mondo: “Noi che siamo vivi, rimasti per la venuta del Signore, non preverremo quelli che sono morti... Quelli che sono morti nel Cristo risorgeranno dapprima; poi, noi che siamo vivi, che siamo superstiti, saremo trasportati con loro sopra le nubi incontro al Signore” (I Tessalonicesi, IV, 15-16). E ancora: “Ecco, io vi rivelo un mistero: tutti non moriremo, ma tutti saremo mutati...” (I Corinti, XV, 51). L'Apostolo dice altrove: “Noi sappiamo che se la nostra dimora terrestre, che è come una tenda, viene a dissolversi, abbiamo da Dio un edificio, una dimora eterna, non fatta da mano d'uomo, nei cieli. E, a dire il vero, noi sospiriamo gemendo in questa tenda, nel nostro desiderio ardente di essere rivestiti della nostra dimora celeste... Sì, davvero, noi che siamo in questa tenda, gemiamo aggravati, perché vorremmo non già essere spogliati, ma essere rivestiti dall'alto, affinchè quello che è mortale sia assorbito dalla vita” (II Corinti, V, 1-4).

Questo desiderio, che ci è naturale, di rivestire l'immortalità senza passare attraverso la morte, gli autori di cui parliamo pensano che Gesù avrà potuto esaudirlo in Maria. In ragione del suo amore filiale, non potendo lasciare a lungo in luogo d'esilio questa Madre senza peccato, da cui aveva avuto il suo corpo ora glorificato, egli l'avrebbe attirata direttamente nei Cieli.

Se si vuol tenere conto di quest'opinione, per quanto fragile, si distingueranno due punti nella dottrina dell'Assunzione: il punto della morte o addormentamento della Vergine; e il punto della sua assunzione propriamente detta al Cielo in corpo e anima.

La definizione dogmatica verte unicamente sul secondo punto, quello dell'assunzione corporale della Vergine al Cielo, e lascia in disparte il primo punto, quello della morte e della resurrezione della Vergine. Tuttavia non contesta in nessun modo né la realtà di questa morte e di questa resurrezione, comunemente insegnata dai teologi, né le profondità misteriose che esse significano, non appena sono messe in rapporto con il destino comune degli uomini che è, malgrado il loro desiderio naturale di eludere la morte, di morire con il Cristo, per risuscitare con il Cristo e con il Cristo salire al cielo.
Quello che Dio, da tutta l'eternità, ha voluto creare, non è solamente un Cristo glorioso e una Chiesa gloriosa: è un Cristo risuscitato e una Chiesa risuscitata. “Non era forse necessario che il Cristo soffrisse queste cose ed entrasse così nella sua gloria?” (Luca, XXIV, 26). La legge della Sposa è uguale a quella del Cristo.

L'ASSUNZIONE È INCLUSA NEL DEPOSITO RIVELATO INIZIALE IN MANIERA REALE MA IMPLICITA, CIOÈ PRECONCETTUALE E INFORMULATA

Che si sia inclini o meno a credere nella morte della Vergine, mostriamo, ancora una volta, come la verità dell'Assunzione è inclusa in maniera reale, ma informulata, nel deposito rivelato iniziale.
È rivelato in san Paolo, che, per i membri del Cristo che sono toccati dal peccato originale, che è un peccato di natura, la legge di conresurrezione, o almeno di conglorificazione (“tutti non moriremo, ma tutti saremo mutati”, I Cor., XV, 51) nel Cristo, si trova impedita nella sua attuazione sino alla fine del mondo, vale a dire al momento in cui il peccato originale, in quanto peccato di tutta la natura umana, sarà vinto pienamente: a) mediante l'interruzione della generazione, che lo propaga, b) mediante la resurrezione di tutti coloro che esso avrà condannato alla morte: (“L'ultimo nemico che sarà distrutto è la morte”, (I Cor., XV, 26). È questa una rivelazione generale.

La proposizione correlativa generale è anch'essa rivelata: per i membri del Cristo che non fossero toccati dal peccato originale la legge di conresurrezione (o di conglorificazione) nel Cristo non troverebbe impedimenti e si applicherebbe subito, come per il Cristo.

Ecco ora, sempre nella Scrittura, una rivelazione concernente la Vergine in particolare. È implicitamente rivelato in san Luca, (I, 26), che la Vergine, per il fatto che l'angelo la saluta come toccata dalla grazia, e più ancora per il fatto che in tutto questo racconto ella appare scelta per essere la degna Madre del Dio Salvatore, è membro del Cristo senza essere stata nemmeno sfiorata, dal peccato originaleLa legge di conresurrezione, o almeno di conglorificazione (se si tiene conto dell'opinione secondo la quale la Vergine non sarebbe morta), nel Cristo, le si applica, dunque subito.

San Paolo non ci rivela solamente che i fedeli risusciteranno (o saranno glorificati) alla fine del mondo. Ci rivela anche perché la legge dei fedeli è di non risuscitare (o di non essere glorificati) che alla fine del mondo. E san Luca, suo discepolo, rivelandoci l'assoluta santità di Maria, degna Madre del Dio Salvatore, ci rivela nello stesso tempo che la sua legge era di risuscitare (o di essere glorificata) senza indugio.

C'era, nel senso della Chiesa aderente al deposito rivelato iniziale, una intuizione di profondità ancora implicite, preconcettuali, informulate, sia riguardo agli effetti del peccato originale, sia riguardo alla dignità della Madre di Dio.
Di queste profondità, già possedute inizialmente, con le definizioni solenni dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione la Chiesa prende oggi coscienza esplicita, concettuale, formulata.

LE FIGURAZIONI ICONOGRAFICHE 
DELL'ASSUNZIONE DELLA VERGINE

Cfr. J. Duhr, S. J., “L'évolution iconographiqne de l'Assomption”, e “La Dormition de Marie dans l'art chrétien”, in Nouvelle Revue Théologique, 1946, p. 671; 1950
Quali sono le ripercussioni della dottrina dell'Assunzione nell'arte? Entriamo per un istante nel dominio delle costruzioni dell'immaginazione, della poesia e delle leggende.
La festa dell'Addormentamento della Vergine compare dapprima in Oriente, probabilmente a Gerusalemme, intorno all'anno 530. Verso il 620, Giovanni di Tessalonica dice che è celebrata quasi ovunque. Egli ci trascrive un racconto dettagliato, che crede autentico, della morte della Vergine. Questo racconto non è che una leggenda; ma per secoli l'arte se ne ispirerà tanto in Oriente che in Occidente.

Si può constatare l'esistenza di due principali tradizioni artistiche.
La tradizione bizantina, che passa del resto in Occidente, rappresenta la Vergine già morta, stesa su di un letto mortuario, avvolta nel suo gran mantello regale, le mani incrociate sul petto. Il Cristo appare dietro il letto; riceve nelle sue mani l'anima di Maria raffigurata da un fanciullino cinto di fasce e l'affida agli angeli venuti a cercarla.

La tradizione occidentale ci fa vedere la Vergine sul punto di spirare, così come la si rappresentava nei Misteri del XV secolo, circondata dagli apostoli che celebrano intorno a lei i riti liturgici degli agonizzanti. A volte è coricata; a volte invece attende la morte in ginocchio, come nel grandioso postergale in legno dorato e policromato di Nostra Signora di Cracovia (XV sec.).

La figurazione orientale non è ignorata in Occidente: la ritroviamo sulla facciata sud. della cattedrale di Strasburgo (metà del XIII secolo) e presso l'Angelico.
Il Collocamento nella tomba da parte degli apostoli compare sulle facciate di Sens e di Amiens: “È una scena che i critici confondono ordinariamente con la Morte della Vergine. È tuttavia facile osservare che la Vergine non è stesa su di un letto, ma sospesa sopra la tomba in cui sta per esser deposta, mentre gli apostoli, reggendo il lenzuolo, contemplano un ultimo, istante la Madre del loro Dio” (Emile Male, “L'art religienx du XIII siècle en France”, Paris, 1923, p. 254).

La scena della Resurrezione della Vergine “è stata anch'essa confusa sovente con quella della Morte della Vergine. Ci si può sbagliare al primo colpo d'occhio. Così il meraviglioso timpano della cattedrale di Parigi non rappresenta, come di solito si dice, la Morte di Maria, ma la sua Resurrezione. Due angeli tremanti di rispetto, traggono la Vergine dalla tomba. La portano dolcemente su di un lungo velo, perché non osano toccare il suo corpo sacro”. Gesù, che ha toccato sua Madre con la mano sinistra, alza la destra per benedirla. “Gli apostoli meditano pensosi su questo mistero. Maria è bella, rivestita di una giovinezza eterna: la vecchiaia non ha osato avvicinarlesi” (Ibid.).

L'Assunzione della Vergine è rappresentata ora con una mano uscita dal cielo, che viene a prendere la Vergine mentre prega in mezzo agli apostoli (sarebbe questa la scena scolpita su di un sarcofago di Saragozza, del IV secolo?); ora con la Vergine che è portata in cielo dagli angeli (stoffa ricamata del VII o dell'VIII secolo, conservata a Sens, con l'iscrizione: Cum transisset Maria Mater Domino de apostolis), o che s'innalza grazie al solo slancio della sua preghiera (affresco di san Clemente in Roma, IX secolo). Queste due tradizioni iconografiche, l'una in cui la Vergine è presa dall'alto, l'altra in cui viene sollevata, si ricollegano alle due maniere di rappresentare l'Ascensione del Salvatore: l'una in cui egli è assunto al cielo (Atti, I, 11), l'altra in cui viene portato verso il cielo (Luca, XXIV, 52).

L'Ufficio dell'Assunzione applica a Maria i versetti del salmista: “La regina si è seduta alla sua destra vestita con una veste d'oro”, o ancora: “Egli ha posato sul suo capo una corona di pietre preziose”. Tuttavia prima del XII secolo non si ebbero nell'iconografia riferimenti alle parole liturgiche. L'Incoronazione della Vergine di Senlis è la più antica che vi sia in Francia (Emile Male, ibid., p. 356; “L'art religieux du XII siècle in France”, Paris, 1922, p. 184): la Vergine, già incoronata, è benedetta dal Cristo. Un po' più tardi, si vedono gli angeli (cattedrale di Parigi), poi lo stesso suo Figlio (Sens, Auxerre, Reims) imporle la corona. “Questo bel gruppo della madre incoronata dalla mano del figlio suo, che i nostri avori resero popolare all'estero, incantò tutta l'Europa: lo si ritrova in Italia, in Spagna, in Germania. Segna l'apogeo del culto della Vergine nel XIII secolo” (“L'art religieux du XIII siècle”, p. 258).
Nel secolo XIV compare una quarta formula dell'Incoronazione “che sarà quella della fine del medio evo: la Vergine si inginocchia davanti a Gesù Cristo per ricevere la corona: è l'umiltà della Vergine che l'artista celebra, e non più la sua grandezza” (Ibid.).

L'ASSUNZIONE CORPORALE DELLA VERGINE NELLA CHIESA ORIENTALE
L'arte iconografica sembra aver rappresentato solo l'Addormentamento della Vergine. Ma l'idea chiara e precisa della Resurrezione della Vergine e della sua Assunzione corporale è ben viva nella Chiesa orientale e celebrata in testi seducenti.

San Germano, patriarca di Costantinopoli (+733) canta: “Il tuo corpo verginale, tutto santo, tutto casto, tutto intero abitacolo di Dio, non conoscerà il disfacimento, essendo stato trasformato ed essendo passato al grado supremo della vita incorruttibile. Non era possibile difatti che questa dimora di Dio, questo tempio vivente della divinità santissima del Figlio unigenito, divenisse preda della morte nella tomba. Quaggiù il tuo corpo fu per lui la dimora del riposo, o Theotókos; ora è lui, o degna di ogni lode, che diviene il luogo del riposo tuo” (Citato in Martin Jugie, A. A. “La mort et l'assomption de la Sainte Vierge”, Città del Vaticano, 1944, p. 231). 

La Chiesa ortodossa dissidente continua, pur accogliendo qualche volta altre versioni, a celebrare l'Assunzione corporale della Theotókos. Pietro Moghila (+1646) insegnerà nel suo ultimo catechismo: “Secondo la dottrina di san Giovanni Crisostomo, tutti i santi devono risuscitare nell'ultimo giorno, ad eccezione della santa Vergine, che è già stata innalzata al cielo col suo corpo” (Ibid., p. 355).

Un testo acatisto russo del XVII secolo celebra così la Vergine: “Salve, o nostra vita, tu che sei risuscitata nella pace del Signore. Il Creatore ti ha trasportato in cielo con la tua anima e il tuo corpo. Maria è stata portata in cielo nell'integrità della sua persona” (Ibid., p. 357). 

Nicodemo l'Agiorita (+1809), monaco dell'Athos, scrive: “La Vergine non è semplicemente emigrata: ma è anche risuscitata, poiché la sua anima assolutamente Immacolata è stata di nuovo ricongiunta col suo corpo, ricettacolo di Dio; ed è così ch'ella fu assunta al cielo, dove regna con Colui che è suo Figlio e suo Dio” (Ibid., p 349). 

Un canone slavo della vigilia dell'Addormentamento, dovuto all'editore ufficiale del Santo Sinodo, nel 1895, reca: “Gesù, il Signore tutto risplendente della gloria divina, nato dal tuo seno per misericordia verso di noi, ti ha sollevato dalla terra, o Madre di Dio, con la tua anima e il tuo corpo” (Ibid., p. 356).

QUAL È LA RAGIONE PROFONDA DELLA DEFINIZIONE DELL'ASSUNZIONE

Essa può apparire solo a coloro che hanno penetrato l'intima solidarietà che lega la Chiesa alla Vergine e la Vergine alla Chiesa.
La Donna vestita di sole e che è nelle doglie del parto (Apocalisse, XII), è la Chiesa che sin dall'inizio del mondo si sforza di dare a Dio dei figli.
Nel momento supremo della sua esistenza, le viene domandato di dare alla luce non solamente dei figli d'adozione, ma il Figlio unigenito di Dio. In quest'istante decisivo, in cui la Chiesa è se stessa più che non lo sia mai stata e più che non potrà esserlo mai, essa è tutta quanta contenuta nella Vergine.

La Vergine che genera il Figlio unigenito, il quale è il Capo, è il modello o la forma della Chiesa, la quale genera i figli d'adozione, che sono le membra. Essa è il punto d'intensità suprema, al quale bisogna che la Chiesa tocchi una volta nella sua vita, per poter essere quello che deve essere per tutto il resto della sua vita. Maria è così, nella Chiesa, più madre che non la Chiesa, più sposa che non la Chiesa, più vergine che non la Chiesa; è madre, è sposa, è vergine prima della Chiesa e affinché la Chiesa possa esserlo. È per una eccellenza misteriosa che si diffonde cominciando da Maria, che la Chiesa può essere, a sua volta, così veramente madre, così veramente sposa, così veramente vergine.

Ecco che cosa s'intende dire quando si dice che Maria è il prototipo della Chiesa; tutto il destino della Chiesa è foggiato su quello di Maria. E allora si comprende come la Chiesa non possa progredire nella presa di coscienza del proprio destino, senza avanzare di pari passo nella presa di coscienza del destino della Vergine, dei suoi dolori e delle sue grandezze.
All'indomani della caduta comincia l'urto tra la città di Dio e la città del male, tra la Chiesa e il mondo, il quale ultimo è tutto in potere del Maligno (I Giovanni, V, 19). “Due amori, dice sant'Agostino, hanno edificato due città. L'amore di sé fino al disprezzo di Dio, la città terrestre; l'amore di Dio fino al disprezzo di sé, la città celeste” (De Civitate Dei, libro XIV, cap. 28). L'una prepara la venuta dell'Anticristo; l'altra, parallelamente, prepara la venuta del Signore Gesù, il quale “col soffio della sua bocca e con lo splendore della sua venuta” annichilirà l'Anticristo (II Tess., II, 8).

Ma i tempi di questa lotta grandiosa si succedono. Essa raggiunge il parossismo della sua intensità, nel momento in cui la Donna, vale a dire la Chiesa eterna, rappresentata allora dalla Vergine, da’ alla luce il Messia: “Il Dragone stette davanti alla Donna che stava per partorire, al fine di divorare il suo figliolo, quando l'avesse dato alla luce. Ed ella partorì un Bambino, un Figlio maschio... E il suo Figliolo fu innalzato verso Dio e verso il suo trono. E la Donna fuggì nel deserto” (Apoc., XII, 4-6).

Da questo momento la Chiesa entra nella fase delle lotte definitive che si incalzeranno sino alla fine del mondo: “Figliuolini miei, è l'ultima ora. Avete sentito dire che l'Anticristo viene, ebbene! vi sono ora molti anticristi. Da questo noi sappiamo che è l'ultima ora” (I Giov., II, 18).
Dio, che la sostiene, la illumina progressivamente dall'interno, affinché essa prenda coscienza sempre più esplicita del gigantesco antagonismo nel quale si trova impegnata.

Bisogna che la Chiesa sappia in maniera sempre più precisa, sempre meglio formulata, che essa costituisce un Regno che senza dubbio è in questo mondo, ma che non è di questo mondo (Giov., XVIII, 36); che è inviata come gli agnelli in mezzo ai lupi (Luca, X, 3); che, sul terreno delle cose di questo mondo, la sua legge è di essere sconfitta: il Cristo è stato vinto dall'ingiustizia e condannato a morte.

Contemporaneamente bisogna che prenda coscienza sempre più precisa, meglio formulata, delle grandezze, delle magnificenze, delle potenze di conquista che sono in lei. Bisogna che dica a tutti i suoi figli che essi sono nel mondo non per odiarlo, né per disinteressarsene, ma per lavorare nel Cristo alla sua salvezza con la loro preghiera e la loro sofferenza corredentrici; che stando uniti al Cristo mediante l'amore, essi sono più forti del mondo: “Io sono sicuro che né la vita né la morte, né le cose presenti né le cose future, né l'altezza né la profondità, né alcun'altra cosa creata potrà mai separarci dall'amore di Dio nel Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani, VIII, 38-39); che la legge di resurrezione della carne e d'ascensione corporale ai cieli, essendo la legge del Cristo, è la loro propria legge, poiché essi sono membra di Lui.

Sotto l'impulso dello Spirito che, per sostenerla nelle lotte supreme, la porta a riprendere ogni giorno coscienza della sua natura e del suo destino, la Chiesa vede illuminarsi davanti al suo sguardo, in maniera sempre più esplicita e meglio formulata, le esigenze divine della legge che la configura al Cristo, come la Sposa allo Sposo: la Sposa è “gloriosa, senza macchia né ruga né nulla di simile, ma santa e Immacolata”; la Sposa, prima riscattata dal Cristo, deve essere poi corredentrice del resto del mondo; la Sposa deve risuscitare col Cristo e con lui salire al cielo.
Ma prendendo coscienza della legge della Sposa, la Chiesa, grazie allo stesso sguardo, capisce che questa legge ha due realizzazioni ineguali: l'una personale nella Vergine, che ha generato il Figlio unigenito di Dio; l'altra collettivanella Chiesa, che non genera se non figli d'adozione.

Personalmente la Vergine è Sposa, è Immacolata, è corredentrice del genere umano; personalmente può toccarla la legge di conresurrezione nel Cristo; ed è per questo che la sua resurrezione e la sua assunzione sono in anticipo sul ritmo collettivo del resto della Chiesa, e si regolano sul ritmo personale del destino del Cristo.
Alla domanda che formulavamo dianzi: qual è la ragione profonda della definizione dell'Assunzione? Qual è la ragione profonda dell'opportunità della definizione dell'Assunzione?, ecco dunque la risposta: è per preparare la Chiesa ai supremi combattimenti contro l'Anticristo, che il Cristo le fa prendere coscienza, in un modo giorno per giorno più esplicito, meglio formulato, delle magnificenze che egli ha posto nella Sposa, vale a dire anzitutto nella Vergine e poi nel resto della Chiesa.

IL PENSIERO DI SAN GRIGNION DE MONTFORT

Questo è il pensiero di san Grignion de Montfort. Quelli che egli chiama gli “apostoli degli ultimi tempi” saranno secondo lui devoti di Maria: “La formazione e l'educazione dei grandi santi che ci saranno verso la fine del mondo, le sono riservati; perché non c'è altri che questa Vergine singolare e miracolosa che può dare origine, in unione con lo Spirito Santo, alle cose singolari e straordinarie... Saranno i veri apostoli degli ultimi tempi, ai quali il Signore delle virtù darà la parola e la forza per operare meraviglie e per portare via ai suoi nemici bottini gloriosi. Essi dormiranno senza oro né argento e, ciò che più conta, senza sollecitudini in mezzo agli altri preti, ecclesiastici e chierici, inter medios cleros; e tuttavia avranno le ali inargentate della colomba per andare, con la pura intenzione della gloria di Dio e della salvezza delle anime, là dove lo Spirito Santo li chiamerà... Saranno dei veri discepoli di Gesù Cristo, che ne imiteranno la povertà, l'umiltà, il disprezzo del mondo e la carità, che insegneranno la via stretta di Dio nella pura verità, secondo il santo Vangelo e non secondo le dottrine del mondo, senza inquietarsi e senza aver riguardo per nessuno, senza risparmiare, ascoltare o temere nessun mortale per potente che sia” (Traitè de la vraie dévotìon à la Sainte Vierge, n. 62).


LA TRAGEDIA DELL'UNITÀ SOPRANNATURALE DELLA CHIESA
La Chiesa, ogni giorno che passa, ha sempre maggior bisogno che si realizzino dei progressi nella dottrina circa la Vergine e la Chiesa stessa. La ragione sta nel fatto che la Chiesa ha da prendere coscienza, in modo sempre più esplicito, di quella sua differenza specifica per cui essa è il sale della terra.

Per un tragico destino, questi progressi dottrinali rischiano di aumentare la distanza della Chiesa dai popoli che essa ha la missione di evangelizzare.
Le definizioni dogmatiche relative alla Vergine e alla Chiesa: ieri le definizioni dell'Immacolata Concezione e dell'infallibilità pontificia; nel secolo XVI le grandi definizioni tridentine della grazia, della giustificazione, della messa, dei sacramenti; oggi la definizione dell'Assunzione della Vergine, hanno per effetto, da una parte, di radunare le forze vive della Chiesa in vista delle lotte supreme; e, dall'altra, di allontanarla sempre di più da un mondo in seno al quale, tuttavia, la sua legge è di vivere, al fine di portargli il sangue della Redenzione.

È la legge del soprannaturale, quaggiù, di non poter cominciare a riunire se non spezzando molte cose. Sin da principio il Cristo non può annunziare il sacramento per eccellenza dell'unità della sua Chiesa senza provocare divisioni: “Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro, e non andavano più con lui...” (Giov., VI, 66).

La medesima legge continua a reggere la Chiesa. Ma poiché non la si comprende con abbastanza magnanimità, nel tempo in cui si prepara qualche nuova definizione dogmatica del magistero solenne, sia alla vigilia della definizione dell'Immacolata Concezione, sia alla vigilia della definizione dell'Assunzione, molti cristiani, i quali restano malgrado tutto e sino in fondo fedeli alla loro fede cattolica, si lasciano ciò nonostante assalire e ferire da considerazioni che sono troppo umane perché qualcuno di noi possa credersene totalmente esente.

Li vediamo, quando tentano di pensare personalmente, dividersi in due gruppi estremi. Gli uni si esaltano alla vista del successo delle loro imprese e al pensiero di gettare nuove sfide al mondo, al fine di aggravarne la situazione e precipitarne la catastrofe. Gli altri sono desolati di vedere ingrandirsi lo squarcio che separa la Chiesa non solo dal mondo, ma anche dalle Chiese dissidenti; si affliggono per quello che osano chiamare un indurimento progressivo della rivelazione evangelica, e perorano in tutta la sincerità del loro cuore la causa dell'inopportunità delle nuove definizioni.
L'anima fedele è invitata a salire più in alto, dove potrà vedere chiaramente che lo Spirito Santo, e non una creatura umana, è — Egli solo — Maestro immediato del progresso storico e della dialettica della Chiesa. E allora tutto il suo turbamento cederà il posto ad una grande pace.

L'AVVENIRE DELLA FEDE

Forse che la divisione dei credenti a proposito della rivelazione divina, dei cristiani stessi a proposito del Cristo e della sua Chiesa, continuerà sino alla fine dei tempi a scandalizzare i deboli e a fornire facili, troppo facili pretesti a quanti non cercano ne' Dio ne' il suo Cristo?
Da una parte, sappiamo che, purtroppo, le divisioni, più durano, più tendono ad accentuarsi. Tutto cammina col tempo. A meno di tradire il Vangelo, la Chiesa non può conservare il tesoro della rivelazione, che è un tesoro vivente, se non sviluppandolo. D'altra parte, nelle forme religiose separate da lei, il principio del dissidio sviluppa anch'esso inesorabilmente le sue conseguenze. Così i credenti si dividono.
Ma se il mondo va verso la catastrofe, lo Spirito Santo scende di grado in grado per rialzarlo. I santi ci dicono che più i tempi sono disperati, più le provvidenze divine sono meravigliose. L'irruzione massiccia sul proscenio della storia, per la prima volta da che esiste il mondo, di quello che viene chiamato l'ateismo, ma che è in realtà un antiteismo, e più precisamente un anticristianesimo, contro il quale la Chiesa, prendendo coscienza ogni giorno più netta del suo destino di Sposa, tenacemente resiste, non potrebbe forse essere ordinata, nel piano del Dio onnipotente, che può servirsi di mali spaventevoli per far nascere beni adorabili, a preparare, attraverso vie note a lui solo, qualche vasto raggruppamento di tutti i credenti? Lo spirito lucido del grande Dragone, del Seduttore di tutta la terra non fa fatica a discernere i veri contorni della Chiesa e l'esatta posizione della Donna vestita di sole. Aizzando contro di lei le Bestie più selvaggiamente che per il passato, non finirà forse per rivelare, senza volerlo, a tutti i veri fedeli il luogo della loro vera Patria?


PARTE II
Presentiamo qui le principali considerazioni della Bolla. Riporteremo in seguito il testo integrale della definizione.

LA BOLLA RICORDA CHE L'ASSUNZIONE, CONOSCIUTA ALMENO IMPLICITAMENTE FIN DAL PRINCIPIO, È DIVENUTA ESPLICITA NEL CORSO DEL TEMPO E PIÙ PARTICOLARMENTE IN QUESTO ULTIMO SECOLO

Dopo aver notato che Dio, nella sua grandissima liberalità, in ragione d'un segreto disegno della sua Saggezza, tempera i dolori mediante le gioie nella vita dei popoli così come nella vita dei singoli individui, la BollaMunificentissimus Deus spiega che, nell'angosciosa tristezza del nostro tempo, l'aumento della devozione alla Vergine è come un presagio di un'era migliore.
Dichiara che “se la Chiesa ha sempre riconosciuto, semper agnovit, e di continuo investigato durante il corso dei secoli” le larghezze di Dio nei riguardi di Maria e “la perfetta convergenza delle grazie” che la colmano, “è però nel nostro tempo che il privilegio dell'Assunzione gloriosa della Vergine Maria, Madre di Dio, è apparso in una luce più chiara”.

L'ASSUNZIONE DELLA VERGINE 
È UN COROLLARIO 
DELLA SUA IMMACOLATA CONCEZIONE

Il Cristo, che è senza peccato, è stato subito glorificato nel corpo.
I cristiani, toccati dal peccato originale, che è un peccato di natura, non saranno glorificati nel corpo se non quando l'intera natura umana sarà restaurata, alla fine del mondo.
Quale sarà la legge della Vergine? Sarà che ella non sia glorificata nel corpo che alla fine del mondo, se è toccata dal peccato originale; o che sia subito glorificata nel corpo, se è esente dal peccato originale. Tale è lo schema di questo passo della Bolla. Ed eccone il testo:

“Il privilegio dell'Assunzione, difatti, ha acquistato nuovo splendore a partire dal momento in cui il nostro predecessore Pio IX, d'immortale memoria, ha solennemente sancito il dogma dell'Immacolata Concezione della Madre di Dio. Poiché questi due privilegi sono strettamente connessi tra loro.

“Il Cristo con la propria morte ha trionfato sul peccato e sulla morte.

“Il cristiano che, mediante il battesimo, è generato a una vita nuova e celeste, trionfa nel Cristo sul peccato e sulla morte. Ma è legge generale, stabilita da Dio, non conferire ai giusti la piena vittoria sulla morte se non quando la fine dei tempi sarà venuta. Di modo che i corpi dei giusti si dissolvono dopo la morte e solo nell'ultimo giorno si ricongiungeranno con le loro anime glorificate.

“Ma Dio ha voluto sottrarre a questa legge la Beata Vergine Maria. Il suo privilegio, assolutamente eccezionale, è d'aver trionfato sul peccato con la sua Concezione Immacolata; di modo che ella non è stata assoggettata alla legge della corruzione della tomba e non ha dovuto attendere sino alla fine del tempo la redenzione del suo corpo.

“Così, dopo che fu solennemente definito che la Madre di Dio, la Vergine Maria, era stata preservata sin dal principio dalla macchia ereditaria, le anime fedeli concepirono più ardente la speranza che anche il dogma dell'Assunzione corporale della Vergine Maria sarebbe stato al più presto definito dal magistero supremo della Chiesa”.

L'INCHIESTA DI PIO XII

Nel 1942, Pio XII ordina che siano scrupolosamente raccolte e pubblicate tutte le petizioni relative all'Assunzione della Vergine indirizzate alla Sede Apostolica, da Pio IX fino ai nostri giorni.
Nel 1946, il 1° maggio, sottopone a tutti i vescovi dell'universo una duplice questione: “Credete che l'Assunzione corporale della Beata Vergine possa essere proposta e definita come dogma di fede? Voi, il vostro clero e il vostro popolo, lo desiderate?”.
A queste due domande, l'una circa la definibilità, l'altra circa l'opportunità d'una definizione, la risposta dei vescovi, preposti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio (Atti, XX, 28), fu quasi unanime.

VALORE DEL CONSENSO UNANIME DEL MAGISTERO ORDINARIO, ANTERIORMENTE ALLA DEFINIZIONE SOLENNE DELL'ASSUNZIONE

Qual era, nel caso presente, il valore del consenso unanime del magistero ordinario? Indicava semplicemente che si poteva, con ogni certezza prudenziale e senza tema d'errore, procedere alla definizione assoluta e irreformabile dell'Assunzione della Vergine? Oppure era già di per se stesso, al punto preciso di perfezione che aveva raggiunto, l'equivalente di una definizione assoluta e irreformabile dell'Assunzione? (abbiamo più sopra descritto l'alternativa). Dai testi che citeremo risulta chiaramente che, in questo caso particolare, il secondo punto di vista è il vero:
“Questa singolare convergenza dei vescovi e dei fedeli, tutti d'opinione che l'Assunzione corporale della Madre di Dio al cielo poteva essere definita come dogma di fede, attestandoci l'accordo dottrinale del magistero ordinario della Chiesa e l'accordo della fede del popolo cristiano — sostenuta e diretta dal magistero —, costituiva di per sé una prova assolutamente sicura ed immune da ogni errore, che il privilegio dell'Assunzione era una verità rivelata da Dio, e contenuta in quel deposito che il Cristo ha trasmesso alla sua Chiesa, perché lo conservi fedelmente e lo dichiari infallibilmente.

“Non è già grazie a semplici risorse umane, ma è con l'assistenza dello Spirito di verità (Giov., XIV, 26) e dunque senza nessun errore, che il magistero della Chiesa adempie la funzione che gli è stata affidata di custodire pure e integre, durante il corso del tempo, le verità rivelate. Esso le trasmette incorrotte, senza nulla aggiungervi e senza nulla sottrarvi. Poiché, come insegna il Concilio Vaticano, lo Spirito Santo è stato promesso a Pietro e ai suoi successori, non per rivelar loro qualche nuova dottrina che essi poi dovrebbero manifestare; bensì per assisterli nel compito a) di custodire santamente, b) di esporre fedelmente la rivelazione che ci viene dagli apostoli, cioè il deposito della fede.

“Di conseguenza, il consenso universale del magistero ordinario della Chiesa è una prova solida e sicura che l'Assunzione corporale della Beata Vergine Maria al cielo è una verità rivelata da Dio, e che deve dunque essere creduta fermamente e fedelmente da tutti i figli della Chiesa. Poiché, come insegna il Concilio Vaticano, bisogna credere di fede divina, e cattolica tutte le cose che sono contenute nella parola di Dio scritta e trasmessa, e che la Chiesa, per mezzo del suo magistero sia solenne, sia ordinario e universale, propone a credere come divinamente rivelate”.
Così, il 1° novembre, L'Assunzione è semplicemente passata dal rango di verità di fede divina insegnata dal magistero ordinario, al rango di verità di fede divina insegnata dal magistero solenne.

LA CONDIZIONE DEI CORPI GLORIFICATI DEL CRISTO E DELLA VERGINE SFUGGE A QUALSIASI RICERCA SCIENTIFICA

La Bolla fa osservare che l'Assunzione, per ciò che riguarda precisamente “ la glorificazione celeste del corpo verginale della Madre di Dio, è un fatto che nessuna facoltà dello spirito umano, lasciata alle sole sue forze, potrebbe mai conoscere”.
Tenendo conto delle proporzioni, accade lo stesso, se si va al fondo delle cose, per l'Ascensione.
Gli apostoli avevano visto il Signore risplendere della luce di gloria sul Monte della Trasfigurazione (Matteo, XVII, 1-8). Nel giorno della sua Ascensione, lo vedono per un momento innalzarsi nel cielo, fino all'istante in cui “una nube lo sottrae ai loro sguardi” (Atti, I, 9). Ma che egli vada allora in un altro mondo di cui è il centro, che egli sia “seduto alla destra di Dio” (Marco, XVI, 19), che sia “ricevuto nel cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose” (Atti, III, 21), sono tutte certezze che sfuggono a qualunque ricerca scientifica e intorno alle quali soltanto la rivelazione ci può istruire.


LA VERGINE, COME IL FIGLIO SUO, HA POTUTO CONOSCERE LA MORTE MA NON LA CORRUZIONE DELLA TOMBA

La Bolla cita numerose testimonianze antiche, attinte dai libri liturgici, dai Padri della Chiesa d'Oriente e d'Occidente, dagli autori spirituali, dai teologi, dai predicatori, le quali tutte affermano che la Vergine, se ha potuto subire, come suo Figlio, gli attacchi della morte, non ha però conosciuto la corruzione della tomba, ma è risuscitata ed è stata assunta corporalmente al cielo.

Sin dal II secolo si fa strada l'idea che Maria, nuova Eva, deve essere associata in un modo incomparabile al trionfo che il Cristo, nuovo Adamo, riporta sul peccato. Questo è il tema che la Bolla riprende:

“L'augusta Madre di Dio, da tutta l'eternità misteriosamente compresa con Gesù Cristo in uno stesso decreto di predestinazione, Immacolata nella sua Concezione, integra nella sua verginale maternità, magnanima socia del divin Redentore, il quale ha riportato piena vittoria sul peccato e sulle sue conseguenze, ha ottenuto in ultimo, come sommo coronamento dei suoi privilegi, d'essere preservata dalla corruzione del sepolcro: nella scia del Figlio suo, ella ha vinto la morte, ed è stata elevata, in corpo e anima, alla gloria suprema del cielo, dove risplende Regina, alla destra del medesimo suo Figliuolo, Re immortale dei secoli”.

L'OPPORTUNITÀ DELLA DEFINIZIONE

Il Sommo Pontefice, che ha già consacrato pubblicamente il genere umano al Cuore Immacolato di Maria, ha la ferma fiducia che “la definizione solenne dell'Assunzione sarà di grande aiuto per il progresso della fraternità umana, poiché essa torna a gloria della santissima Trinità, a cui la Vergine, Madre di Dio, è unita con vincoli privilegiati.
“Giova sperare, di fatti, che tutti i cristiani saranno incitati a rivolgersi alla loro Madre del Cielo con più vivo fervore; che tutti quelli che si onorano del nome cristiano avranno il desiderio di partecipare all'unità del Corpo mistico e di amare di più intenso amore Colei che circonda del suo affetto materno tutti i membri di questo Corpo venerando.
“Giova sperare inoltre che quelli che meditano i gloriosi esempi della Vergine saranno più persuasi del valore della vita umana quando è tutta intesa a compiere la volontà del Padre celeste e a procurare il bene di tutti gli uomini.
“Mentre i miti del materialismo, e la corruzione dei costumi che ne deriva, minacciano di sommergere lo splendore della virtù, e di perdere la vita degli uomini gettandoli nelle battaglie, bisogna, chi sia messo in piena luce, davanti agli occhi di tutti a quale alto fine i nostri corpi e le nostre anime sono destinati.
“E bisogna infine che la fede nell'Assunzione corporale di Maria al cielo, renda più ferma e più operante la fede nella nostra personale resurrezione”.

LA DEFINIZIONE DOGMATICA

Ecco, al termine della Bolla, il testo della definizione dogmatica, letto dal Santo Padre sulla spianata di S. Pietro, dirimpetto alla folla, che grazie agli altoparlanti udiva distintamente ciascuna delle sue parole:
Perciò, dopo aver ripetutamente rivolto a Dio preghiere e suppliche, e dopo aver invocato la luce dello Spirito di verità, a gloria del Dio onnipotente che ha riversato in Maria la sua speciale benevolenza, ad onore del Figlio suo, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre, e a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, in virtù dell'autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei beati apostoli Pietro e Paolo, e della Nostranoi pronunciamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che
LA MADRE IMMACOLATA DI DIO, 
MARIA SEMPRE VERGINE, 
DOPO AVER COMPIUTO 
IL CORSO DELLA SUA VITA TERRENA, 
E' STATA ASSUNTA ALLA GLORIA CELESTE 
IN ANIMA E CORPO.

CONCLUSIONE

Coloro che non amano la Vergine, come potrebbero essere toccati dalla definizione solenne dell'Assunzione? Come potrebbero capire che ha scosso migliaia di anime e le ha riavvicinate al Dio che si è fatto Bambino? Ha provocato conversioni e fatto discendere mistiche grazie. Chiedeva loro un atto d'approfondimento di fede. Essi la guardano con occhio freddo e distratto. È forse possibile, pensano, commuoversi per cose così lontane, così insolite? Li udiamo dire: E' un gesto di cui il papa poteva fare a meno! O ancora: — Valeva la pena di separare ancora di più i cristiani, e di compromettere lo sforzo ecumenico, oggi più necessario che mai? O ancora: — Quando la Chiesa smetterà di perdersi in falsi problemi? Il vero problema oggi è di ordine temporale: sarà il marxismo a risolverlo, quando i cristiani, invece di disconoscerlo, lo abbracceranno per “superarlo”; allora l'uomo e la natura saranno riconciliati; allora forse il soprannaturale potrà di nuovo interessare la razza umana!
Ma quale terribile accusa formulano contro se stessi quanti dicono di non amare la Vergine! Quale aberrazione il pensare che la Chiesa, riconoscendosi nella Vergine, perde il suo tempo, che non fa altro che lacerare con le sue stesse mani la sua vera unità, che si smarrisce in problemi inutili, che la sua principale missione è oggi temporale, che si inganna quando pensa di non poter salvare il temporale se non per soprappiù!

Quelli che quaggiù amano la Vergine, la sua purezza, la sua grandezza, il suo dolore, amano quello che Gesù ha amato di più in questo mondo.

Un giorno, sarà loro detto: — Quando tu amavi mia Madre, il tuo cuore, senza che tu lo sapessi, diventava simile al mio. Tu non potevi accostarti a lei senza avvicinarti a Me, ed ero Io che disponevo così ogni cosa per meglio prenderti. Come potrei dimenticare il tuo amore filiale? Come potrei non perdonarti? Amando mia Madre, non mi hai forse tolto qualsiasi diritto di condannarti?


martedì 13 agosto 2013

Festa dell'Assunzione di Maria Vergine



FESTA DELL'ASSUNZIONE DI MARIA VERGINE


La festa della solenne Assunzione di Maria si avvicinava e Geltrude, trattenuta a letto da infermità, non poteva, benchè assai lo desiderasse, recitare tante «Ave Maria» quanti erano stati gli anni passati dalla Vergine in terra [66, oppure 72]. Tuttavia si sforzò di raggiungere quel numero, dividendo in tre parti la Salutazione angelica: Ave Maria - Gratia piena - Dominus tecum. 

Mentre stava offrendo queste ed altre preghiere, che alcune persone le avevano detto di presentare alla S. Vergine, la graziosa Regina del cielo le apparve rivestita con un manto verde, su cui brillavano numerosi fiori d'oro, in forma di trifoglio. 
Ella le disse: « Porto sul mio abito tanti fiori, quante sono le parole delle preghiere che tu mi hai offerto a nome delle persone che ti hanno raccomandato di presentarmele. Questi fiori brillano più o meno a seconda dell'attenzione posta nel recitare dette preghiere. Ora rivolgo questi divini splendori verso ciascuna di quelle anime, per renderle più gradite al Figlio mio ed a tutta la Corte celeste». 

La Regina del cielo portava, fra quei trifogli, anche alcune rose di meravigliosa bellezza, che avevano sei foglie: tre erano d'oro tempestate di gemme preziose, le altre tre offrivano una mirabile varietà di sfumature. Nelle tre foglie d'oro Geltrude riconobbe le tre parti della Salutazione angelica ch'ella aveva recitato, nonostante la sua debolezza, con un grande sforzo. Il Signore Gesù volle, nella sua immensa bontà, unire a quelle foglie preziose, le altre tre con colori stupendi: la prima per l'amore con cui Geltrude aveva salutato e lodato la sua dolcissima Madre; la seconda per la discrezione mostrata, recitando solo quelle tre parti, giacchè era nell'impossibilità di fare di più; la terza per la perfetta confidenza che le faceva sperare di vedere il Signore e la dolce sua Madre accettare i suoi deboli sforzi.


All'ora di Prima, dopo la quale si doveva cantare la Messa della vigilia dell'Assunzione, ella pregò Gesù di ottenerle grazia e perdono presso la diletta sua Madre, perchè sentiva di essere stata spesso negligente nell'onorarla.
Il Salvatore s'inchinò allora verso la Madre sua e con un tenerissimo abbraccio dimostrò la divozione filiale che sempre aveva nutrito per lei. Indi le disse: « Ricordati, o mia Signora, e mia amorosissima Madre, che per te ho perdonato ai peccatori; guarda ora la mia eletta con quell'amore che avresti s'ella ti avesse sempre servita con la più grande divozione ». A quelle parole la Vergine parve sciogliersi in tenerezza e, per amore del Figlio suo, diede a Geltrude tutta la sua beatitudine.


Alla Messa Vultum tuum durante la colletta: Deus qui verginalem aulam, il Signore Gesù mostrò tanta affezione alla Madre sua, da rinnovarle tutte le gioie della sua santa Concezione, della sua nascita, e quelle che le procurò la sua santa Umanità.
Mentre Geltrude rifletteva alle parole: « In sua difensione munitos - munito dal sua soccorso» ella vide la Madre di bontà stendere il manto, per coprire con la sua protezione tutti coloro che si rifugiavano sotto il suo patrocinio; 

i Santi conducevano alla loro Regina le persone che si erano preparate alla sua festa con esercizi e preghiere speciali. Tali persone assomigliavano a bellissime giovinette e si sedevano rispettosamente davanti alla Madonna, come figlie alla loro madre. Vicino alle medesime volteggiavano schiere di angeli che le difendevano dalle insidie del demonio, eccitandole al bene. Geltrude comprese che quella protezione angelica era accordata alla domanda della colletta: ut sua defensione munitos, - perchè gli spiriti celesti stanno sempre vigilanti agli ordini della gloriosa Vergine, per difendere coloro che l'invocano.

Geltrude vide poi molti animali di diverse specie accorrere verso la Madre di Dio, per rifugiarsi sotto il suo manto. Essi simboleggiavano i peccatori che avevano devozione speciale alla Regina della misericordia. Essa li accoglieva con bontà, li proteggeva sotto il suo manto e li accarezzava con la sua dolce mano, come si usa fare coi cagnolini.
La Vergine rivelava così la sua misericordia verso coloro che a Lei si affidano, dimostrandosi sollecita di ricondurre al Figlio suo tutti quelli che, con un vero pentimento delle loro colpe, hanno sperato malgrado i loro peccati, nella sua misericordiosa mediazione.



All'Elevazione il Signore Gesù sembrò consegnare se stesso, sotto le spoglie sacramentali dell'Ostia, con tutta la beatitudine della sua Divinità ed Umanità, a tutti coloro che assistevano con devozione alla S. Messa in onore della sua dolcissima Madre, bramando di corteggiarla devotamente nella festa dell'Assunzione. Essi, dolcemente attratti e riconfortati dalla virtù vivificante della Divinità, erano confermati nella buona volontà, proprio come un uomo recupera energie, sostentandosi con cibi nutrienti.

Dopo la S. Messa mentre le Monache, secondo le prescrizioni della Regola, si recevano in capitolo, Geltrude vide il Signore Gesù che le precedeva, circondato da una moltitudine di Angeli, attendendo con gioia l'arrivo delle sue Spose.

La Santa, alquanto stupita, chiese: « Come mai, o amatissimo Gesù, tu vieni a questo nostro Capitolo con si grande moltitudine di angeli? Eppure noi celebriamo questa festa in tono assai meno solenne della tua Nascita ed Incarnazione ». Rispose l'amabile Salvatore: « Sono venuto qui come buon padre di famiglia, che si fa premura di ricevere lui stesso gli invitati al suo banchetto. Oggi, per onorare la mia dolcissima Mamma, quando si annuncerà la solennità della sua gloriosa Assunzione, accoglierò con tenerezza speciale tutte le anime che desiderano celebrare devotamente questa festa. Di più per la mia divina autorità, assolverò tutte coloro che umilmente accuseranno le loro infrazioni alla Regola. Nello stesso modo assisto ai vostro Capitolo in ogni festività ed approvo tutto quello che ivi compite, come già ti mostrai nella vigilia della mia Natività ».


Mentre Geltrude assisteva con devozione speciale all'ora di Nona, quando, secondo le nostre costumazioni, inizia la festa dell'Assunzione, conobbe per divina ispirazione che appunto in quell'ora la Vergine venne talmente assorbita in Dio che, spogliata dalla scoria mortale, preludiava la vita celeste, non vivendo più se non per l'azione dello Spirito Santo. Rimase in quello stato fino alla terza ora di notte; allora si lanciò in Dio, adorna delle perfezioni di tutte le virtù, senza il minimo rimpianto di coscienza. Beatamente nelle braccia del Signore, fatta un solo spirito con Lui, entrò nella potenza della Divinità (Sal. LXX).


Ai Vespri, mentre si cantavano i salmi, la Santa vide il Signore attrarre nel suo divin Cuore tutte le lodi che Gli erano rivolte e dirigerle verso la Vergine come un torrente impetuoso, di cui la celeste Sovrana riceveva le onde, secondo il numero dei meriti di cui era arricchita. 

All'antifona: Tota pulchra es - ella si abbandonò nelle braccia del Signore, cercando di far risuonare le parole dell'antifona sul liuto del divin Cuore, in memoria delle tenerezze che il Figlio dell'Altissimo prodigò con queste ed altre parole, a Lei, sua beatissima Madre. A questa dimostrazione d'amore, i torrenti del divin Cuore inondarono con maggior impeto l'anima della Celeste Sovrana, sprizzando gocce di acqua brillanti come fulgide stelle. Tali stelle la circondarono per rallegrarla ed adornarla d'incomparabili splendori; ma il loro numero era così grande che molte caddero al suolo. 

I Santi, rapiti d'ammirazione, s'affrettarono a raccoglierle per offrirle gioiosamente al Signore; con tale atto vollero far comprendere che attingono gioia, gloria, beatitudine nella sovrabbondanza dei meriti della Madre di Dio. 

Tutti gli angeli si associarono con grande allegrezza al fervore della Comunità e fecero risuonare, con la medesima, il responsorio: Quae est ista?. In seguito il Signore cantò con voce sonora il versetto: Ista est speciosa, e lo Spirito Santo parve far vibrare il liuto del Cuore divino per lodare e glorificare la Vergine Maria, benedetta fra tutte le creature.


All'inno: Quem terra pontus ecc. la celeste Regina parve venir meno sotto il peso dell'immenso gaudio, e s'inchinò sul seno del suo amabilissimo Figlio per rìposarsi fino alla strofa: O gloriosa Domina. Si alzò allora, quasi spinta dalla divozione dei fedeli, tendendo a tutti la mano della sua dolce protezione e materna consolazione. Alla dossologia Deo Patri, si levò di nuovo e piegò tre volte le ginocchia con grande riverenza per glorificare la Trinità, sempre adorabile. Rimase così prostrata tutto il tempo del Magnificat, pregando per la Chiesa; durante l'antifona Virgo Prudentissima, fece brillare una luce celeste su tutti coloro che la pregavano con divozione.


Un'altra volta, nella stessa festa dell'Assunzione, Geltrude era così sfinita, che si poté a stento trascinare a Mattutino. Mentre stava seduta, affranta per lo sforzo fatto, il Signore, che si leva in alto, la visitò con le viscere della sua misericordia (Luc. I, 78). Infatti quando si lesse il VI Responsorio, ella fu rapita in spirito e le parve di assistere alla gioconda festa, nella quale la Vergine, dopo d'aver pagato il tributo alla natura, se ne entrò giubilante ne' regni celesti.

Dopo il Responsorio Super Salutem fino al Te Deum, durante il quale ella riprese i sensi, tutti i canti le procurarono speciali illustrazioni e gioie ineffabili. Ne citerò solo alcuna più accessibile alla umana intelligenza. Le parve dunque che il Responsorio Super salutem fosse cantato dai cori riuniti degli angeli e degli apostoli, per rallegrarsi con la Sovrana degli onori ricevuti. Durante quel tempo la gloriosa Vergine, attratta da una forza infinitamente dolce, usciva dalla prigione del corpo per lanciarsi nelle braccia amorose del Figlio. Egli, Padre tenerissimo degli orfani, si sostituiva per così dire alla Chiesa, sua diletta Sposa, e volle raccomandare alla Madre sua le intenzioni che più profondamente interessavano il suo Cuore. Così cantò Lui stesso il VII Responsorio: « Sancta Deo diletta - Santa amata da Dio ». In seguito, mentre la Vergine, man mano s'inalzava, il Figlio, acceso da affezione sempre più tenera per la Madre sua, raddoppiò le lodi, salutandola con l’VIII responsorio: Salve Maria; l'assemblea dei Santi, riprendendo i canti, aggiunse: « Salve, pia Mater christianorum - Salve, tenera Madre dei Cristiani ». In seguito Gesù, personificando ancora la Chiesa sua Sposa, cantò con voce chiara: « Virgo solamen desolatorum - Vergine consolatrice degli afflitti ».

Durante il cantico: Audite me, divini fructus, la beatissima Vergine parve entrare in cielo trasalendo di giubilo, ma la visione del trionfo meraviglioso non potrà mai essere espressa da umano linguaggio. La Vergine parve entrare in un magnifico prato, smaltato di fiori. Quando si cantò il versetto: Et frondete in gratiam, tutti i fiori vollero celebrare l'arrivo d'una sì grande Regina: dai loro petali irradiò una luce affascinante accompagnata da squisiti olezzi e da melodie così soavi, come se tutti i suoni della terra si fossero riuniti in un concerto armonioso.


La dolcissima Vergine, gustando la sua incomparabile beatitudine, lodava Dio e salmodiava: Gaudens gaudebo in Domino. Dio Padre, placato alla vista di una Vergine così bella, benedisse la Chiesa militante e le disse nell'abbondanza della sua soavità: Non vocaberis ultra derelicta. In seguito a onore della Vergine Maria, tutto il coro degli angeli cantò con slancio questo inno: Sexaginta sunt reginae, per dimostrare che la Madre di Dio è al di sopra di tutte le gerarchie. Il coro dei Santi incalzò et octoginta concubinae, proclamando che Ella ha ricevuto maggiori privilegi di tutti loro presi insieme. Infine il coro riunito degli Angeli e dei Santi, insistette cantando in nome della Chiesa militante: et adolescentularum non est numerus - per esaltare la Madre di Dio al di sopra di loro tutti. Lo Spirito Santo aggiunse una dolcissima modulazione: Una est columba mea, come se avesse detto: « Ho trovato solo in Essa la mia somiglianza, solo in Essa mi compiaccio di riposare ». Il Figlio di Dio proseguì: perfecta mea: cioè tutto ciò che la mia Divinità e la mia Umanità bramavano trovare nella creatura, l'ho scorto solo in Lei.


Dio Padre aggiunse: una est matris suae, eletta genetricis suae come se, nell'eccesso del suo amore, non potesse trattenere l'espressione della sua tenerezza. Maria venne allora posta con grande riverenza, sul trono di gloria alla destra del Figlio suo, mentre tutta la Corte celeste faceva echeggiare il Responsorio: 
Salve nobilis. Virga Jesse, Salve flos campi, Maria, Unde ortum est lilium convallium. Odor tuus super cuncta pretiosa unguenta; favus distillans labia tua, mel et lac sub lingua tua. Unde - Io ti saluto, nobile stelo di Jesse: io ti saluto, fiore dei campi, Maria. Da te è uscito il giglio delle valli. Nessuna preziosa fragranza può esserti paragonata. Le tue labbra distillano miele, la tua voce è dolce come miele e latte. 

I cittadini del cielo, plaudenti intorno a quel trono regale ed animati da crescente ardore, celebrarono la santissima vita di Maria, cantando con gìoia ineffabile il Responsorio: Beata es Virgo Maria - Fu la Trinità stessa che disse il versetto, per rinnovare in quella Vergine benedetta la dolcezza della Salutazione angelica, che fu l'inizio della sua gloria.

Il coro dei Santi riprese: « Ecce esaltata es - Ecco che sei esaltata » e la pregò d'intercedere per la Chiesa militante. Indi Dio Padre che si compiacque di onorare l'oggetto di tutte le sue tenerezze, iniziò il Responsorio « Ave, Sponsa Sunamitis, secundum Cor Summi Regis: Ave Virgo Mater, Spiritu Sancta teste, Tu olimi Mariam sordibus Aegyptiis millies exosam, Tu Theophtlum desperatum apostatam reconciliasti Filio Tuo. In gratia. O Sancta, o celsa, o benedicta, mitiga et nobis tram Filii tui. In gratiam. - Io ti saluto, Sposa Sunamite secondo il Cuore dell'altissimo Re. Io ti saluto Vergine Madre, come l'attesta lo Spirito Santo. Tu hai riconciliato in grazia col tuo Figlio, e Maria che si era coperta in Egitto da mille colpe, e Teofilo, l'apostata disperato. O Santa, o sublime, o benedetta, placa in nostro favore la. collera del Figlio Tuo ». 

Tale Responsorio incominciato dal Padre con le parole Ave Sponsa, venne continuato dal Figlio: Sunamitis secundum cor Summi Regis e ripreso dallo Spirito Santo: «Ave Mater Maria». Il Figlio aggiunse: Spiritu Sancto teste. E tutti i Santi proseguirono con giubilo: Tu olim Mariam sordibus Aegypti millies exosam; e gli angeli proclamarono Tu Theophilum desperatum apostatam reconciliasti Filio tuo in gratiam. Allora con slancio ineffabile tutti i Santi insieme, in nome della Chiesa militante, piegarono il ginocchio davanti alla Vergine Maria, osannando: O Sancta, o celsa etc. dopo di che la Trinità uscì come fuori dal profondo abisso del suo gaudio, intonando con ammirazione il XII Responsorio: Quae est ista? per proclamare i meriti della gran Madre di Dio.



Geltrude notò poi che la S. Vergine, con la milizia celeste, celebrava la propria beatitudine cantando Te Deum laudamus, a gloria dell'adorabile Trinità. La lode del primo verso si rivolgeva a tutta la Trinità; quella del secondo: Te aeternum Patrem, più specialmente al Padre, quella del terzo Tibi omnes Angeli, ai Figlio; quella del quarto: Tibi Cherubin, allo S. Spirito. Così in ogni versetto ciascuna persona della SS. Trinità era lodata; i sette versetti Tu Rex glortae Christe s'indirizzavano più specialmente al Salvatore, felicitandolo perchè, mediante il suo aiuto, la Vergine aveva sempre glorificato il Signore con tutti i suoi affetti, senza mai lasciarsi distogliere d'alcun che di passeggero. Nei versetti seguenti: Aeterna fac, ciascuna delle Tre Persone divine era lodata a sua volta. Geltrude comprendeva sempre meglio come ogni versetto attribuito al Padre rispondeva allo scopo con perfetta convenienza; lo stesso avveniva per le altre due Persone.

Quando, dopo questa gioconda solennità, ella riprese contatto con la vita ordinaria, si accorse che non solo la sua anima che aveva gustato tante delizie, si era rinvigorita, ma persino il suo corpo aveva ripreso forze da poter camminare da sola senza fatica. La straordinaria energia si mantenne fin dopo la Messa solenne, all'ora del pasto.


Tre anni dopo ella era afflitta ancora da malattia. Nella vigilia dell'Assunzione, volle, fin dal mattino, sodisfare alla sua pietà e vide la Vergine Maria in un delizioso giardino fiorito, olezzante di soavi profumi. Nella gioia tranquilla di una celeste contemplazione la Vergine stava per spirare; la dolce serenità del suo volto, il fascino del suo atteggiamento e la Maestà della persona dicevano ch'Ella era veramente: la piena di grazia! In quel giardino si vedevano magnifiche rose senza spine, gigli splendenti di candore, viole fragrantissime e moltissimi fiori di ogni qualità. Non v'era però un filo di erba. Cosa strana! Quel fiori, più erano lontani dalla Vergine, maggiormente brillavano per grazia, profumo e vigore. La celeste Regina ne aspirava gli olezzi, per esalarne poi gli effluvi nel divin Cuore, che l'amatissimo suo Figlio sembrava aprire davanti a Lei.


Una moltitudine innumerevole di Angeli parve occupare lo spazio che si trovava fra la Vergine e i fiori, di cui aspirava il profumo. Essi rendevano i loro omaggi all'eccelsa Regina e nel contempo lodavano il Signore. Geltrude vide anche S. Giovanni evangelista pregare con fervore al capezzale di Maria, la quale sembrava estrarre dal Santo una specie di emanazione meravigliosa. Tale visione le procurava grandi delizie ed ella desiderava di conoscerne il profondo significato. L'amabile Gesù le disse che il giardino simboleggiava il Corpo immacolato di Maria, e i fiori le virtù di cui era adorna. Le rose più lontane, le più belle, coltivate dagli spiriti celesti con maggior cura, rappresentavano le opere di carità verso Dio e verso il prossimo; più si esercita la carità e più l'anima diventa bella. I gigli dal profumo squisito e immacolato candore, significavano la santa sua vita che i fedeli cercano d'imitare. Infine quella misteriosa emanazione che la S. Vergine sembrava assorbire dal cuore di S. Giovanni, rappresentava la gloria attribuita a questo Santo apostolo, per il bene che la Madre di Dio aveva compiuto liberamente in terra, perchè egli provvedeva a tutti i suoi bisogni.


Geltrude chiese poi a Gesù quale vantaggio avesse San Giovanni per la filiale sollecitudine verso la Vergine». Egli le rispose: « Il mio Cuore si è dolcemente avvicinato a lui con altrettanti gradi d'amore a misura delle sue sollecitudini per la santa mia Madre ». Geltrude vide infine che la persona della benedetta Vergine, posta in quel giardino, rappresentava la sua anima così preziosa. Essa, saziata di delizie coi frutti delle sue virtù, raccoglieva tali frutti in se stessa, mediante un meraviglioso soffio che percorreva, per così dire, il giardino del suo corpo riportando tutto a Dio con slancio di riconoscenza. La beatissima Vergine parve riposare in questa grande gioia fino all'ora di Mattutino, bella quale Geltrude, rapita in estasi, la contemplò in un tranquillo riposo sul seno del diletto Figlio suo. Gesù gustava delizie ineffabili a deporre nel Cuore di sua Madre, tutti i frutti di virtù ch'Ella gli aveva offerti per riconoscenza. Passando dal suo divin Cuore essi acquistavano valore infinito e, simili alle rose e ai gigli delle valli, rivestivano la loro Regina di beltà, e freschezza incomparabile.


Dio Padre cantò Lui stesso, con dolcezza infinita il primo Responsorio dicendo: « Vidi speciosam - Ho visto la tutta bella » per far conoscere agli abitanti del cielo, che t'aveva trovata sulla terra, colomba senza macchia per la sua innocenza: « ascendentem desuper rivos aquarum »: elevata al di sopra delle correnti delle acque, per i suoi desideri:. « cujus tnaestimabilis odor erat in vestimento »: i cui vestimenti, (cioè la sua santa vita), diffondevano un ineffabile profumo, « et sicut dies verni circundabant eam Mores rosa rum et lilia convallium: e i fiori dei rosai e i gigli delle valli, (cioè le sue virtù), la circondavano come una fragrante primavera. Allora lo Spirito Santo, intonando il secondo Responsorio in nome della Santa Vergine, fece brillare di eccelso splendore la santità della sua vita con questa dolcissima modulazione: Sicut cedrus... Come cedro... In seguito tutti i Santi, estasiati dal concerto, espressero la loro ammirazione col III Responsorio: « Quae est ista? ». A ciascuna parola Geltrude riceveva grandi illustrazioni, ma per l'estremo sfinimento, non potè nulla ricordare.


Tutti i Santi, formando una magnifica processione, si riunirono davanti al trono verginale della gloriosa Madre, cantando in armonioso concerto il IV Responsorio: « Gaude Regina praepotens, aeterna lucis proenitens, gaude coelorum Domina, o Virgo pulcherrima. Gaude misericordissima, gaude. perenni gloria. Fac nos laetari, jaciemque tuam speculari, plena virtutis, dulcedinis et ptetatis. Gaude. - Sii felice, o Regina onnipotente, brillante riflesso dell'eterna luce, sii felice, Regina del cielo, o Vergine tutta bella. Sii felice, o misericordiosa Maria, sii felice per la tua inesauribile gloria. Donaci la gioia, mostraci il tuo volto, o piena dì virtù, di dolcezza, d'amore».
I Santi la lodavano per essere la Sovrana potente, che faceva in loro brillare la chiarezza dell'eterna luce; perchè stava per entrare nel suo regno, quale Regina del cielo e della terra; esultavano inebbriati di gioia, perchè più bella di tutte le vergini, splendida in virtù, in grazia, potente in misericordia, e atta a soccorrere tutti gli uomini, di cui sarà la beatitudine poichè, per i suoi meriti, mette il colmo alla gioia di tutti i Santi.

Allora il coro degli angeli, avanzandosi con solennità, cantarono il versetto fac nos laetari quasi per attrarla a quella gloria, che doveva coronare la sua morte di tanti splendori. I Santi aggiunsero il Gloria Patri, per ringraziare la Trinità di tutte le grazie ricevute dalla Vergine nell'anima e nel corpo.

Le antifone ed i salmi che seguirono furono cantati dall'assemblea dei Santi, offrendo uno spettacolo meraviglioso. Al V Responsorio fu la nobile Vergine stessa che ritta cantò, in un trasporto di gioia e di gratitudine: « Beatam me dicent omnes generationes - Tutte le generazioni mi chiameranno beata ».

Infine la Santissima anima, benedetta fra tutte le creature, sciolta dal corpo, appoggiata con tenerezza al braccio del Figlio, e godendo dei baci dello Sposo, s'immerse, con un'incomparabile unione, alla sorgente di quella beatitudine infinita, dalla quale non doveva più uscire.

Tutta la Corte celeste fu illuminata e rallegrata dalla presenza di sì grande Regina. Mirava la Vergine incomparabile nei dolci amplessi che le prodigava l'ineffabile accondiscendenza del Re supremo; la vedeva esaltata al di sopra di tutti gli Angeli e Santi, posta immediatamente dopo la SS. Trinità. Tutti in coro celebrarono le sue lodi, cantando con meraviglioso trasporto di gioia, il VI Responsorio: Super salutem. Così terminò la visione.

Si vede chiaramente dal fin qui detto, con quale bontà Dio vuol provvedere alla salvezza di molti, accordando le sue grazie di privilegio ad una sola anima, poichè volle completare la visione iniziata tre anni prima.
Se la nostra negligenza chiude per noi la corrente spirituale della grazia, cogliamo qualche. fiore di divozione nel meraviglioso giardino che ci viene aperto.


Un'altra volta, nella stessa festa dell'Assunzione, mentre Geltrude assisteva con fervore a Mattutino, volle avere in ciascuno dei tre Notturni, un'intenzione speciale. A ciascuna parola, a ciascuna nota del primo Notturno, ella ricordò alla gloriosa Vergine le ineffabili consolazioni ch'Ella dovette provare, tanto da parte del diletto suo Figlio, quanto da quella di tutti i Santi, mentre aspettava il momento del benedetto suo transito. A ciascuna parola che Geltrude, o altra persona divota pronunciava per richiamarle quelle gioie, la Vergine senza macchia, si vedeva circondata di rose e di gigli.

Al secondo Notturno Geltrude le ricordò le dolci consolazioni provate, passando dalla terra al cielo, appoggiata soavemente al suo Diletto. La divina Madre riceveva tanti gioielli, quante erano le parole che si pronunciavano nell'intero universo per richiamarle quei gaudi immensi.

Al terzo Notturno Geltrude ricordò alla celeste Regina quella gloria che sorpassa ogni intelligenza, di cui venne rivestita alla sua entrata in cielo, quando Dio le assegna il primo posto, al di sopra di tutti. Ogni parola di quel Notturno portò alla beatissima Vergine innumerevoli raggi di luce, e dolcezze più deliziose dei profumi di aromi squisiti.
Alla S. Messa, Geltrude recitò tre volte il Laudate omnes gentes, e domandò a tutti i Santi, com'era solita fare, di offrire col primo, al Signore, per essa, i loro numerosi meriti, onde prepararla a ricevere il divin Sacramento.


Col secondo pregò la SS. Vergine e col terzo Gesù per lo stesso motivo. La Regina celeste a quella preghiera si alzò ed offrì alla risplendente, sempre tranquilla Trinità, i meriti delle ineffabili grandezze che l'avevano, il giorno dell'Assunzione, inalzata al di sopra degli uomini e degli angeli, rendendola gratissima a Dio. Poi, lasciando il trono che occupava fece cenno a Geltrude, dicendo con infinita tenerezza: « Vieni, mia diletta, e mettiti al mio posto, perchè sei rivestita della perfezione e delle virtù che attiravano su me la compiacenza della SS. Trinità, affinchè tu riceva, per quanto possibile, lo stesso favore ». Ma Geltrude, profondamente stupita, rispose con disprezzo di sè medesima: « O Regina di gloria, come mai potrei io ottenere i tuoi stessi favori? Quali meriti ho io al cospetto del Padre?». La Vergine rispose: « Se farai tre cose te ne renderai capace. Domanda, per la innocentissima purità con la quale ho preparato al Figlio di Dio dimora gradita nel mio seno verginale, di essere tu pure purificata da ogni macchia. Per la profonda umiltà che mi ha esaltata al di sopra degli Angeli e dei Santi, chiedi che tutte le tue negligenze siano riparate. Da ultimo supplica, per l'incomparabile amore che mi ha unita in eterno a Dio, d'essere arricchita di meriti abbondanti ». Geltrude, fatte le tre richieste, venne elevata in spirito, alla gloria sublime che le era stata accordata, con tanta bontà, per i meriti della Regina del cielo. Quando apparve allo stesso posto della Vergine Maria, arricchita de' suoi meriti, il Dio di maestà pose in essa le sue compiacenze, mentre gli Angeli e i Santi le offrivano a gara i più rispettosi omaggi.
Quando la Comunità si avanzava per ricevere il SS. Sacramento, la Regina di gloria si pose in piedi, alla destra di ciascuna Monaca, la coperse mentre si comunicava, con una parte del suo stesso manto, quella porzione che la Suora aveva infiorato con le sue preghiere. La Vergine diceva a Gesù: « Per onorare la mia memoria, o dolcissimo Figlio, guarda quest'anima ». A tali parole il Signore, con divina compiacenza, dimostrò a ciascuna Monaca tenerezze incomparabili e diede a tutte l'Ostia di salute. Geltrude, dopo di essersi comunicata, offrì al Signore in lode eterna l'adorabile Sacramento, per aumento della gloria di Maria SS. quasi per ricambiarla del dono che la celeste Madre le aveva fatto de' suoi meriti. Gesù parve presentare un regalo alla Madre sua dicendole: « Ecco, o Madre, che ti restituisco il doppio di ciò che è tuo: eppure nulla tolgo a questa anima che tu hai arricchito per mio amore ».

Nel ritorno della processione, mentre la comunità cantava l'antifona « Ave Domina mundi, Maria » parve a Geltrude che le falangi celesti, con l'estrema dolcezza delle loro armonie, facessero trasalire il cielo in un nuovo trasporto dell'allegrezza. Bentosto la Vergine apparve rìtta sull'altare, alla destra del suo Figliuolo, rivolto verso il Convento, raggiante di luce meravigliosa. Alle parole: Ave Regina coelorum, tutti i santi, piegando il ginocchio davanti a Lei, la veneravano come Madre del Salvatore. Alle parole: Ave, Virgo Virginum, la Sovrana celeste presentava, con le sue mani, un giglio brillante di candore a tutte le persone presenti, quasi per impegnarle a imitare la sua castità, fortificandosi in questa bella virtù. Mentre si cantava: Per te venit redemptio nostra, le sue viscere materne furono così profondamente commosse, che non potendo sostenere l'eccesso della felicità, s'appoggiò teneramente al Cuore del Figlio suo. Alle parole: « Pro nobis rogamus, rogita - Noi te lo domandiamo, prega per noi! » ella circondò con le caste sue braccia il collo del Figlio e, prodigandogli tenere carezze, gli mostrò le Monache presenti, e i bisogni particolari di ciascuna. Quando s'intonò l'antifona Hodie Beata Virgo, sembrò che la Vergine. s'inalzasse verso le celesti regioni, circondata di gloria, portata dal Figlio suo ed accompagnata dai cori angelici, che applaudivano al suo trionfo. Mentre s'elevava al più alto dei cieli, Ella prese la mano destra del Figlia e: benedisse con essa la Comunità.

Dopo quella benedizione, si vide su ciascuna Monaca come una croce d'oro sospesa con nastro verde. Geltrude comprese che tutti potevano aver parte al frutto di quella benedizione, purchè avessero fede viva e sincera confidenza nella Madre di misericordia.
Ave Maria, Madre dolcissima