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mercoledì 10 maggio 2023

LETTERA DI SAN FRANCESCO D'ASSISI

 


 A TUTTI I CHIERICI


SULLA RIVERENZA DEL CORPO DEL SIGNORE 

(DAGLI SCRITTI DI SAN FRANCESCO D'ASSISI)



[207] 1 "Facciamo attenzione, noi tutti chierici, al grande peccato e all’ignoranza che certuni hanno riguar­do al santissimo corpo e sangue del Signore nostro Gesù Cristo e ai santissimi nomi e alle sue parole scritte, che santificano il corpo.
                2 Sappiamo che non ci può essere il corpo se prima non è santificato dalla parola.
                3 Niente infatti possediamo e vediamo corporalmen­te in questo mondo dello stesso Altissimo, se non il cor­po e il sangue, i nomi e le parole mediante le quali sia­mo stati creati e redenti «da morte a vita».

[208] Tutti coloro, poi, che amministrano così santi ministeri, considerino tra sé, soprattutto quelli che li amministrano senza discrezione, quanto siano miserandi i calici, i corporali e le tovaglie sulle quali si compie il sacrificio del corpo e del sangue del Signore nostro.
                5 E da molti viene lasciato in luoghi indecorosi, vie­ne trasportato senza nessun onore e ricevuto senza le do­vute disposizioni e amministrato agli altri senza discrezione.

[209] Anche i nomi e le parole di lui scritte talvolta vengono calpestate, perché «l’uomo carnale non com­prende le cose di Dio».
                8 Non dovremmo sentirci mossi a pietà per tutto questo, dal momento che lo stesso pio Signore si conse­gna nelle nostre mani e noi l’abbiamo a nostra disposi­zione e ce ne comunichiamo ogni giorno? Ignoriamo forse che dobbiamo venire nelle sue mani?
                10 Orsù, di tutte queste cose e delle altre, subito e con fermezza emendiamoci11 e ovunque troveremo il santissimo corpo del Signore nostro Gesù Cristo collo­cato e lasciato in modo illecito, sia rimosso di là e posto e custodito in un luogo prezioso.
                12 Ugualmente, ovunque siano trovati i nomi e le parole scritte del Signore in luoghi sconvenienti, siano raccolte e debbano essere collocate in luogo decoroso.
                13 E sappiamo che è nostro dovere osservare tutte queste norme, sopra ogni altra cosa, in forza dei precetti del Signore e delle costituzioni della Santa Madre Chiesa.
                14 E colui che non si diporterà in questo modo, sappia che dovrà rendere «ragione» al Signore nostro Gesù Cristo «nel giorno del giudizio».
                15 E coloro che faranno ricopiare questo scritto perché esso sia meglio osservato, sappiano che saranno benedetti dal Signore Iddio."

AMDG et DVM

mercoledì 29 marzo 2023

“PROFANAZIONE DELL’EUCARISTIA E SUE CONSEGUENZE



Quello che molti di noi speravano non arrivasse mai, si è invece avverato: B. con una lettera apostolica in forma di Motu proprio “Magnum Principium”, Quibus nonnulla in can.838 Codici Juris Canonici immutantur, 09.09.2017“, sulla base del lavoro di una commissione di Vescovi ed “esperti” da lui istituita, ha modificato detto Canone riguardante la pubblicazione dei testi liturgici e la loro futura applicazione, allo scopo di favorire la partecipazione di tutti alla liturgia. 

In pratica si tratta delle già annunziate “Messe ecumeniche” da celebrare insieme a Valdesi, Ortodossi, Anglicani e Luterani dove, in nome di una falsa unità, vengono cambiati i testi liturgici e “modificate” le Parole di Gesù al momento della Consacrazione, “conditio sine qua non” perchè si realizzi la Transustanziazione, cioè il Sacramento del Corpo e del Sangue di nostro Signore Gesù Cristo presente sull’altare sotto le Specie del pane e del vino. Miracolo di cui Gesù ha anche fornito più volte delle prove inconfutabili e tuttora visibili, come a Bolsena, a Chieti, a Buenos Aires, a Siena e in molti altri posti del mondo. E tutto questo nel silenzio più assoluto di Cardinali, Vescovi e della Chiesa intera, escluso il Card. Sarah che, assieme al Papa emerito Benedetto XVI, hanno cercato più volte di far sentire la loro voce sull’argomento, con dichiarazioni boicottate e con la pubblicazione di due libri importanti.

L’annuncio è stato dato, quasi in sordina, come una notizia tra le altre durante il viaggio in Colombia e riportato sull’Osservatore Romano, ma già da tempo era vissuto in qualche diocesi, ad esempio a Torino da un sacerdote, don Fredo Oliviero con l’ approvazione del Vescovo mons. Nosiglia, stravolgendo il canone della Messa in ossequio a Lutero. In pratica la nuova prassi, visto che non si vuole toccare la dottrina, ma in realtà si cambia tutto, afferma che per vivere insieme questo “evento liturgico” non viene richiesta l’adesione ad un pensiero unico sull’Eucaristia, MA IL RISPETTO DI TUTTI PER IL PENSIERO DI OGNUNO. Come a dire che ognuno fa la sua celebrazione liturgica a modo suo, con parole e intenzioni sue, credendo a questo o a quello, al mago Merlino o alla fata Turchina!

Se tali ministri di Dio preposti da Cristo a fare luce in un mondo di oscurità non fossero più luce del mondo e sale della terra … “a nient’ altro servirebbero che ad esser gettati nel fuoco della Geenna e calpestati dagli uomini” (Mt 5,13-14).  Il Vicario di Cristo, poi, non è padrone assoluto dell’ insegnamento di Cristo, ma fedele custode e servo della Parola Divina trasmessa per mezzo della Tradizione Apostolica.

La notizia è di una GRAVITA’ INAUDITA, perchè non si tratta solo di vanificare la Santa Messa con tutto il suo valore immenso di intercessione e di riparazione per il mondo intero, (già grave di per sé) MA DI PROFANARLA RENDENDOLA SACRILEGA, OLTRETUTTO DA PARTE DEI PIÙ ALTI VERTICI DELLA CHIESA. PERTANTO CHI CELEBRA O PARTECIPA A QUELLE FALSE MESSE ECUMENICHE LI’, COMMETTE SACRILEGIO E SI GIOCA L’ANIMA.  OLTRE A RECARE DANNO GRAVISSIMO A TUTTA L’UMANITA.

Non esiste nulla di più solenne sulla faccia della terra che il maestoso momento della Consacrazione, perché la Messa non è né una preghiera, né un inno, né qualcosa di umano composto di sole parole. Si tratta di un atto di origine divina con il quale noi entriamo in contatto per volere di Gesù. Ma appunto perché è momento maestoso e sublime”, deve essere rispettato il volere di Gesù e le Sue precise parole, condizione indispensabile per la validità della Consacrazione e della Messa.

Un conto sono gli incontri interreligiosi o ecumenici tra i diversi rappresentanti in sale pubbliche a forma di dialogo, come è stato fatto in precedenza, ben altra cosa è la celebrazione sacra in una chiesa cattolica di una ipotetica Messa comune che non può assolutamente esistere. È urgente approfondire lo studio dei Vangeli su questo argomento e il Catechismo della Chiesa Cattolica, quello di Pio X e di Giovanni Paolo II. Molto interessante e di sicura dottrina anche il libro del Card. Siri Dogma e liturgia.

In questo breve contesto, noi vorremmo esporre in forma semplice e popolare questo concetto fondamentale:

la Messa Cattolica non è solo un rito sacro per i cattolici, MA RIGUARDA  IL MONDO INTERO, PERCHE’  E’ PREGHIERA ED IMMOLAZIONE DI CRISTO per tutta l’ umanità, baluardo contro le forze delle tenebre e del male dell’intero pianeta. Senza la Messa Cattolica nel mondo, o peggio ancora con messe ecumeniche non volute da Cristo, e perciò sacrileghe, l’ umanità è come se consegnasse di nuovo il mondo, che è stato redento da Cristo, nelle mani di Satana il quale scatenerà tutta la sua furia, il suo odio contro l’ uomo, immagine di Dio, e contro la Terra, redenta da Cristo, con terremoti, inondazioni e calamità varie.

Si fa presto a liquidare un argomento così importante come quello del male nel mondo e dei cataclismi disastrosi con risposte superficiali come quelle che spesso sentiamo: Se gli uomini non si rendono conto dei cambiamenti climatici, vuol dire che hanno la testa dura. Ma che vuol dire? Quale autorità di questo mondo ha il potere di comandare ai venti, alla tempesta e ai pianeti? Ma anche se si potesse fare con le nuove tecnologie scientifiche, sicuramente sarebbe allo scopo di sconvolgere l’ ordine prestabilito da Dio per interessi egoistici se non criminali. In tutti i casi, che cosa possiamo fare noi se non pregare Dio, Creatore e Signore del cielo e della terra, perchè ci salvi? Perfino un presidente laico come Donald Trump ha invitato la popolazione a una giornata di preghiera a Dio per scongiurare il peggio davanti ai disastrosi cicloni che hanno distrutto parte dellAmerica. E ai tempi del terribile terremoto in Giappone, lo stesso Imperatore è sceso dal suo divin soglio per invocare assieme alla popolazione l’aiuto di Dio.

Solo qui nella Santa Chiesa Cattolica italiana pare che nessuna voce né di Vescovi, ancor meno del Papa si sia levata per supplicare il Signore Gesù davanti alle ripetute calamità. Come se Dio non c’entrasse affatto, ma tutto fosse frutto della nostra ignoranza o cattiva conduzione. Dovremmo invece umilmente inginocchiarci davanti alla maestà di Dio che ha creato il mondo con tanta perfezione e chiedere il suo aiuto perché diamo per scontato che il sole sorga e tramonti, che le stagioni siano perfette si da programmare al massimo del divertimento le nostre vacanze, senza mai un pensiero a Dio, un ringraziamento per il buon raccolto e per la bellezza di certi tramonti, senza una supplica perché ci liberi dalla fame e dalla guerra, dalla tempesta e dai terremoti, come dicevano i nostri nonni pregando in processione

“A fulgure et tempestate, libera nos, Domine!” 

Scusate la digressione ma ritengo comunque pertinente ricordare brevemente certe lezioni del mio professore di fisica che ci mostrava con dati scientifici l’ equilibrio perfetto, ma anche instabile della Terra nell’ universo la quale si trova ad una ben precisa distanza dal sole. Se fosse il 5% più vicina gli oceani bollirebbero, se solo l1% più lontana, essi ghiaccerebbero. E l’ aria che respiriamo? Una miscela sofisticata e costante di ossigeno, idrogeno, elio, azoto… in parti perfette che avvolge tutta la stratosfera terrestre e che ci permette di respirare. Se si alterasse qualche minima parte di queste composizioni moriremmo tutti avvelenati e soffocati. E la meraviglia del corpo umano la scordiamo? Se nella nostra Galassia troviamo circa 600 miliardi di stelle, il corpo di un uomo contiene ben 600mila miliardi di cellule. E il cosiddetto Principio Antropico secondo il quale la nostra vita sulla terra è consentita da una combinazione di innumerevoli, diciamo coincidenze tutte fondamentali e volte a permettere la vita dell’ uomo solo ed esclusivamente sul Pianeta “Terra”, perché è sul pianeta Terra che Dio ha creato l’ uomo ed è sempre sulla Terra che Gesù, il Figlio di Dio si è incarnato e fatto uomo. Per questo motivo è di opinione diffusa anche tra gli scienziati che Dio Creatore non solo ha dato inizio a tutto l’ universo con il cosiddetto big-bang, ma accompagna costantemente il mondo e l’ uomo all’ interno di un preciso disegno che ha un inizio e avrà una fine, la fine del mondo” .

Questo disegno di Dio sull’ uomo non termina con la sua morte,  ma con la sua chiamata alla Comunione con Dio, alla Vita Eterna e infine alla Risurrezione della Carne. Sono le cosiddette Verità di fede che recitiamo nel Credo ogni domenica. Per raggiungere questo scopo lo stesso Dio Padre ha inviato nel mondo suo Figlio Gesù, vero Dio e vero uomo, per salvare l’ uomo dalla perdizione eterna dovuta al peccato originale. (non sto qui a spiegare questo dibattuto argomento che comunque è verità della nostra fede che ciascuno può approfondire col catechismo menzionato). Gesù si è lasciato crocifiggere per amore e poi è risorto. Per amore ha istituito i Sette Sacramenti”, che sono interventi divini durante tutto il corso della nostra vita, allo scopo di sostenerci nelle difficoltà qui sulla terra e farci partecipi della sua Vita divina nell’eternità.

Parole che a molti suonano come fantascienza, ma sono le Verità della nostra bellissima Fede Cattolica, Apostolica e Romana che ormai non ci vengono più ricordate nemmeno dai nostri sacerdoti o da pochi, intenti come sono a proclamare solo la giustizia sociale che senza Dio non ci sarà mai. Ci si può fare un baffo di tutto questo ma poi dovremo vedercela con Dio quando ci chiederà: Rendimi conto del tuo operato!

Fra i sette Sacramenti, quello sublime per eccellenza è la Santa Eucaristia che ci permette di avere sempre Gesù con noi, Io sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo ci ha promesso Gesù, e lo ha realizzato proprio attraverso la Consacrazione nella Santa Messa, solo ed esclusivamente ad opera di un suo Ministro consacrato, il Sacerdote, che ha ricevuto a sua volta un Sacramento ben preciso: l’ Ordine Sacro. Crediamo che lo stesso Dio che ha creato il mondo e il nostro corpo così perfetto non possa fare anche questo prodigio per amore delle sue creature? Ma questi Sacramenti non esistono affatto nelle altre confessioni religiose, anche se si gloriano del nome di cristiani: né i Valdesi, né i Luterani, né gli Anglicani, né i Pentecostali, né altri gruppi cosiddetti cristiani hanno conservato il vero Sacerdozio Ministeriale, perché sono solamente Pastori e pertanto non possono celebrare i Sacramenti cattolici. Come possono celebrare un Sacramento comune nel quale essi per primi non credono, se non come commemorazione?

Eppure i nemici di Cristo, consapevoli dell’ importanza della Santa Eucaristia (o Santa Messa) la vogliono eliminare perché, eliminata la Messa, viene eliminata la presenza viva e vera di Gesù tra di noi e restiamo così in balia di Satana, quel Lucifero che molti di loro adorano come dio. Ma a Dio non la si fa, e con Lucifero si sta decisamente molto male, perché trasmette a ciascuno dei suoi adepti il suo odio contro Dio, contro l’ uomo e contro tutto il creato. Anche l’ esistenza degli Angeli ribelli, i diavoli, è verità di fede cattolica e lo vediamo attorno a noi quanta cattiveria e odio sta sprigionando l’ uomo che ha rinnegato il suo vero Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Visti i tempi apocalittici che stanno avanzando e anche di apostasia, come contemplato perfino nel Catechismo della Chiesa Cattolica n. 675/76/77, gli esperti raccomandano tre cose:

Costituire in ogni città dei “piccoli gruppi” di laici con quei pastori fedeli che non vogliono far parte dell’abominio della desolazione annunziato dal profeta Daniele, ma vogliono seguire Gesù con eroismo, come ai tempi delle persecuzioni dei primi cristiani, al limite anche clandestinamente.

Conservare gelosamente anche nascosti, tutti i testi liturgici, messali, breviari, catechismi, ecc.  anche nel caso che venga imposto di eliminarli per fare spazio ai nuovi testi.

Si raccomanda inoltre, qualora non ci fosse la possibilità di partecipare alla vera Messa, sia quella antica come quella recente di Paolo VI, di non andare affatto a quelle ecumeniche, cercando invece di supplire con la recita di più Rosari durante il giorno e con Comunioni Spirituali. Il Signore che legge nei cuori, ne terrà conto.

Tutto questo passerà ma a noi sarà chiesto l’ eroismo nella prova della fede. E come ai tempi della battaglia di Lepanto è stato il Rosario a salvare i cristiani dalla devastazione del nemico, così adesso sarà la recita di molti Rosari a salvare tutti noi dalla devastazione delle anime. Poi verrà l’ Era di pace e di grazia promessa dal Cuore Immacolato di Maria a Fatima. Coraggio! Christus vincit! Christus regnat!  

SE AMI LA TUA SANTA CHIESA, LA CHIESA DI CRISTO RE,

PASSA PAROLA.

https://benedettoxviblog.wordpress.com/2017/09/22/profanazione-delleucaristia-e-sue-conseguenze-rendendola-sacrilega-oltretutto-da-parte-dei-piu-alti-vertici-della-chiesa-pertanto-chi-celebra-o-partecipa-a-quelle-false-messe-ecumeniche/

mercoledì 10 giugno 2020

Un enorme altare...

   Dice Gesù:

   «Se la mia Carne è realmente cibo e il mio Sangue è realmente bevanda, come mai le vostre anime muoiono di inedia? 
Come mai non crescete nella vita della grazia? 
Vi sono molti per i quali è come se le mie chiese non avessero ciborio. Sono coloro che mi hanno rinnegato o dimenticato. 
Ma vi sono anche molti che si cibano di Me. Eppure non progrediscono. Mentre in altri, ad ogni unione con Me-Eucarestia, vi è un accrescimento di grazia.


   Ti spiegherò le cause di queste differenze. Vi sono i perfetti che mi cercano unicamente perché sanno che la mia gioia è di essere accolto nel cuore degli uomini e che non hanno gioia più grande di questa di divenire una sola cosa con Me. In questi l’incontro eucaristico diviene fusione, ed è tanto forte l’ardore che da Me emana e che da loro si sprigiona, che come due metalli in un crogiolo noi si diventa una cosa sola. Naturalmente quanto più la fusione è perfetta tanto più la creatura prende l’impronta mia, le mie proprietà, le mie bellezze. Così sanno unirsi a Me quelli che voi chiamate poi "Santi", ossia i perfetti che hanno capito chi Io sono.

   Ma in tutte le anime che vengono a Me con vero trasporto e puro cuore Io porto grazie indicibili e trasfondo la mia grazia, di modo che esse procedono sulla via della Vita e anche se non raggiungono una santità clamorosa, riconosciuta dal mondo, raggiungono sempre la vita eterna, perché chi sta in Me ha vita eterna.

   Per tutte le anime che sanno venire a Me con l’ardore dei primi e con la fiducia dei secondi e che mi dànno tutto quanto è in loro potere di dare, ossia tutto l’amore di cui sono capaci, Io sono pronto a compiere prodigi di miracoli pur di unirmi a loro. 
Il cielo più bello per Me è nel cuore delle creature che mi amano. Per loro, se la rabbia di Satana distruggesse tutte le chiese, Io saprei scendere, in forma eucaristica, dai Cieli. I miei angeli mi porterebbero alle anime affamate di Me, Pane vivo che dal Cielo discende.
   
Non è del resto cosa nuova. Quando la fede era ancora fiamma di amore vivo Io ho saputo andare ad anime serafiche seppellite negli eremi o nelle celle murate. Non occorrono cattedrali a contenermi. Mi basta un cuore che l’amore consacri. Anche la più vasta a splendida cattedrale è sempre troppo angusta e povera per Me, Dio che empio di Me tutto quanto è. Opera umana è soggetta alle limitazioni dell’umano e Io sono infinito. Mentre non m’è angusto e povero il vostro cuore se la carità lo accende. E la più bella cattedrale è quella della vostra anima abitata da Dio.
Dio è in voi quando voi siete in grazia. Ed è del cuore vostro che Dio si vuole fare un altare. Nei primi tempi della mia Chiesa non vi erano le cattedrali, ma Io avevo un trono degno di Me in ogni cuore di cristiano.
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   Vi sono poi quelli che vengono a Me soltanto quando il bisogno li spinge o la paura li sprona. Allora vengono a bussare al Tabernacolo che si apre, concedendo sempre conforto, spesso, se è utile, la grazia richiesta. Ma vorrei però che l’uomo venisse a Me non soltanto per chiedere ma anche per dare.

   Indi vengono quelli che si accostano alla Mensa, dove Io mi faccio cibo, per abitudine. In questi i frutti del Sacramento durano per quel poco di tempo che durano le Specie e poi dileguano. Non mettendo nessun palpito nel loro venire a Me, non progrediscono nella vita dello spirito che è essenzialmente vita di carità.
   Io sono Carità e porto carità, ma la mia carità viene a languire in queste anime tiepide che nulla riesce a scaldare di più.

   Altra categoria, quella dei farisei. Vi sono anche ora; è una gramigna che non muore. Costoro fanno gli ardenti, ma sono più freddi della morte. Sempre uguali a quelli che mi misero a morte vengono, mettendosi bene in mostra, gonfi di superbia, saturi di falsità, sicuri di possedere la perfezione, senza misericordia fuor che per se stessi, convinti d’essere esempio al mondo. Invece sono quelli che scandalizzano i piccoli e li allontanano da Me perché la loro vita è una antitesi di quella che dovrebbe essere e la loro pietà è di forma ma non di sostanza, e si tramuta, non appena allontanati dall’altare, in durezza verso i fratelli. Questi mangiano la loro condanna perché Io perdono molte cose, conoscendo la vostra debolezza, ma non perdono la mancanza di carità, l’ipocrisia, la superbia. Da questi cuori Io fuggo al più presto possibile.

   
Considerando queste categorie è facile capire perché l’Eucarestia non ha ancora fatto del mondo un   Cielo come avrebbe dovuto fare. Siete voi che ostacolate questo avvento d’amore che vi salverebbe come singoli e come società.

   Se realmente vi nutriste di Me col cuore, con l’anima, con la mente, con la volontà, con la forza, l’intelletto, con tutte insomma le potenze vostre, cadrebbero gli odî, e con gli odî le guerre, non vi sarebbero più le frodi, non le calunnie, non le passioni sregolate che creano gli adulterî e con questi gli omicidi, l’abbandono e la soppressione degli innocenti. Il perdono reciproco sarebbe non sulle labbra, ma nei cuori di tutti, e sareste perdonati dal Padre mio.

   Vivreste da angeli passando le vostre giornate adorando Me in voi e invocando Me per la [66] prossima venuta. La mia costante presenza nel vostro pensiero terrebbe voi lontani dal peccato, il quale sempre comincia da un lavorìo del pensiero che poi si traduce in atto. Ma dal cuore fatto ciborio non uscirebbero che pensieri soprannaturali e la terra ne sarebbe santificata. 
La terra diverrebbe un altare,  un enorme altare pronto ad accogliere la seconda venuta del Cristo, Redentore del mondo.»

Maria Valtorta: QUADERNI DEL 1943 CAPITOLO 23: 10 giugno 1943

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"Jesu, quem velatum nunc aspicio,
Oro, fiat illud quod tam sìtio:
Ut, te revelata cernens fàcie,
Visu sim beatus tuae gloriae. Amen."
Oh Gesù, che velato ora ammiro,
Prego che avvenga ciò che tanto bramo,
Che, contemplandoTi col volto rivelato,
A tal visione io sia beato della Tua gloria. Amen.


giovedì 19 luglio 2018

O sacro convito





O SACRUM CONVIVIUM

O sacrum convivium in quo Christus sumitur;
recolitur memoria passionis ejus; mens impletur gratia
et futurae gloriae nobis pignus datur. Alleluia.

O sacro convito nel quale Cristo è nostro cibo;
si rinnova il ricordo della sua passione; l’anima si colma di grazia
e ci viene dato il pegno della futura gloria. Alleluia.


O SACRUM CONVIVIUM

giovedì 28 giugno 2018

Aspirazioni a Gesù Sacramentato



IX. 
Fulcite me floribus, stipate me malis, quia amore langueo (Cant. II, 5). Il languire dell'anima è quando ella, scordata di sé e delle sue cose, non pensa che a cercar ristoro a' suoi amorosi languori coi santi desideri che sono i fiori, e colle opere sante che sono i frutti del divino amore.

Ah mio Dio sacramentato, giacché mi volete tutto per voi, fatemi quello che voi mi volete. Fatemi scordare d'ogni cosa che non s'appartiene al vostro amore. Accrescete sempre più in me i desideri di darvi gusto. E fate poi che questi fiori non sieno sempre fiori; fate che diventino ancora frutti con far io e patire qualche cosa per voi che avete fatto e patito troppo gran cose per me. O Dio, o Dio dell'anima mia, fatevi da me amare, ma amare da vero,18 non solo con parole, ma con fatti, prima che mi arrivi la morte.
AMDG et DVM

lunedì 11 settembre 2017

Gesù IL MAESTRO ci spiega il significato delle nozze di Cana



Le nozze di Cana nelle versioni di Giotto e Jacopo Torriti (particolare)

CARISSIMI AMICI


Penso tutti conoscano l'episodio evangelico delle Nozze di Cana: Giovanni 2, 1 11.
Ritengo utilissimo leggere il commento che fa Gesù a questo episodio fondamentale della nostra Fede Cristiana. Non so voi, ma a me è capitato di sentire pochi commenti ben fatti a questo riguardo e soprattutto con una teologia così alta, come invece ritroviamo qui.
Sono queste lezioni che dovrebbero levare ogni dubbio sul fatto che la povera Maria Valtorta (visto anche il suo stato di inferma paralizzata e soprattutto di inferma spesso in fin di vita) abbia potuto scriverle di testa sua.
Ora siccome Gesù ci insegna che chi sa parlare di Dio in questo modo non può essere né l’uomo più erudito, né tanto meno il “cosaccio” (che allora vorrebbe dire che si è convertito, cosa che non può più succedere in eterno!), ma solo “le voci” che parlano sotto ispirazione dello Spirito Santo, allora vi invito a leggere con molta calma, meditare, contemplare (e magari stamparvi) queste pagine che finalmente chiariscono, in maniera magistrale, il perché ed i veri motivi ed i vari simbolismi nascosti in questo episodio evangelico.

19 ‑ 1 ‑ 47.
Dice Gesù:


«Avrei potuto parlare prima per darti questa gemma, o mio piccolo Giovanni [ossia: Maria Valtorta]. Ma tale è la dignità del S. Sacrificio, troppo poco conosciuto per ciò che è da troppi cristiani cattolici, che ho dato la precedenza alla spiegazione di esso. Ed è questa la prima lezione che do a molti, parlando eccezionalmente in dì festivo e su un brano evangelico che ho già trattato secondo l’insegnamento consueto. Quando un sacerdote o una voce parla in nome di Dio e per ordine di Dio, quando si ubbidisce ad un precetto, Io, che sono il Signore, taccio perché grande è la dignità di un maestro che parla in mio nome e per ordine mio, e grande è la dignità di un rito, grandissima quella della S. Messa, rito dei riti così come l’Eucarestia è il Sacramento dei Sacramenti.


Or dunque ascolta, o mio piccolo Giovanni. Ti ho detto molto tempo fa [1] ‑ eri al luogo di esilio e soffrivi come solo Io so quanto – che ogni brano ed episodio evangelico è una miniera di insegnamenti. Ricordi? Ti avevo mostrato la seconda moltiplicazione dei pani e ti avevo detto che, come  con  pochi  pesci  e  pochi pani avevo potuto sfamare le turbe, altrettanto i vostri spiriti possono essere sfamati all’infinito dai pochi brani che sono riportati dai 4 Vangeli. Infatti sono 20 secoli che di essi si sfama un numero incalcolabile di uomini. Ed Io, ora, attraverso il mio piccolo Giovanni ho dato aumento di episodi e parole perché veramente l’inedia sta per consumare gli spiriti e Io ne ho pietàMa anche da quei pochi episodi dei 4 Vangeli vengono, da 20 secoli, pane e pesci agli uomini perché ne siano saziati e ne avanzino ancora.


Tutto ciò fa lo Spirito Santo, che è il Maestro docente sulla cattedra dell’insegnamento evangelico.“Quando sarà venuto il Paraclito, Egli vi ammaestrerà in ogni vero e vi insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quanto ho detto”[2] insegnando lo spirito vero di ogni parola, di ogni lettera dell’episodio. Perché è lo spirito della parola, e non la parola in sé, che dà la vita allo spirito. La parola incompresa è suono vano. È incompresa quando è solo vocabolo, rumore, non “vita, seme di vita, scintilla, sorgente” che mette radici, accende, lava e nutre.


Le nozze di Cana [3]. Ecco che da 20 secoli sono spunto ai maestri di spirito a predicare la santità del matrimonio compiuto con la grazia di Dio, a predicare la potenza delle preghiere di Maria, il suo insegnamento all’ubbidienza: “Fate ciò che Egli vi dirà”, la potenza mia che muta l’acqua in vino, e così via. Nessuno di questi frutti colti dal brano evangelico sono errati. Ma non questi soli sono i frutti che l’episodio porta e che voi potete coglierne.


Mia piccola innamorata, amante di Me, affamata di Me Eucarestia, questo è uno degli episodi della mia vita pubblica in cui è in germe il miracolo ultimo dell’Uomo‑Dio: l’Eucarestia. La Risurrezione è già miracolo di Dio‑Uomo ((G In queste parole c’è la spiegazione sulla differenza che c’è fra “Uomo-Dio” e “Dio-Uomo” tante volte contestata dai detrattori valtortiani. Essi infatti dicevano che dare all’Evangelo il titolo di “Poema dell’Uomo-Dio” era il primo errore fatto dagli editori, mentre invece è esattissimo, come ci confermerà anche Maria SS. stessa in altra parte!)), il primo di tutti i miracoli venuti da quando, dalla Vittima distrutta dal Sacrificio, emerse il glorificato Gesù Dio‑Uomo, il Vittorioso
Prima era ancora nascosto il Dio nell’Uomo. La sua Natura trapelava per bagliori nella parola e nei miracoli, simile alle vampate che incoronano dentro per dentro un monte e fanno dire: “Qui si cela il fuoco e questo monte, in apparenza simile a molti altri, è un vulcano che ha per sua anima l’elemento fuoco in luogo di essere unicamente strati su strati di terre e di rocce”.


Ma l’Umanità del Cristo che doveva patire e morire era in tutto simile a quella di ogni uomo, avendo una carne soggetta alla legge della materia, col bisogno di cibo, di sonno, di bevande, di vesti, e disagio di freddo o di calore, e stanchezze per molto lavoro o lungo cammino, e compattezze di carne, e ‑ miseria per l’Onnipresente ‑ e costrizione in un unico luogo. Tutto meno la colpa e gli appetiti alla stessa. Anzi, tutto, e soprattutto ciò che è il martirio dei giusti: il dover vivere fra i peccatori vedendo le offese fatte all’Eterno da essi, e le discese dell’uomo nella fanghiglia dei bruti. 
L’Uomo ‑ Io te lo dico, Maria ‑ ha sofferto, col suo intelletto e col suo cuore di Giusto, più di questo che di ogni altra cosa. Il fetore del vizio e del peccato! La verminaia di tutte le concupiscenze! Io te lo dico: ho cominciato ad espiarle da quando le ho avute vicine, tanto era il tormento che davano all’anima e all’intelletto mio. Gli angeli hanno numerato i colpi degli immateriali flagelli dei vizi dell’uomo sulla mia Umanità, numerosi quanto e dolorosi più di quelli del flagrum romano.


Dopo il Sacrificio, il mio vero Corpo, pur restando vero Corpo, assunse la libera bellezza e potenza dei corpi glorificati, quella che sarà anche la vostra. Quella in cui la materia somiglierà allo spirito con il quale visse e lottò per farsi regina come esso re. E il Corpo fu glorioso come lo Spirito che in esso era divino, non più soggetto a tutto quello che prima lo mortificava, e lo spazio non fu più ostacolo, né ostacolo il muro, né ostacolo la lontananza, né ostacolo l’essere Io qui nel Cielo voi lì sulla terra, perché Io fossi in Cielo e in terra vero Dio e vero Uomo colla mia Divinità, con la mia Anima, col mio Corpo e col mio Sangue, infinito come alla mia Natura divina si conviene, contenuto in un frammento di Pane come il mio Amore volle, reale, onnipresente, amante, vero Dio, vero Uomo, vero Cibo all’uomo, sino alla consumazione dei secoli, e vero gaudio degli eletti per ciò che non è più secolo ma eternità.


L’Eucarestia è il miracolo ultimo dell’Uomo – Dio. La Risurrezione, il miracolo primo del Dio – Uomo che da Se stesso trasmuta il suo Cadavere in Vivente eterno.  L’Eucarestia, trasformazione delle specie del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo, è al limite fra le due epoche come una stella, quella del mattino, fra i due tempi che han nome notte e giorno. E quando brilla la stella del mattino il viandante si dice: “Ora è giorno” benché ancora non sia giorno, perché sa che quella luce, ai limiti del cielo, è presagio d’alba. L’Eucarestia è la Stella del mattino del tempo nuovo. La sua luce di miracolo d’amore è presagio d’alba, dell’alba del tempo di Grazia. Per questo sta, raggiante dei suoi fuochi, sospesa fra il tempo che si chiude e quello che s’apre, alla fine della mia predicazione, all’inizio della Redenzione.


Se la stella dell’Epifania brillò per dire ai re che il Re universale era dato al mondo, la stella della mia Eucarestia brillò nella Cena pasquale per dire al mondo che il vero Agnello stava per essere immolato, che già si immolava, dandosi spontaneamente in perpetuo cibo agli uomini perché il Sangue suo non bagnasse soltanto gli stipiti e gli architravi, ma circolasse, tutt’uno con loro, a farli santi, e la Carne immacolata fortificasse la loro debolezza mentre l’Anima del Cristo e la Divinità del Verbo abitano in loro portando seco l’inscindibile Presenza del Padre e dell’Eterno Spirito. E fra l’annuncio della stella epifanica e l’annuncio della stella eucaristica, ecco brillare con i suoi simboli incompresi la luce del miracolo di Cana a dire al mondo ciò che avrebbe fatto, nel  cuore  di  pietra  degli uomini  e  con  la povera acqua del loro pensiero, la Sapienza e Potenza incarnata.


Tre giorni dopo c’era un banchetto”. Tre giorni: tre epoche, prima del convito di gioia. 
La prima, dalla creazione del mondo sino alla punizione del diluvio; 
la seconda, dal diluvio alla morte di Mosè. 
La terza, da Giosuè, mia figura, alla mia venuta. 


E ancora tre epoche, o tre giorni: i tre anni della mia predicazione prima del convito pasquale. E come avviene per un banchetto nuziale, che la preparazione ad esso è sempre più piena più si avvicina il momento del festino, così fu per il mio convito d’amore. Perciò sempre più chiare le voci del concerto profetico e le luci degli attendenti il vero Sposo che veniva a sposare Sé all’Umanità per farla regina.


“E vi era la Madre di Gesù”. La Madre! Può mancare la Madre se deve essere partorito l’uomo nuovo? Può non esservi Eva se deve essere d’ora in avanti la “Vita” dove era la Morte? E può mancare la Donna mentre si avvicina l’ora che il Serpente avrà oppresso il capo e limitata la sua libertà d’azione? Non può. E la Madre dei viventi, l’Eva senza macchia, la Donna dell’ “Ave” e del “Si faccia”, la Donna dal calcagno potente, la Corredentrice, è presente al convito con cui ha inizio lo sponsale dell’Umanità con la Grazia.


Ma “venuto a mancare il vino” i convitati non avrebbero gioito per la presenza di Gesù. Oh! veramente quando venni per il mio convito di Grazia trovai che il vino mancava presto. Era troppo poco, e presto fu consumato, e gli uomini caddero in tristezza perché Io deludevo le loro speranze di inebriarsi di umani succhi di potenza e vendetta.


Che avevo trovato iniziando la mia missione? “Idrie di pietra preparate per le purificazioni dei Giudei”. Ossia per le purificazioni materiali. Ecco. I cuori, dopo secoli e secoli di impura assimilazione della Sapienza, si erano mutati in idrie di pietra. E non già per purificare se stessi, ma per servire a purificare. Il rigorismo, l’esteriorità dei riti. Quel rigorismo che induriva senza servire a detergere neppure se stessi. Il solito peccato di superbia del credersi perfetti e di credere impuri gli altri. La durezza opaca della pietra opposta alla luce e alla duttilità della Sapienza che illumina a comprendere e aiuta ad amare. Cuori chiusi. Anche l’acqua che li empie non li fa morbidi. Serve a ghiacciarli. E nulla più. Gettata l’acqua, essi sono aridi, duri e senza profumo. Questo è l’esteriorità dei riti che colmano senza penetrare, senza trasformare, senza far dolci e profumati. Le idrie, i cuori, erano vuoti. Non contenevano neppure quel minimo di cosa utile che è l’acqua per purificare gli altri. Erano vuoti. Non avevano neppure pensato a colmarsi del minimo.Vuoti, arcigni, scabri, inutili, scuri nell’interno come un antro, bigi all’esterno per polvere e vecchiaia.


“Empite d’acqua le idrie”. Oh! quanta l’acqua viva che Io ho versato nei cuori di pietra degli ebrei perché almeno avessero un minimo per essere utili ad alcunché! Ma essi non si mutarono e nella quasi maggioranza respinsero l’acqua, restando vuoti, duri, oscuri, arcigni.


“E ora attingete”. Ecco. Nei cuori dove l’acqua fu accolta si mutò in vino eletto, tanto che il maestro di tavola disse: “Tutti dànno al principio il vino migliore e poscia il peggiore, mentre tu hai serbato il migliore alla fine”. Ho infatti serbato il migliore alla fine, Io, sposo del gran convito. Nell’Ultima Cena, ultimo atto del Maestro, Io, Sposo, ho mutato non l’acqua in vino, ma il vino in Sangue mio per una nuova trasformazione che vi aiutasse, o uomini, ad essere felici della mia felicità che è santa ed eterna. Avevo per tre anni empito le idrie vuote dell’Acqua veniente dal Cielo. Ma ora l’acqua non bastava più. Veniva il tempo della lotta e del giubilo, e il vino è utile al lottatore e immancabile ai conviti. Ed Io vi ho dato l’Eucarestia, il mio Sangue, perché beveste la mia stessa forza, e forti foste, e la mia ilare volontà di servire Iddio, e diveniste eroi come il Maestro vostro, e la mia gioia fosse in voi.


Né quel miracolo di trasformazione di una specie nell’altra  ha più avuto fine. Le idrie del convito di Cana si vuotarono presto lasciando ebbri gli invitati alle nozze. La mia Eucarestia empie i calici e le pissidi di tutta la terra da secoli. E sino alla fine dei secoli gli affamati, gli esausti, i sitibondi, gli stanchi, gli afflitti, i morenti e quelli che appena cominciano a vivere con ragione, i puri come i penitenti, i malati come i sani, i sacerdoti come i laici, gli uomini d’ogni razza e condizione, sulle vette e nelle pianure, fra le nevi polari e all’equatore, sulle acque e sulle terre, vengono a bere, a mangiare, a nutrirsi, a salvarsi, a vivere del mio Sangue e della mia Carne, di questo Vino dato alla fine del Convito, alle soglie della Redenzione, perché fosse il Convito perpetuo dello Sposo a chi lo ama e la Redenzione continua dei vostri languori e cadute.


Le nozze di Cana. La trasformazione dell’acqua in vino. La Cena di Pasqua: la transustanziazione del pane e vino nel mio Corpo e nel mio Sangue. 
La prima, a segnare l’inizio della mia missione di trasformazione degli ebrei dell’antico tempo in discepoli del Cristo. 
La seconda, a segnare il principio della transustanziazione degli uomini in figli di Dio per la grazia rivivente in loro. L’ultimo miracolo dell’Uomo Dio. Il primo e perpetuo miracolo dell’Amore umanizzato. Questa, mio piccolo Giovanni, una delle applicazioni ‑ ed è la più alta ‑ del miracolo delle nozze di Cana.


Ed in te, e per sempre, il mio Corpo e il mio Sangue siano quelle Cose preziose e incorruttibili per le quali, come dice Simon Pietro4], sei stata riscattata, affinché tu esalti le virtù di Colui che dalle tenebre ti chiamò all’ammirabile sua luce. La mia pace a te, piccola sposa, anelante all’Amore. La pace a te. La pace a te. La pace a te.» 


(da: Maria Valtorta, I Quaderni del 45-50, 19.1.1947 – ed. CEV)


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1 Il 28 maggio 1944, nel dettato di commento all’episodio della Seconda moltiplicazione dei pani della grande opera sul Vangelo. Per il luogo dell’esilio, rimandiamo a pag. 231 nota 6.
2 Giovanni 14, 26.
3 Giovanni 2, 1‑11. L’insegnamento che segue potrebbe essere messo come commento all’episodio delle Nozze di Cana, in una riedizione della grande opera sul Vangelo..
4 1 Pietro 2, 9.
Buona meditazione. 
La Pace sia con voi.

AMDG et BVM