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martedì 5 marzo 2024

ABBI PAZIENZA

 


4 marzo 1945

   Mi dice Gesù:
   «Abbi pazienza, anima mia, per la doppia fatica. È tempo di sofferenza. Sai come ero stanco gli ultimi giorni?! Tu lo vedi. Mi appoggio nell'andare a Giovanni, a Pietro, a Simone, anche a Giuda… Sì. Ed Io che emanavo miracolo, solo sfiorando con le mie vesti, non potei mutare quel cuore! Lascia che Io mi appoggi a te, piccolo Giovanni, per ridire le parole già dette negli ultimi giorni a quei pervicaci ottusi sui quali l'annuncio del mio tormento scorreva senza penetrare. E lascia anche che il Maestro dica le sue ore di predicazione nella triste pianura dell'Acqua Speciosa. Ed Io ti benedirò due volte. Per la tua fatica e per la tua pietà. Numero i tuoi sforzi, raccolgo le tue lacrime. Agli sforzi per amore dei fratelli sarà data la ricompensa di quelli che si consumano per fare noto Dio agli uomini. Alle tue lacrime per il mio soffrire dell'ultima settimana sarà dato in premio il bacio di Gesù. Scrivi e sii benedetta.»
 

   [Segue, ripetendo il brano che precede qui, il capitolo 123 dell'opera L'EVANGELO. Della stessa opera seguono ancora, con date del 5 e 6 marzo 1945, i capitoli 124 e 125. Su un altro quaderno sono stati scritti, con date del 4, 6 e 7 marzo 1945, i capitoli 591, 593 e 595]    http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/41/4-marzo-1945

AMDG et D.V.MARIAE

domenica 11 febbraio 2024

GESU' DICE: « Solo il Dio Incarnato poteva esser formato e nascere dalla Tutta Nostra».

 

Una risposta per V.Man....

13 febbraio 1949

   Dopo una discussione con persona che vuole sostenere la vita coniugale (carnalmente coniugale) di S. Maria e S. Giuseppe, e lo sostiene citando i Vangeli che dicono: "i fratelli di Gesù", Gesù dice: 
   «Ed è da potersi ammettere che Colei che fu preordinata ad essere divina forma alla Seconda Persona che prendeva carne potesse poi nel seno, divinizzato dal Dio in esso formatosi, accogliere seme d'uomo e portare un figlio d'uomo concetto impuro per eredità d'Adamo? Come l'Immacolata dalle sue viscere avrebbe potuto generare un impuro? E come l'eterna Vergine accogliere amplesso d'uomo dopo aver conosciuto il fecondante amplesso di Dio? Di Dio solo poteva essere Colei che dall'eternità pensammo "nostra dimora". E solo il Dio Incarnato poteva esser formato e nascere dalla Tutta Nostra».

http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/4/manoscritto/76/13-febbraio-1949

AMDG et D.V.MARIAE

venerdì 1 dicembre 2023

La Bellezza del Paradiso

Descrizione del Paradiso della Mistica 
Maria Valtorta 25-5

<<25‑5. Tenterò descrivere la inesprimibile, ineffabile, beatifica visione della tarda sera di ieri, quella che dal sogno dell’anima mi condusse al sogno del corpo per apparirmi ancor più nitida e bella al mio ritorno ai sensi. E prima di accingermi a questa descrizione, che sarà sempre lontana dal vero più che non noi dal sole, mi sono chiesta: “Devo prima scrivere, o prima fare le mie penitenze?”. Mi ardeva di descrivere ciò che fa la mia gioia, e so che dopo la penitenza sono più tarda alla fatica materiale dello scrivere.
Ma la voce di luce dello Spirito Santo ‑ la chiamo così perché è immateriale come la luce eppure è chiara come la più sfolgorante luce, e scrive per lo spirito mio le sue parole che son suono e fulgore e gioia, gioia, gioia ‑ mi dice avvolgendomi l’anima nel suo baleno d’amore: “Prima la penitenza e poi la scrittura di ciò che è la tua gioia. La penitenza deve sempre precedere tutto, in te, poiché è quella che ti merita la gioia. Ogni visione nasce da una precedente penitenza e ogni penitenza ti apre il cammino ad ogni più alta contemplazione. Vivi per questo. Sei amata per questo. Sarai beata per questo. Sacrificio, sacrificio. La tua via, la tua missione, la tua forza, la tua gloria. Solo quando ti addormenterai in Noi cesserai di esser ostia per divenire gloria”.
Allora ho fatto prima tutte le mie giornaliere penitenze. Ma non le sentivo neppure. Gli occhi dello spirito “vedevano” la sublime visione ed essa annullava la sensibilità corporale. Comprendo, perciò, il perché i martiri potessero sopportare quei supplizi orrendi sorridendo. Se a me, tanto inferiore a loro in virtù, una contemplazione può, effondendosi dallo spirito ai sensi corporali, annullare in essi la sensibilità dolorifica, a loro, perfetti nell’amore come creatura umana può esserlo e vedenti, per la loro perfezione, la Perfezione di Dio senza velami, doveva accadere un vero annullamento delle debolezze materiali. La gioia della visione annullava la miseria della carne sensibile ad ogni sofferenza.

Ed ora cerco descrivere.

Ho rivisto il Paradiso. E ho compreso di cosa è fatta la sua Bellezza, la sua Natura, la sua Luce, il suo Canto. Tutto, insomma. Anche le sue Opere, che sono quelle che, da tant’alto, informano, regolano, provvedono a tutto l’universo creato. Come già l’altra volta, nei primi del corrente anno, credo, ho visto la Ss. Trinità. Ma andiamo per ordine.

Anche gli occhi dello spirito, per quanto molto più atti a sostenere la Luce che non i poveri occhi del corpo che non possono fissare il sole, astro simile a fiammella di fumigante lucignolo rispetto alla Luce che è Dio, hanno bisogno di abituarsi per gradi alla contemplazione di questa alta Bellezza.

Dio è così buono che, pur volendosi svelare nei suoi fulgori, non dimentica che siamo poveri spiriti ancor prigionieri in una carne, e perciò indeboliti da questa prigionia. Oh! come belli, lucidi, danzanti, gli spiriti che Dio crea ad ogni attimo per esser anima alle nuove creature! Li ho visti e so. Ma noi... finché non torneremo a Lui non possiamo sostenere lo Splendore tutto d’un colpo. Ed Egli nella sua bontà ce ne avvicina per gradi.

Per prima cosa, dunque, ieri sera ho visto come una immensa rosa. Dico “rosa” per dare il concetto di questi cerchi di luce festante che sempre più si accentravano intorno ad un punto di un insostenibile fulgore.

Una rosa senza confini! La sua luce era quella che riceveva dallo Spirito Santo. La luce splendidissima dell’Amore eterno. Topazio e oro liquido resi fiamma... oh! non so come spiegare! Egli raggiava, alto, alto e solo, fisso nello zaffiro immacolato e splendidissimo dell’Empireo, e da Lui scendeva a fiotti inesausti la Luce. La Luce che penetrava la rosa dei beati e dei cori angelici e la faceva luminosa di quella sua luce che non è che il prodotto della luce dell’Amore che la penetra. Ma io non distinguevo santi o angeli. Vedevo solo gli immisurabili festoni dei cerchi del paradisiaco fiore.

Ne ero già tutta beata e avrei benedetto Dio per la sua bontà, quando, in luogo di cristallizzarsi così, la visione si aprì a più ampi fulgori, come se si fosse avvicinata sempre più a me permettendomi di osservarla con l’occhio spirituale abituato ormai al primo fulgore e capace di sostenerne uno più forte.

E vidi Dio Padre: Splendore nello splendore del Paradiso. Linee di luce splendidissima, candidissima, incandescente. Pensi lei: se io lo potevo distinguere in quella marea di luce, quale doveva esser la sua Luce che, pur circondata da tant’altra, la annullava facendola come un’ombra di riflesso rispetto al suo splendere? Spirito... Oh! come si vede che è spirito! È Tutto. Tutto tanto è perfetto. È nulla perché anche il tocco di qualsiasi altro spirito del Paradiso non potrebbe toccare Dio, Spirito perfettissimo, anche con la sua immaterialità: Luce, Luce, niente altro che Luce.

Di fronte al Padre Iddio era Dio Figlio. Nella veste del suo Corpo glorificato su cui splendeva l’abito regale che ne copriva le Membra Ss. senza celarne la bellezza superindescrivibile. Maestà e Bontà si fondevano a questa sua Bellezza. I carbonchi delle sue cinque Piaghe saettavano cinque spade di luce su tutto il Paradiso e aumentavano lo splendore di questo e della sua Persona glorificata.

Non aveva aureola o corona di sorta. Ma tutto il suo Corpo emanava luce, quella luce speciale dei corpi spiritualizzatí che in Lui e nella Madre è intensissima e si sprigiona dalla Carne che è carne, ma non è opaca come la nostra. Carne che è luce. Questa luce si condensa ancor di più intorno al suo Capo. Non ad aureola, ripeto, ma datutto il suo Capo. Il sorriso era luce e luce lo sguardo, luce trapanava dalla sua bellissima Fronte, senza ferite. Ma pareva che, là dove le spine un tempo avevano tratto sangue e dato dolore, ora trasudasse più viva luminosità.

Gesù era in piedi col suo stendardo regale in mano come nella visione che ebbi in gennaio, credo.



Un poco più in basso di Lui, ma di ben poco, quanto può esserlo un comune gradino di scala, era la Ss. Vergine. Bella come lo è in Cielo, ossia con la sua perfetta bellezza umana glorificata a bellezza celeste.

Stava fra il Padre e il Figlio che erano lontani tra loro qualche metro. (Tanto per applicare paragoni sensibili). Elia era nel mezzo e, con le mani incrociate sul petto ‑ le sue dolci, candidissime, piccole, bellissime mani ‑ e col volto lievemente alzato - il suo soave, perfetto, amoroso, soavissimo volto ‑ guardava, adorando, il Padre a il Figlio.

Piena di venerazione guardava il Padre. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era voce di adorazione e preghiera e canto. Non era in ginocchio. Ma il suo sguardo la faceva più prostrata che nella più profonda genuflessione, tanto era adorante. Ella diceva: “Sanctus!”, diceva: “Adoro Te!” unicamente col suo sguardo.

Guardava il suo Gesù piena di amore. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era carezza. Ma ogni carezza di quel suo occhio soave diceva: “Ti amo!”. Non era seduta. Non toccava il Figlio. Ma il suo sguardo lo riceveva come se Egli le fosse in grembo circondato da quelle sue materne braccia come e più che nell’Infanzia e nella Morte. Ella diceva: “Figlio mio!”, “Gioia mia!”, “Mio amore!” unicamente col suo sguardo.

Si beava di guardare il Padre e il Figlio. E ogni tanto alzava più ancora il volto e lo sguardo a cercare l’Amore che splendeva alto, a perpendicolo su Lei. E allora la sua luce abbagliante, di perla fatta luce, si accendeva come se una fiamma la investisse per arderla e farla più bella. Ella riceveva il bacio dell’Amore e si tendeva con tutta la sua umiltà e purezza, con la sua carità, per rendere carezza a Carezza e dire: “Ecco. Son la tua Sposa e ti amo e son tua. Tua per l’eternità”. E lo Spirito fiammeggiava più forte quando lo sguardo di Maria si allacciava ai suoi fulgori.

E Maria riportava il suo occhio sul Padre e sul Figlio. Pareva che, fatta deposito dall’Amore, distribuisse questo. Povera immagine mia! Dirò meglio. Pareva che lo Spirito eleggesse Lei ad essere quella che, raccogliendo in sé tuttol’Amore, lo portasse poi al Padre e al Figlio perché i Tre si unissero e si baciassero divenendo Uno. Oh! gioia comprendere questo poema di amore! E vedere la missione di Maria, Sede dell’Amore!

Ma lo Spirito non concentrava i suoi fulgori unicamente su Maria. Grande la Madre nostra. Seconda solo a Dio. Ma può un bacino, anche se grandissimo, contenere l’oceano? No. Se ne empie e ne trabocca. Ma l’oceano ha acque per tutta la terra. Così la Luce dell’Amore. Ed Essa scendeva in perpetua carezza sul Padre e sul Figlio, li stringeva in un anello di splendore. E si allargava ancora, dopo essersi beatificata col contatto del Padre e del Figlio che rispondevano con amore all’Amore, e si stendeva su tutto il Paradiso.

Ecco che questo si svelava nei suoi particolari... Ecco gli angeli. Più in alto dei beati, cerchi intorno al Fulcro del Cielo che è Dio Uno e Trino con la Gemma verginale di Maria per cuore. Essi hanno somiglianza più viva con Dio Padre. Spiriti perfetti ed eterni, essi sono tratti di luce, inferiore unicamente a quella di Dio Padre, di una forma di bellezza indescrivibile. Adorano... sprigionano armonie. Con che? Non so. Forse col palpito del loro amore. Poiché non son parole; e le linee delle bocche non smuovono la loro luminosità. Splendono come acque immobili percosse da vivo sole. Ma il loro amore è canto. Ed è armonia così sublime che solo una grazia di Dio può concedere di udirla senza morirne di gioia.

Più sotto, i beati. Questi, nei loro aspetti spiritualizzati, hanno più somiglianza col Figlio e con Maria. Sono più compatti, direi sensibili all’occhio e ‑ fa impressione ‑ al tatto, degli angeli. Ma sono sempre immateriali. Però in essi sono più marcati i tratti fisici, che differiscono in uno dall’altro. Per cui capisco se uno è adulto o bambino, uomo o donna. Vecchi, nel senso di decrepitezza, non ne vedo. 

Sembra che anche quando i corpi spiritualizzati appartengono ad uno morto in tarda età, lassù cessino i segni dello sfacimento della nostra carne. Vi è maggior imponenza in un anziano che in un giovane. Ma non quello squallore di rughe, di calvizie, di bocche sdentate e schiene curvate proprie negli umani. Sembra che il massimo dell’età sia di 40, 45 anni. Ossia virilità fiorente anche se lo sguardo e l’aspetto sono di dignità patriarcale.

Fra i molti... oh! quanto popolo di santi!... e quanto popolo di angeli! I cerchi si perdono, divenendo scia di luce per i turchini splendori di una vastità senza confini! E da lungi, da lungi, da questo orizzonte celeste viene ancora il suono del sublime alleluia e tremola la luce che è l’amore di questo esercito di angeli e beati...

Fra i molti vedo, questa volta, un imponente spirito. Alto, severo, e pur buono. Con una lunga barba che scende sino a metà del petto e con delle tavole in mano. Le tavole sembrano quelle cerate che usavano gli antichi per scrivere. Si appoggia con la mano sinistra ad esse che tiene, alla loro volta, appoggiate al ginocchio sinistro. Chi sia non so. Penso a Mosè o a Isaia. Non so perché. Penso così. Mi guarda e sorride con molta dignità. Null’altro. Ma che occhi! Proprio fatti per dominare le folle e penetrare i segreti di Dio.

Lo spirito mio si fa sempre più atto a vedere nella Luce. E vedo che ad ogni fusione delle tre Persone, fusione che si ripete con ritmo incalzante ed incessante come per pungolo di fame insaziabile d’amore, si producono gli incessanti miracoli che sono le opere di Dio.

Vedo che il Padre, per amore del Figlio, al quale vuole dare sempre più grande numero di seguaci, crea le anime. Oh! che bello! Esse escono come scintille, come petali di luce, come gemme globulari, come non sono capace di descrivere, dal Padre. È uno sprigionarsi incessante di nuove anime... Belle, gioiose di scendere ad investire un corpo per obbedienza al loro Autore. Come sono belle quando escono da Dio! Non vedo, non lo posso vedere essendo in Paradiso, quando le sporca la macchia originate.

Il Figlio, per zelo per il Padre suo, riceve e giudica, senza soste, coloro che, cessata la vita, tornano all’Origine per esser giudicati. Non vedo questi spiriti. Comprendo se essi sono giudicati con gioia, con misericordia, o con inesorabilità, dai mutamenti dell’espressione di Gesù. Che fulgore di sorriso quando a Lui si presenta un santo! Che luce di mesta misericordia quando deve separarsi da uno che deve mondarsi prima di entrare nel Regno! Che baleno di offeso e doloroso corruccio quando deve ripudiare in eterno un ribelle!

È qui che comprendo ciò che è il Paradiso. E ciò di che è fatta la sua Bellezza, Natura, Luce e Canto. È fatta dall’Amore. Il Paradiso è Amore. È l’Amore che in esso crea tutto. È l’Amore la base su cui tutto si posa. È l’Amore l’apice da cui tutto viene.

Il Padre opera per Amore. Il Figlio giudica per Amore. Maria vive per Amore. Gli angeli cantano per Amore. I beati osannano per Amore. Le anime si formano per Amore. La Luce è perché è l’Amore. Il Canto è perché è l’Amore. La Vita è perché è l’Amore. Oh! Amore! Amore! Amore!... Io mi annullo in Te. Io risorgo in Te. Io muoio, creatura umana, perché Tu mi consumi. Io nasco, creatura spirituale, perché Tu mi crei.

Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, Terza Persona! Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, che sei amore delle Due Prime! Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, che ami i Due che ti precedono! Sii benedetto Tu che mi ami. Sii benedetto da me che ti amo perché mi permetti di amarti e conoscerti, o Luce mia...

Ho cercato nei fascicoli, dopo aver scritto tutto questo, la precedente contemplazione del Paradiso. Perché? Perché diffido sempre di me e volevo vedere se una delle due era in contraddizione con l’altra. Ciò mi avrebbe persuasa che sono vittima di un inganno.
No. Non vi è contraddizione. La presente è ancor più nitida ma ha le linee essenziali uguali. La precedente è alla data 10 gennaio 1944. E da allora io non l’avevo mai più guardata. Lo assicuro come per giuramento.>>
Tratto dai Quaderni di Maria Valtorta (Mistica) 
(Quaderno 22) Edizioni CEV


 


LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!


martedì 18 aprile 2023

Patrono di Italia

 Maria Valtorta incontra san Francesco

1 maggio 1944


   Vedo, e subito lo riconosco, il mio S. Francesco d'Assisi.

 
 Lo vedo due volte. La prima al mattino. Sta in piedi nella povera tonaca non marrone ma di un grigio-marrone come piuma di tortora selvatica. È scalzo, a capo nudo, e già stigmatizzato. Vedo nettamente le piaghe nel palmo delle mani scarne. Sta con le braccia piegate al gomito e ben strette al corpo, con le mani all'altezza delle spalle, come un sacerdote quando dice: "Dominus vobiscum"1. Perciò vedo bene le piaghe nel palmo. Mi guarda con dolcezza compassionevole. Non parla.

   La seconda volta, a sera, torna e lo vedo meglio ancora. Ha il viso tanto scarno da parere quasi triangolare. I capelli, rasati in tondo, mettono una riga lievemente ondulata, brizzolata nel suo castano chiaro, sulla fronte alta e pallidissima. Ha gli occhi di un castano chiaro, mesti e buoni, fortemente incassati nelle orbite, naso lungo e sottile, guance pallidissime e magre, allungate da una barbetta rada tagliata a punta. Sorride, ma senza letizia. Un sorriso che vuole unicamente incoraggiare. Parla. Lentamente. Con voce ben intonata ma come stanca.

   Mi chiede, accennando con la mano piagata: "Ti piacciono i miei ulivi?".
   "No" rispondo.
   "Eppure… A me piacevano tanto perché mi ricordavano il nostro Signore Gesù nella sua Orazione2".
   "Tu, Padre, vi vedevi in mezzo Gesù. Io non vedo più nulla e mi dànno solo tristezza".

   "Sforzati, figlia, a trovarvi pace e gioia. Io l'ho detto, e soffrivo tanto, allora, perché ero disilluso io pure degli uomini e, direi, del consenso di Dio sulla mia opera: 'Beati quelli che fanno la volontà di Dio e per Lui sostengono ogni tribolazione'. Prova a raggiungere questa dolorosa beatitudine. È la stigmatizzazione dello spirito, e fa più dolore di questa, vedi?, che mi apre le carni. Lo so. Ma prova. Piangi e prova. Ho sofferto tanto anche io e di tante cose. Mi affezionavo anche io. Ero pieno di nostalgia anche io. Ho sentito anche io ricadere su me la preghiera che avevo fatta, in certe ore. Ho avuto ore in cui non ho saputo che gemere. So cosa sia il dolore tuo. Ma ti dico: sforzati a trovare, in tutto il dolore, pace e gioia. Dopo viene la gioia e la pace. Sii buona. Ti starò vicino. Ti benedico con la mia benedizione3'Il Signore abbia di te misericordia, volga verso di te la sua faccia e ti dia pace. Ti dia la sua benedizione'".

   Non è molto. Ma è già uno spiraglio di Cielo che viene a me. Non avevo mai visto né udito il Santo che venero tanto e, se lei ricorda, me ne ero stupita. È venuto in questa desolazione a consolarmi un pochino…

   Dominus vobiscum, come in nota al 23 marzo.
            
   2 Orazione sul monte degli Ulivi: Luca 22, 39-46.
 3 benedizione tratta da Numeri 6, 24-27.

AMDG et DVM

mercoledì 8 marzo 2023

PAGINE SEMPRE VIVE


Dai "QUADERNETTI"

 48.31

[Riportiamo qui il testo di una lettera non autografa ma dattiloscritta. Quasi certamente l'ha

battuta a macchina Marta Diciotti sotto dettatura di Maria Valtorta, che alla fine vi ha apposto la

data e la firma autografe, dopo aver fatto lo schizzo a penna (nello spazio rimasta vuoto al punto 4),

aver corretto qualche errore e messo delle virgole. Il destinatario non può essere altri che P. Corrado

M. Berti osml.]

Molto Reverendo Padre,

Per accontentarla il meglio possibile ho seguito il consiglio di copiare su carta oleata la parte

di Roma che la interessa, segnando nella zona i punti che ho visti io. Lei non ha che da sovrapporre

la carta oleata alla pianta di Roma che mi ha mandato a vedrà che:

1°) Le modifiche apportate da venti secoli nel perimetro di Roma e nelle vie Consolari. lo ho visto

la Tiburtina quasi rettilinea (direzione nord-est) nelle immediate vicinanze della città. Nella sua

pianta vedo che fa una curva sensibile. Ma forse io ne osservavo il tratto più vicino a Roma, che è

rettilineo.

2°) La stessa via aveva nelle sue vicinanze un acquedotto. Qualche resto dello stesso ci dovrebbe

essere ancora, almeno ridotto allo stato di rudere.

3°) Quella che sulla sua pianta ha nome di Porta Pia a mio modo di vedere segnava allora, nel primo

secolo dell'era Cristiana, il limite della città in quel punto. Da lì usciva la Nomentana che per una

plaga deserta, e in direzione nord-est, andava verso Monte Rotondo.

4°) Non avrei potuto vedere il Sepolcro di Cecilia Metella (punto di orientamento concessomi

perché capissi in quale lato cardinale di Roma mi trovavo) se gli edifici della città di allora si

fossero estesi dove sono ora. Invece io vedevo molto bene quel sepolcro e il nastro bianco de1l'Appia

dilungarsi per l'Agro verso sud-est, quasi costeggiato

142

da altre vie che però facevano una specie di raggio come le 48.31

stecche di un ventaglio.

5°) Osservando la pianta vedo segnato presso la Salaria una via che ha nome Ostriana. Forse la

chiamano cosi perché vi si suppone vicino l'Ostriano? In tal caso devo dire che quel prato in

discesa, dove vidi andare S. Pietro e il suo compagno e che intuisco conducesse all' Ostriano, è

molto più vicino a Via Nomentana che a Via Salaria, che io non vedevo affatto, presso S. Agnese,

ma più a nord-est e lontano dall' Aniene che non vedevo.

6°) Come Lei può notare si direbbe che S. Pietro batté col bastone e con la mano nella zona

compresa fra Villa Torlonia e Villa Massimo. Forse che lì sotto ci sono diramazioni dell' Ostriano?

Se sì, si potrebbe pensare che S. Pietro fu deposto li sotto, in origine.

7°) Infine vedrà che, confrontando lo schizzo topografico che le ho dato l'ultima volta che ci siamo

veduti, e che spero lei abbia conservato, anche se fatto male, corrisponde a quanto risulta da una

pianta fatta bene nella sistemazione delle vie consolari.

Ma faccio notare, e raccomando quindi di tenere ben presente, perché accendendosi di

eccessive speranze non si cada poi in delusioni e in conseguenti... anatemi su me che non c'entro,

che io:

1°) Non ho avuto indicazione di dove S. Pietro è sepolto attualmente, ma da dove fu

trasportato il corpo del Ie Pontefice nella notte seguente al Suo Martirio (“E VENU'I'A CHE FU

LA NOTTE I CRISTIANI TOLSERO IL CORPO DI LA' E LO PORTARONO NEL LUOGO

DOVE PIETRO EVANGELIZZAVA IL SIGNORE, CHE ERA LO OSTRIANUM NEL QUALE

GIA' ERANO DEPOSTI I CORPI Dl QUELLI CHE AVEVANO CONFESSATO COL SANGUE

LA LORO FEDE IN GESU' CRISTO DURANTE LE PRIME PERSECUZIONI'' - Parole

143

48.31 angeliche, e l'angelo pareva che leggesse qualche cronaca cristiana contemporanea

dei tempi di S. Pietro. Questa esiste ancora o si è perduta?).

2°) Che né S. Pietro né il suo compagno, che direi essere stato un Romano di nobile

famiglia, né il mio Angelo hanno aggiunto parola a quanto io ho riferito fedelmente. Né io

aggiungerò parola suggerita da un mio proprio pensiero. Sarebbe certamente errata, riprovata da

Dio e d'inganno agli uomini. La prima delle cose che Dio richiede a quelli che Egli ha voluto suoi

strumenti, senza alcun merito da parte loro, questo è certo, è l'assoluta fedeltà nel ripetere o

trasmettere ciò che vedono ed odono. Molti di essi si fanno nemico Dio col volere aggiungere

qualcosa di loro, per darsi importanza e, secondo loro, per rendere più belle le cose viste a udite...

Quasi che la creatura umana possa far meglio di Dio! E' à la loro rovina, non solo come

strumenti ma anche come semplici Cristiani. Perché è sempre l'antico peccato di superbia,

disubbidienza e gola che ha rovinato Lucifero e Adamo e rovina tutti i superbi, disubbidienti e

avidi. Io, anche a costo di deludere chi spera da me più che io non possa dare, forse attribuendomi

erroneamente poteri extra-naturali che non ho affatto, non mi permetto di aggiungere o levare

neppure una virgola o un dettaglio insignificante a ciò che vedo e sento, e che è tutto quello che E !

posso dare perché mi viene dato.

Perciò torno a dire di non lasciarsi travolgere da sogni propri, suscitati da una non giusta

interpretazione di quanto io ho potuto dire, che è ancora molto parziale. Se Dio vorrà, completerà le

informazioni. Per ora si è degnato di farci sapere dove fu portato dopo il Martirio il corpo di S.

Pietro e la zona dove fu deposto. Preghiamo molto, preghiamo tutti, chiedendo al Signore che dica

dove attualmente è il sepolcro di S. Pietro. Se amorevolmente Dio accederà alla nostra richiesta,

sapremo. Altrimenti... Egli è il Signore e noi i sudditi.

144

Per quanto sta a me, se mi dicesse chiaramente il luogo 48.31

subito lo notificherò, ben lieta di servire il Signore, il Suo Vicario e quanti vogliono onorare

l'Apostolo Pietro.

Ma se non fa Iddio io certo non posso fare.

Pretendere che io possa indicare i metri quadrati è come pretendere da me un miracolo uso

moltiplicazione dei pani e dei pesci!

Mi è sempre stato fatto un appunto per la poca chiarezza dei miei schizzi topografici annessi

all'opera, e con ragione, perché io di topografia e cartografia non so nulla.

Come si può pretendere adesso che io segni il punto matematicamente esatto?

Dovrebbe Nostro Signore prendermi la mano e guidarla a segnare una bella croce sul punto

esatto.

Per mio conto, se Gesù, Luce e Sapere, non mi guida, sono tenebra e ignoranza.

Io non ho nessuna pretesa a premio delle mie fatiche e ma vorrei che quanto dico sopra fosse

riferito, magari mostrando questa lettera a Sua Santità o a qualche personaggio bene orientato e

molto intimo del S. padre. E ciò allo scopo che il detto a voce da lei e passato di bocca in bocca non

giunga svisato a Sua Santità, causandogli poscia dele delusioni.

Non avendo altro da dire, ossequio profondamente.

21-9-48 Maria Valtorta


Reazione di Gesù Ss. alle conclusioni [di] Pende. 48.32

2-10-48

“Gesù è Luce per i retti di cuore, è tenebre per quelli che hanno fini umani nel pensiero e nel

cuore.

A questi il soprannaturale o l'extranaturale come il preternaturale, che in anime elette si

fondono al naturale e che dovrebbe illuminarli a comprendere con intelletto soprannaturale, si muta

in tenebre.

145

48.32 Si muta in tenebre il segno della Luce.

Perché anche le vessazioni demoniache, che accrescono il segno del dito di Dio nella sua

asprezza di dolore presente che sarà gaudio futuro, sono testimonianza che Dio è nel tempio di un

corpo-ostia, ed essendovi tutto si spiega: e la resistenza alle consumanti malattie, e l'aspetto, e il

dono di veggenza, e la mia Parola. j

A chi è puro di cuore è dato vedere Dio ovunque è, se- Mt 5,8

condo quanto ho detto sul monte alla sesta beatitudine. Gv 1, 5

Agli altri non Matteo, ma Giovanni risponde: La Luce splende fra le tenebre, ma le tenebre

non l'accolgono''. Almeno però dovrebbero, poiché sono “tenebre”, ammettere l'esistenza e il

potere della Tenebra.

Ma non credono a Satana e alle sue azioni di odio sui miei strumenti, e le membra legate

anche da esso - dico anche perché in verità qui è Satana ad aggravare ciò che un uomo-satana

provocò per primo, e lo si considerò bene - e le membra legate dal Torturatore di chi mi ama

scambiano per pazzia. No, che in verità non è!

Come possono credere in Me, in Dio, se negano Lucifero che fu il più bello degli spiriti da

Dio creati?

Chi dunque è il Male?

Costui dice di credere in Dio, ma in verità non crede, perché levando Satana dalla sua fede

mutila per metà la fede, la verità, la sapienza.

Egli, che si affanna - oh! lo scienziato umano che vuol aprire le ali ai voli nel regno della

Sapienza soprannaturale! - egli si affanna a voler comprendere e spiegare la Colpa e le conseguenze

e le tare degli individui, frutto ancora della colpa, Ma come può, se nega che Satana possa vessare?

E non legò le perfezioni di Eva per farla schiava? Il perfetto volere, intelligere, amare di Eva

non furono legati, vessati da esso per farla colpevole? E se lo poté sui senza colpa, e nelle

immediate vicinanze di Dio - ché Dio amava passeggiare nell' Eden presso i due Innocenti - non

potrà

146

opprimere, aggravando, servendosi delle malattie create 48.32

da un malvagio, una mia amata, in odio speciale a Satana perché amata mia?

Ma per costui, non puro di cuore, cosi è. Quello che doveva illuminarlo gli si è mutato in

tenebra perché vuole giudicare con superbo giudizio umano ciò ehe è soprumano.

A costui, e a tutti coloro che, medici dei corpi o degli spiriti, giudicano come lui e

profanamente penetrano in un mio tempio vivo, ha già dato anticipata risposta il Padre mio

Divinissimo nel novembre del passato anno. Rileggi a Padre Corrado quel dettato, perché veda e

creda che Noi, i Tre che sono Uno, non attendiamo a preavvisare il portavoce mentre la subdola

azione si compie, ma molto, molto prima, perché non ci è ignoto ogni pensiero d'uomo, anche se

pensiero ancora lontano nel futuro”.



******************




3-10-48 48.33

* Dice Gesù in merito ai capitoli 24° di S. Matteo, e specie nel 13 di S. Marco (v 30), nel

21 di S. Luca (v 32), tema ampiamente ripreso e trattato nelle epistole degli Apostoli Pietro, Paolo,

Giovanni:

“Non ho errato Io nel dire: “Questa generazione non   Mt 24, 34; Mc 13, 30; Lc 21, 32

passerà prima che tutto ciò si compia (anticristo, segni nel cielo, segni nei tempi, fine del mondo,

ritorno del Cristo e giudizio finale), perché Io non posso errare. Ma hanno errato coloro che mi

udivano (gli Apostoli e discepoli) nell'interpretare quelle mie parole, e misurando e giudicando con

misura e giudizio umano hanno interpretato che la generazione di cui lo parlavo fosse la comune

generazione umana, dai pochi anni di vita; quindi credettero che entro pochi anni dalla mia morte e

risurrezione


* Abbiamo messo in corsivo alcune parole inserite successivamente dalla scrittrice, che ha voluto

aggiungere una precisazione trascurando di adattare ad essa la forma grammaticale.


147

48,33 tutto avesse a compirsi.

E cosi insegnarono, creando involontariamente un argomento a coloro che non credono in

Me, o che più non sono membra vive del Corpo Mistico, per dimostrare che: I, il Vangelo è opera di

uomini', II, che quegli uomini non ricevettero mai l'insegnamento di un Maestro Divino', III che è

menzogna la duplice infusione dello Spirito Santo; IV (e suprema bestemmia), che il Cristo Dio

Uomo non è esistito, che il Verbo non si fece carne e non insegnò mai; V, che tutto è fola creata da

un gruppo d'uomini; VI, che la Chiesa come fondata da Cristo è menzogna, una congrega e nulla

più, un partito, un' associazione, ma non la Chiesa di Cristo, non il suo mistico Corpo, non la

depositaria e Maestra della verità; VlI, che il primato di Pietro e l'assistenza dello S. S. al Vicario di

Cristo in cose di fede e morale non esiste; VlII, che i Sacramenti sono figure, il Sacrificio

dell'Altare e ogni rito sono semplice coreografia.

Apostoli erano uomini. . Come uomini sono tutti i dottori che da 20 secoli leggono il

Vangelo senza capire certe frasi-chiave.

Uomini erano gli Apostoli. Uomini anche dopo la duplice infusione dello Spirito Santo,

come uomini sono coloro che, pur avendo ricevuta la pienezza dello Spirito Santo, per il loro

ministero di Pastori, ancora non comprendono il senso vero delle mie parole.

La creatura è sempre imperfetta, e anche se avvolta e penetrata dai fulgori della Luce

Sapienziale seco porta le nebbie e pesantezza della sua natura, umana e limitata, e uscita che sia

dalla comunicazione diretta con Dio la sua umanità di pensiero e di giudizio si stende come un

fumo o stringe come un lacciuolo la verità udita, senza volontà e capacità di distruggerla o

nasconderla, ché anzi il mio servo vuole che sia viva e disvelata, ma rendendola storpia e offuscata

per debolezza congenita alla natura sua d'uomo. Essi, gli apostoli, non hanno compreso lo spirito

della mia frase, ma l'hanno accolta alla lettera, e quindi hanno

148

creduto che Io parlassi della generazione del loro tempo, e 48.33

quindi anche hanno giudicato sollecito il mio ritorno.

Errore di irreparabili e dannose conseguenze? No. Esso anzi servì, e serve per secoli e

servirà sino alla fine, a tenere desti gli spiriti che possono paragonarsi alle vergini Mt 25,1-13

savie. Gli altri, anche senza questo errore, che serve a loro di pretesto per combattere la Verità,

sarebbero stati, sono, saranno sempre contro la Verità e Dio e la Chiesa. Ognuno dal fondo del suo

cuore trae ciò che in esso rinserra, e non è ciò che entra che uccide, ma ciò che alligna trovando terreno propizio.

Ma ascoltate. La mia frase va intesa cosi: “Non passerà questa generazione (ero circondato

da Apostoli e discepoli, ossia da credenti in Me), questa generazione dei miei figli, dei 'figli di Dio -

perché chi crede in Me e mi accoglie, nasce in Dio e da Dio e acquista il diritto di essere figlio di

Dio, come è detto da Giovanni al principio del suo Vangelo e nella prima sua epistola (c° 4 e c° 5) -

prima che venga la fine del mondo con tutti i suoi segni precursori e finali''. Perché se è vero che

alla fine dei tempi poca sarà la fede perché pochi avranno saputo perseverare sino alla fine

resistendo alle dottrine dei falsi profeti, degli anticristi o figli di Satana se più vi piace, è anche vero

che la fede in Me non sarà morta e si crederà in Me in tutti i continenti. Perciò ''questa generazione'' la mia, quella dei “figli di Dio'', non sarà passata, morta, distrutta, prima che Io ritorni.

Così andava, e va, interpretata la mia frase per essere capita nella sua verità. E si compatisca

chi male intende, anche se Apostolo e Dottore, pensando che anche l'Apostolo e Dottore è ancora e

sempre un uomo”.

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Aggiunge: “Di', non dare, ma di' di S. Pietro sin dove sai, aggiungendo questo: che con

l'andare dei secoli il nome di Marcelliano si mutò in quello di Marcellino, per un errore di colui che

scalfì la seconda pietra tombale al martire

149

48.33 Marcellianop (che è quello che era con S. Pietro sulla viottola... nota mia. Lo so

perché Gesù me lo fa rivedere).

Chiedo: “Ma dove?”

Risponde: “Dove ti fu detto”.

“E poi? E' 1à?”

Risponde: “Anche le polveri dei capi sono fiamma ai seguaci, e odio ai nemici che cercano

disperderle perché non resti ciò che tiene viva la fiamma nei fedeli. Quindi la necessità di

confondere le tracce e occultare le reliquie... Necessità di tutti i tempi...”

“Signore, parla, te ne prego. Dove è?”.

Gesù sorride e se ne va.

Se non avesse sorriso alzando la mano a benedirmi, penserei che si è sdegnato del mio

insistere. Ma era cosi dolcemente luminoso nel volto e benedicente che penso che il suo andarsene

non sia provocato da sdegno ma perché non è l'ora di sapere tutto.

Più tardi... vedo. Nelle catacombe e fuori all'aperto sopra le stesse viste sotto. Le gallerie

catacombali dell' Ostriano passando sotto via Nomentana e venendo verso la cinta di Roma antica

fra via Nomentana e Tiburtina conducono alla chiesa catacombale vista da me oggi, che è, se

giudico bene e se ricordo bene la pianta topografica di R Berti, in vicinanza delle mura di... presso

la ferrovia. Calcolo male perché sulla carta c'erano le cose e vie di ora e io vedo parti vuote.

Dice il Signore: ”Di' al Padre che sappia tacere. Dica solo che tu hai visto ma che per ora

non puoi dire. Impari ad ubbidirmi, perché se ordino è che so quando è utile dire per impedire che,

spremuto il frutto che ha nome Maria piccolo Giovanni, lo si calpesti come spazzatura. Io so”.

Da quanto ho visto deduco:

I) che S. Pietro dopo morto fu portato all' Ostriano in un primo loculo presso la tomba di

Tito e Marcelliano o Marcellino.

150

II ) che questa chiesa sotterranea corrispondeva al pun- 48.33

to su cui picchiò S. Pietro.

III) che da lì, con o senza i compagni, venne traslato in altra cripta molto più verso la città

(vedere carta [assente ? p. 154 ?] ). Forse avevano spinto le gallerie dell' Ostriano sin lì.

Certo è che io vedo in questa seconda chiesa una lapide con su scritto Marcellino, ma mi

stupisce vederne un'altra con su i simboli cristiani (Px ecc, ecc) ma senza nome. Prudenza? O

loculo non ancora finito? Non so e nessuno me lo dice.


23-10-48 48.34

Dice Gesù rispondendo ad una mia interna riflessione sulla predestinazione alla grazia e su

quella alla gloria, suscitata da una frase detta da una persona che era venuta a trovarmi:

“Alla grazia sono predestinati tutti gli uomini indistintamente poiché Io per tutti sono morto.

Alla gloria sono predestinati quelli che rimangono fedeli almeno alla legge naturale del

Bene. Alla fine dei secoli, sì, ognuno che sia vissuto da giusto avrà il suo premio.

E Dio ab aeterno conosce coloro che alla gloria sono destinati prima che nascessero alla vita,

ossia “predestinati''. Attenta però che qui sta il punto per capire la giustizia di Dio con giustizia.

Vi sono i predestinati, è certo. E Dio li conosce da prima che il tempo sia per essi. Ma tali

non sono perché Dio, con palese ingiustizia, dia ad essi ogni mezzo per divenire gloriosi e

impedisca con ogni mezzo ogni insidia del demonio, del mondo e della carne a costoro. No. Dio dà

ad essi ciò che dà a tutti. Ma essi usano con giustizia dei doni di Dio, e quindi conquistano la gloria

futura ed eterna, di loro libero volere.

Dio sa che giungeranno a questa gloria eterna. Ma essi

151

48.34 non lo sanno, né Dio in alcun modo lo dice loro. Gli stessi doni straordinari non sono

segno sicuro di gloria: sono un mezzo più severo degli altri per saggiare lo spirito dell'uomo nelle

sue volontà, virtù e fedeltà a Dio e alla sua Legge. Dio sa. Gode in anticipo di sapere che quella

creatura giungerà alla gloria così come soffre in anticipo di sapere che quell'altra creatura giungerà

volontariamente alla dannazione.

Ma in alcun modo non interviene a forzare il libero arbitrio di alcuna creatura perché essa

giunga dove Dio tutti vorrebbe giungessero: al Cielo. Certamente la rispondenza della creatura agli

aiuti divini aumenta la sua capacità di volere. Perché Dio tanto più si effonde quanto più l'uomo lo

ama in verità: ossia di una carità di azioni e non di parole.

E ancora: certamente più l'uomo vive da giusto e più Dio a lui si comunica e si manifesta:

un'anticipazione di quella conoscenza di Dio che fa beati i santi del Cielo, e da questa conoscenza

viene aumento di capacità di volere essere perfetti. Ma ancora e sempre l'uomo è libero del suo

volere e, se dopo aver già raggiunto la perfezione uno rinnegasse il bene sin lì praticato e si

vendesse al Male, Dio lo lascerebbe libero di fare. Non vi sarebbe merito se vi fosse coercizione.

Concludendo: Dio conosce ab aeterno coloro che sono i futuri eterni abitanti del Cielo, ma

l'uomo di sua libera volontà deve volere giungere al Cielo ben usando degli aiuti soprannaturali che

l'Eterno Padre dà ad ogni sua creatura. E cosi sino all'ultimo respiro, quali che siano i doni

straordinari ricevuti e i gradi di perfezione raggiunti.

Ricordare che nessuno è mai veramente arrivato altro che quando il suo cammino è finito.

Ossia: nessuno è certo di aver meritato la gloria altro che quando il suo tempo è

finito e iniziata l'immortalità”

152

AMDG et DVM

M.Valtorta


 

5-9. 48.25

“Tu hai dato più di tutte queste (1e Giovani di A. C. nel 30°) perché quando la G. I. F. non era tu ne avevi già messo in opera il programma e hai tutto dato, anche amore, salute e vita, per seguire Me. Da 36 anni mi segui. Non rammaricarti, non soffrire, non dire: “A me nulla''. Tu hai dato tutto. Io ti ho dato tutto”.

MARÍA VALTORTA
EL HOMBRE DIOS:
"El Evangelio asì como me fue revelado"

 ÍNDICE

LA PREPARACIÓN
PRIMER VOLUMEN

((NB: Per l'edizione in lingua italiana digita:


Edizione in lingua spagnola :

1.- "María puede ser llamada después de Cristo la Primogénita del Padre"       

                                    1.


EL PRIMER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(primera parte)




           VOLUMEN  II

          entre los buenos y Judas"




179.- En casa de Cleofás el sinagoga 140. Final del primer AÑO.

EL SEGUNDO AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(primera parte)

VOLUMEN III

237.- El sábado en Getsemaní 196: amores de varias potencias
238.- En el Templo, a la hora de la Oferta , con José de Arimatea, 197

(EL SEGUNDO AÑO DE LA VIDA PÚBLICA)
(segunda parte)



VOL. IV



286.- En la casa de Caná 243   +...sobre possesiones d. ...
(EL SEGUNDO AÑO DE LA VIDA PÚBLICA)
(tercera parte)
311.- "El amor es el secreto y el precepto de la gloria" ...soy manso y humilde...268La carità non si fa solo di parole o di denaro. Si fa la carità con la sola carità. 
312.- "El corazón no está circuncidado" ...llegan los ...hermanos de Maria269
317.- Jesús camina sobre las aguas                        + 274.
321.- En el jardín de María Magdalena/  El amor entre hermanos. 277
332.- La predicación en Gerasa/  Alabanza de la Virgen ... 288.
335.- En el camino a Bozra:   Marziam y la hora ...nona.  291
336.- En Bozra.    peligros!   292
339.- En Arbela  295.

VOL. V

342.- María y Matías: huerfanos, 298
352.- Simón Zelote en Nazaret   L'ozio! El ocio! 306
358.- "Juan de Endor, debes ir a Antioquia" 312


FINAL del SEGUNDO AÑO DE VIDA PUBLICA

EL TERCER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(primera parte)

381.- Ismael ben Fabi  falsidad !!! 335
EL TERCER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(segunda parte)
455.- Milagro de la respigadora en la llanura /...y el arte de redimir.411.
466.- El endemoniado de la Decápolis/ La vocaciòn de la mujer... /420
467.- El fermento de los fariseos +blasfemia contra el Esp. Santo/ 421
479.- Con los campesinos de Yocana, cerca de Sefori. 432

EL TERCER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(tercera parte)
VOL. VII
480.- En Nazaret . Aurea. 433

EL TERCER AÑO DE LA VIDA PÚBLICA
(cuarta parte)

551.- Bajando del Nebo 500




VOLUMEN IX





               LA PASIÓN: Volumen X

         606
672.- Lamento de la Virgen  612  //  El n. 613 està presente en los Cuadernos del '44 bajo la fecha 20 - 2 - '44  + una parte del cap. 14 del volumen X de "Il Poema..."  //

LA GLORIFICACIÓN

696.- La pascua suplementaria 636  //+ 637: adiòs a la Madre...
                641
712.-Despedida a la Obra  - 652 - Aquí concluyó la Obra. El resto es para resaltar ciertos aspectos de la misma.   





Catecismo para niños

AMDG et DVM