Visualizzazione post con etichetta PENSIERI tratti dalle Omelie di s.Antonio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta PENSIERI tratti dalle Omelie di s.Antonio. Mostra tutti i post

domenica 1 dicembre 2013

SANT' ANTONIO: Nella sua prima venuta Gesù fu umile; nella seconda sarà terribile, amabile, soave e desiderabile e benedetto nei secoli.

Il Santo Rosario
back

Dicembre

1. Considera che quattro sono gli "avventi" (le venute) del Signore. Il primo "avvento" fu nella carne. Il secondo "avvento" avviene nella mente; è detto infatti: "Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Gv 14,23). Il terzo "avvento" si verificherà al momento della nostra morte, come sta scritto: "Beato quel servo che il Signore al suo ritorno troverà al lavoro" (Lc 12,43). Infine il quarto "avvento" sarà nella gloria, come leggiamo nell'Apocalisse: "Ecco, verrà sulle nubi e ogni occhio lo vedrà" (Ap 1,7).

2. Nella sua prima venuta Gesù fu umile; nella seconda sarà terribile, amabile, soave e desiderabile e benedetto nei secoli. Ogni uomo infatti, nel giudizio finale, vedrà Gesù Cristo. Gli empi a loro confusione "vedranno colui che hanno trafitto" (Gv 19,37). Invece i giusti vedranno la salvezza di Dio.

3. Chi piange per i propri peccati o per quelli del prossimo o per la miseria di questo esilio terreno, o per il ritardo di giungere al regno dei cieli, viene consolato dal Signore, il quale consolò la madre sua che piangeva durante la sua passione, dicendole: "Donna, ecco il tuo figlio!".

4. Considera che l'olio condisce tutti i cibi, così anche noi dobbiamo condire con il timore di Dio tutto ciò che facciamo, perché il salmo dice: "Servite il Signore nel timore" (Sal 2,11) e chi è in piedi stia attento a non cadere (cf. 1Cor 10,12).

5. O Israele, cioè o anima fedele, che per mezzo della fede vedi Dio, preparati all'incontro con il suo Figlio, perché è vicino il suo avvento, che si celebra nelle prossime feste. Il Figlio di Dio, venendo in mezzo a noi con l'incarnazione, valicò i cori degli angeli e giunse "saltando per i monti e balzando per le colline" (Ct 2,8).

6. Quando ascoltiamo la parola di Dio, prima veniamo illuminati nel cuore, per poter poi camminare sul retto sentiero. Mentre camminiamo, dobbiamo tenere in mano la lampada accesa, il che avviene quando mostriamo al prossimo le opere buone, fatte con retta intenzione, la quale deve illuminare ogni nostra azione.

7. Osserva che nella confessione il peccatore deve compiere tre atti: pentirsi dei peccati commessi, avere il fermo proposito di non ricadervi, obbedire a tutto ciò che gli comanda il confessore. Se la nostra barca viene legata al legno della croce del Signore con questa fune, non potrà mai venir strappata.

8. La Beata Vergine Maria è paragonata alla luna piena, perché è perfetta sotto ogni aspetto. Mentre la luna nel suo ciclo è talvolta incompleta, quando è dimezzata e quando è falcata, la gloriosa Vergine Maria mai ebbe delle imperfezioni: né nella sua nascita, perché fu santificata ancora nel grembo materno e custodita dagli angeli; né durante i giorni della sua vita, perché mai peccò di superbia: sempre rifulse di pienezza di perfezione. Ed è detta luce perché dissolve le tenebre.

Ti preghiamo dunque, o nostra Signora, perché tu, che sei la stella del mattino, scacci con il tuo splendore la nuvola della suggestione diabolica, che copre la terra della nostra mente. Tu che sei la luna piena, riempi la nostra vuotezza, dissolvi le tenebre dei nostri peccati, affinché meritiamo di giungere alla pienezza della vita eterna e alla luce della gloria infinita.


9. Quando un vaso è pieno, tutto ciò che vi si versa in più va perduto. Chi è pieno delle cose temporali, non può venir riempito della conoscenza della volontà di Dio. Chi ne vuole essere pieno, è necessario che venga prima condotto nel deserto: là potrà sentire il soffio di una brezza leggera che penetra nel suo cuore, e così sarà riempito della conoscenza della divina volontà.

10. La cattiveria trova tutto stretto; invece la povertà e l'obbedienza, proprio per il fatto che sono strette, danno la libertà: perché la povertà rende ricchi e l'obbedienza rende liberi.

11. Dobbiamo confidare solo in colui che ha fatto noi, e non in quello che noi abbiamo fatto. Colui che ha fatto noi è tutto il Bene, il sommo Bene; invece il bene che abbiamo fatto noi è sempre inquinato dai nostri peccati. Tu stesso perciò devi distinguere in quale bene si deve confidare: unicamente nel "buon" Signore Gesù.

12. Cristo con le braccia aperte sulla croce, quasi come due ali, accoglie coloro che a lui accorrono, e nel rifugio delle sue piaghe li nasconde dalla minaccia dei demoni. Infatti le piaghe di Gesù Cristo parlano di noi al Padre non per ottenere vendetta, ma per impetrare misericordia. Con l'apertura del costato del Signore, venne aperta la porta del paradiso, dalla quale rifulse a noi lo splendore della luce eterna.

13. Il sacco fatto di crine, il cilicio, i miseri pannicelli nei quali Gesù fu avvolto, l'umile luogo del presepio nel quale fu adagiato, ci invitano a svegliarci dal sonno e a scacciare le vane fantasie sulle cose di questo mondo.
14. La luce splendente si ebbe nell'incarnazione del Verbo, dalla quale scaturì la fede; il giorno pieno si verificò nella passione, con la quale fu più vicina la salvezza. "Che cosa ci sarebbe servito l'essere nati, se non fossimo stati redenti?" (cf. Exultet della veglia pasquale).

15. "Godete sempre nel Signore! Ve lo ripeto: godete". Per ben due volte l'Apostolo ripete l'invito a godere, e questo a motivo del duplice dono della prima e della seconda venuta del Signore. Dobbiamo godere perché nella prima venuta ci ha portato le ricchezze della redenzione, e nella seconda ci darà la ricompensa e la gloria.

16. Il Signore tacque come un agnello quando fu condotto alla passione; e anche ora sta in silenzio, perché non interviene con minacce o castighi. È paziente, aspetta che ognuno faccia penitenza. Ma nel giorno del giudizio griderà come una partoriente, lasciando libero corso al rammarico sì a lungo represso. Allora disperderà tutte le ricchezze accumulate iniquamente e distruggerà il loro potere; renderà deserti i monti e i colli, cioè abbatterà la superbia sia dei prelati che dei sottoposti, e farà inaridire ogni germe di gola e di lussuria.

17. L'"opera del Signore" è la creazione, la quale, ben considerata, porta colui che l'osserva all'ammirazione del suo Creatore. Se c'è tanta bellezza nella creatura, quanta ce ne sarà nel Creatore? La sapienza dell'artefice risplende nella materia. Ma coloro che sono schiavi dei sensi non comprendono tutto questo.

18. La sintesi di tutte le cose che sono state scritte per nostro ammaestramento consiste soprattutto in tre cose: nella creazione, nella redenzione e nel giudizio dell'ultimo giorno. La creazione e la redenzione ci insegnano ad amare Dio, l'ultimo giudizio a temerlo, "affinché in virtù della perseveranza e della consolazione che ci vengono dalle Scritture, teniamo viva la nostra speranza" (Rm 15,4).

19. O profondità della divina clemenza, che va ben oltre il fondo dell'umana intelligenza, perché la sua misericordia è senza numero. Sta scritto nel libro della Sapienza: "Dio, avendo tutto disposto con misura, calcolo e peso" (Sap 11,20), non volle rinchiudere la sua misericordia entro queste leggi, entro questi termini, anzi è la sua misericordia che tutto racchiude e tutto abbraccia. La sua misericordia è dovunque, anche nell'inferno, perché neppure il dannato viene punito nella misura che la sua colpa esigerebbe.

20. Oggi sono i poveri, i semplici, gli indotti, i rozzi e le vecchierelle che hanno sete della parola della vita, dell'acqua della sapienza salvatrice. Invece i cittadini di Babilonia che si ubriacano al calice d'oro della grande meretrice, i sapienti consiglieri del faraone, credete a me, costoro sono pieni di parole vuote.

21. Cristo è la verità. In Cristo ci fu la povertà, l'umiltà e l'obbedienza. Chi si scandalizza di queste cose, si scandalizza di Cristo. I veri poveri non si scandalizzano, perché solo essi vengono evangelizzati, cioè nutriti con la parola del vangelo, perché essi sono il popolo del Signore e le pecore del suo pascolo (cf. Sal 94,7).

22. Come Cristo ha accolto i ciechi per illuminarli, gli zoppi per farli camminare, i lebbrosi per mondarli, i sordi per restituire loro l'udito, i morti per risuscitarli e i poveri per evangelizzarli, così noi dobbiamo accoglierci scambievolmente.

23. Disse l'angelo ai pastori: "Questo sarà per voi il segno: troverete un Bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia". Il Salvatore viene nell'umiltà e nella povertà. Beato colui che avrà questo segno sulla fronte e sulla mano, cioè nella fede e nelle opere.

24. Come il profeta Isaia, anche noi oggi desideriamo che i cieli si squarcino per poter contemplare, visibile nella carne, colui che è invisibile. Si squarci il cielo, discenda il Verbo e di fronte a lui si dissolva la superbia dei monti (i grandi di questo mondo) alla presenza della sua umanità. Chi sarebbe ancora così superbo, così arrogante e pieno di sé, se riflettesse a fondo sulla Maestà annientata, sulla Potenza resa debole e sulla Sapienza che balbetta?

25. Chi è tanto superbo, arrogante e orgoglioso, che, contemplando nel presepio la Maestà annichilita, la Potenza diventata debolezza, la Sapienza balbettante, non senta il cuore fondere come cera al fuoco?... E chi è tanto attaccato alle cose terrene e al denaro che, contemplando il Figlio di Dio avvolto in poveri panni, adagiato in una greppia, non senta il desiderio di liberarsi dalla schiavitù delle cose di questo mondo?

26. Ieri è nato il Signore, oggi viene lapidato il servo; ieri il Re è stato avvolto in fasce, oggi il soldato è stato spogliato della veste corruttibile; ieri il Salvatore è stato adagiato nel presepio, oggi Stefano viene portato in cielo.
Stefano s'interpreta "regola", o "coronato", oppure anche "che fissa lo sguardo". Regola dev'essere per noi il suo esempio: "Piegate le ginocchia" pregò per quelli che lo lapidavano: "Signore, non imputar loro questo peccato" (At 7,60). Fu coronato con il suo stesso sangue, e fissò lo sguardo nel Figlio di Dio: "Vedo i cieli aperti e Gesù che sta alla destra di Dio" (At 7,56.60).

27. "Il discepolo che Gesù amava". Pur senza essere nominato, con queste parole Giovanni viene come distinto dagli altri, non perché Gesù amasse solo lui, ma perché lo preferiva agli altri. Amava anche gli altri, ma questo "più intimamente". Lo gratificò di una maggiore tenerezza del suo amore perché l'aveva chiamato quando era ancora vergine, e perché vergine era rimasto: anche per questo gli affidò la Madre. E questo discepolo, durante l'ultima cena, posò il capo sul petto del Signore. Fu un grande segno di amore che lui solo posasse il capo sul petto di Gesù, "nel quale sono racchiusi tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col 2,3). E questo fatto era come il presagio di quanto avrebbe scritto sugli "arcani" della divinità, molto meglio degli altri.

28. Oggi Cristo è benedetto e lodato nei bambini Innocenti, che per lui e al suo posto sono stati oggi uccisi da Erode. Un Bambino è cercato, vengono uccisi dei bambini, nei quali nasce l'immagine, la figura del martirio e nei quali viene consacrata a Dio l'infanzia della chiesa. E la chiesa per bocca di Isaia dice: "Chi mi ha generato costoro? Io ero priva di figli e sterile, espatriata e condotta schiava: questi chi li ha allevati? Io ero abbandonata e sola, e questi dov'erano?" (Is 49,21).
O strazio, o pietà! I bimbi sorridevano alla spada dell'uccisore e si divertivano, i pargoletti! Gli agnellini, come afferrati per i piedi, vengono condotti al macello per essere uccisi per Cristo. Le olive nuove vengono portate al torchio per estrarne l'olio. Ecco la passione dei pargoli!
Quale il loro premio? "Sono attorno alla mensa del Signore, e cantano un canto nuovo". Per le preghiere dei santi Innocenti, conceda questo anche a noi, colui che è benedetto nei secoli.

29. La giustificazione dell'uomo si effettua in due modi: con la propria decisione e con l'ispirazione divina. Il Creatore coopera all'azione della sua creatura. Perciò, nell'opera della nostra giustificazione, egli esige il nostro volontario assenso. Sono necessari sia il nostro impegno sia la grazia divina. Invano uno si appoggia al libero arbitrio, se non è sostenuto dall'aiuto divino. Fa' dunque ciò che tocca a te, offrendo la tua volontà, e Dio farà quello che a lui compete, infondendoti la sua grazia.

30. Il Signore parla come una madre amorosa che, quando vuole abituare il figlioletto a camminare, gli mostra un pane o una mela: "Vieni", gli dice, "e te lo do!". E quando il bambino si avvicina che quasi lo prende, la madre a poco a poco si allontana e, sempre mostrando ciò che ha in mano, continua a dirgli: "Vieni, se vuoi prenderlo!". Anche alcuni uccelli tirano fuori dal nido i loro piccoli e con il loro volo insegnano loro a volare e a seguirli nell'aria.
La stessa cosa fa Cristo: per indurci a seguirlo, propone se stesso come esempio e ci promette il premio nel suo regno.

31. Niente è più prezioso del tempo, e, purtroppo, nulla si trova oggi che sia meno apprezzato. Passano i giorni della salvezza e nessuno riflette, nessuno si preoccupa di perdere un giorno, che non gli ritornerà mai più. Come non cadrà un capello dal capo, così neppure un istante di tempo andrà perduto... Dice l'Ecclesiastico: "O figlio, abbi cura del tempo!" (Eccli 4,23) perché è un dono sacrosanto...
O peccatore, il Signore ti ha concesso (imprestato) il tempo per guadagnarti la salvezza, e tu ti sei appropriato del tempo che ti è stato accordato, e l'hai sprecato. Ma, credi a me! Il Signore ti richiederà ciò che è suo, e farà giustizia. O Signore, se tu giudicherai severamente i giusti, che cosa ne sarà degli ingiusti?

lunedì 18 novembre 2013

Attenzione ai quattro elementi: terra acqua aria fuoco!

Preghiera
<<Gloriosissimo  Sant’Antonio, a Voi,  che siete così confidente di Gesù Redentore e dispensiere della sue divine grazie,  mi rivolgo fiducioso per avere aiuto e conforto.
Ho bisogno di una grazia… e ansiosamente l’aspetto per la Vostra intercessione.
Confesso che non ne sono degno ma sento una grande fiducia perché tutti quelli che vogliono grazie da Voi le ottengono, e il mondo è pieno dei Vostri miracoli. Animato da questa fiducia Vi supplico ad esaudirmi. Amabilissimo Santo, per quelle carezze di Paradiso con cui il Bambino Gesù Vi ricolmava, esauditemi: per quella grazia con cui riempiva l’anima Vostra di lumi di Sapienza e di Virtù, esauditemi: per quel dono che Egli Vi comunicò di operare ogni sorta di prodigi, esauditemi: e finalmente per quella ineffabile gloria che ora godete in Cielo, esauditemi. Amen.>>

PATER NOSTER, AVE MARIA, GLORIA AL PADRE...

Novembre

1. Poiché non c'è istante nel quale l'uomo non fruisca o non abbia bisogno della bontà di Dio, così Dio dev'essere sempre presente nella nostra memoria. L'uomo è fatto a somiglianza di Dio, perché, come Dio è amore, è buono, giusto, benigno, misericordioso, così l'uomo deve avere anche lui l'amore, essere buono, giusto, benigno, misericordioso. Chi è misericordioso verso gli altri, Dio è misericordioso verso di lui.

2. Come l'ancora trattiene la barca perché non affondi negli scogli, così il pensiero della morte trattiene la nostra vita perché non precipiti nei peccati. Infatti il passaggio della morte è così stretto, che a stento vi può passare l'anima nuda e sola. Quando si arriva a questo passaggio ogni carico di cose temporali dev'essere lasciato: solo i peccati, che non sono sostanza materiale, vi passano agevolmente insieme con l'anima.

3. L'uomo è portato al sepolcro (alla dannazione) dai quattro elementi dei quali è composto. È portato dalla terra quando pensa solo alle cose terrene; dall'acqua quando si lascia vincere dalla lussuria; dall'aria quando agisce per vanagloria; dal fuoco quando si lascia trasportare dall'ira.

4. Fa' attenzione a queste tre cose: diversità di carismi, diversità di ministeri, diversità di operazioni. Le grazie, dice l'Apostolo, sono le virtù stesse infuse da Dio gratuitamente, cioè la fede, la speranza e simili, i cui effetti sono, nei riguardi del prossimo, i ministeri, e nei riguardi di noi stessi le opere di bene. Dio infonde, prestiamo servizio e Dio stesso, che infonde, è poi colui che opera, che agisce.

5. L'uomo dedito alle cose dello spirito, dopo aver accudito alle necessità materiali e dopo essersi liberato da pensieri e preoccupazioni, rientra nella sua casa, cioè nella sua coscienza, e chiusa la porta dei sensi, riposa con la sapienza dedicandosi alla contemplazione divina, nella quale assapora la dolcezza della quiete spirituale.

6. La grazia di Dio, quando è sopra l'uomo, gli infonde un così grande aiuto che, cinti i fianchi, può correre per mezzo della castità e seguire Cristo nudo e povero, anche lui nudo e povero, per il distacco dai beni terreni.

7. Se darai onore al Signore, il Signore sarà la tua forza. Se con te stesso, per quanto è possibile, userai cautela e prudenza, egli sarà tuo rifugio di salvezza. Se amerai il prossimo, egli salverà lui e te. Se disprezzerai il mondo, il Signore benedirà te, che sei la sua eredità.

8. O curioso, che ti affanni e allarghi la tua attività in tante direzioni, va', non dico dalla formica, ma dall'ape e impara la saggezza. L'ape non si posa su tante specie di fiori, e dal suo esempio impara a non dare ascolto ai vari fiori di parole, ai vari libercoli; e non lasciare un fiore per passare a un altro, come fanno gli schizzinosi, che sempre sfogliano libri, criticano le prediche, soppesano le parole, ma non arrivano mai alla vera scienza. Tu invece raccogli da un libro ciò che ti serve e collocalo nell'alveare della tua memoria, per richiamarlo al tempo opportuno.

9. Il fabbro è figura del santo predicatore della chiesa, che fabbrica le armi dello spirito. Egli deve sedere vicino all'incudine, deve cioè applicarsi allo studio e alla pratica della Sacra Scrittura, appunto per mettere in pratica per primo ciò che predica agli altri.

10. L'uomo è dotato di tre specie di denti: gli incisivi, detti in latino praecisores, che troncano; i canini e i molari... Queste tre specie di denti raffigurano gli avari nelle ruberie da essi praticate. Alcuni sono come gli incisivi: troncano, perché non rubano tutto ma solo una parte; altri, i giuristi e i legulei, sono come i canini, che nelle cause e nei tribunali latrano, per denaro, come i cani; altri infine, i potenti e gli usurai, sono come i molari, i quali macinano, cioè stritolano i poveri. Ma il Signore spezzerà i denti dei peccatori e i molari dei leoni (cf. Sal 57,7).

11. La vita del giusto è come la stella del mattino tra le nebbie, cioè in mezzo alle vanità del mondo. Osserva che nella nebbia si ha paura del brigante; dissolta la nebbia, splende più luminoso il sole; se tenti di toccarla, non senti niente; quando si alza è segno di bufera, quando si dissolve è segno di bel tempo. Nella nebbia le cose sembrano più grandi; si diffonde su tutta la terra e non si sa più per dove andare. Così tra le vanità del mondo, nel lusso del mondo, si nasconde il brigante, cioè il diavolo; e il giusto nutre un grande timore quando gli arride il favore delle cose temporali.

12. Nella nebbia le cose sembrano più grandi. Quando uno è circonfuso di gloria mondana, sembra più grande di quanto non sia in realtà. È come una vescica gonfia di vento, che sembra più grande di quanto non sia, ma basta una puntura di spillo, cioè la morte, per far vedere quanto è meschino. Ahimè, tutta la terra è ricoperta di nebbia, e perciò gli uomini non vedono Dio.

13. Parla correttamente colui che testimonia con le opere ciò che predica con la bocca. Chi distribuisce fedelmente il pane della parola di Dio e non nasconde la testimonianza della verità, sarà benedetto nel presente e nel futuro.

14. Ama Dio con tutto te stesso e non con una sola parte di te. Dio infatti non ha parti, ma è tutto dovunque, e quindi non vuole una parte di ciò che è tuo, perché tu sei tutto in ciò che è suo. Se tu riservi per te una parte di te, sei tuo e non suo.
Vuoi avere tutto? Da' tutto a lui ed egli darà a te tutto ciò che è suo; e così nulla avrai di te stesso, perché avrai tutto lui con tutto te stesso. Amerai dunque il Signore, Dio tuo, con tutto il tuo cuore.

15. Ti preghiamo, Signore Gesù, che tu ci leghi con l'amore verso di te e verso il prossimo in modo tale da riuscire ad amarti "con tutto il cuore", cioè così profondamente da non essere mai distratti dal tuo amore; "con tutta l'anima", cioè con sapienza, per non essere ingannati da altri amori; "con tutte le forze e con tutta la mente", cioè con grande tenerezza per non essere mai indotti a separarci dal tuo amore, e amare poi il prossimo come noi stessi.
Accordacelo tu, che sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen.

16. Per mostrare che ami veramente il prossimo come te stesso, fa' con amore tutto ciò che è in tuo potere per alleviare le sue necessità corporali e spirituali.
Chi vive nell'unità e nella concordia si alza per compiere le opere buone. Chi si premunisce con la pratica dell'umiltà, va tranquillo e sicuro dovunque. Chi come straniero in questo mondo si orna del segno distintivo della povertà, la fede in Gesù Cristo, che fu povero e pellegrino, lo farà salvo.

17. Raccontano che un lupo, vedendo la luna nel pozzo, la credeva una forma di formaggio. Allora, su consiglio della volpe scese nel pozzo, ma non vi trovò nulla e vi restò dentro deluso e avvilito. Quando i contadini ve lo trovarono, lo massacrarono con una tempesta di pietre.
C'è anche qualche religioso che nel pozzo della vanità mondana vede la luna che sorge luminosa. Crede lo stolto, su consiglio della volpe, cioè della concupiscenza della carne, che ciò che è passeggero e instabile sia invece duraturo e autentico. E il povero illuso scende da Gerusalemme a Gerico, dall'altezza della contemplazione al pozzo della cupidigia, e così incappa nei briganti che lo spogliano, lo coprono di ferite e se ne vanno lasciandolo mezzo morto.

18. L'ametista è una pietra preziosa molto singolare, di colore viola, che manda dei bagliori dorati e presenta dei puntini color rosso vivo. Questa pietra simboleggia la vita di Gesù Cristo che fu color viola per la povertà e l'umiltà; che mandò fiamme e bagliori dorati nella sua predicazione e nel compimento dei miracoli, e presentò dei punti color rosso vivo nella sua passione. Questa ametista il giusto deve racchiuderla nel nido della sua coscienza.

19. Nudo, spiritualmente, è colui che nulla attribuisce a se stesso, ma tutto a Dio, e che non si nasconde come Adamo dietro alle foglie di fico; è colui che non si copre con il mantello della scusa di sé e dell'accusa degli altri.
Parimenti, vive nascosto colui che dimora tranquillo nel segreto della sua coscienza, lontano dal chiasso delle cose temporali e dei cattivi pensieri. È colui che sopporta con pazienza le ingiurie, non si lamenta nelle avversità e non si vanta quando le cose vanno bene.

20. Vuoi avere sempre Dio nella mente? Abbi sempre te stesso di fronte a te. Dove c'è l'occhio, lì c'è la mente: abbi sempre l'occhio fisso su te stesso. Tre cose ti faccio presenti: la mente, l'occhio e te stesso. Dio è nella mente, la mente è nell'occhio, l'occhio è in te. Quindi se guardi te, hai Dio in te.
Vuoi avere sempre Dio nella mente? Abbi te stesso, quale egli ti ha fatto. Non andare in cerca di un te stesso diverso da ciò che sei. Non voler fare te stesso diverso da quello che lui ti ha fatto, e così avrai sempre nella tua mente Dio.

21. In genere siamo soliti dare conforto a tre categorie di persone: il malato, l'afflitto, il pauroso. Il genere umano era tutte e tre queste cose: era malato da oltre cinquemila anni e non trovava alcun rimedio; era afflitto perché privo delle delizie del paradiso terrestre; viveva nella paura del diavolo, il quale con una mano lo colpiva e con l'altra lo trascinava all'inferno.
Ma, grazie a Dio, fu mandato finalmente il conforto, che risanò il malato, consolò l'afflitto e rese intrepido il pauroso. Fu mandato l'angelo Gabriele, il fausto messaggero di una terra lontana, fresca acqua all'anima assetata, ormai allo stremo per l'arsura della sete. Fu mandato a una Vergine di nome Maria... "Concepirai e darai alla luce un figlio... lo chiamerai Gesù, che significa salvatore, perché salverà il genere umano e lo libererà da tutti i suoi mali".

22. Quando servi al tuo fratello, stendi i tuoi piedi davanti a te e impegna con lui tutto te stesso, con gli affetti e i sentimenti con cui si provvede alle necessità del prossimo.
Quando invece ti rivolgi a Dio, stendi i tuoi piedi all'indietro, perché il tuo volo sia libero. Incurante di ciò che sarà, del servizio e delle opere buone, di ciò che hai fatto e di ciò che farai, lascia da parte ogni fantasticheria quando sei in preghiera: è proprio in quel momento infatti che arrivano tutti i pensieri inutili che disturbano l'animo del contemplativo.

23. Il regno di Dio è il bene supremo: per questo dobbiamo cercarlo. Lo si cerca con la fede, con la speranza e con la carità. La giustizia di questo regno consiste nel mettere in pratica tutto ciò che Cristo ha insegnato. Cercare il regno di Dio vuol dire praticare questa giustizia con le opere. Cercate quindi prima di tutto il regno di Dio, cioè ponetelo al di sopra di tutte le cose: tutto deve essere fatto in vista di esso, nulla dev'essere cercato all'infuori di esso, e ad esso deve essere ordinato tutto ciò che cerchiamo.

24. Credere a Dio significa credere vero ciò che egli dice, e questo lo fanno anche i cattivi; anche noi crediamo all'uomo, ma non crediamo nell'uomo. Credere Dio significa credere che Dio esiste, ciò che fanno anche i demoni. Infine credere in Dio vuol dire credere e amarlo, credere e andare a lui, credere e aderire a lui e venire così incorporati nelle sue membra. Questa è la fede che giustifica l'empio. Quindi dove c'è questa fede, c'è la fiducia nella misericordia di Dio e c'è anche la remissione della colpa.

25. Ti preghiamo, Signore Gesù, di aiutarci a rifiutare ogni menzogna per mezzo dell'umiltà, a distruggere la nostra avarizia per mezzo della povertà, a vincere l'ira per mezzo della pazienza e a eliminare la disobbedienza imitando la tua obbedienza nella passione; e così meritiamo di essere presentati a te, di ricevere il perdono dei peccati e godere con te senza fine.

26. Sono queste le virtù che rendono l'uomo sapiente e saggio: il consiglio per fuggire il mondo; la giustizia per rendere a ciascuno il suo; la prudenza per guardarsi dai pericoli e la fortezza per mantenersi saldo nelle avversità.

27. Il vero penitente, per timore e amore di Dio, fa di se stesso causa, giudizio e giustizia. Fa causa a se stesso con la contrizione, la quale è origine di ogni cosa giusta ed è un impulso dell'animo a fare il bene; fa il giudizio nella confessione, nella quale mette in discussione se stesso e si esamina; fa la giustizia nella riparazione, con la quale dà a ciascuno il suo: a Dio la preghiera, a se stesso il digiuno, al prossimo l'elemosina. In questo infatti consiste la soddisfazione, o riparazione.

28. La statua che Nabucodonosor vide in sogno, aveva il capo di oro purissimo, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte d'argilla (cf. Dn 2,31-33).
Questa statua è figura della santa chiesa, che negli apostoli ebbe il capo d'oro. Le braccia e il petto di argento, parti del corpo nelle quali risiede la forza più grande, la chiesa li ebbe nel tempo dei martiri, che affrontarono eroicamente tutte le battaglie. Similmente la chiesa ebbe il bronzo e il ferro dei confessori della fede, che con il suono della loro predicazione spezzarono la malvagità degli eretici. Infine, la chiesa di Cristo, poverella, sconvolta dalla tempesta, tra i rifiuti del mondo, ha per così dire nei piedi il ferro e il fango, sia nei chierici che nei laici. Nel ferro è simboleggiata l'avarizia, nel fango la lussuria. Ecco quali membra si trovano nel corpo di Cristo che è la chiesa: gli avari e i lussuriosi, i quali non sono la chiesa di Cristo, ma la sinagoga di satana.

29. La penitenza è la seconda tavola di salvezza dopo il naufragio del peccato. Il peccatore che, esteriormente, può anche essere splendido, sublime in alto perché superbo e ricco in basso, è però lebbroso nel suo interno, cioè nell'anima; e se vuole che la sua anima ricuperi la salute, deve accostarsi al fiume del giudizio, cioè a una confessione bagnata dalle lacrime, con la quale egli deve giudicarsi, e condannare ciò che ha fatto di male.

30. Il giusto si solleva dalla terra con la fune dell'amore divino e resta come sospeso in aria per la dolcezza della contemplazione, e allora si trasforma, per così dire, tutto in aria, come se non avesse più il corpo e non fosse più oppresso dalla carnalità. È detto infatti di Giovanni Battista che era "voce di uno che grida nel deserto" (Mt 3,3). La voce è aria, e Giovanni era aria e non carne, perché non aveva più il gusto delle cose terrene, ma solo di quelle celesti.