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giovedì 22 marzo 2012

"Questa storia ha da finì!"

GIOVEDÌ 22 MARZO 2012



Università La Sapienza di Roma: Religioso nega S. Comunione a fedele inginocchiatosi

"Questa storia ha da finì!"
Un lettore ci segnala un nuovo e gravissimo episodio di disobbedienza al Papa e alla Legge della Chiesa e soprattutto di "irriverenza" verso la Ss.ma Eucarestia.

Dopo il padre Cappuccino di San Remo (si veda qui il post), tanto per fare un esempio solo, anche un Gesuita a Roma (precisamente nella Cappella Universitaria della Sapienza) si è platealmente e illecitamente rifiutato di dare la S. Comunione ad un fedele che dopo aver partecipato alla S. Messa, si era inginocchiato per essere comunicato dal celebrante.Qui di seguito la lettera che Jacopo Parravicini ci ha inviato e che noi pubblichiamo perchè molti altri fedeli prendano coraggio per denunciare i comportamenti illeciti dei sacerdoti e, soprattutto perchè i responsabili, se mai ci dovessero leggere (e sappiamo che ci leggono!) prendano provvedimenti, fosse anche solo per non perdere la faccia!

Roberto




" Gentile redazione di MessaInLatino,

vi scrivo in merito al diritto dei fedeli di ricevere la Comunione in ginocchio per segnalarvi un gravissimo episodio recentemente occorsomi proprio a Roma.

Venerdì 16 marzo 2012 intorno alle 12.30 partecipavo alla celebrazione della Messa Feriale nella Cappella Universitaria dell’Università La Sapienza di Roma (foto), retta dai Gesuiti (http://www.uniroma1.it/sapienza/cappella/i-gesuiti): la celebrazione era presieduta dal vice cappellano, padre Franco Annichiarico, S.I. Già nel corso della Messa egli mostrava una certa imprecisione nel celebrare, oltre che una certa fretta (per esempio all’Offertorio ha offerto “il pane e il vino” contemporaneamente, non separatamente come, per quanto ne so, prevede il Rito Romano), anche se il peggio è venuto dopo.

Dopo la Comunione del sacerdote i fedeli, una quindicina circa, si sono messi disciplinatamente in coda per ricevere la Santa Eucarestia. Arrivato il mio turno, come mia consuetudine, mi sono inginocchiato innanzi al sacerdote per ricevere la Comunione.
Il sacerdote (visibilmente infastidito): “In piedi
Io: “No
Sacerdote: “Si alzi, glieLa do in piedi”.
Io: “No, il Papa ha detto che va bene così”.
Sacerdote: “Si alzi, non posso darglieLa così!”
Io: “Perché?
A quel punto, mentre ancora ero inginocchiato, il celebrante mi ha scansato aggirandomi e si è messo a distribuire la Comunione agli altri. Dopo un secondo di sbigottimento mi sono rialzato e sono andato a sedermi sulla prima panca. Inutile dire il mio sgomento e la mia desolazione: “Rifiutarmi la Comunione perché ho mostrato devozione per la Santa Eucarestia, come se fossi un eretico, uno scomunicato, uno che dà pubblico scandalo! Si concede la Comunione perfino a omosessuali praticanti e conclamati e la si nega a me solo perché mi sono inginocchiato!

Temendo di non saper resistere alla tentazione dell’ira, ho evitato di andare subito a parlare col sacerdote. Sono uscito dalla cappella per tornarvi un’oretta dopo, con in mano la stampa dellIstruzione Redemptionis Sacramentum debitamente sottolineata nei punti giusti (n. 90 e soprattutto 91"[91.] Nella distribuzione della santa Comunione è da ricordare che«i ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione di riceverli». Pertanto, ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi."Mi sono presentato negli uffici della cappellania: non ho trovato don Franco (“in questo momento non c’è”), ma un suo confratello, padre Giancarlo Pani S.I., che mi ha accolto con molta gentilezza. A lui ho potuto spiegare pacatamente quanto accaduto: egli mi ha dunque accompagnato in chiesa e, messosi camice e stola, mi ha comunicato personalmente. Gli ho quindi lasciato il testo della Redemptionis Sacramentum invitandolo a recapitarlo al confratello disobbediente e lui a sua volta mi ha invitato a tornare in futuro a parlare personalmente con don Franco.

Tuttavia una pubblica disobbedienza al Papa (meglio sarebbe dire “tradimento”) perpetrata nella città e nella diocesi di Roma proprio da parte di un gesuita è per lo meno qualcosa di vergognoso! Che cosa avrà trasmesso il suo atteggiamento agli altri fedeli presenti alla Messa? Quale irreparabile danno temeva nell’amministrarmi la Comunione mentre ero in ginocchio?

È per questo che, pur avendolo perdonato, ahimé non posso tacere su quanto accaduto, poiché se lo facessi sarei complice di quello stesso sopruso (e di quel disordine nella Chiesa che tanto preoccupa il Santo Padre) già perpetrato da preti come lui (anche non gesuiti) a tanti altri fedeli incapaci di difendersi o timorosi o rassegnati. Qui non si tratta soltanto dell’obbedienza alle norme liturgiche, non si tratta soltanto del dovuto ossequio al Papa, non si tratta soltanto di maltrattare pubblicamente la pietà dei fedeli, ma si tratta del Ministero Sacerdotale: per quale chiesa è stato ordinato quel prete? Se crede alla Presenza Reale, perché si è mostrato così scandalizzato nel vedere un fedele in ginocchio che desidera ricevere il Santissimo Sacramento?

Se foste stati in quel momento tra i fedeli, cosa avreste pensato, come avreste reagito? Mi auguro che don Franco trovi il tempo di domandarsi seriamente che cosa penserebbe sant’Ignazio di Loyola del suo operato.

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