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lunedì 27 giugno 2016

La nuova religione che distrugge la nozione stessa di peccato.


LA RIPARAZIONE,

LA GRANDE DIMENTICATA

 Si è parlato tanto di Fatima nel decennio passato, dopo che il Papa Giovanni Paolo II ha voluto rivelare ciò che è stato presentato come il terzo segreto. Si è parlato tanto di Fatima, nelle polemiche che sono seguite alla rivelazione del terzo segreto, che molti pensano [giustamente] non completa. Ricordiamo tutti il segretario di stato Tarcisio Bertone alla televisione nazionale, presentare i biglietti scritti da Lucia e le buste che li contenevano, per smentire chi sosteneva che il terzo segreto era stato rivelato solo in parte. Ricordiamo tutti almeno il documentato libro di Socci, “Il quarto segreto di Fatima”, e tutto il vivace dibattito che ne è seguito.

 Insomma, si è parlato tanto di Fatima, ma che fine ha fatto la devozione al Cuore Immacolato di Maria?

 Certo, è vivissima in alcuni circoli ristretti, ma è ancora predicata e praticata nel tessuto concreto delle nostre parrocchie? Ci sembra proprio di no.

 La pratica dei primi 5 sabati del mese è praticamente scomparsa, quasi fosse una cosa per anime piccole, che non corrisponde più al modo che ha oggi la Chiesa di intendere la devozione alla Madonna. Ben inteso, nessuno negherà pubblicamente che si può essere devoti al Cuore Immacolato di Maria, ma presenteranno questa devozione come una pia pratica personale, che lascia il tempo che trova. Ma così non è!

 Di fronte al disastro del mondo sempre più ateo, Dio stesso è intervenuto a Fatima, indicando la via d'uscita alla distruzione dell'umanità: la devozione al Cuore Immacolato di Maria.

 Il 13 luglio 1917 così parlò la Madonna ai pastorelli:
 "La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio, nel regno di Pio XI ne comincerà un'altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedire tutto questo, sono venuta a chiedere la Consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolterete le Mie richieste, la Russia si convertirà e avrete pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate. Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace"

 E due anni prima, nel 1915, l'angelo dell'apparizione invitò i bambini a pregare prostrati con lui in riparazione delle offese subite da Dio da parte dei peccatori, e in particolare con le parole: "Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima, Divinità di Gesù Cristo presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui Egli stesso è offeso, e per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.”

 C'è questo continuo ritorno della parola “riparazione”, che è ormai completamente incomprensibile per il mondo cattolico di oggi: eppure è questo il cuore di Fatima e della devozione al Cuore Immacolato. La Madonna chiede di pregare il Rosario e di offrire la comunione riparatrice, per riparare, appunto, agli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui si offende Dio. La Madonna chiede la comunione riparatrice per la conversione dei peccatori, perché si salvino da quell'inferno che mostrò loro il 13 luglio 1917: "La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento”

 E' accettabile questo per la Chiesa “rinnovata” della modernità, per i cosiddetti cristiani adulti del post-concilio? Questi considerando Fatima,  parlano dell'attentato a Giovanni Paolo II e dei cristiani uccisi nel '900 come se fossero il cuore di questo messaggio... ma non parlano più della riparazione, perché?

 Semplicemente perché è cambiato lo sguardo nei confronti del peccato dell'uomo e della misericordia di Dio: per i nuovi cristiani, in sostanza, il peccato non offende più Dio.

 Ci risiamo: il cattolicesimo modernista modifica i dogmi, le verità di fede, e quando parla di peccato non intende più dire ciò che la Chiesa ha detto per diciannove secoli.

  Per i modernisti, teorici o pratici, il peccato praticamente non esiste più, poiché esso non offende Dio. Dicono che il peccato non offende Dio, ma nuoce solamente al peccatore. Il peccato, per loro, non fa niente a Dio. Il peccato, dicono,  non fa che nuocere al peccatore facendogli perdere la vita divina - questo lo si concede - e, al tempo stesso, offende gli altri uomini. In queste condizioni il peccato non ha più la caratteristica dell’offesa, della distruzione dell’onore di Dio, della Sua gloria, della Sua lode; non ha più la caratteristica della disobbedienza alla legge di Dio. Insomma il peccato non è più cattolico, e quindi non va più riparato!

 Ci rendiamo conto fratelli, come fanno a parlare di Fatima tutti costoro, che ne hanno distrutto il cuore? Dobbiamo vigilare contro una falsa devozione alla Madonna, fatta solo di sentimentalismo, che non porta mai a ciò che la Beata Vergine chiede sempre: la nostra conversione, per il bene nostro e del mondo intero.

 È sorta una nuova religione che distrugge la nozione stessa di peccato.

 Abbiamo trovato una bella descrizione di questa drammatica situazione nella Chiesa, fatta da un vescovo illuminato per dottrina:


 “In seguito, ci si dice, come conseguenza, che Dio non punisce il peccato con una qualche pena temporale o eterna. Poiché il peccato non offende Dio, Dio non lo punisce. Del resto Dio è la bontà stessa: come potrebbe infliggere delle pene all’uomo peccatore? No, è l’uomo stesso che si punisce, subendo le conseguenze dei suoi errori, e l’inferno - se mai qualcuno vi si trova - l’inferno non è altro che l’esclusione, l’auto-esclusione dall’amore divino. 
Dunque l’inferno (per questi falsi cattolici moderni ndr) non è più una pena inflitta da Dio. Dio non ha più il diritto di punire. Ne consegue che l’uomo è esentato da ogni dovere di riparazione verso Dio. Ciò che noi chiamiamo, nel nostro catechismo, la soddisfazione dopo il peccato, il fatto che il peccatore debba soddisfare la giustizia divina a causa dei suoi peccati, la soddisfazione, il bisogno di espiare i propri peccati per riparare l’onore di Dio, non esiste più. L’uomo deve solo riparare la sua salute spirituale. Ma riparare la gloria di Dio, cooperare al recupero della creatura caduta nel peccato, non lo si vuole più! Mentre voi conoscete la bella dottrina cattolica della soddisfazione che è tutta a gloria di Dio, perché l’uomo peccatore possa rialzarsi e ridare a Dio la gloria e la lode, risollevando la sua decaduta natura per mezzo della soddisfazione, per mezzo della pena che egli subisce volontariamente”.


 Ma, alcuni diranno, e la Misericordia di Dio, dove la lasciate? La Misericordia infinita di Dio è tutta sulla Croce, dove Gesù ripara i nostri peccati versando il suo Preziosissimo Sangue. Gesù ha soddisfatto la giustizia divina morendo per i nostri peccati... è infinita questa misericordia, è infinita questa soddisfazione, e ci chiede di entrare in questa grande riparazione!

 Che senso avrebbero la Passione e la Morte di Gesù Cristo, se non fosse per questa soddisfazione della giustizia di Dio? La Croce di Cristo diventerebbe una specie di finzione, di buon esempio dato da Gesù, per dimostrarci che ci ama! No! Gesù soddisfa la giustizia divina, ripara i nostri peccati realmente, non fa un “teatrino” del suo amore.

 Ma fa di più: domanda a noi, per sua misericordia, di partecipare alla grande riparazione, non di negarla! Appartieni al corpo mistico di Cristo, ti è data la grazia di poter offrire il tuo sacrificio quotidiano, in unione alla Croce di Cristo, per riparare il tuo peccato e il peccato del mondo: questa è la dignità del cristiano! Dio, in Cristo, rende utile la fatica del vivere! Senza questa bontà di Dio che rende utile la tua sofferenza, essa sarebbe solo infinitamente triste perchè vuota. Che grazia! Ma occorre accogliere la verità di fede racchiusa nella parola “riparazione” perchè questa grazia agisca.

 Viviamo così il mese di maggio e tutti i mesi, fedeli al Rosario, ma con questo cuore di riparazione. 

AVE MARIA!

venerdì 1 gennaio 2016

SANT'ANTONIO MARIA CLARET: Satis est vulnerum, satis est! --- talis vita, finis ita!


204 - Se vedeste che danno bastonate e coltellate a vostro padre, non  correreste a difenderlo? Non sarebbe un crimine guardare con indifferenza il  proprio padre in questa situazione? Non sarei io il più grande criminale del  mondo, se non procurassi impedire gli oltraggi che gli uomini fanno a Dio, che  é mio Padre? Ah, Padre mio! Io Vi difenderò, mi dovesse costare la vita! Io vi  stringerò tra le braccia e dirò ai peccatori: Satis est vulnerum, satis  est, come diceva S. Agostino. Fermi, peccatori, fermi! Non flagellate più oltre mio Padre! Troppi colpi avete già dato, troppe piaghe avete aperto! Se  non sapete fermarvi, picchiate me, che ben lo merito, ma non colpite oltre, né  maltrattate il mio Dio, il Padre mio, il mio amore. Ah, amore mio! Ah, mio  amore!  


205 - Parimenti mi obbliga a predicare senza posa, il vedere la moltitudine di  anime che cadono nell'inferno. Perché é di fede che tutti coloro che muoiono in  peccato mortale si dannano. Ahi, ogni giorno muoiono ottanta mila persone, secondo un calcolo approssimativo. Quante moriranno in peccato e quante si condanneranno! Poiché talis vita, finis ita! Tale é la morte quale fu la  vita.  
Da: Autobiografia....
SAN ANTONIO MARIA CLARET, 
ora pro nobis.

domenica 3 novembre 2013

Devi ornarti di abiti onesti: camicia, tunica, scarpe, mantello, collare pettorale.


Le parole con cui la gloriosa Vergine Maria ha insegnato a Santa Brigida come vestirsi

«Io sono Maria, che ha generato il vero Dio e vero uomo, il Figlio di Dio. Sono la Regina degli angeli. Mio Figlio ti ama con tutto il cuore, e per questo ricambialo. 

Devi ornarti di abiti onesti, dunque ti mostrerò quali sono e come devono essere. 

Per prima cosa ti è stata data una camicia, poi hai ricevuto una tunica, delle scarpe, un mantello e un collare per il tuo petto;

allo stesso modo spiritualmente devi avere la camicia della contrizione: 
così come la camicia è maggiormente a contatto con la carne, allo stesso modo la contrizione e la confessione sono la prima strada per andare verso Dio, la strada attraverso cui l'anima che gioiva del peccato viene purificata e la carne rivestita. 

Le scarpe sono i due affetti, ossia: la volontà di fare ammenda delle colpe commesse, e la volontà di compiere il bene e astenersi dal male. 

La tua tunica è la speranza, con cui aspiri a Dio: infatti così come la tunica ha due maniche, allo stesso modo la giustizia e la misericordia sono contenute nella tua speranza, affinché tu possa sperare in Dio in modo da non trascurarne la giustizia. Inoltre pensa alla sua giustizia e al suo giudizio a tal punto di non dimenticarne la misericordia, perché non c’è giustizia senza misericordia, né misericordia senza giustizia. 

Il mantello è la fede: in effetti, così come il mantello copre tutto, allo stesso modo l'uomo, mediante la fede, può capire e raggiungere ogni cosa. Questo mantello deve essere disseminato dei segni dell'amore del tuo caro sposo: come ti ha creato, riscattato, nutrito e introdotto nel suo spirito, e aperto gli occhi dello spirito. 

Il collare è il pensiero della Passione, che deve essere costantemente sul tuo petto: 
il modo in cui mio Figlio è stato schernito, flagellato e coperto di sangue; 
il modo in cui è stato steso sulla croce con i nervi trapassati, e in cui tutto il suo corpo ha tremato nella morte a causa dell'immenso dolore che provava; e 
il modo in cui ha rimesso il suo spirito nelle mani del Padre. 
Che questo collare penda sempre sul tuo petto. 

Che la sua corona sia sulla tua testa; in altre parole, ama profondamente la castità; di conseguenza sii pudica e onesta; non pensare a nulla, non desiderare altro che il tuo Dio, il tuo Creatore: quando avrai lui, avrai tutto; e così ornata e adorna aspetterai l'arrivo del tuo caro Sposo». Libro I, 7

COR VIGILANTISSIMUM MARIAE, 
ora pro nobis


giovedì 31 ottobre 2013

Subito in Cielo



Preghiera per evitare il Purgatorio

PREGHIERA RIPARATRICE




Una povera Clarissa defunta apparve alla sua Abadessa che pregava per lei e le disse: «Sono andata subito al Cielo perché, avendo recitato ogni sera questa preghiera, ho pagato tutti i miei debiti e sono stata preservata dal Purgatorio.



"Eterno Padre, per le mani di Maria Addolorata, VI offro il Sacratissimo Cuore di Gesù con tutto il Suo amore, con tutte le Sue sofferenze e con tutti i Suoi meriti: 

Per espiare tutti i peccati che ho commesso quest’oggi e durante tutta la mia vita passata.
Gloria al Padre...

Per purificare il bene che ho mal fatto quest’oggi e durante tutta la mia vita passata. Gloria al Padre...

Per supplire al bene che ho trascurato di fare quest’oggi e durante tutta la mia vita passata. Gloria al Padre". 

lunedì 9 settembre 2013

Un giardino a forma di cuore.


I

«Ho visto, ella raccontava il primo giorno, un giardino a forma di cuore, que­sto giardino era secco, arido. Gli alberi erano disseccati, non avevano foglie; l'er­ba era bruciata. Mancavano l'acqua per dissetarsi, e l'aria per respirare. 

In segui­to, ho visto in lontananza Gesù, triste, sofferente, piangente, coperto di polvere, nella più grande angoscia. Mi è sembrato che io stessa, al vederlo, fossi caduta nella tristezza, nella sofferenza, nell'angoscia. In una parola, ho provato tutti i sen­timenti, tutte le impressioni che vedevo in Gesù. Mi sono prosternata ai suoi pie­di, ed ho asciugato le sue lacrime con le mie, mi sembrava almeno che fosse così. Dal profondo del cuore avrei voluto asciugare la polvere dei suoi piedi e quella che lo copriva. Gesù è entrato in questo giardino inaridito, ma non vi ha trovato né aria, né acqua, né ombra, ed è divenuto ancora più triste, più oppresso, più soffe­rente. 

Non vi è rimasto a lungo, uscito quasi subito da questo giardino è entrato in un altro, accanto. 

In questo, ha trovato del verde, fiori, alberi da frutto e frutti ma­turi. Tutti gli alberi erano verdi, coperti da un fogliame folto e ombroso. C'erano aria ed acqua in abbondanza, la terra era lì ben lavorata e umidificata. In questo giardino; Gesù è parso ritornare in salute, è diventato giovane, sorridente, ed ha detto: Qui fa bel tempo: c'è aria per respirare, acqua per dissetarsi, frutta per mangiare, ombra per riposarsi. Ed è rimasto a lungo in questo giardino e vi stava molto bene. 

Non comprendendo il senso di ciò che vedevo, mi sono rivolta a un giovane che mi guidava a Gesù, e gli ho chiesto quello che ciò significasse. 

Egli mi ha detto: Il secondo giardino rappresenta l'anima fedele e umile che riceve e conserva le acque della grazia, mentre il primo giardino, che non è lavorato, è il simbolo delle anime orgogliose, le quali non conservano per loro l'acqua della grazia, vittime delle lo­ro passioni che le bruciano. L'aria che si respira nel buon giardino è il simbolo del­le aspirazioni dell'anima verso Gesù: queste aspirazioni sono la sua vita. I fiori rappresentano le virtù dell'anima; i frutti, sono le buone opere, la mortificazione, la penitenza, con le quali essa guadagna altre anime a Gesù. Le foglie degli albe­ri raffigurano la carità con l'ombra che esse danno. La aridità e la durezza della terra del cattivo giardino rappresentano un cuore indurito».
Gesù Maria Amore
venite insieme nel mio cuore

lunedì 22 luglio 2013

Riparazione e SS. Eucaristia

Non nobis Domine non nobis, sed nomini tuo da gloriam

Ci piace pubblicare il primo post con cui l'amico Simone Veronese apre il suo Blog 

Riparazione e Santissima Eucaristia
Inizio con questo post - prendendola un po' alla lontana, a dire il vero - a trattare un argomento che mi sta molto a cuore e che dovrebbe stare a cuore ad ogni buon cattolico, cioè il SS. Sacramento dell'Eucaristia e come negli ultimi decenni se ne stia smarrendo il vero significato, con conseguenze niente meno che nefaste.

Di recente in numerosi blog cattolici è stato ripreso l'ultimo editoriale di Radicati nella Fede (vedi qui) centrato sulla necessità della riparazione, altro aspetto smarrito nei meandri di un cattolicesimo volutamente considerato vecchio e da rinnegare.

Mi piace rileggere quell'editoriale anche alla luce di come la solennità del Sacro Cuore di Gesù viene oramai presentata e bistrattata: ho assistito - mio malgrado - a una celebrazione in cui il celebrante ha tenuto un'omelia al limite dell'oltraggioso. Mai e poi mai un fedele ignaro del significato vero e ultimo di questa festa avrebbe potuto tornare a casa con le idee ben chiare! Le uniche parole spese per il Sacro Cuore sono state per dire che il Cuore di Gesù è la sede del suo Amore per noi. Stop.
Nessun accenno a Santa Margherita Maria Alacoque, nessun accenno alla pia pratica dei primi nove venerdì del mese e alle promesse connesse, nessun accenno al significato delle spine che avvolgono il Sacratissimo Cuore e infine, per l'appunto, nessun accenno alla necessità di riparare alle offese e ai dolori che continuamente gli uomini Gli infliggono.

Recuperare il senso della riparazione è certamente fondamentale affinché la Chiesa esca da questa profondissima crisi, ma ritengo che primariamente andrebbe recuperato il senso vero e autentico della Sacra Eucaristia, altrimenti non avrebbe senso parlare di riparazione senza precisare la natura e l'entità dell'offesa da riparare e, ancora di più, senza avere piena coscienza di Chi è l'oggetto dell'offesa (ammesso si ritenga ancora l'uomo in grado di offendere Dio, cosa nient'affatto scontata!).

Infatti se davvero «il più grande di tutti i sacramenti è quello della Eucaristia, perché contiene non solo la grazia, ma anche Gesù Cristo, autore della grazia e dei sacramenti (§546 Catechismo Maggiore di San Pio X)», una sua comprensione distorta (ovviamente per quanto la ragione umana può comprendere, sappiamo bene come questo Mistero sia insondabile!) comporterà certamente, non solo una diminuzione del numero e della portata delle Grazie che altrimenti ne scaturirebbero, ma ben presto avrebbe anche fortissime ripercussioni su tutta la vita della Chiesa, dalle più alte gerarchie al più semplice dei fedeli, come pure a tutti coloro che ancora devono ricevere la Lieta Novella.

Mi sembra di poter dire che tanto sotto l'aspetto sacrificale, quanto sotto l'aspetto sacramentale, la tradizionale dottrina cattolica sull'Eucaristia ha subito delle variazioni sostanziali:

  • nel primo caso, già autorevoli teologi hanno praticamente detto tutto quanto c'era da dire, sia per quanto riguarda la dottrina dei quattro fini per i quali viene offerto l'Augusto Sacrificio della Santa Messa che non si considera, né la si insegna più, sia per quanto riguarda il concetto stesso di Sacrificio e di ripresentazione del Sacrificio della Croce, che si vorrebbero scansare con sempre maggior forza;
  • nel secondo caso, invece, mi sembra che sotto silenzio sia passato una variazione che, se per certi versi e in alcuni contesti, potrebbe apparire giustificata, per altri appare come una manovra destabilizzante, la quale ha pian piano generato molte delle aberrazioni liturgiche e dei travisamenti teologici dei nostri giorni. È oramai invalso l'uso di tradurre il concetto di Passione con quello certamente più ampio di Pasqua, col risultato che, laddove il fedele era portato a pensare alla Passione del Signore, iniziata nel Getsemani e conclusasi sul Golgota, ora il suo pensiero va direttamente al giorno della Risurrezione.
Un esempio? Si prenda il testo latino del celebre O Sacrum Convivium:

O sacrum convivium!
in quo Christus sumitur:
recolitur memoria passionis ejus:
mens impletur gratia:
et futurae gloriae nobis pignus datur.
Alleluia.

La cui traduzione ufficiale della Liturgia delle Ore CEI riporta:

Mistero della Cena!
Ci nutriamo di Cristo,
si fa memoria della sua passione,
l'anima è ricolma di grazia,
ci è donato il pegno della gloria, alleluia.

Quante sono invece le traduzioni che rendono "Pasqua" al posto di "Passione"?
Nelle recenti celebrazioni del Corpus Domini, il copione è stato lo stesso, l'orazione

Deus, qui nobis sub sacraménto mirábili passiónis tuæ memóriam reliquísti, tríbue, quæsumus, ita nos Córporis et Sánguinis tui sacra mystéria venerári, ut redemptiónis tuæ fructum in nobis iúgiter sentiámus. Qui vivis et regnas cum Deo Patre in unitáte Spíritus Sancti, Deus, per ómnia sæcula sæculórum.

viene resa con

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa' che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio...

Certamente, qualcuno dirà, il Mistero Pasquale comprende Passione, Morte e Risurrezione, ma perché mai la Santa Madre Chiesa si sarebbe per secoli riferita all'Eucaristia in un modo, per poi improvvisamente corregger il tiro dopo secoli? Forse che volesse veramente intendere Passione e non Pasqua? Non credo sia un caso se il vecchio Catechismo di San Pio X, al punto 623, recitava:

Perché Gesù Cristo ha istituito la santissima Eucaristia?

Gesù Cristo ha istituito la santissima Eucaristia per tre principali ragioni:
Perché sia sacrificio della nuova legge. 
Perché sia cibo dell'anima nostra.
Perché sia un perpetuo memoriale di sua passione e morte, ed un pegno prezioso dell'amor suo verso di noi, e della vita eterna.