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lunedì 24 ottobre 2022

Sant’Antonio Maria Claret



Sant'Antonio Maria Claret y Clarà 
ora pro nobis

 

Biografia 

INFANZIA E GIOVINEZZA TRA I TELAI

Tra i telai, Antonio Claret getta le basi della sua vita. Vive in una famiglia dedita alla produzione tessile e, a 17 anni, va a Barcellona per specializzarsi in questo campo, collocandosi al centro del boom industriale del XIX secolo.


Antonio Juan Adjutor Claret Clará nacque a Sallent (Barcellona), a circa 15 km da Manresa, il 23 dicembre 1807, in una famiglia profondamente cristiana. Due giorni dopo, nella festa della Natività del Signore, i suoi genitori, Juan e Josefa, lo fanno battezzare nella chiesa parrocchiale di Santa Maria. Antonio è il quinto di undici figli, cinque dei quali muoiono prima del loro quinto compleanno. Cresce in una casa dedicata alla produzione di tessuti. Pochi mesi dopo la sua nascita, il ritmo dei telai viene rovinato dallo scoppio dell’invasione francese e della Guerra d’Indipendenza. L’atmosfera di violenza e insicurezza non lo travolge, anzi rafforza il suo temperamento infantile. Sebbene venga trasportato sulle spalle di qualcuno per sfuggire ai combattimenti durante i primi anni di guerra, quando ha solo quattro o cinque anni è abbastanza coraggioso da accompagnare e guidare l’anziano nonno che, essendo quasi cieco, è rimasto indietro nell’oscurità.

Il piccolo Anton trova pace e forza nell’amicizia con Gesù, che incontra nell’Eucaristia, e nella devozione alla Vergine Maria, la cui cappella a Fussimanya visita spesso con la sorella Rosa recitando il rosario. Il suo cuore di bambino è tenero e tocca il dolore degli altri. A cinque anni, pensa spesso alla miseria eterna di coloro che sono condannati. Questo sentimento lo rende desideroso di aiutare tutti a vivere secondo la volontà di Dio, evitando così la sofferenza eterna.

All’età di dodici anni sente la chiamata di Dio a diventare sacerdote, così suo padre lo mette a studiare il latino. Tuttavia, la scuola viene purtroppo chiusa per ordine del governo; così il padre lo mette a lavorare al telaio di famiglia. Consapevole del suo talento per la manifattura, si reca a Barcellona per seguire un corso di formazione nel settore tessile. Lavora e studia con una tale dedizione che presto diventa un’ossessione. Le sue preghiere diventano molto più brevi e meno entusiastiche rispetto a quelle della sua infanzia, anche se continua a partecipare alla Messa domenicale e a recitare regolarmente il rosario. A poco a poco dimentica il suo desiderio di essere un sacerdote, ma Dio lo sta guidando secondo i suoi piani.

LA FORZA DELLA PAROLA DI DIO LO GUIDA

Il giovane Antonio si interroga sulla sua identità. Tra le tante proposte per fondarla sul progresso e sul successo, la Parola di Dio lo muove, lo trasferisce e lo mette sulla strada della sequela di Gesù missionario.

Vivendo a Barcellona subisce alcune dure delusioni: il tradimento di un amico che deruba lui e altri, la seduzione di una donna che cerca di convincerlo a soddisfare le sue passioni e, soprattutto, lo shock di essere sul punto di annegare in mare. Il giovane Antonio sperimenta la vicinanza della Vergine Maria, che lo protegge nelle tentazioni e lo salva dalla morte, e la potenza della Parola di Dio che sconvolge il mondo confortevole dei suoi progetti e dei suoi sogni di successo. Il testo del Vangelo “Che cosa ci guadagnerà uno a conquistare il mondo intero, se poi distrugge se stesso?”. (Mth16, 26) scuote la sua coscienza. Nonostante alcune offerte di aprire una propria fabbrica, rifiuta di soddisfare i desideri del padre e decide di abbandonare tutto per diventare un certosino.

Entra nel seminario di Vic a 22 anni, senza abbandonare la sua intenzione di farsi monaco. L’anno successivo, mentre si recava alla Cartuja de Montealegre, un raffreddore preso sotto un forte temporale lo costrinse a ritirarsi e i suoi sogni di vita ritirata iniziarono a svanire. Continua gli studi in seminario a Vic. In quel periodo subisce una forte tentazione contro la castità, nella quale riconosce la materna intercessione della Vergine Maria in suo favore e soprattutto la volontà di Dio, che lo vuole missionario, evangelista.


Anche se non aveva completato gli studi teologici, il 13 giugno 1835 fu ordinato sacerdote perché il suo vescovo, Paolo di Gesù Corcuera, vide qualcosa di straordinario nella sua personalità. Rimane quattro anni a Sallent, dove completa gli studi e frequenta la parrocchia della sua città natale. La forza della Parola di Dio lo sconvolge di nuovo; questa volta, lascia la comodità della parrocchia e segue la chiamata ad evangelizzare come missionario. La situazione politica della Catalogna, divisa dalla guerra civile tra liberali e carlisti, e la situazione instabile della Chiesa sotto la costante pressione dei governanti, non lasciano ad Antonio altra soluzione che lasciare la sua patria e offrire i suoi servizi direttamente a Propaganda Fide, all’epoca incaricata del compito di evangelizzazione in tutto il mondo.

Dopo un viaggio pieno di pericoli, arriva finalmente a Roma. Si prende qualche giorno libero per fare esercizi spirituali con i gesuiti. Il direttore lo incoraggia a fare domanda per entrare nella Compagnia di Gesù. All’inizio del 1840, quattro mesi dopo aver iniziato il noviziato, soffre di un forte dolore alla gamba destra che gli impedisce di camminare. La mano di Dio si fa sentire. Il padre generale dei gesuiti, Jan Roothaan, dice risolutamente: “È volontà di Dio che tu torni presto in Spagna; non temere, tirati su”.

MISSIONARIO CON UN FAGOTTO IN CATALOGNA E NELLE ISOLE CANARIE

Una Bibbia, un cambio di vestiti e una mappa è tutto ciò che conteneva il fagotto che portava con sé nei suoi innumerevoli viaggi missionari. Povero e a piedi, attraversò la Catalogna e le Isole Canarie; tutti lo riconoscevano per la sua povertà, il suo stile amichevole e la sua passione missionaria.

Tornato in Catalogna, il vicario capitolare della diocesi di Vic, Luciano Casadevall, lo invia nella parrocchia di Viladrau. Lì, in assenza di medici e grazie alla sua conoscenza del potere curativo delle piante delle montagne del Montseny, serve giustamente i malati e acquisisce fama di guaritore. Poiché la sua preoccupazione missionaria è ancora viva, il 15 agosto 1840 decide di svolgere la sua prima missione popolare. Poiché la parrocchia è ben assistita, può andare a predicare le missioni nei villaggi vicini. Il suo superiore, consapevole della sua vocazione apostolica e dei frutti della sua predicazione, lo libera dal servizio parrocchiale e gli permette di dedicarsi alle missioni. Dal gennaio 1841 si trasferisce a Vic e si dedica completamente ad attraversare i diversi villaggi della diocesi. Per la comunione con la gerarchia e le facoltà pastorali coinvolte, chiede alla Propaganda Fide il titolo di “Missionario Apostolico” che riempie di contenuti spirituali e apostolici.


Cammina per gran parte della Catalogna tra il 1843 e il 1848, predicando la Parola di Dio, sempre a piedi, senza raccogliere denaro o doni per il suo ministero. Questo lo spinge a imitare Gesù Cristo e gli apostoli. Nonostante la sua neutralità politica, subirà presto persecuzioni e calunnie da parte di chi lo accusa di favorire i partiti più conservatori. In ogni località, predica le missioni al popolo e conduce ritiri per sacerdoti e religiosi. Ben presto scopre che anche altri mezzi di apostolato possono aiutarlo a garantire l’efficacia e la continuità dei frutti delle missioni: libri di preghiere pubbliche, catechismi e stampe destinate a sacerdoti, suore, bambini, giovani, sposati, genitori, ecc. Nel 1848 fonda la Biblioteca Religiosa, una casa editrice che nei suoi primi diciotto anni lancia 2.811.100 copie di libri, 2.509.500 di libretti e 4.249.200 opuscoli.

Come mezzo efficace per la perseveranza e il progresso nella vita cristiana fonda o promuove confraternite religiose, tra cui la Confraternita del Cuore Immacolato di Maria, e scrive il libro “Figlie del Cuore Beato e Immacolato di Maria”, che alla fine ispirerà la nascita dell’istituto secolare di affiliazione cordimariana.

Non potendo continuare a predicare in Catalogna a causa dello scoppio della Seconda Guerra Carlista, il suo superiore lo invia alle Isole Canarie. Dal febbraio 1848 al maggio dell’anno successivo, copre la maggior parte dell’isola di Gran Canaria e due località dell’isola di Lanzarote. Colloquialmente, viene presto chiamato “el Padrito“. È diventato così popolare che è co-patrono della diocesi di Las Palmas, insieme alla Virgen del Pino.

Vescovo missionario a Cuba

Una volta consacrato vescovo, rimane missionario. Con il personale del Buon Pastore, visita la sua diocesi tre volte. Consegna il pane della Parola, della cultura e della dignità umana. Viene perseguitato e versa il suo sangue per servire Dio e i poveri.

Tornato in Catalogna, il 16 luglio 1849 fonda in una cella del seminario di Vic la Congregazione dei Figli Missionari del Cuore Immacolato di Maria. La grande opera di Claret inizia umilmente con cinque sacerdoti dotati dello stesso spirito del Fondatore. Pochi giorni dopo, l’11 agosto, Mossen Anton conosce la sua nomina ad Arcivescovo di Santiago de Cuba. Nonostante le sue resistenze e le sue preoccupazioni per la Biblioteca Religiosa e la Congregazione dei Missionari appena fondata, viene costretto ad accettare l’incarico per obbedienza. Viene consacrato vescovo il 6 ottobre 1850, nella Cattedrale di Vic.


La situazione sull’isola di Cuba è deplorevole: sfruttamento e schiavitù, immoralità pubblica, insicurezza familiare, disaffezione alla Chiesa e soprattutto progressiva scristianizzazione. Al suo arrivo, il nuovo arcivescovo capisce che la cosa più necessaria è intraprendere un’opera di rinnovamento della vita cristiana e promuove una serie di campagne missionarie, alle quali partecipa, portando la Parola di Dio in tutti i villaggi. Dà al suo ministero episcopale un significato missionario. In sei anni ha visitato la maggior parte della sua vasta diocesi tre volte. Si preoccupa del rinnovamento spirituale e pastorale del clero e della fondazione di comunità religiose. Per l’educazione dei giovani e la cura delle istituzioni assistenziali riesce a far stabilire sull’isola gli Escolapios, i Gesuiti e le Figlie della Carità; insieme a M. Antonia Paris fonda il 27 agosto 1855 il convento delle Suore di Maria Immacolata o Missionarie Clarettiane. Combatte contro la schiavitù, crea una scuola agricola per i bambini poveri, istituisce una cassa di risparmio con un marcato carattere sociale, fonda biblioteche popolari, scrive due libri sull’agricoltura, ecc. Un’attività così intensa e diversificata comporta scontri, calunnie, persecuzioni e attacchi alla sua persona. Subisce un attacco a Holguin, il 1° febbraio 1856, che gli costa quasi la vita. Questo gli procura la gioia dei martiri che hanno versato il loro sangue per Cristo.

Reale Confessore e apostolo a Madrid e in Spagna

Anche se si sente come un uccello in gabbia, gli anni trascorsi a Madrid sono della massima maturità umana, spirituale e apostolica. La sua influenza evangelizzatrice raggiunge tutta la penisola e il Vangelo permea la cultura popolare del suo tempo con i suoi scritti e le sue iniziative.

La regina Isabella II lo sceglie personalmente come suo Confessore nel 1857 e quindi deve trasferirsi a Madrid. Deve recarsi a palazzo almeno settimanalmente per esercitare il suo ministero di confessore e occuparsi dell’educazione cristiana della principessa Isabella e del principe Alfonso e delle principesse che nasceranno negli anni successivi. Grazie alla sua influenza spirituale e alla sua determinazione, la situazione religiosa e morale della Corte sta gradualmente cambiando. Vive in modo semplice e povero.

Gli standard del palazzo non soddisfano né il tempo né lo spirito apostolico dell’arcivescovo Claret: esercita un’intensa attività in città, predica e confessa, scrive libri, visita prigioni e ospedali. Approfitta dei viaggi reali con i Re di Spagna per predicare ovunque. Promuove l’Accademia di San Miguel, un progetto che mira a riunire intellettuali e artisti per “associarsi per promuovere le scienze e le arti sotto l’aspetto religioso, unendo i loro sforzi per combattere gli errori, diffondere buoni libri e buone dottrine”. “


Nel 1859 la Regina lo nomina Protettore della chiesa e dell’ospedale di Montserrat, a Madrid, e Presidente del monastero di El Escorial. La sua gestione di questa istituzione non può essere più efficace e più ampia: restauro dell’edificio, recupero di campi produttivi per il finanziamento, equipaggiamento della chiesa, creazione di una corporazione di cappellani, di un seminario interdiocesano, di un collegio di istruzione secondaria e dei primi corsi di un’università.

Una delle sue maggiori preoccupazioni sarà quella di dotare la Spagna di vescovi idonei e pienamente dedicati alla loro missione e di proteggere e promuovere la vita consacrata; a questo proposito, influenza spiritualmente diversi fondatori e aiuta molte nuove congregazioni religiose a regolarizzare la loro situazione civile ed ecclesiastica.

Cerca costantemente di mantenere la sua indipendenza e neutralità politica, cosa che gli procura numerose faide. Diventa il bersaglio dell’odio e della vendetta di molti: “Nonostante abbia sempre proceduto con grande cautela in questo campo – si riferisce ai favoritismi -, non sono sfuggito ai pettegolezzi”, afferma. La sua unione con Gesù Cristo raggiunge il culmine nella grazia della conservazione delle specie sacramentali, concessa a La Granja (Segovia) il 26 agosto 1861.

Il cammino finale verso la Pasqua

Dopo aver predicato a Parigi e a Roma, sente di aver compiuto la sua missione. Malato, calunniato e perseguitato, rende il suo spirito sulla croce dell’esilio. Lui che ha cercato di imitare il suo Signore in ogni momento, alla fine ha percorso il suo cammino pasquale.

In seguito alla rivoluzione del settembre 1868, va in esilio con la Regina. A Parigi, continua il suo ministero con la Regina e il Principe delle Asturie, fonda le Conferenze della Sacra Famiglia e si prodiga in molte attività apostoliche, soprattutto per gli immigrati.

Nell’aprile del 1869, in occasione della celebrazione del giubileo d’oro del sacerdozio di Papa Pio IX e dei lavori preparatori del Concilio Vaticano I, saluta la famiglia reale e si trasferisce a Roma, dove vive nel convento di San Adriano, i Mercedari. Al Concilio interviene con passione a favore dell’infallibilità papale.


Dopo le sedute, con una salute piuttosto cagionevole e con il presentimento della sua morte, si trasferisce nella comunità che i missionari esiliati dalla Spagna hanno stabilito a Prades (Francia). Lì arrivano i suoi inseguitori, che cercano di arrestarlo e di portarlo in Spagna per il processo. Pertanto, è costretto a fuggire come un criminale e a rifugiarsi nel monastero cistercense di Fontfroide, vicino a Narbonne. In questo monastero nascosto, circondato dall’amore dei monaci e di alcuni dei suoi missionari, muore, a 62 anni e 10 mesi di età, il 24 ottobre 1870.

Le sue spoglie vengono trasferite a Vic nel 1897. Viene beatificato da Papa Pio XI il 25 febbraio 1934 e canonizzato da Papa Pio XII il 7 maggio 1950.

Bellissima autobiografia: https://misionerasclaretianasrmi.org/wp-content/uploads/2020/10/1.-Autobiografia-Claret-ESP-1.pdf



COR MARIAE IMMACULATUM

INTERCEDE PRO NOBIS


domenica 14 novembre 2021

San Antonio Maria CLARET y CLARA'

De las primeras inclinaciones

18. Para mayor confusión mía diré las palabras del autor de la Sabiduría (8, 19): Ya

de niño era yo de buen ingenio y me cupo por suerte una alma buena. Esto es, recibí de

Dios un buen natural o índole, por un puro efecto de su bondad.


19. Me acuerdo que en la guerra de la Independencia, que duró desde el año 1808

al 1814, el miedo que los habitantes de Sallent tenían a los franceses, y con razón, pues

que habían incendiado la ciudad de Manresa y el pueblo de Calders, cercanos a Sallent; se

huía todo el mundo cuando llegaba la noticia de que el ejército francés se acercaba; las

primeras veces de huir, me acuerdo, me llevaban en hombros, pero las últimas, que ya

tenía cuatro o cinco años, y andaba a pie y daba la mano a mi abuelo Juan Clará, padre de

mi madre; y como era de noche y a él ya le escaseaba la vista, le advertía de los tropiezos

con tanta paciencia y cariño, que el pobre viejo estaba muy consolado al ver que yo no le 

dejaba, ni me huía con los demás hermanos y primos, que nos dejaron a los dos solos, y

siempre más le profesé mucho amor hasta que murió, y no sólo a él, sino también a todos

los viejos y estropeados.


20. No podía sufrir que nadie hiciera burla de alguno de ellos, como tan propensos

son a eso los muchachos, no obstante el castigo tan ejemplar que Dios hizo con aquellos

chicos que se burlaban de Eliseo.

Además me acuerdo que en el templo, siempre que llegaba un viejo, si yo estaba

sentado en algún banco, me levantaba y con mucho gusto le cedía el lugar; por la calle los

saludaba siempre, y cuando yo podía tener la dicha de conversar con alguno era para mí la

mayor satisfacción. Quiera Dios que yo me haya sabido aprovechar de los consejos que los

ancianos me daban...


21. ¡Oh Dios mío, qué bueno sois! ¡Qué rico en misericordia habéis sido para

conmigo! ¡Oh, si a otro hubierais hecho las gracias que a mí, cómo habría correspondido

mejor que yo! Piedad, Señor, que ahora empezaré a ser bueno, ayudado por vuestra divina

gracia. 

http://www.latinamericanstudies.org/religion/claret.pdf



martedì 26 ottobre 2021

¡Oh María, Madre mía!

 C A P Í T U L O V I

De las primeras devociones



36. Desde muy pequeño me sentí inclinado a la piedad y a la Religión. Todos los

días de fiesta y de precepto oía la santa Misa; los demás días siempre que podía; en los

días festivos comúnmente oía dos, una rezada y otra cantada, a la que iba siempre con mi

padre. No me acuerdo de haber jamás jugado, enredado ni hablado en la iglesia. Por el

contrario, estaba siempre tan recogido, tan modesto y tan devoto, que, comparando mis

primeros años con los presentes, me avergüenzo, pues con grande confusión digo que no

estoy, ni aún ahora, con aquella atención tan fija, con aquel corazón tan fervoroso que tenía

entonces...


37. ¡Con qué fe asistía a todas las funciones de nuestra santa Religión! Las

funciones que más me gustaban eran las del Santísimo Sacramento: en éstas, a que asistía

con una devoción extraordinaria, gozaba mucho. Además del buen ejemplo que en todo me

daba mi querido padre, que era devotísimo del Santísimo Sacramento, tuve yo la suerte de

parar a mis manos un libro que se titula Finezas de Jesús Sacramentado. ¡Cuánto me

gustaba! De memoria lo aprendía. Tanto era lo que me agradaba.


38. A los diez años me dejaron comulgar. Yo no puedo explicar lo que por mí pasó

en aquel día que tuve la imponderable dicha de recibir por primera vez en mi pecho a mi

buen Jesús... Desde entonces siempre frecuenté los santos sacramentos de Penitencia y

Comunión, pero ¡con qué fervor, con qué devoción y amor!... Más que ahora, sí, más que

ahora. y lo digo con la mayor confusión y vergüenza. Ahora que tengo más conocimiento

que entonces, ahora que se ha agregado la multitud de beneficios que he recibido desde

aquellos primeros días, que por gratitud debería ser un serafín de amor divino, soy lo que

Dios sabe. Cuando comparo mis primeros años con los días presentes, me entristezco y

lloro y confieso que soy un monstruo de ingratitud.


39. Además de la Santa Misa, Comunión frecuente y funciones de Exposición del

Santísimo Sacramento, a que asistía con tanto fervor por la bondad y misericordia de Dios,

asistía también en todos los domingos sin faltar jamás ni un día de fiesta al Catecismo y

explicación del santo Evangelio, que siempre hacía el cura párroco por sí mismo todos los

domingos, y, finalmente, se terminaba esta función por la tarde con el santísimo Rosario.


40. Digo, pues, que además de asistir siempre mañana y tarde, allá, al anochecer,

cuando apenas quedaba gente en la iglesia, entonces volvía yo y solito me las entendía con

el Señor. ¡Con qué fe, con qué confianza y con qué amor hablaba con el Señor, con mi

buen Padre! Me ofrecía mil veces a su santo servicio, deseaba ser sacerdote para

consagrarme día y noche a su ministerio, y me acuerdo que le decía: Humanamente no veo

esperanza ninguna, pero Vos sois tan poderoso, que si queréis lo arreglaréis todo. Y me 

acuerdo que con toda confianza me dejé en sus divinas manos, esperando que él

dispondría lo que se había de hacer, como en efecto así fue, según diré más adelante.


41. También vino a parar a mis manos un librito llamado El Buen Día y la Buena

Noche. ¡Oh, con qué gusto y con qué provecho de mi alma leía yo aquel libro! Después de

haberle leído un rato, lo cerraba, me lo apretaba contra el pecho, levantaba los ojos al cielo

arrasados en lágrimas y me exclamaba diciendo: ¡Oh, Señor, qué cosas tan buenas

ignoraba yo! ¡Oh, Dios mío! ¡Oh, amor mío! ¡Quién siempre os hubiese amado!

42. Al considerar el bien tan grande que trajo a mi alma la lectura de libros buenos y

piadosos es la razón por que procuro dar con tanta profusión libros por el estilo, esperando

que darán en mis prójimos, a quienes amo tanto, los mismos felices resultados que dieron

en mi alma. ¡Oh, quién mediera que todas las almas conocieran cuán bueno es Dios, cuán

amable y cuán amante! ¡Oh, Dios mío!, haced que todas las criaturas os conozcan os amen

y os sirvan con toda fidelidad y fervor ¡Oh, criaturas todas! Amad a Dios, porque es bueno,

porque es infinita su misericordia.



C A P Í T U L O V I I

De la primera devoción a María Santísima

43. Por esos mismos años de mi infancia y juventud profesaba una devoción

cordialísima a María Santísima. ¡Ojalá tuviera ahora la devoción que entonces! Valiéndome

de la comparación de Rodríguez, soy como aquellos criados viejos de las casas de los

grandes, que casi no sirven para nada, que son como unos trastos inútiles, que los tienen

en la casa más por compasión y caridad que por la utilidad de sus servicios. Así soy yo en

el servicio de la Reina de cielos y tierra: por pura caridad y misericordia me aguanta, y para

que se vea que es la verdad positiva, sin la más pequeña exageración, para confusión mía

referiré lo que hacía en obsequio de María Santísima.

44. Desde muy niño me dieron unas cuentas de rosario que agradecí muchísimo,

como si fuera la adquisición del mayor tesoro, y con él rezaba con los demás niños de la

escuela, pues al salir de las clases por la tarde todos formados en dos filas, íbamos a la

iglesia, que estaba cerca de allí, y todosjuntos rezábamos una parte de Rosario, que dirigía

el maestro.'

45. Siendo aún muy niño, encontré en mi casa un libro que se titulaba el Roser, o el

Rosal, en que estaban los misterios del Rosario, con estampas y explicaciones análogas.

Aprendí por aquel libro el modo de rezar el Rosario con sus misterios, letanías y demás. Al

advertirlo el maestro, quedó muy complacido y me hizo poner a su lado en la iglesia para

que yo dirigiera el Rosario. Los demás muchachos mayorcitos, al ver que con esto había

caído en gracia del buen maestro, los aprendieron también, y en adelante fuimos alternando

por semanas, de modo que todos aprendían y practicaban esta santísima devoción, que

después de la Misa es la más provechosa.

46. Desde entonces, no sólo lo rezaba en la iglesia, sino también en casa todas las

noches, como disponían mis padres. Cuando, concluidas las primeras letras, me pusieron

de fijo en el trabajo de la fábrica, como dije en el capítulo V, entonces cada día rezaba tres

partes, que también rezaban conmigo los demás trabajadores; yo dirigía y ellos respondían

continuando el trabajo. Rezábamos una parte antes de las ocho de la mañana, y después

se iban a almorzar; otra, antes de las doce, en que iban a comer, y otra, antes de las nueve

de la noche, en que iban a cenar.

47. Además del Rosario entero que rezaba todos los días de labor, en cada hora del

día le rezaba una Avemaría y las oraciones del Angelus Domini en su debido tiempo. Los

días de fiesta pasaba más tiempo en la iglesia que en casa, porque apenas jugaba con los

demás niños; sólo me entretenía en casa, y mientras estaba así, inocentemente entretenido 

en algo, me parecía que oía una voz, que me llamaba la Virgen para que fuera a la iglesia, y

yo decía: Voy, y luego me iba.

48. Nunca me cansaba de estar en la iglesia, delante de María del Rosario, y

hablaba y rezaba con tal confianza, que estaba bien creído que la Santísima Virgen me oía.

Se me figuraba que desde la imagen, delante de la cual oraba, había como una vía de

alambre hasta el original, que está en el cielo; sin haber visto en aquella edad telégrafo

eléctrico alguno, yo me imaginaba como que hubiera un telégrafo desde la imagen al cielo.

No puedo explicar con qué atención, fervor y devoción oraba, más que ahora.

49. Con muchísima frecuencia, desde muy niño, acompañado de mi hermana Rosa,

que era muy devota, iba a visitar un Santuario de María Santísima llamado Fussimaña,

distante una legua larga de mi casa. No puedo explicar la devoción que sentía en dicho

Santuario, y aun antes de llegar allí, al descubrir la capilla, yo me sentía conmovido, se me

arrasaban los ojos en lágrimas de ternura, empezábamos el Rosario y seguíamos rezando

hasta la capilla. Esta devota imagen de Fussimaña la he visitado siempre que he podido, no

sólo cuando niño, sino también cuando estudiante, sacerdote y arzobispo, antes de ir a mi

diócesis.

50. Todo mi gusto era trabajar, rezar, leer y pensar en Jesús y María Santísima; de

aquí es que me gustaba mucho guardar silencio, hablaba muy poco, me gustaba estar solo

para no ser estorbado en aquellos pensamientos que tenía; siempre estaba contento,

alegre, tenía paz con todos; ni jamás reí ni tuve pendencias con nadie, ni de pequeño ni de

mayor.

51. Mientras estaba yo en estos santos pensamientos ocupado con grande placer de

mi corazón, de repente me vino una tentación, la más terrible y blasfema, contra María

Santísima. Esta sí que fue pena, la mayor que he sufrido en mi vida. Habría preferido estar

en el infierno para librarme de ella. No comía, ni dormía, ni podía mirar su imagen. ¡Oh qué

pena!. Me confesaba, pero como era tan jovencito, yo no me sabría explicar bien, y el

confesor desechaba lo que yo le decía, no le daba importancia, y yo quedaba con la misma

pena que antes. ¡Oh qué amargura!. Duró esta tentación hasta que el Señor se dignó por sí

mismo remediarme.

52. Después tuve otra contra mi buena Madre, que me quería mucho, y yo también a

ella. Me vino un odio, una aversión contra ella muy grande, y yo, para vencer aquella

tentación, me esmeraba en tratarla con mucho cariño y humildad. Y me acuerdo que

cuando me fui a confesar, al dar cuenta a mi Director de la tentación que sufría y de lo que

hacía para vencerla y superarla, me preguntó: ¿Quién te ha dicho que practicases estas

cosas?. Yo le contesté: Nadie, Señor. Entonces me dijo: Dios es quien te enseña, hijo;

adelante, sé fiel a la gracia.

53. Delante de mí no se atrevían a hablar malas palabras ni tener malas

conversaciones. En cierta ocasión me hallaba en una reunión de jóvenes, por casualidad,

porque yo regularmente me apartaba de tales reuniones, pues que (no) se me ocultaba el

lenguaje que se usa en tales reuniones, y me dijo uno de los mayores de aquellos jóvenes:

Antonio, apártate de nosotros, que queremos hablar mal. Yo le di las gracias por el aviso

que me daba y me fui, sin que jamás me volviese a juntar con ellos.

54. ¡Oh Dios mío! ¡Qué bueno habéis sido para mí! ¡Oh cuán mal he correspondido

a vuestras finezas! Si Vos, Dios mío, hubieseis hecho estas gracias que a mí a cualquiera

de los hijos de Adán, habría correspondido mucho mejor que yo. ¡Oh que confusión, qué

vergüenza es la mía! ¿Y qué podré responder, Señor, en el día del juicio cuando me diréis:

Redde rationem villicationis tuae?

55. ¡Oh María, Madre mía! ¡Qué buena habéis sido para mí y qué ingrato he sido yo

para Vos! Yo mismo me confundo, me avergüenzo. Madre mía, quiero amaros de aquí en

adelante con todo fervor; y no sólo os amaré yo, sino que además procuraré que todos os

conozcan, os amen, os sirvan, os alaben, os recen el Santísimo Rosario, devoción que os 

es tan agradable. ¡Oh Madre mía!, ayudad mi debilidad y flaqueza a fin de poder cumplir mi

resolución. 

http://www.latinamericanstudies.org/religion/claret.pdf

AVE MARIA PURISSIMA!

lunedì 22 ottobre 2018

Festa di Sant’Antonio Maria Claret

23/24 ottobreSANT'ANTONIO MARIA CLARET Y CLARA'vescovo
 

Nacque a Sallent, nella diocesi catalano/spagnola di Vic, nel 1807. In giovane età si sentiva attratto dalla vita contemplativa e avrebbe voluto farsi certosino, ma ne fu sconsigliato da un sacerdote che intuì le sue grandi doti missionarie. Ordinato sacerdote, per diversi anni percorse la Catalogna predicando al popolo. 
Fondò la Congregazione dei Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria (Claretiani) nel 1849 e, fatto vescovo nell’isola di Cuba, si adoperò con grande impegno per la salvezza delle anime.     Guardò con particolare simpatia al mondo degli artisti, per i quali fondò addirittura un’accademia intitolata a S. Michele. Nel 1870 presso Fontfroide (Francia), terminò i suoi giorni nel bacio del Signore. Pio XII lo incluse nell’albo dei santi durante l’anno santo 1950.

Dalle "Opere" di Sant’Antonio Maria Claret, vescovo:

"Mossi dal fuoco dello Spirito Santo, gli apostoli percorsero tutta la terra.
Accesi dallo stesso fuoco i missionari apostolici raggiunsero, raggiungono e raggiungeranno i confini del mondo da un polo all'altro della terra per annunziare la parola di Dio, così da poter giustamente applicare a sé quelle parole dell’apostolo Paolo: "L’amore di Cristo ci spinge" (2 Cor 5, 14). La carità di Cristo ci sprona, ci spinge a correre e a volare, portati sulle ali di un santo zelo. Chi ama davvero, ama Dio e il prossimo. Chi è davvero zelante è anche amante, ma in un grado più alto, secondo il grado dell’amore; di modo che quanto più arde d’amore, tanto più è spinto dallo zelo. Se qualcuno non ha zelo, questo sta a testimoniare che nel suo cuore l’amore e la carità sono spenti. 
    Questo santo amore, infatti, non ha fine. La stessa cosa fa con il prossimo. Desidera e procura sollecitamente che tutti siano contenti su questa terra e felici e beati nella patria celeste; che tutti si salvino, che nessuno si perda per l’eternità. Né offenda Dio e resti, sia pure un istante, nel peccato. Così fecero i santi apostoli e tutti quelli che furono mossi da spirito apostolico. Io dico a me stesso
Risultati immagini per antonio maría claret y clará camino recto
   Il figlio del Cuore immacolato di Maria è una persona che arde di carità e dovunque passa brucia. Desidera effettivamente e si dà da fare con tutte le forze per infiammare gli uomini con il fuoco dell’amore divino. Non si lascia distogliere da nulla, gode delle privazioni, affronta le fatiche, abbraccia i travagli, si rallegra delle calunnie, è felice nei tormenti. A null’altro pensa se non come seguire Gesù Cristo e imitarlo nella preghiera, nella fatica, nella sopportazione e nel cercare sempre e solo la gloria di Dio e la salvezza delle anime."

Papa Benedetto XVI :
...Infine mi rivolgo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Oggi la liturgia ci ricorda il Vescovo sant'Antonio Maria Claret, che si adoperò con costante generosità per la salvezza delle anime. La sua gloriosa testimonianza evangelica sostenga voi, cari giovani, nel cercare di essere ogni giorno fedeli a Cristo; incoraggi voi, cari ammalati, a seguire il Signore con fiducia nel tempo della sofferenza; aiuti voi, cari sposi novelli, a fare della vostra famiglia il luogo dove cresce l'amore verso Dio e verso i fratelli. (BENEDETTO XVI UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro Mercoledì, 24 ottobre 2007)

[ Testo tratto dal sitoa cura dei Monaci Benedettini Silvestrini del Monastero San Vincenzo M. ]
http://www.autorescatolicos.org/misc06/jesusmartiballester120.pdf

lunedì 23 ottobre 2017

San ANTONIO MARIA CLARET

San Antonio Maria Claret, lux y resplandor
de Jesùs y Maria, ruega por nosotros







Antonio Maria Claret nacque a Sallent (Catalogna, 23 dicembre 1807), in Spagna, da pii e agiati genitori. Da giovane esercitò il mestiere di tessitore; poi, divenuto sacerdote, dapprima esercitò il ministero parrocchiale e in seguito si recò a Roma per essere inviato dalla Congregazione della Propagazione della fede in terra di missione. 
Ma Dio dispose che ritornasse invece in Spagna e percorresse come missionario apostolico la Catalogna e le Isole Fortunate (Canarie). 
Fu fecondo scrittore di buoni libri e fondò la congregazione dei Figli del Cuore immacolato di Maria; sempre abbastanza perseguitato dalla bestia nera  sia in Europa che in America Latina.
Quando fu elevato alla sede arcivescovile di Santiago, a Cuba, rifulsero mirabilmente le sue virtù di zelante pastore: ripristinò il seminario, promosse la formazione culturale e disciplinare del clero, fondò opere sociali, istituì la congregazione delle suore insegnanti di Maria immacolata per l'educazione cristiana delle fanciulle. 
Infine andò a Madrid come confessore e consigliere della regina di Spagna per gravissimi affari ecclesiastici, dando chiarissimo esempio di austerità e di ogni virtù. 
Al concilio Vaticano difese indefessamente l'infallibilità del romano Pontefice. 
Propagò splendidamente la devozione al santissimo Sacramento, al Cuore immacolato di Maria e al santo rosario. 
Morì esule a Fontfroide (Francia), 23 ottobre 1870. Famoso per i suoi miracoli, fu proclamato beato da papa Pio XI e santo da Pio XII.
[E' Patrono speciale della regione Catalogna in Spagna]
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


Preghiamo
O Dio, che hai esaltato con le virtù degli apostoli il santo confessore e vescovo Antonio Maria e per mezzo di lui hai raccolto nella Chiesa nuove famiglie di sacerdoti e di vergini, concedici di cercare sempre, con la guida dei suoi insegnamenti e il favore dei suoi meriti, la salvezza delle anime.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.

Orémus
Deus, qui beátum Antónium Maríam Confessórem tuum atque Pontíficem, apostólicis virtútibus sublimásti, et per eum novas in Ecclésia clericórum ac vírginum famílias collegísti: concéde, quǽsumus; ut, eius dirigéntibus mónitis ac suffragántibus méritis, animárum salútem quǽrere iúgiter studeámus.
Per Dóminum nostrum Iesum Christum, Fílium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitáte Spíritus Sancti Deus, per ómnia sǽcula sæculórum.
R. Amen.
AMDG et BVM

domenica 23 ottobre 2016

La Vergine lo salva da una morte per annegamento. Era san Antonio Maria CLARET

Biografía de San Antonio Marí­a Claret

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Sallent_Nacimiento
Nascita e giovinezza
Nato in una famiglia profondamente cristiana di tessitori catalani con dieci figli. Con la sua mente di bambino pensa all'eternità e alla sorte dei peccatori. Questa idea sarà il pungolo del suo zelo apostolico.
Deve interrompere gli studi ed entrare come apprendista nel laboratorio di tessitura della famiglia.. Compaiono i primi desideri di essere sacerdote, ma al momento non è possibile seguirli. Si trasferisce a Barcellona per specializzarsi nell'arte tessili. Allo Lonja studia disegno, grammatica e francese. E' molto portato per la fabbricazione e si fa un nombre come tessitore. Gli propongo la direzione di una industria ma rifiuta.
Sallent_ObreroQuando raggiunge la maturità tecnica entra in crisi sul senso della vita. La Vergine lo salva da una morte per annegamento. La sua vita si orienta decisamente verso il Signore all'interrogarsi: cosa vale guadagnare tutto il mondo se poi si perde l'anima?
Vocazione sacerdotale e missionaria
Desidera farsi frate nella certosa di Montealegre, ma la mancanza di salute glielo impedisce . È aggredito da una tentazione, che vince con l'apparizione della Vergina. Si intensifica la vocazione apostolica grazie alla lettura della Bibbia.
Viene ordinato nel 1835, a 28 anni. È nominato vicario nella parrocchia di Sallent. Va a Roma nel 1839 e si rivolge a Propaganda Fide per essere inviato come missionario in qualsiasi parte del mondo. Non potendo raggiungere questo obiettivo, entra come novizio tra i Gesuiti, ma dopo pochi mesi deve tornare in patria perché malato.
Per sette anni predica numerosissime missioni popolari in tutta la Catalogna e le isole Canarie conquistando un'immensa popolarità, anche come taumaturgo. La Santa Sede gli attribuisce il titolo di Missionario Apostolico. Sa mettere insieme la gente dando vita ad associazioni e gruppi.
Fondatore e arcivescovo
Sallent_Fundacin_2Nel luglio 1849 con cinque giovani sacerdoti fonda una Congregazione apostolica: i Figli dell’Immacolato Cuore di Maria, oggi anche conosciuta come Missionari Clarettiani. Promuove la consacrazione di donne (religiose in casa) che chiama "Figlie del Cuore Immacolato di Maria", che poi diventerà l'Istituto secolare "Filiazione Cordimariana".

Nominato nel ottobre 1849 arcivescovo di Santiago di Cuba (all'epoca appartenente alla corona di Spagna), arriva in diocesi nel febbraio di 1851. 
Ripercorre la sua vasta diocesi per ben quattro volte missionando instancabilmente con un gruppo di santi missionari. Le sue preoccupazioni pastorali si riversano anche in gran parte nel potenziamento del seminario e nella riformazione del clero. Nell'ambito sociale, promuove l'agricoltura, anche con diverse pubblicazioni e creando una fattoria-modello a Camagüey. Oltre a questo crea in ogni parrocchia una cassa di risparmio, opera pioniera in America Latina.
Sallent_HolguinPromuove l'educazione cercando Istituti religiosi e creando egli stesso insieme alla Venerabile Maria Antonia Paris la congregazione delle Religiose di Maria Immacolata (Missionarie Clarettiane). La sua strenua fortezza nel difendere i diritti della Chiesa e i diritti umani li crea numerosi nemici tra i politici e i corrotti. E così subisce minacce e attentati, tra i quali uno ad Holguin il 1 febbraio 1856, dove viene gravemente ferito al volto.
Confessore della Regina
Nel 1857 la regina Elisabetta lo richiama a Madrid come suo confessore personale. In questa tappa continua ad annunziare il Vangelo nella capitale, scrivi libri e oppuscoli, predica, dà corsi di esercizi spirituali, fonda l'assoziazione Accademia di S. Michele, fatta da scrittori, artiste, e promotori per rinnovare la società.... Con la Regina viaggia per tutta la penisola e predica nelle città e villagi che visita. 
Sallent_EscritorViene incaricato di riorganizzare strutture ed entità per il servizio dei poveri, il Monastero del Escorial; fonda bibliotecche popolari e parrocchiali, stimola e rileva l'importanza dei laici nell'apostolato. Ha uno sguardo critico sul suo tempo e ne indica i mali. È oggetto di colunnie sulla stampa; gli capitano degli incidenti strani, subisce attentati, però è anche tempo di grazie mistiche.
La Regina è costretta a riconoscere ufficialmente il Regno di Italia e Claret lascia la corte e va a Roma. Lo riceve Pio IX che li fa riprendere il suo servizio alla corte.
Esilio, Padre conciliare e morte
Esiliato in Francia nel 1868 arriva con la regina a Parigi e, anche qui, prosegue le sue predicazioni.

Poi partecipa in Roma al concilio Vaticano I dove difende con ardore l'infallibilità del Romano Pontefice.

Sallent_Concilio_Vat._I_2Interrotto il Concilio, parte per Prades (Francia) e vive con i suoi missionari. Perseguitato ancora dalla rivoluzione, si rifugia nel monastero di Fontfroide presso Narbona, dove spira santamente il 24 ottobre del 1870.

Sulla tomba nel cimitero dei monaci vengono scolpite le parole di papa Gregorio VII: "Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità, per questo muoio in esilio".
Il suo corpo si venera nella Casa Madre dei Clarettiani a Vic (Barcellona, Spagna).
Glorificazione
E l’8 maggio 1950, Pio XII lo proclama santo, e dice del Claret: "spirito grande, sorto come per appianare i contrasti: poté essere umile di nascita e glorioso agli occhi del mondo; piccolo nella persona però di anima Sallent_Glorificacingigante; modesto nell'apparenza, ma capacissimo d'imporre rispetto anche ai grandi della terra; forte di carattere però con la soave dolcezza di chi sa dell'austerità e della penitenza; sempre alla presenza di Dio, anche in mezzo ad una prodigiosa attività esteriore; calunniato e ammirato, festeggiato e perseguitato. E tra tante meraviglie, quale luce soave che tutto illumina, la sua devozione alla Madre di Dio".