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mercoledì 4 marzo 2015

L'anfora imperfetta


Ogni giorno, un contadino portava l'acqua dalla sorgente al villaggio in due grosse anfore che legava sulla groppa dell'asino, che gli trotterellava accanto. Una delle anfore, vecchia e piena di fessure, durante il viaggio, perdeva acqua. L'altra, nuova e perfetta, conservava tutto il contenuto senza perderne neppure una goccia.
L'anfora vecchia e screpolata si sentiva umiliata e inutile, tanto più che l'anfora nuova non perdeva l'occasione di far notare la sua perfezione: "Non perdo neanche una stilla d'acqua, io!".
Un mattino, la vecchia anfora si confidò con il padrone: "Lo sai, sono cosciente dei miei limiti. Sprechi tempo, fatica e soldi per colpa mia. Quando arriviamo al villaggio io sono mezza vuota. Perdona la mia debolezza e le mie ferite".
Il giorno dopo, durante il viaggio, il padrone si rivolse all'anfora screpolata e le disse: "Guarda il bordo della strada".
"E' bellissimo, pieno di fiori".
"Solo grazie a te", disse il padrone. "Sei tu che ogni giorno innaffi il bordo della strada. Io ho comprato un pacchetto di semi di fiori e li ho seminati lungo la strada, e senza saperlo e senza volerlo, tu li innaffi ogni giorno...".


Siamo tutti pieni di ferite e screpolature, ma se lo vogliamo, Dio sa fare meraviglie con le nostre ímperfezioni.
Ho fatto tanti sogni che non si sono mai avverati. Li ho visti svanire all'alba. Ma quel poco che grazie a Dio si è attuato, mi fa venire voglia di sognare ancora.
Ho formulato tante preghiere senza ricevere risposta, pur avendo atteso a lungo e con pazienza, ma quelle poche che sono state esaudite mi fanno venire voglia di pregare ancora.
Mi sono fidato di tanti amici che mi hanno abbandonato e mi hanno lasciato a piangere da solo, ma quei pochi che mi sono stati fedeli mi fanno venire voglia di avere ancora fiducia.
Ho sparso tanti semi che sono caduti per la strada e sono stati mangiati dagli uccelli, ma i pochi covoni dorati che ho portato fra le braccia, mi fanno venire voglia di seminare ancora

giovedì 15 novembre 2012

Donna divota desiderava sapere quali anime fossero a Gesù più care

ESEMPIO I.

Si narra nel Prato Fiorito, cap. 40/1, che una donna divota desiderava sapere quali anime fossero a Gesù più care; un giorno stando a sentire la Messa, nell'elevarsi la sacra ostia, vide Gesù bambino sull'altare ed insieme con lui tre verginelle. 

Gesù prese la prima e le fece molte carezze. 
Andò alla seconda, e toltole dalla faccia il velo, le diè una gran guanciata e voltò le spalle; ma tra poco vedendola rattristata, il Fanciullo con finezze d'affetto la consolò. 
Si accostò in fine alla terza, la prese quasi adirato per un braccio, la percosse e la cacciò da sé; ma la verginella quanto più vedevasi straziata e discacciata, tanto più si umiliava e gli andava appresso; e cosi finì la visione. 

Essendo poi rimasta quella divota con gran desiderio di sapere il significato di ciò, le apparve di nuovo Gesù e le disse ch'egli tiene in terra tre sorte d'anime che l'amano. Alcune l'amano, ma il loro amore è così debole, che se non sono accarezzate con gusti spirituali, s'inquietano e stanno in pericolo di voltargli le spalle: e di ciò era stata figura la prima verginella. Nella seconda poi le avea figurate quell'anime che l'amano con amore men debole, ma che han bisogno di essere da quando in quando consolate. La terza poi era figura di quell'anime più forti, che benché sempre desolate e prive di consolazioni spirituali, non lasciano di far quanto possono per compiacerlo; e queste disse ch'erano le anime a lui più dilette.


(fatto storico riportato da Sant' Alfonso Maria De' Liguori)

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Note:
1 Prato fiorito di vari esempi, lib. 3, cap. 40. Opera di Fra Valerio, cappuccino veneto, dice il Melzi, nel suo Dizionario di opere anonime e pseudonime di Scrittori italiani, v. Ballardini. - Nel Prato fiorito, il racconto comincia così: «Leggesi nello Specchio Historiale..», cioè Speculum historiale Fr. VINCENTII BELLOVACENSIS, O. P.




AVE MARIA PURISSIMA!