Visualizzazione post con etichetta diligenza. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta diligenza. Mostra tutti i post

mercoledì 24 luglio 2013

I molti figli di un unico padre


Le parabole di Gesù
(035)
I molti figli di un unico padre (425.7 - 425.8)

Un padre di molti figli dette ad ognuno di essi, diventati adulti, due monete di molto valore e disse loro: "Io non intendo più lavorare per ognuno di voi. Ormai siete in età di guadagnarvi la vita. Perciò dò ad ognuno uguale misura di denaro perchè lo impiegate come più vi piace e a vostro utile. Io resterò qui in attesa, pronto a consigliarvi, pronto anche ad aiutarvi se per involontaria sciagura perdeste in tutto o in parte il denaro che ora vi dò. Però ricordatevi bene che sarò inesorabile per chi lo disperde con malizia volontaria e per i fannulloni che lo consumano o lo lasciano quale è con l'ozio e coi vizi. A tutti ho insegnato il Bene e il Male. Non potete perciò dire che andate ignoranti incontro alla vita. A tutti ho dato esempio di operosità saggia e giusta e di vita onesta. Perciò non potete dire che vi ho corrotto lo spirito col mio mal esempio. Io ho fatto il mio dovere. Ora voi fate il vostro chè scemi non siete nè impreparati, nè analfabeti. Andate." e li licenziò rimanendo solo, in attesa, nella sua casa.

I figli si sparsero nel mondo. Avevano tutti le stesse cose: due monete di gran valore di cui potevano liberamente disporre, e un più grande tesoro di salute, energia, cognizioni ed esempi paterni. Perciò avrebbero dovuto riuscire tutti ad un modo. Ma che avvenne?

Che fra i figli, chi bene usò delle monete e si fece presto un grande e onesto tesoro con il lavoro indefesso e onesto e una vita morigerata, regolata sugli insegnamenti paterni; e chi sulle prime fece onestamente fortuna, ma poi la disperse con l'ozio e le crapule; e chi fece denaro con usure e commerci indegni; e chi non fece nulla perchè fu inerte, pigro, incerto, e finì le monete di molto valore senza aver ancora potuto trovare un'occupazione qualsiasi.
Dopo qualche tempo il padre di famiglia mandò servi in ogni dove, là dove sapeva essere i suoi figli, e disse ai servi: "Direte ai miei figli di radunarsi nella mia casa. Voglio mi rendano conto di cosa hanno fatto in questo tempo, e rendermi conto da me stesso delle loro condizioni". E i servi andarono per ogni dove e raggiunsero i figli del loro padrone, fecero l'ambasciata e ognuno tornò indietro col figlio del padrone che aveva raggiunto.
Il padre di famiglia li accolse con molta solennità. Da padre, ma anche da giudice. E tutti i parenti della famiglia erano presenti, e coi parenti gli amici, i conoscenti, i servi, i compaesani, e quelli dei luoghi limitrofi. Una solenne adunanza. Il padre era sul suo scanno di capo famiglia, intorno a semicerchio tutti i parenti, amici, conoscenti, servi, compaesani e limitrofi. Di fronte, schierati, i figli.
Anche senza interrogazioni il loro aspetto diverso dava risposta sulla verità. Coloro che erano stati operosi, onesti, morigerati e avevano fatta santa fortuna, avevano l'aspetto florido, pacifico, e benestante di chi ha larghi mezzi, buona salute e serenità di coscienza. Guardavano il padre con un sorriso buono, riconoscente, umile ma insieme trionfante, splendente della gioia di avere onorato il padre e la famiglia e di essere stati buoni figli, buoni cittadini e buoni fedeli. Quelli che avevano sciupato nell'ignavia o nel vizio i loro averi stavano mortificati, mogi, sparuti nell'aspetto e nelle vesti, coi segni delle crapule e della fame chiaramente impressi su di loro.
Quelli che avevano fatto fortuna con delittuose manovre avevano l'aggressività, la durezza, sul volto, lo sguardo crudele e turbato di belve che temono il domatore e che si preparavano a reagire.

Il padre iniziò l'interrogatorio da questi ultimi: "Come mai, voi che eravate di così sereno aspetto quando partiste, ora parete fiere pronte a sbranare? Da dove vi viene quell'aspetto?"
"La vita ce lo ha dato. E la tua durezza di mandarci fuori di casa. Tu ci hai messo a contatto con il mondo"
"Sta bene. E che avete fatto nel mondo?"
"Ciò che potemmo per ubbidire al tuo comando di guadagnarci la vita col niente che ci hai dato."
"Sta bene. Mettetevi in quell'angolo... E ora a voi, magri, malati e malvestiti. Che faceste per ridurvi così? Eravate pure sani e ben vestiti quando partiste".
"In dieci anni gli abiti si logorano..." obiettarono i fannulloni.
"Non ci sono dunque più telai nel mondo che facciano stoffe per le vesti degli uomini?"
"Sì... Ma ci vogliono denari per comperarle...."
"Li avevate".
"In dieci anni... si sono più che finiti. Tutto ciò che ha principio ha fine".
"Sì, se se ne leva senza mettervene. Ma perchè voi avete soltanto levato? Se aveste lavorato potevate mettere e levare senza che il denaro finisse, ma anzi ottenendo che aumentasse. Siete stati forse malati?"
"No, padre".
"E allora?"
"Ci sentimmo spersi... Non sapevamo che cosa fare, che fosse buono... Temevamo di far male. E per non fare male non facemmo nulla".
"E non c'era il padre vostro a cui rivolgervi per un consiglio? Sono forse stato mai padre intransigente, pauroso?"
"Oh! no! Ma ci vergognavamo di dirti: <Non siamo capaci di prendere iniziative>. Tu sei sempre stato così attivo.... Ci siamo nascosti per vergogna":
Sta bene. Andate nel mezzo della stanza. A voi! E che mi dite voi? Voi che all'aspetto della fame unite quello della malattia? Forse che il troppo lavoro vi ha resi malati? Siate sinceri e non vi sgriderò".

Alcuni degli interpellati si gettarono in ginocchio battendosi il petto e dicendo: " Perdonaci, o padre! Già Dio ci ha castigati e ce lo meritiamo. Ma tu, che sei padre nostro, perdonaci!.... Abbiamo iniziato bene; ma non abbiamo perseverato. Trovandoci facilmente ricchi dicemmo:<Orbene, ora godiamo un po', come ci suggeriscono gli amici, e poi torneremo al lavoro e rifaremo il disperso>. E volevamo fare così, in verità. Tornare alle due monete e poi rifarle fruttare, come per giuoco. E per due volte (dicono due) per tre (dice uno) ci riuscimmo. Ma poi la fortuna ci abbandonò... e consumammo tutto il denaro.
"Ma perchè non vi siete ripresi dopo la prima volta?"
"Perchè il pane speziato del vizio corrompe il palato, e non si può più farne senza...."
"C'era vostro padre..."

"E' vero. E a te sospiravamo con rimpianto e nostalgia. Ma noi ti abbiamo offeso... Supplicavamo il Cielo di ispirarti di chiamarci per ricevere il tuo rimprovero e il tuo perdono; questo chiedavamo e chiediamo, più delle ricchezze che non vogliamo più perchè ci hanno traviato."
"Sta bene. Mettetevi voi pure presso quelli di prima, al centro della stanza. E voi, malati e poveri come questi, ma che tacete e non mostrate dolore, che dite?"
"Ciò che dissero i primi. Che ti odiamo perchè col tuo imprudente agire ci hai rovinato. Tu che ci conoscevi non dovevi lanciarci nelle tentazioni. Ci hai odiato e ti odiamo. Ci hai fatto questo tranello per liberarti di noi. Sii maledetto".
"Sta bene. Andate coi primi in quell'angolo. Ed ora a voi, floridi, sereni, ricchi figli miei. Dite. Come giunti a questo?"
"Mettendo in pratica i tuoi insegnamenti, esempi, consigli, ordini, tutto. Resistendo ai tentatori per amore di te, padre benedetto che ci hai dato la vita e la sapienza."

"Sta bene. Venite alla mia destra e udite tutti il mio giudizio e la mia difesa. Io ho dato a tutti ad un modo di denaro e di esempio e sapienza. I miei figli hanno risposto in maniere diverse. Da un padre lavoratore, onesto, morigerato, sono usciti dei simili a lui, poi degli oziosi, dei deboli facili a cadere in tentazione, e dei crudeli che odiano il padre, i fratelli e il prossimo si cui, anche se non lo dicono lo so, hanno esercitato usura e delitto. E nei deboli e negli oziosi ci sono i pentiti e gli impenitenti. Ora io giudico. I perfetti già sono alla mia destra, pari a me nella gloria come nelle opere; i pentiti staranno di nuovo, come fanciulli ancora da istruirsi, soggetti fino a che non avranno raggiunto il grado di capacità che li faccia di nuovo adulti; gli impenitenti e colpevoli siano gettati fuori dai miei confini e perseguitati dalla maledizione di chi non è più loro padre, perchè il loro odio per me annulla i rapporti della paternità e della figliolanza fra noi. Però ricordo a tutti che ognuno si è fatto la sua sorte, perchè io ho dato a tutti le stesse cose che, nei riceventi, hanno prodotto quattro diverse sorti, e non posso essere accusato di aver voluto il loro male."


giovedì 7 febbraio 2013

Le 7 armi per combattere il maligno







Le armi per combattere il maligno

di Annalisa Colzi



                                             Santa Caterina de’ Vigri, la 
santa caterina da boSanta di Bologna che ha la particolarità di stare seduta, ci ha lasciato in eredità un preziosissimo scritto dal titolo 
Le sette armi spirituali. Poche pagine in cui compendia l’arte della sopravvivenza contro le insidie del maligno per ottenere la vita eterna.
Sette sono le armi per difenderci dalle tentazioni del maligno, come sette sono i doni dello Spirito Santo. Numero che, biblicamente parlando, rappresenta la pienezza, la perfezione. Perfezione a cui sono chiamati tutti i battezzati: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). E questa perfezione la possiamo raggiungere, come ci ricorda la Santa di Bologna, attraverso un vero e proprio combattimento. Vediamo in dettaglio quali sono queste armi.
1- La diligenzacioè la sollecitudine del bene operare. Scrive la santa bolognese: «Compito dello Spirito Santo è suscitare in noi le buone ispirazioni, ma dovere nostro è accettarle e metterle in pratica, facendo continua violenza alle nostre passioni, che sempre ci spingono al contrario di quello che vuole lo Spirito». Satana ci pungola attraverso immagini, sensazioni, stimoli, a volte anche buoni, a lasciare la via per noi tracciata dallo Spirito Santo, per intraprendere altre vie.
Alla santità, invece, si arriva attraverso la realizzazione del disegno che Dio ha su ciascuna anima; ed ecco perché satana fa di tutto per distruggere questo progetto. Nostro compito è rimanere fedeli alla vocazione, qualunque essa sia, religiosa o familiare e portarla avanti con perseveranza anche di fronte alle difficoltà umane e spirituali.
2- La diffidenza di sé, cioè credere fermamente di non poter fare nulla di buono da se stessi. E’ questa una delle verità più trascurate dal mondo moderno. Quanti oggi sono soggetti a se stessi, al proprio giudizio? Quanti indietreggiano davanti agli elogi che il mondo fa loro? Al contrario si gonfiano di orgoglio credendosi onnipotenti. San Paolo, però, ci ricorda che: «Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (Rm 7,19).
Solo la diffidenza di sé, il riconoscersi per quello che realmente si è ci conduce alla salvezza eterna. La vera umiltà consiste proprio in questo: nel riconoscere che Dio è tutto e noi siamo nulla, che Dio può tutto e noi non possiamo nulla, che Dio è il Creatore e noi sue creature. Senza umiltà non si entra in Paradiso.
3- La confidenza in Dio, cioè il credere con tutte le forze che Gesù mai abbandonerà l’anima. Nella malattia, nella sventura, nell’angoscia, nell’aridità, satana sibilerà: «Dove è il tuo Consolatore?». Subito l’anima deve rispondere con forza: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (Sal 22,1).
4- Memoria della passione e morte di Cristo Gesù, ovvero la contemplazione dell’amore infinito di Dio. La tentazione di superbia, che spesso alberga nel cuore umano, si infrangerà come un onda di fronte allo spettacolo della passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Satana non potrà sostenere lo sguardo interiore che l’anima rivolge a Colui che è stato trafitto e all’istante si allontanerà, lasciando il cuore e la mente libera dai pensieri di orgoglio.
5- Memoria della nostra morteovvero il ricordo del giorno in cui ci troveremo faccia a faccia con il Giudice. Nel momento in cui il nostro misero corpo esalerà l’ultimo respiro, cesserà anche la Misericordia di Dio. Quel Gesù che, come un mendicante aveva bussato ripetutamente alla porta del nostro cuore per potervi prendere dimora, alla fine della nostra vita terrena si ergerà come Giudice.
Questo ricordo deve spronare l’anima a compiere il bene; a mettere a servizio delle anime i talenti ricevuti; a vivere in questo mondo come se non gli appartenesse, perché, ci ricorda san Paolo: «Passa la scena di questo mondo!» (1Co 7,31).
6- Memoria del Paradiso, ovvero la contemplazione della infinita bellezza, della infinita sapienza, della infinità carità di Dio: Uno e Trino.
Il Creatore ha preparato per coloro che perseverano nella Verità, doni di inestimabile valore. Perle preziose di incommensurabile bellezza con cui adornerà il vincitore. La memoria di sì tanta soavità deve spronare l’anima a voler godere dei beni futuri e di non preoccuparsi eccessivamente dei beni terreni. Il salmista ci ricorda che «Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo» (Sal 89,10). Il ricordo del Paradiso ci aiuti a vivere con pazienza tutte le avversità che il mondo presenta, per poter godere in eterno della bellezza infinita ed eterna.
7- Memoria della Sacra Scrittura. Leggere, meditare, assaporare ciò che Dio ha lasciato scritto ai suoi figli, è segno di grande saggezza e di sicura vittoria nelle tentazioni. Lo stesso Gesù, nelle tentazioni del deserto, rispose al demonio con le parole della Sacra Scrittura dicendo: «Sta scritto».
Santa Caterina raccomanda alle sue consorelle di «non lasciare andare a vuoto le quotidiane lezioni che si leggono in Coro e alla mensa; pensate anche che il Vangelo e le Epistole, che ogni giorno udite nella Messa, siano lettere mandate a voi dal vostro celeste Sposo e con grande e fervente amore riponetele nel vostro cuore».
Istruiti da Santa Caterina da Bologna, che di tentazioni se ne intendeva, visto le sue innumerevoli battaglie contro il maligno, non mi resta che augurarvi… buona battaglia.
Annalisa Colzi
Respice paupertatem meam, gloriosa Virgo: 
* miseriam, et angustiam meam ne tardes auferre.

giovedì 4 agosto 2011

Figli cari, perché siete sempre tanto ansiosi e preoccupati?




Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi


31.07.11


La Mamma parla agli eletti



"Figli cari e tanto amati, figli del Mio Cuore, Dio vi ama teneramente e vede e provvede a tutto. 


Perché siete sempre tanto ansiosi e preoccupati? Affidatevi al Suo Cuore sublimissimo e siate pieni di speranza. Chi ama dona; ecco, vedete ed osservate: quanti sono i Doni che ogni giorno ricevete? Provateli a contare, se riuscite. 


Figli amati, Dio ama immensamente, voi come ricambiate il Suo Amore? Figli cari, non perdetevi nelle cose della terra, ma fissate in Dio il vostro Sguardo. Vedo che siete troppo preoccupati di fare questo, di fare quello; non affannatevi per cose vane, ma volgetevi a preparare il vostro tesoro nel Cielo, le cose terrene non durano, non soddisfano, non appagano, quelle del Cielo sono eterne, soddisfano pienamente, appagano e rendono felici. 


Figli cari, da molto vado ripetendo le stesse cose, perché il Padre caro lo permette, ma voi state facendo tesoro del tempo che avete in Dono? 


Vedo le piazze colme di gente, ma si parla spesso di vanità e di cose che non sono costruttive per il Regno di Dio. 


Piccoli Miei, capite, e fatelo subito, che il tempo è maturo per le grandi cose: Dio le vuole fare, il Padre caro scruta ogni angolo della terra ed ogni persona. Vi prego, figli cari: fatevi trovare preparati e degni per avere tutto, cooperate alla salvezza di ogni uomo, fate come Dio vuole, come Dio vi dice, siate tutti pronti col vostro “Eccomi”. 


Voi neppure potete immaginare ciò che avverrà a tutti coloro che non si fanno trovare pronti, dopo una così lunga e diligente preparazione! Figli cari del mondo, la Madre del Cielo vuole che tutti siano felici con Dio, non solo alcuni. 


Siate attivi, diligenti, rispondete col vostro amore all’Amore di Dio, date a Lui tutto: ogni anelito, ogni fremito del vostro essere, ogni più dolce pensiero e più sublime sentimento, Egli è Tutto e merita tutto. 


Figli, ascoltate bene le Mie Parole e vivetele intensamente, vi dico che non vi pentirete e che neppure avrete molto da aspettare. Figli amati, nell’Oceano sconfinato d’Amore, Che è Dio, vi è un posto per ognuno di voi: Egli lo ha preparato, ma voi dovete raggiungerlo con la vostra piena cooperazione. 


Figli amati, corrispondete a pieno all’Amore di Dio e vedrete presto, molto presto, le Sue più grandi Meraviglie.
Uniamo i cuori per l’adorazione. Vi amo tutti.
Ti amo, angelo Mio.

                                                                                            MariaSantissima"


AMDG et BVM