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venerdì 8 maggio 2015

Come la beata Vergine restò immobile nella sua fede, quando gli altri dubitavano della risurrezione di Cristo.


Sabato - Lezione Prima (Capitolo 19) 

Assoluzione: Ci stringa nella fede religiosa di Dio la santa Madre gloriosa. Amen. 

Si legge che la regina dell'Austro venne da lontane regioni dal re Salomone, e, vistane la sapienza, si sentì mancare dall'immenso stupore; riavutasi poi, magnificò il re con i suoi discorsi e lo complimentò con grandi donativi. Ebbene, a questa regina può convenientemente paragonarsi l'eccellentissima regina Maria Vergine, il cui animo, esaminando tutto l'ordine e processo del mondo, dal principio alla fine, ed osservando con diligenza tutte le cose ch'erano in esso, non vi trovò cosa più desiderabile da possedere e udire che la sapienza che aveva udita riguardo a Dio. 

La cercò, quindi, con tutto l'animo, la investigò con estrema diligenza, fino a che non trovò sapientemente la stessa sapienza, che è Cristo, Figlio di Dio, incomparabilmente più sapiente di Salomone. Vedendo poi la stessa Vergine con quanta sapienza egli redense le anime mediante la passione del suo corpo sulla croce, e aprì ad esse le porte del cielo, quelle anime che l'astuto Nemico aveva vinte, condannandole alla morte nell'inferno, allora la stessa Vergine era più prossima a venir meno di quanto lo era stata la regina dell'Austro, quand'era sembrata mancar di respiro. 

Compiuta poi la passione del Figlio di Dio e suo, allora la Vergine, riprese le forze, glorificava Dio con doni a lui gratissimi, perché gli presentava, con i suoi ammaestramenti, più anime che qualunque altra persona, dopo la morte di Cristo, con tutte le sue opere. È pure provato ch'ella, con i suoi discorsi, lo rese onorevolmente commendevole, per il fatto che, mentre molti dubitavano di lui in tutto, dopo la morte della sua umanità, lei sola asserì costantemente ch'egli era il vero Figlio di Dio, eternamente immortale nella sua divinità. 

Infatti, il terzo giorno, mentre i discepoli dubitavano della sua risurrezione, mentre le donne ne cercavano sollecite il corpo nel sepolcro, e mentre gli stessi apostoli si erano rinchiusi insieme in grandissima ansietà e paura, allora la Vergine Madre, benché la scrittura non ricordi che abbia detto qualcosa, si deve però credere che attestasse che il Figlio di Dio era risorto nella sua carne, per una gloria eterna, e che la morte non avrebbe potuto avere più alcun potere su di lui. 

Similmente, benché anche la scrittura dica che gli apostoli e la Maddalena videro per primi la risurrezione di Cristo, si deve però credere senza dubbio che la sua degnissima Madre lo sapeva certamente già prima di essi, e che prima di essi l'aveva visto risorto vivo dai morti; e per questo umilmente lo congratulò, con l'animo pieno di gioia. Quando poi il suo benedetto Figlio salì al suo regno di gloria, alla Vergine fu permesso di rimanere in questo mondo, per conforto dei buoni e correzione degli erranti. Era, infatti, maestra degli apostoli, confortatrice dei martiri, istitutrice dei confessori, specchio chiarissimo delle vergini, consolatrice delle vedove, ammonitrice salutevolissima dei coniugati e perfettissima corroboratrice di tutti nella fede cattolica. 

In effetti, agli apostoli che venivano da lei rivelava e spiegava tutte le cose che non sapevano perfettamente intorno al suo Figlio. Animava anche i martiri a soffrire gioiosamente tribolazioni per il nome di Cristo, il quale per la salute loro e di tutti aveva affrontato volentieri moltissime tribolazioni, asserendo che lei stessa, prima della morte del Figlio suo aveva sofferto nel cuore tribolazioni per trentatre anni, portandosele sempre con molta pazienza. Ai confessori, poi, insegnava le verità della salvezza, ed essi dal suo insegnamento ed esempio appresero perfettamente ad ordinare con prudenza i tempi del giorno e della notte a lode e gloria di Dio, e a moderare spiritualmente e ragionevolmente il sonno, il cibo e i lavori del corpo. 

Dai suoi onestissimi costumi le vergini imparavano a comportarsi onestamente e conservare con fermezza il loro pudore verginale fino alla morte, a fuggire il troppo parlare e tutte le vanità, a pensare prima con ogni diligenza tutte le proprie opere, soppesandole rigorosamente con equa bilancia spirituale. 

Anche alle vedove, per loro conforto, la gloriosa Vergine riferiva che, sebbene per l'amore materno le sarebbe piaciuto che il suo amatissimo Figlio non avesse voluto morire nell'umanità, come non moriva nella divinità, tuttavia aveva conformata in tutto la sua volontà di madre alla volontà di Dio, preferendo sopportare umilmente tutte le tribolazioni per compiere la volontà di Dio, piuttosto che dissentire da essa per qualche cosa di suo piacere. Con tale discorso rendeva l'animo delle vedove paziente nelle tribolazioni e forte nelle tentazioni corporali. 

Consigliava inoltre ai coniugati di amarsi reciprocamente, quanto al corpo e quanto all'anima, con amore vero e non finto, e di avere unica volontà per qualunque cosa di onore di Dio, riferendo loro di se stessa come lei aveva data la sua parola a Dio sinceramente, e come per amore di lui non aveva mai resistito in alcuna cosa alla divina volontà. 


venerdì 12 settembre 2014

La Fede della Beata Vergine MARIA. //Santa Brigida, Sermone Angelico, sabato//

Nelle tre lezioni seguenti l'angelo mostra come la beata Vergine restò immobile nella sua fede, quando gli altri dubitavano della risurrezione di Cristo, quanto fu proficua per molti la sua vita e dottrina, e come fu assunta in cielo in anima e corpo.


LEZIONE PRIMA – CAPITOLO XIX  
Sabato
Assoluzione: Ci stringa nella fede religiosa di Dio la santa Madre gloriosa. Amen.

Si legge che la regina dell'Austro venne da lontane regioni dal re Salomone, e, vistane la sapienza, si sentì mancare dall'immenso stupore; riavutasi poi, magnificò il re con i suoi discorsi e lo complimentò con grandi donativi. Ebbene, a questa regina può convenientemente paragonarsi l'eccellentissima regina Maria Vergine, il cui animo, esaminando tutto l'ordine e processo del mondo, dal principio alla fine, ed osservando con diligenza tutte le cose ch'erano in esso, non vi trovò cosa più desiderabile da possedere e udire che la sapienza che aveva udita riguardo a Dio.

La cercò, quindi, con tutto l'animo, la investigò con estrema diligenza, fino a che non trovò sapientemente la stessa sapienza, che è Cristo, Figlio di Dio, incomparabilmente più sapiente di Salomone. Vedendo poi la stessa Vergine con quanta sapienza egli redense le anime mediante la passione del suo corpo sulla croce, e aprì ad esse le porte del cielo, quelle anime che l'astuto Nemico aveva vinte, condannandole alla morte nell'inferno, allora la stessa Vergine era più prossima a venir meno di quanto lo era stata la regina dell'Austro, quand'era sembrata mancar di respiro.

Compiuta poi la passione del Figlio di Dio e suo, allora la Vergine, riprese le forze, glorificava Dio con doni a lui gratissimi, perché gli presentava, con i suoi ammaestramenti, più anime che qualunque altra persona, dopo la morte di Cristo, con tutte le sue opere. È pure provato ch'ella, con i suoi discorsi, lo rese onorevolmente commendevole, per il fatto che, mentre molti dubitavano di lui in tutto, dopo la morte della sua umanità, lei sola asserì costantemente ch'egli era il vero Figlio di Dio, eternamente immortale nella sua divinità.

Infatti, il terzo giorno, mentre i discepoli dubitavano della sua risurrezione, mentre le donne ne cercavano sollecite il corpo nel sepolcro, e mentre gli stessi apostoli si erano rinchiusi insieme in grandissima ansietà e paura, allora la Vergine Madre, benché la scrittura non ricordi che abbia detto qualcosa, si deve però credere che attestasse che il Figlio di Dio era risorto nella sua carne, per una gloria eterna, e che la morte non avrebbe potuto avere più alcun potere su di lui. Similmente, benché anche la scrittura dica che gli apostoli e la Maddalena videro per primi la risurrezione di Cristo, si deve però credere senza dubbio che la sua degnissima Madre lo sapeva certamente già prima di essi, e che prima di essi l'aveva visto risorto vivo dai morti; e per questo umilmente lo congratulò, con l'animo pieno di gioia. Quando poi il suo benedetto Figlio salì al suo regno di gloria, alla Vergine fu permesso di rimanere in questo mondo, per conforto dei buoni e correzione degli erranti. Era, infatti, maestra degli apostoli, confortatrice dei martiri, istitutrice dei confessori, specchio chiarissimo delle vergini, consolatrice delle vedove, ammonitrice salutevolissima dei coniugati e perfettissima corroboratrice di tutti nella fede cattolica.

In effetti, agli apostoli che venivano da lei rivelava e spiegava tutte le cose che non sapevano perfettamente intorno al suo Figlio. Animava anche i martiri a soffrire gioiosamente tribolazioni per il nome di Cristo, il quale per la salute loro e di tutti aveva affrontato volentieri moltissime tribolazioni, asserendo che lei stessa, prima della morte del Figlio suo aveva sofferto nel cuore tribolazioni per trentatre anni, portandosele sempre con molta pazienza. Ai confessori, poi, insegnava le verità della salvezza, ed essi dal suo insegnamento ed esempio appresero perfettamente ad ordinare con prudenza i tempi del giorno e della notte a lode e gloria di Dio, e a moderare spiritualmente e ragionevolmente il sonno, il cibo e i lavori del corpo.

Dai suoi onestissimi costumi le vergini imparavano a comportarsi onestamente e conservare con fermezza il loro pudore verginale fino alla morte, a fuggire il troppo parlare e tutte le vanità, a pensare prima con ogni diligenza tutte le proprie opere, soppesandole rigorosamente con equa bilancia spirituale. Anche alle vedove, per loro conforto, la gloriosa Vergine riferiva che, sebbene per l'amore materno le sarebbe piaciuto che il suo amatissimo Figlio non avesse voluto morire nell'umanità, come non moriva nella divinità, tuttavia aveva conformata in tutto la sua volontà di madre alla volontà di Dio, preferendo sopportare umilmente tutte le tribolazioni per compiere la volontà di Dio, piuttosto che dissentire da essa per qualche cosa di suo piacere. Con tale discorso rendeva l'animo delle vedove paziente nelle tribolazioni e forte nelle tentazioni corporali.
Consigliava inoltre ai coniugati di amarsi reciprocamente, quanto al corpo e quanto all'anima, con amore vero e non finto, e di avere unica volontà per qualunque cosa di onore di Dio, riferendo loro di se stessa come lei aveva data la sua parola a Dio sinceramente, e come per amore di lui non aveva mai resistito in alcuna cosa alla divina volontà.
LEZIONE SECONDA – CAPITOLO XX  
Sabato
Assoluzione: Il Figlio di Maria, vergine pura, ci tolga di peccato ogni lordura. Amen.

Siccome dal contesto del Vangelo è insegnato che a ciascuno deve essere retribuita la stessa misura con cui ha misurato gli altri, perciò sembra impossibile che alcuno possa comprendere con la ragione umana con quali sommi onori la gloriosa Madre di Dio dovette essere venerata da tutti nella dimora celeste, lei che mentre visse in questo mondo aveva benignamente fatto a tanti il bene da essi desiderato. Perciò si ritiene giusto che, quando piacque al Figlio di chiamarla da questo mondo, furono pronti a concorrere all'aumento del suo onore tutti quelli che da lei avevano avuto la perfezione della loro volontà.

Quindi, siccome il Creatore di tutte le cose aveva compiuto il suo beneplacito nel mondo mediante lei, così piacque a lui, insieme ai suoi angeli, di glorificarla col più alto onore nel cielo. E perciò, quando l'anima della stessa Vergine fu separata dal corpo, subito lo stesso Dio la sublimò mirabilmente sopra tutti i cieli, le donò l'impero su tutto il mondo e la costituì per l'eternità regina degli angeli; i quali le divennero poi così obbedienti che preferirebbero sottostare a tutte le pene dell'inferno, piuttosto che trasgredirne in qualche cosa i comandi. Dio la fece anche così potente su tutti gli spiriti maligni che, ogni volta ch'essi combattono qualche uomo che ne invoca con amore l'aiuto, al cenno di lei fuggono subito atterriti, volendo piuttosto moltiplicate le loro pene e miserie, che sentirsi dominare in tal modo dalla potenza della Vergine. E perché essa fu trovata la più umile tra tutti gli angeli e gli uomini, perciò fu fatta la più sublime di tutte le cose create, la più bella di tutte, e la più simile di tutte a Dio.

Si deve pure notare bene che, come l'oro è ritenuto il più pregevole dei metalli, così gli angeli e le anime sono di pregio maggiore della altre creature. Quindi, come l'oro non può trasformarsi in un'opera d'arte senza l'ausilio benefico del fuoco, applicandogli invece il fuoco prende svariate forme secondo la valentia dell'orefice, allo stesso modo l'anima della beatissima Vergine non avrebbe potuto esser fatta più bella delle altre anime e degli angeli, se la sua veramente ottima volontà, paragonata all'orefice artista, non l'avesse preparata nel fuoco ardentissimo dello Spirito Santo, così efficacemente che le sue opere apparissero gratissime al Creatore di tutte le cose.

E, sebbene l'oro sia ridotto in opera artistica, non vi risalta però l'arte dell'orefice finché il capolavoro è tenuto chiuso in una casa oscura, ma quando viene alla luce del sole allora risalta meglio in esso la bellezza dell'arte, allo stesso modo anche le pregevolissime opere di questa gloriosa Vergine, che ne adornavano in modo bellissimo la preziosissima anima, non si potevano perfettamente ammirare finché la stessa anima era tenuta chiusa nel nascondiglio del suo corpo mortale, fino a quando la stessa anima pervenne nello splendore del vero sole, ch'è la stessa Deità. Allora finalmente tutta la corte celeste esaltava con somme lodi la stessa Vergine, perché la sua volontà ne aveva adornata talmente l'anima che, con la sua bellezza, superava la bellezza di tutte le creature, per cui appariva similissima allo stesso Creatore.

A questa gloriosa anima era stata preparata dall'eternità una sede piena di gloria, la più vicina alla stessa Trinità. Perché, come Dio Padre era nel Figlio e il Figlio nel Padre, e lo Spirito Santo nel Padre e nel Figlio, quando il Figlio, dopo aver preso carne umana nel seno di sua madre, vi riposava con la divinità e l'umanità, restando assolutamente indivisa l'unità della Trinità, ed inviolata l'integrità verginale della madre, così anche lo stesso Dio preordinò all'anima della benedetta Vergine una mansione vicina al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, perché fosse partecipe di tutti i beni che possono essere donati da Dio.

Inoltre, nessuna profondità di cuore può comprendere quanta festa fece Dio in cielo alla sua corte, quando la sua amantissima madre emigrò da questo mondo di miserie; come apparirà veramente a tutti coloro che desiderano con amore la patria celeste, quando avranno contemplato Dio stesso, faccia a faccia. Anche gli angeli, congratulandosi con l'anima della Vergine, glorificavano Dio, perché per la morte corporale dello stesso Cristo la loro schiera si riempiva, e per la venuta della madre sua in cielo si colmava la loro gioia.

Anche Adamo ed Eva, con i patriarchi, i profeti e tutta la moltitudine liberata dal carcere del Limbo, e gli altri pervenuti alla gloria dopo la morte di Cristo, godevano in cielo, dando lode e onore a Dio, che aveva decorata di tanto prestigio colei che aveva generato tanto santamente e gloriosamente il loro Redentore e Signore. Gli apostoli pure, e tutti gli amici di Dio, che erano presenti alla degnissima sepoltura della stessa Vergine, quando il suo amantissimo Figlio ne portava con sé in cielo la gloriosa anima, la veneravano con umile ossequio, esaltando il suo venerabile corpo con tutta la lode e gloria che potevano. E veramente deve credersi, tolta qualsiasi ambiguità, che, come quel corpo della beatissima Vergine era deposto morto nella sepoltura dagli amici di Dio, così fu rispettosamente assunto vivo con l'anima alla vita perpetua.
LEZIONE TERZA – CAPITOLO XXI    
Sabato
Assoluzione: Alla sublime gloria dell'empireo ci conduca la regina degli angeli. Amen.

Perché la stessa verità, che è il Figlio di Dio e della Vergine, consigliò a tutti di rendere bene anche per male, di quanti beni deve credersi che Dio stesso rimuneri quelli che fanno opere buone? E, siccome promise nel suo Vangelo di compensare al cento per uno ogni opera buona, chi potrà immaginare di quanti doni di sublimi premi arricchisse la sua venerandissima madre, che non aveva mai commesso neppure il più piccolo peccato, e le cui opere a Dio gratissime erano innumerevoli? Perché, come la volontà dell'anima della stessa Vergine era stata iniziatrice di tutte le opere buone, così il suo onestissimo corpo ne era stato strumento adattissimo, e sempre docilissimo a compierle.

Quindi, come veramente crediamo che per la giustizia di Dio tutti i corpi umani devono risorgere nell'ultimo giorno, per ricevere con le loro anime la ricompensa secondo richiedono le loro opere (per il fatto che, come l'anima di ciascuno, mediante l'impiego della volontà era stata l'iniziatrice di tutte le opere, così anche il corpo unito all'anima le aveva materialmente compiute), così dunque deve credersi senza dubbio che, come il corpo del Figlio di Dio, che non peccò, risorse da morte e fu nello stesso tempo glorificato con la divinità, così anche il corpo della sua degnissima madre, che mai commise peccato, alcuni giorni dopo la sua sepoltura, per virtù e potenza di Dio, fu assunto in cielo insieme alla sua santissima anima, e glorificato insieme ad essa con ogni onore.

E come in questo mondo è impossibile a mente umana comprendere la bellezza e gloria della corona conveniente alla glorificazione e venerazione di Cristo, Figlio di Dio, per la sua passione, così nessuna mente può immaginare il decoro di quella corona con la quale è venerata la beata Vergine Maria, per la sua divina obbedienza in corpo ed anima. E in quel modo che tutte le virtù dell'anima della Vergine rendevano commendevole Dio, suo Creatore, il cui sacratissimo corpo era poi decorato dei premi di tutte le virtù, così le operazioni del corpo della Vergine esaltavano la stessa degnissima Vergine Madre di Dio, non avendo mai omesso, lei, di praticare nel mondo alcuna virtù, per la quale sapeva che doveva esserle reso premio in cielo, al corpo e all'anima. Quindi si deve veramente notare che, come la sola anima di Cristo, oltre quella di sua madre, fu degna di premio supremo per le sue somme virtù e meriti, in quanto non vi fu difetto alcuno nelle sue opere, così anche oltre il corpo di Cristo, solo quello della madre sua fu degnissimo di ricevere con la sua anima il premio, moltissimo tempo prima di quello degli altri corpi, perché sempre aveva compiuta con la stessa anima le sue opere sommamente buone e mai aveva consentito ad alcun peccato.

Oh, con quanta potenza Dio mostrò la sua giustizia, quando espulse Adamo dal Paradiso terrestre, per aver mangiato, contro il divieto divino, dell'albero della scienza nel Paradiso! Oh, con quanta umiltà Dio manifestò la sua misericordia in questo mondo, nella Vergine Maria, che giustamente può chiamarsi albero della vita. Considerate, dunque, quanto presto la sua giustizia scacciò nella miseria quelli che, disobbedendo, mangiavano il frutto dell'albero della scienza! E considerate pure quanto dolcemente invita ed attira con la misericordia quelli che, obbedendo a Dio, desiderano cibarsi del frutto dell'albero della vita!

Considerate anche, o carissimi, che, quando il corpo di questa onestissima Vergine, paragonato all'albero della vita, cresceva in questo mondo, tutti i cori degli angeli desideravano il suo frutto e godevano della futura nascita di esso non meno di quanto si rallegravano della grazia loro fatta, per la quale prevedevano di vivere immortali nella gioia del cielo, e anche più perché si manifestava con questo l'amore di Dio per l'umanità, risultandone accresciuta la loro compagnia. E perciò l'angelo Gabriele si affrettò ad andare dalla stessa Vergine, e con parole piene di rispetto la salutò amorevolmente. E quindi, perché la stessa Vergine, maestra di umiltà e di ogni virtù, rispondeva umilissimamente all'annunzio dell'angelo, perciò egli se ne rallegrò, sapendo che da ciò doveva aver compimento il desiderio della volontà sua e degli altri angeli.

Però, sapendo che il corpo della Vergine fu veramente assunto in cielo insieme con l'anima, perciò agli uomini mortali, che hanno offeso Dio è salutarmente provveduto che, mediante una vera penitenza dei loro peccati, si affrettino a salire a lei, essendo afflitti ogni giorno, in questa valle di miserie, da diverse tribolazioni, e sapendo di dover ineluttabilmente chiudere questa misera vita con la morte del corpo. E se gli uomini desiderano rifocillarsi a quest'albero della vita che è Cristo, si diano da fare prima, con ogni impegno, a piegarne i ramoscelli, cioè a salutare amorevolmente la sua stessa madre, come fece l'angelo annunziatore, rafforzando le loro volontà nella fuga di qualsiasi peccato e ordinando saviamente tutte le loro opere ad onore di Dio.

Perché allora la stessa Vergine si chinerà facilmente ad essi, offrendo loro il soccorso del suo aiuto per prendere il frutto dell'albero della vita, che è il venerabile corpo di Cristo, consacrato tra voi da mani d'uomo, e che è vita ed alimento a voi peccatori nel mondo e agli angeli in cielo. E perché Cristo, a completamento della sua gradevolissima compagnia, desidera ardentemente le anime che redense col suo sangue, perciò procurate anche voi, o dilettissimi, di soddisfare questo suo desiderio, ricevendolo con tutta devozione e amore. Il che si degni di concedervi, per le degnissime preghiere della Vergine nostra Maria, lo stesso Gesù Cristo, suo Figlio, che col Padre e lo Spirito Santo vive e regna per gl'infiniti secoli dei secoli. Amen.


3. Ipsam cole, ut de mole 
Criminum te liberet, 
Hanc appella, ne procella 
Vitiorum superet.

giovedì 26 dicembre 2013

ABBI FEDE!


«BEATA  TE CHE HAI CREDUTO!»

Ven Espíritu Santo, ven por medio de la poderosa intercesión del Corazón Inmaculado de María, tu amadísima Esposa!

« Credere » nelle lingue moderne (croire-glauben-believe-creer ecc.,) non esclusa quella italiana, ha due significati affini tra loro, eppure, sul piano di una religione rivelata e soprannaturale come la nostra, di significato divergente, anzi diametralmente opposto, tanto che l'uno esclude ed elimina l'altro.
Il primo significato s'identifica col verbo latino putare, in italiano riputare, supporre, opinare. Il credere in questo primo caso indica non una certezza, ma un'ipotesi, un'opinione probabile, una speranza fondata su motivi — pochi o molti motivi non importano — esterni e indipendenti da noi che la speranza possa diventare realtà.

Il secondo significato invece indica soltanto una certezza. È l'atto di fede come atto di una virtù teologale: professione di una fede che ha un fondamento irremovibile e assoluto fuori dell'uomo.

Credo in Dio significa perciò: Ho la certezza che c'è un Dio, e che in Dio vi sono tutte le proprietà e le qualità che egli ha manifestato di sé attraverso la rivelazione; una certezza che non ammette né ombre, né dubbi, né esitazioni, né negazioni; una certezza che accetta tutto in blocco quanto Dio ha rivelato senza eccezioni o limitazioni o accorciamenti arbitrari; una certezza che diventa vita, ragione stessa del vivere e del morire, che è disposta ad offrontare anche il martirio per non tradire questa certezza...

In determinate epoche della storia umana si assiste a questo strano fenomeno che fa ricordare la confusione delle lingue avvenuta durante la costruzione della torre di Babele, con la quale gli uomini volevano, senza Dio e contro Dio, dare la scalata al ciclo: la parola credere, e la parola fede che ne deriva, è stravolta da una interpretazione e da un significato che ne svuota completamente il contenuto per ridurla ad una buffa apparenza di se stessa che non soddisfa e non accontenta più nessuno.

Di qui il tormento inferiore di chi pretende avere una fede, e afferma di avere una fede, e poi all'atto pratico si accorge di averne soltanto l'apparenza, l'illusione, o un surrogato inutile, cioè — per restare nella terminologia d'uso — una fede-ricerca, una fede-ipotesi, una fede-punto-di partenza, una fede-base-di-lavoro, eccetera, e non più una fede-certezza, una fede virtù teologale, una fede-assenso a un Dio che parla.
C'è nel Vangelo di Luca una frase oscura, una domanda fatta da Gesù, ma senza risposta, che ad epoche determinate, quelle in cui la babele del linguaggio e della vita si fa più tangibile, ritorna più insistente allo spirito come un incubo minaccioso da cui non sappiamo liberarci: « Ma il Figlio dell'uomo, alla sua venuta, pensi che troverà ancora la fede sulla terra? » (Luca. 18,8).

Maria aveva un fede-certezza assoluta e totale. Per questo è detta beata: « Beata sei Tu che hai creduto... »

domenica 22 dicembre 2013

San Giovanni Paolo II ...canta la FEDE di Maria SS.ma, Corredentrice e Sposa dello Spirito Santo

Riflessione di  San Giovanni Paolo II:

"Tale benedizione raggiunge la pienezza del suo significato, quando Maria sta sotto la Croce di suo Figlio (Gv 19,25). Il Concilio afferma che ciò avvenne «non senza un disegno divino»: «Soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata», in questo modo Maria «serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla Croce»: l'unione mediante la fede, la stessa fede con la quale aveva accolto la rivelazione dell'angelo al momento dell'annunciazione. 

Allora si era anche sentita dire: «Sarà grande..., il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre..., regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32). 

Ed ecco, stando ai piedi della Croce, Maria è testimone, umanamente parlando, della completa smentita di queste parole. Il suo Figlio agonizza su quel legno come un condannato. «Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori...; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima»: quasi distrutto (Is 53,3). 

Quanto grande, quanto eroica è allora l'obbedienza della fede dimostrata da Maria di fronte agli «imperscrutabili giudizi» di Dio! Come «si abbandona a Dio» senza riserve, «prestando il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà» a colui, le cui «vie sono inaccessibili» (Rm 11,33). Ed insieme quanto potente è l'azione della grazia nella sua anima, come penetrante è l'influsso dello Spirito Santo, della sua luce e della sua virtù! Mediante questa fede Maria è perfettamente unita a Cristo nella sua spoliazione. 

Infatti, «Gesù Cristo, ... pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini»: proprio sul Golgota «umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce» (Fil 2,5). Ai piedi della Croce Maria partecipa mediante la fede allo sconvolgente mistero di questa spoliazione. È questa forse la più profonda «kenosi» della fede nella storia dell'umanità. 

Mediante la fede la madre partecipa alla morte del Figlio, alla sua morte redentrice; ma, a differenza di quella dei discepoli che fuggivano, era una fede ben più illuminata. Sul Golgota Gesù mediante la Croce ha confermato definitivamente di essere il «segno di contraddizione», predetto da Simeone. Nello stesso tempo, là si sono adempiute le parole da lui rivolte a Maria: «E anche a te una spada trafiggerà l'anima»" (Redemptoris Mater 18).



giovedì 5 dicembre 2013

LA « TEOLOGIA » DI MARIA - 6 -


LA « TEOLOGIA » DI MARIA È VERA CONOSCENZA DI SÉ 
PERCHÉ VERA CONOSCENZA DI DIO

Secondo Agostino tutta la teologia si riduce a due conoscenze, la conoscenza di Dio e la conoscenza di se stessi: Noverim te, noverìm me (Solil., II, 1) Una conoscenza unica che verte su due oggetti tra loro complementari e relativi: causa ed effetto, Creatore e creatura, principio d'azione e atto, seme della pianta e pianta, radice e albero, albero e frutto, eccetera. 

Ogni vera teologia deve portare alla conoscenza di questi due poli dell'essere. Solo quando una teologia non è vera — e nel corso dei tempi (non esclusi i nostri) esempi di teologia non vera si ebbero a iosa — questi due poli dell'essere, o in alto riguardo a Dio, causa dell'essere, o in basso riguardo all'uomo, si presentano in una ambiguità e confusione talmente vaste da addirittura scoraggiare chiunque volesse affrontarne lo studio e la conoscenza.

Maria ha avuto il privilegio di conoscere Dio e di conoscere se stessa più di chiunque altro sulla terra.
Essa conosce Dio per fede, e conosce se stessa per l'umiltà. Anzi, conosce Dio con una fede umile, quindi autentica, quindi ferma come una roccia, quindi totale, senza crepe, senza scosse, assoluta.

E nella conoscenza di Dio vede se stessa. Maria procede per fede, non per visioni vere o presunte. Essa conosce il timore, soffre per la comprensione limitata, sente la deficienza umana in sé e intorno a sé. Quello che separa Maria da tanti teologi di ieri e di oggi è la fede umile, la prontezza del sì alla volontà di Dio e la costanza nel rendere questo sì efficiente e vero: cioè la conoscenza e la vita, la teoria sempre sposata alla pratica.

Il sì di Maria, sgorgato dalla fede, era stato il perno della svolta nella storia della salvezza. Tutti i cieli e tutta la terra germogliarono di bellezza per la nascita di un Bambino. Per quel Bambino fu possibile il rinnovamento del mondo. Per quel Bambino la Chiesa divenne una realtà e il Regno di Dio sulla terra una speranza per l'umanità peccatrice.

Tutto questo perché Maria, scientemente e volontariamente, era entrata a collaborare ai piani di Dio come serva e agente dello Spirito Santo.
Eppure nessuno più di Maria ebbe la scienza concreta e pratica del proprio nulla.

Ella sa bene che tutto il suo essere, sia naturale che soprannaturale, ricadrebbe nel nulla se Dio non lo sostenesse istante per istante. Sa che tutto ciò che è, tutto ciò che ha, tutto ciò che sa, non è suo ma di Dio, puro frutto della sua liberalità. La grande missione, i grandi privilegi ricevuti dall'Altissimo non Le impediscono di vedere e di sentire la sua « bassezza ».

Ma ciò, lungi dallo sgomentarla o scoraggiarla, come spesso accade a chi considera e conosce la propria nullità e miseria, le serve di punto d'appoggio per slanciarsi in Dio con un rapido movimento di speranza. Anzi, quanto più è consapevole del suo nulla e della sua impotenza, tanto più la sua anima s'innalza nella speranza. Proprio perché Essa è vera povera di spirito, non ha alcuna fiducia nelle sue risorse, nelle sue capacità, nei suoi meriti. Maria ripone in Dio solo la sua fiducia. E Dio che « ricolma di beni gli affamati e rimanda vuoti i ricchi », ha saziato e sazia anche la sua « fame »; ha esaudito la sua speranza non solo riempiendola dei suoi doni, ma donandosi a Lei nel modo più pieno

(GABRIELE DI S. MARIA MADDALENA, Intimità divina, Roma 1964, 608).


DIGNARE ME LAUDARE TE VIRGO SACRATA 
DA MIHI VIRTUTEM CONTRA HOSTES TUOS
Cantare Te, Vergine Santa, è per me un onore. Fa che le mie
labbra impure non siano troppo indegne di questo canto.
Dammi forza contro i Tuoi e i miei nemici.

mercoledì 20 febbraio 2013

4. La fede di Maria. « Crede veramente colui che nella sua vita mette in pratica ciò che crede ».


4. La fede di Maria


Come la beata Vergine è madre dell'amore e della speranza, così è anche madre della fede. « Io sono la madre del bello amore, del timore e della scienza e della santa speranza » (Eccli [= Sir] 24,24 Volg.). E con ragione, dice sant'Ireneo, poiché quel danno che Eva fece con la sua incredulità, Maria lo riparò con la sua fede Eva, conferma Tertulliano, poiché volle credere al serpente preferendolo a quello che aveva detto Dio, apportò la morte. 

Ma la nostra Regina, col credere, come le aveva detto l'angelo, che sarebbe divenuta Madre del Signore pur restando vergine, apportò al mondo la salvezza. Sant'Agostino dice che, dando il suo consenso all'Incarnazione del Verbo, Maria, per mezzo della sua fede, aprì agli uomini il paradiso. Spiegando questo passo di san Paolo: « Il marito non credente è santificato dalla moglie credente» (1Cor 7,14), Riccardo di san Lorenzo scrive: « Questa è la donna fedele, per la cui fede è stato salvato Adamo, uomo infedele, e tutta la sua discendenza ». 

A causa della sua fede la Vergine fu proclamata beata da Elisabetta: « Te beata, che hai creduto; perché si compiranno le cose dette a te dal Signore » (Lc 1,45). Sant'Agostino aggiunge: « Maria fu più beata nell'accogliere la fede di Cristo, che nel concepire la carne di Cristo ». Il padre Suarez dice che la' santa Vergine ebbe più fede di tutti gli uomini e tutti gli angeli. Vedeva il Figlio suo nella stalla di Betlemme e lo credeva il creatore del mondo. Lo vedeva fuggire da Erode e non cessava di credere che era il re dei re. Lo vide nascere e lo credette eterno. Lo vide povero, bisognoso di cibo e lo credette Signore dell'universo; coricato sul fieno e lo credette onnipotente. Osservò che non parlava e credette che era la Sapienza infinita. Lo sentiva piangere e credeva che era il gaudio del paradiso. Lo vide infine morire vilipeso e crocifisso, ma benché negli altri vacillasse la fede, Maria continuò a credere fermamente che egli era Dio.

 « Vicino alla croce di Gesù stava sua madre » (Gv 19,25). Meditando su queste parole sant'Antonino scrive: « Maria stava salda nella fede, che conservò incrollabile, nella divinità di Cristo ». Per questo, aggiunge il santo, nell'ufficio delle Tenebre si lascia una sola candela accesa. A tale proposito san Leone applica alla Vergine questo passo dei Proverbi: 
« Non si spegne di notte la sua lampada » (Pro 31,18).  

Commentando le parole di Isaia: « Da me solo ho spremuto il torchio e delle genti nessun uomo è con me » (Is 63,3), san Tommaso scrive: « Dice: nessun uomo, a causa della Vergine, nella quale non venne mai meno la fede ». Il beato Alberto Magno esclama: « Ebbe fede in sommo grado colei che, mentre i discepoli dubitavano, non dubitò ». Quindi per la sua grande fede Maria meritò di essere la luce di tutti i fedeli. Così san Metodio la chiama: « La fiaccola dei fedeli » e san Cirillo Alessandrino: « Lo scettro della vera fede ». 

Per merito della fede di lei la santa Chiesa attribuisce alla Vergine la sconfitta di tutte le eresie: « Rallégrati, Vergine Maria, tu sola hai debellato tutte le eresie nel mondo intero ». San Tommaso da Villanova, spiegando le parole dello Spirito Santo: « Mi hai ferito il cuore, sorella mia sposa... con un solo sguardo dei tuoi occhi » (Ct 4,9), dice che questi occhi furono la fede di Maria, per cui ella molto piacque a Dio.

  Sant'Ildefonso ci esorta: « Imitate la fede di Maria » Ma come possiamo im(tare questa fede di Maria? La fede è insieme dono e virtù. E dono di Dio in quanto è una luce che Dio infonde nell' anima; è virtù in quanto l'anima la mette in pratica. Perciò la fede ci deve servire da regola non solo per credere, ma anche per agire. 

Così san Gregorio diceva: « Crede veramente colui che nella sua vita mette in pratica ciò che crede ». E sant'Agostino: « Tu dici: credo. Fa' quello che dici: questa è la fede ». Questo è l'avere una fede viva, cioè il vivere secondo quel che si crede: « Il mio giusto vive di fede » (Eb 10,38). Così visse la beata Vergine, a differenza di coloro che non vivono secondo quel che credono e la cui fede è morta, come dice san Giacomo: « La fede senza le opere è morta » (Gc 2,26). 

Diogene andava cercando dappertutto un uomo: « Cerco un uomo ». Ma Dio, fra tanti fedeli che vi sono, par che vada cercando un cristiano: 
« Cerco un cristiano ». 
Pochi sono quelli che ne compiono le opere; la maggior parte ne porta soltanto il nome. A costoro si dovrebbe dire ciò che Alessandro Magno disse a un soldato codardo che si chiamava anch'egli Alessandro: «Cambia nome o cambia comportamento». 
Ma, diceva San Giovanni Avila, questi sciagurati dovrebbero essere rinchiusi come pazzi in un carcere poiché, pur credendo che sia preparata un'eternità felice per chi vive bene e un'eternità infelice per chi vive male, vivono tuttavia come se non vi credessero. 

Quindi sant'Agostino ci esorta a vedere le cose con occhi cristiani, cioè che vedono secondo la fede: « Abbiate occhi cristiani». Dalla mancanza di fede, diceva santa Teresa, nascono tutti i peccati. Perciò preghiamo la santa Vergine affinché per i meriti della sua fede ci ottenga una fede viva: « Signora, aumenta la nostra fede! » (cfr. Lc 17,5).



Venite ad Mariam omnes, 
qui laboratis et tribulati estis: 
* et refrigerium dabit animabus vestris.


venerdì 10 giugno 2011

PERCHE' "MARIA, GIGLIO DELLA TRINITA'"

MARIA  GIGLIO DELLA TRINITA’


         “Il principale significato del termine “giglio” è quello metaforico di anima pura, vergine”, dice il Padre G. Roschini.
 In questo senso Maria SS., la Vergine per antonomasia, è salutata Regina delle Vergini  e quindi Regina dei Gigli. Cerco di sintetizzare quel che scrive il grande mariologo servita.

Egli dice che sono molteplici le analogie tra il giglio e l’anima pura. E parla del bulbo, dello stelo, del calice con i suoi petali, del terreno e della fragranza.

Il bulbo del giglio è profondamente nascosto nelle viscere della terra. Anche l’anima pura è nascosta in una profonda umiltà. Non c’è purezza vera senza umiltà. L’umiltà è il fondamento dell’edificio. Quanto più alto è l’edificio, tanto più profondo deve essere il fondamento dell’umiltà. “La via per andare in su è l’andare in giù!” diceva il Beato Padre Egidio d’Assisi. E se l’umiltà da consistenza a tutte le virtù, dà consistenza in modo particolare alla fede che è “l’umiltà dell’intelletto”. Riccardo da S. Lorenzo ha scritto: “il giglio ha la radice nascosta sotto terra, e ciò simboleggia la fede, la quale versa su cose occulte” (Lib XII, sul giglio). E’ logico che l’umiltà porta con sé la mortificazione, perché “il frutto della verginità è una vita crocifissa” (S. Giov. Crisostomo, De virginitate, 80). Occorre domare la carnalità, con preghiera e vigilanza.

         Nessuna creatura può competere con l’umiltà del Giglio di Nazaret, con la Vergine Maria, Regina del Cielo e della Terra. Visse nascondendosi, sentendosi sempre umile serva del Signore.
Esteriormente simile ad ogni altra donna, interiormente le trascendeva tutte. Da un bulbo così nascosto sbocciò il giglio più bello e fragrante della terra e del cielo, e per questo è chiamata dallo Spirito Santo e dalla Chiesa alma Mater: madre nascosta e segreta (cfr. San Girolamo, In Isaiam, III,8,14; S. Luigi M. da Montfort, Trattato, 2).


Lo stelo del giglio è magnificamente alto, dritto e slanciato. Ugualmente l’anima pura ha una maestà innata piena di fascino spirituale; non ha storture morali; ed è slanciata decisamente verso il Cielo che non passa, verso Dio infinita bellezza e bontà. Il mezzo più efficace per slanciarsi in alto E’ la preghiera amorosa, umile e devota, fiduciosa e costante.

         Maria SS. è “umile e alta più che creatura” (Dante, Paradiso, 23,2). Raggiunge e tocca l’Altissimo, l’Infinito… Al di sopra di Lei vi è uno solo: Dio.
         La sua rettitudine morale trascende quella di tutti i Santi, per cui “la sua vita, da sola, è ammaestramento di tutte le vite” (S. Ambrogio) e Lei “è specchio limpidissimo in cui risplende ogni forma di virtù” (S. Girolamo, Epist. ad Paulam, PL 30, 144).
         Nessuna vita fu slanciata verso il cielo come quella di Maria. La sua vita terrena si aprì, continuò e si chiuse in un’estasi d’amore. “Dalla sua origine fu elevata allo stato di unione con Dio” insegna S. Giovanni della Croce (Salita, III,2,10). “L’Assunzione della Vergine Madre di Dio non fu altro che uno dei tre ineffabili baci di amore che Ella ricevette da Dio: all’inizio, nel corso e al termine della sua vita terrena” ha scritto il P. Roschini (cfr. La Regina dei gigli, pag 62). Soltanto durante la Passione nessuna estasi rese sopportabile l’atroce suo soffrire  (cfr anche ‘L’Evangelo così come mi è stato rivelato’, M. Valtorta, 651.7).    
        
Il calice del giglio ha sei candidissime foglie. Queste nell’anima pura portano i santissimi nomi della Trinità: Padre, Figlio, Spirito Santo e fede, speranza e carità, che sono le virtù teologali e quindi fondamentali della struttura dell’anima in cui affondano le loro radici tutte le altre virtù.
         Candore di luce eterna (Sap. 7, 26), pura come la luce, nel candore vince i gigli, più pura dei raggi del sole, giglio più candido della neve: sono solo alcune definizioni che i Padri danno di Maria SS.

        * Le prime tre foglie portano i nomi di Figlia primogenita e prediletta del Padre, 
Madre amorosissima del Figlio, e 
Sposa dello Spirito Santo.

Lascio la sintesi e cito il P. Roschini:
        * Maria “… fin dall’eternità, è stata – a nostro modo di vedere – la prima nella mente e nel cuore del Padre, principio senza principio di ogni cosa: la prima ad essere da Lui veduta, fra tante; la prima ad essere da Lui amata; la prima desinata ad essere da Lui chiamata all’esistenza, in vista di Colui che doveva essere il fine e il centro di tutte le cose create: Cristo, il Verbo incarnato, di cui la Vergine doveva essere Madre. (…) Dio Padre ha adunato in Lei – come in un microcosmo – tutte le perfezioni da Lui sparse nell’universo – nel macrocosmo - . La associò a Sé nella generazione del suo unico Figlio: quella stessa persona divina generata dal Padre fin dall’eternità secondo la natura divina, è stata generata nel tempo, dalla Madre, secondo la natura umana.


         *Madre amatissima del Figlio , Verbo incarnato, e perciò unita al Figlio di Dio prima con una strettissima unione fisica (nei nove mesi che vanno dal concepimento alla nascita) e poi da una strettissima unione morale (…), la Madre visse spiritualmente tutta la vita del Figlio, vivamente riflessa nella sua vita”.

         *Sposa dilettissima dello Spirito santo. Tra essi vi fu piena donazione  e affetto reciproco senza pari, perfetta comunanza di vita e di beni.

          Per queste singolarissime relazioni con le auguste persone divine la Vergine  è interamente avvolta dal sole divino della SS. Trinità. E’ “la Donna vestita di sole” (Apoc. 12, 1) che glorifica la Trinità ricevendone il contraccambio ineffabile.

         *Nelle altre tre foglie o petali si vedono incisi i nomi delle virtù teologali che “costituiscono – si può dire – la vita di tutta la vita di quel giglio che si chiama Maria: una vita di fede, di speranza e d’amore”.

Anche Maria “visse di fede (Ebr, 10, 8) divenendone eccellentissimo modello. “Beata Colei che ha creduto…” (Lc 1, 45) sia nell’Annunciazione, sia ad Hain-Karin, come a Betlemme, in Egitto, a Gerusalemme, sul Golgota, nel Cenacolo, sul Monte degli ulivi. Sempre la sua fede rimase integra. “La Madonna è e rimarrà la capolista di ‘quanti han creduto prima di aver veduto’ (Gv 20, 29)”.

E con la fede ebbe perfettissima la speranza della Bellezza e del Bontà infinite e dei beni futuri eternamente posseduti.

Il suo Cuore poi è “il roveto ardente” (Ex. 3,1-2) luminoso di traboccante amore per Dio e i suoi figli, per Cristo e i Cristiani. Davvero ogni suo pensiero , parola e azione sono un raggio luminosissimo e profumato del suo Cuore verginale e materno.


Il terreno. Il giglio non fiorisce solo nei giardini, bensì anche nei campi, tra le spine. Le anime pure non vivono solo nei chiostri che sono i giardini della Chiesa, ma le troviamo anche nel mondo “tutto posto nel maligno”. E’ chiaro però che bisogna fortificarsi sempre con la grazia tutti i giorni, reagendo agli attacchi del nemico con prontezza e costanza durante tutta la vita.


          *Come la Sposa della Cantica, Maria è “giglio tra le spine” (Cant. , 1-2). “Ella è il giglio che è spuntato tra le spine”, dice san Giovanni Damasceno, nell’immenso spineto del nostro mondo, ma è l’unico Giglio che non conosce le spine del peccato, sia originale che attuale. Ne segue che Maria  di Nazaret è la grande gloria dell’umanità, “gloria di Gerusalemme, letizia di Israele, decoro del popolo nostro” (Tota pulchra es, Maria).

La fragranza. Come il giglio, anche l’anima pura diffonde una fragranza liliale deliziosissima e penetrante che fa dimenticare la terra e invita a pensieri di cielo.

“La camera di san Giuseppe da Copertino era impregnata del profumo del suo corpo, percepito da tutti … tale odore si attaccava ai mobili e penetrava nei corridoi del convento, di modo che era facile arrivare alla cella del Santo seguendo la scia di quell’odore. Ed era così penetrante che si comunicava per lungo tempo a coloro che toccavano il Santo e anche a coloro che gli facevano visita… La cella del Santo conservò quel profumo per dodici o tredici anni, benché in tutto quel tempo non vi avesse abitato…”(cfr. Dott. H. Mon, Medicina e Religione, VI, 17).
   Spettacolare la fragranza del giglio di Copertino. Ci sarebbero molti altri esempi, ma quello di Copertino li trascende tutti. 



Con san Giuseppe da Copertino moltissime anime verginali lungo i secoli han seguito le inebrianti fragranze di Colei ch’è il <<Giglio>> per antonomasia: il suo sposo San Giuseppe , detto “il Giglio d’Israele” (Card. A.M.Lepicier), San Giovanni Battista ‘angelo’ sin dal seno materno, gli Apostoli “gigli al cui odor si prese il buon cammino(Dante, Par 23, 74); anche nel II secolo  e in seguito abbiamo molteplici testimonianze di quanti “corsero dietro la fragranza degli inebrianti profumi” della Regina dei gigli.
          Come prova – di questa imitazione mariana e del fascino inebriante ed elevante di Maria – il P. G. Roschini, in cinque pagine, cita le testimonianze di San Giustino Martire e S. Atenagora (II sec), S. Cipriano di Cartagine (III sec), S. Atanasio, S. Ambrogio e S. Giovanni Crisostomo (IV sec), S. Agostino di Ippona  e Teodoreto di Cipro (V sec); nel VI° secolo poi con S. Benedetto sorgono innumerevoli schiere di monaci e monache, cui nel secolo XIII si aggiungono le schiere di frati e suore degli Ordini religiosi: Francescano, Domenicano, Carmelitano, Servitano, Mercedario ecc… senza contare la schiera ammirevole dei santi Sacerdoti diocesani di tutti i secoli, e le più recenti Congregazioni, Istituti e Società di vita consacrata, vere “fragranti aiuole di gigli, ossia, di anime pure e generose, pronte ad accorrere come angeli al letto di malati e di moribondi, pronte ad insegnare nelle scuole, ad evangelizzare i pagani nei paesi di missione, a darsi a  tutte le opere buone”.


         Concludo. “Il pensiero stesso di Maria, l’affetto verso di Lei, l’abituale unione con Lei… verginizza. Maria SS. è un Giglio che fa sbocciare, con la sua stessa presenza e, più ancora, con la sua azione materna, altri gigli, i quali la circondano e la proclamano, in perpetuo, Regina, <<Regina dei gigli>>. Perché… la Vergine è  “Giglio bianco della Trinità Santissima”.

AVE GIGLIO BIANCO DELLA TRINITA'! ROSA SPLENDENTE 
CHE ABBELLISCI IL CIELO! AVE! DA TE HA VOLUTO NASCERE DA TE HA VOLUTO PRENDERE IL LATTE COLUI CHE GOVERNA IL CIELO E LA TERRA! DEH! NUTRI LE NOSTRE ANIME CON I TUOI DIVINI INFLUSSI! O MARIA!
AMDG et BVM