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mercoledì 20 gennaio 2016

ANNALIESE MICHEL


 
 
ANNALIESE MICHEL
SINTESI


Senza dubbio noi viviamo oggi in un tempo, in cui la grande massa della gente, anche nelle regioni cristiane dell'Occidente, che vive come se dopo la morte non ci fosse più niente e con la morte tutto fosse finito, come se ci fosse soltanto una vita terrena, che si deve godere quanto più è possibile. Si vivono giornalmente le conseguenze della perdita del timor di Dio, come rapine, uccisioni e terrori di ogni specie. Perfino bambini vengono uccisi a milioni con l'aborto, per crearsi una vita più comoda.
Insegnanti cattolici di religione negano l'esistenza del diavolo, oppure non ne parlano, rendendosi così corresponsabili della scomparsa del timor di Dio. Molti sacerdoti hanno tradito la loro vocazione e si sono presi una donna...
In questo tempo una giovane nella Germania centrale visse uno spaventoso martirio da parte dei demoni e alla fine offrì la sua giovane vita, affinché altre persone fossero risparmiate dalla tremenda sorte della dannazione eterna. Si tratta di Annalisa Michel, di Klingenberg sul Meno, nella Diocesi di Wúrzburg, da ultimo studentessa di pedagogia e di teologia, morta il primo luglio 1976.

Annalisa Michel fu nella sua vita posseduta da molti demoni, cosa però che si manifestò solo negli ultimi an-ni della sua vita. Il Vescovo mons. Giuseppe Stangl di Wiirzburg, dopo lungo tergiversare, ha concesso finalmente l'esorcismo per questo motivo, cioè la preghiera per cacciare i demoni, e ha incaricato a questo esorcismo il salvatoriano padre Arnoldo Renz superiore, allora parroco in Riick-Schippach. All'esorcismo partecipò in parte il parroco Ernesto Alt di Ettleben che già da qualche tempo si era occupato del caso di Annalisa.
I demoni avevano fin dalla sua fanciullezza simulato in essa malattie di ogni genere, ragion per cui, dapprima, nessuno conobbe l'ossessione, anzi nemmeno se ne ebbe il minimo sospetto e sua madre continuò a portare da un medico all'altro la sua figliola, apparentemente malata. Tuttavia quando la stessa Annalisa riconobbe in sé l'ossessione demoniaca e quindi l'inutilità dei trattamenti medici e temette di essere ricoverata in una clinica neurotica a causa degli attacchi del tutto simili a quelli di epilessia e affini, essa obbligò i suoi genitori e i due esorcisti di impedire questo. Perciò nei due ultimi mesi di vita, quando i demoni le impedirono di prendere qualsiasi nutrimento ed essa dimagriva spaventosamente, rimase senza assistenza medica. L'esorcismo non riuscì a cacciare i demoni. Annalisa morì.

II tribunale di Aschaffenburg dichiarò quindi i genitori e i due esorcisti responsabili della morte di Annalisa e condannò ciascuno di essi a sei mesi di libertà vigilata e al pagamento delle spese di tribunale.
Dopo queste condanne fu fatta istanza per la revisione del processo, - che era possibile - ma poi ritirata, in parte per motivi finanziari, in parte per mancanza di fi
ducia nella giustizia. Purtroppo, per questa ragione, rimase nella gente in genere la convinzione, favorita da quanto pubblicato dalla stampa e dalla televisione, che non c'è alcun diavolo, quindi che la sentenza era stata giusta.
Per questo motivo, per il primo anniversario della sentenza, i121.4.1979 io ho pubblicato lo scritto esplicativo "Condannati innocenti" ed ho esposto in esso che Annalisa non era per niente colpita da epilessia o demenza, ma era ossessa e che essa, a seguito delle medicine ordinate dai medici ossia lo Zentropil e il Tegretol, deve essere morta! Lo scritto ebbe una larga diffusione e accoglienza. Il demonio, durante un esorcismo su un'altra ossessa, dichiarò che Annalisa morì di inedia, denutrita.
In seguito fui pregato di approfondire e pubblicare in un nuovo scritto la vita di Annalisa Michel e le risposte dei demoni durante gli esorcismi. Io volevo tuttavia lasciare questo compito ai due esorcisti, che conobbero appunto personalmente Annalisa, come pure all'Arcivescovo di Wùrzburg, il quale, a seguito di ripetute dichiarazioni dei demoni per ordine della Madonna, aveva ricevuto la registrazione su nastro dell'esorcismo. Ma siccome non uscì una competente e seria pubblicazione delle risposte e delle affermazioni dei demoni, mi voglio assumere questo compito e in questa occasione premettere anche una breve storia della sua vita e dei suoi mali. Sono inoltre, ben convinto, che tanti teologi cattolici, che ancora credono all'esistenza dei demoni e alla possibilità di ossessioni, sono dell'opinione che non ci si dovrebbe occupare delle espressioni dei diavoli, questi neri compagni, perché essi dicono soltanto bugie e portano pertanto su una strada sbagliata.

Riguardo alla domanda se costoro dicono sempre soltanto bugie o magari anche talvolta la verità a nostro bene, perché il Cielo li costringe a ciò, io mi sono riferito a parecchi passi della Sacra Scrittura già nella mia pubblicazione "Condannati innocenti". Tuttavia non si vuol credere che Dio trovi necessario impiegare anche i demoni per la nostra salvezza!
Io ci vedo invece tale necessità, data dal fatto che, oggi, dei teologi cattolici falsano la Sacra Scrittura, negano l'esistenza dei demoni o per lo meno non ne parlano, come se fossero morti! In tal modo essi negano il pericolo della dannazione eterna. E da queste perverse dottrine non solo ne è colpita gran parte del popolo, ma anche dei sacerdoti. Quando finalmente, dopo anni di pazienza, si condannò il professor Kiing, si alzò una grande ondata di proteste perché finalmente si era presa posizione contro uno che camminava nell'errore.

Oggi c'è ancora un sacerdote che ha il coraggio di insegnare agli scolari l'esistenza dei demoni? Se c'è, questi corre il rischio di essere tolto via dall'insegnamento della religione. Anche dei parlamentari, della SPD e della FDP della Dieta di Baviera, presero a protestare contro la rinnovazione dell'incarico di catechista al parroco Alt, che aveva attivamente lavorato nell'esorcismo di Klingenberg, e con risultato, grazie all'autorità ecclesiastica di Wiirzburg!
Quindi non c'è da meravigliarsi in un tempo del genere se il Signore ci fa dare un insegnamento religioso per mezzo dei demoni.
Annalisa infatti, ha conosciuto potenti rappresentanti dell'inferno nel loro abissale odio contro Dio e gli uomini e nella loro totale perfidia, e con lei anche i suoi familiari, gli esorcisti e i loro cooperatori.
Di questo e soprattutto delle istruzioni dateci per ordine del Cielo, se ne deve parlare. Anche se un solo lettore trae le conseguenze e si allontana dal male e salva la sua anima, la spesa per questo libro è ben ripagata.


Gaspare Bullinger


SI RIPORTA LA PARTE FINALE DEL FILM " THE EXORCISM OF EMILY ROSE "
CHE RAPPRESENTA LA VERA STORIA DI ANNALIESE MICHEL
DOVE FU CAMBIATO SOLO IL NOME CON EMILY ROSE.





Cose dette dai demoni
 in generale

L'ossessione di Annalisa Michel è, per molte ragioni, un caso straordinario nella storia della Chiesa. Infatti non si era quasi mai sentito che un esorcismo ordinato dal Vescovo del luogo non avesse il suo scopo e la esorcizzata morisse. È anche stato molto raro che una persona, direttamente o indirettamente, sia stata così tanto tormentata corporalmente e spiritualmente come Annalisa. (La celebre mistica Maria de Vallees, bretone, fu per 46 anni, nel Seicento, anima vittima, né poterono liberarla gli esorcismi, e pure ella era stata maleficiata come Annalisa.
C'è poi da considerare la ossessione dei demoni su Annalisa e quanto essi dissero, che dà motivo di seria riflessione. Potenze dell'inferno, demoni conosciuti del tempo antico, ma anche uomini-demoni, finora mai apparsi, del tempo moderno, si sono acquartierati in Annalisa; alcuni perfino già dopo la maledizione data ad Annalisa ancora prima della sua nascita; altri solo con l'andar del tempo e precisamente:
Lucifero, come unico angelo-demonio, il capo degli angeli precipitati nell'inferno, Giuda Iscariota, il primo traditore fra i seguaci di Cristo, Nerone, come rappre-sentante di un antico potere terreno, che perseguitò a sangue la giovane Chiesa, Caino, il primo fratricida nella storia dell'umanità, Hitler, l'uccisore di grandi masse di persone e nemico della Chiesa del nostro tempo, Fleischmann, un sacerdote indegno del 16° secolo, altri dannati del tempo antico e nuovo.
Quale colorita masnada!

Che cosa significano per noi i diversi demoni? Forse che non hanno innumerevoli seguaci in tutto il mondo? Per es.: fra quelli cosiddetti intellettuali, che non piegano la loro testa e le loro ginocchia davanti al Creatore e Redentore, come fece un tempo Lucifero;
nei traditori che gettano la Chiesa in braccio ai suoi nemici come Giuda;
nelle potenze terrene che perseguitano la Chiesa e i cristiani fino al sangue, come Nerone;
nei malfattori prepotenti, omicidi, terroristi, che assomigliano a Caino, la cui uccisione del fratello gridò vendetta al cielo; in coloro che vogliono essere ritenuti come dèi e sono tiranni e uccisori di moltitudini, come Hitler; in coloro che vanno verso la dannazione eterna per la loro appartenenza a organizzazioni nemiche del cristianesimo, come quella nazista del terzo Reich, che però, per comprensibili motivi non si sono rivelati con il nome; in coloro che non si pentono dei loro delitti e perciò non vogliono riparare, come sul Calvario il ladrone crocifisso alla sinistra di Gesù; in coloro le cui passioni e la vita mondana fanno sì che arrivino al punto d'impedire la nascita dei bambini, come si trova alla fine con la testimonianza delle donne dannate.
Quale incarico hanno avuto da eseguire i demoni?
Quattro evangelisti hanno scritto per noi la vera dottrina di Cristo e l'hanno trasmessa per la salvezza della nostra anima, per ordine dell'Alto.

Quattro demoni principali, che parlano nell'esorcismo di Klingenberg e precisamente, Lucifero, Giuda, Nerone e Fleischmann, dovettero ora con le loro affermazioni ricordarci la vera dottrina di Cristo, anch'essi per ordine dell'Alto, anche per la salvezza delle nostre anime, e così dare un insegnamento religioso, perché da parte di certi teologi cattolici l'insegnamento di Cristo in parte è falsificato o diluito o ignorato. È cosa interessante che questi quattro oratori del mondo dell'abisso dovettero perfino trasmettere al signor parroco Alt, di Ettleben, l'incarico di comunicare al "Superiore di Wiirzburg" la registrazione su nastro di quanto avevano detto, affinché egli lo rendesse pubblico. Altri importanti incarichi o discorsi o cose precise dette, p. e. che il sacerdote come tale deve essere riconoscibile attraverso il suo abito; che la comunione sulla mano e ricevuta in piedi era opera dell'inferno, ecc. ecc. dovettero essere affermate pure da diversi demoni.
Ora hanno essi mentito o hanno detto la verità? Ripetutamente alcuni di loro si sono contrassegnati come "padre della menzogna". Forse che questo non è vero? Lucifero ne diede prova e si è mostrato menzognero con la sua affermazione che egli era il più alto degli esseri spirituali e invece lo è Dio. Ma costretto dall'Alto egli dovette pure ammettere che egli era un creatura, e soltanto il supremo capo dei demoni nell'inferno. Giuda non poté esimersi dal dire che era dannato, mentre Pie-tro "dall'alto" guarda in giù, però talora dice anche lui è lassù, dove sono gli altri, e che non era dannato! Ma anche qui le bugie hanno le gambe corte. Egli dovette poi molte volte confessare che è proprio dannato, per tutta l'eternità e questo con urla spaventose, tali che agghiacciavano le ossa sino alle midolla!

Una volta un sacrestano, sulla cinquantina, ebbe a far conoscenza con questo Giuda. Egli mi raccontò di aver avuto l'occasione di assistere, come ospite, a una seduta di esorcismo. Giuda parlò per bocca di una donna, senza che si muovessero la bocca o le labbra di lei.
Anche qui egli si mostrò prima come padre della menzogna, ma poi gli sciorinò i peccati non confessati. "Questo è vero! Dice il vero! Questa volta non mente!". Gridò il sacrestano e si fece poi dare l'assoluzione (dal sacerdote esorcizzante). Da allora egli non ebbe più in seguito alcuna voglia di assistere un'altra volta ad un esorcismo. Quando, poi, durante il processo per gli esorcismi in Aschaffenburg, alla televisione fu fatta sentire anche una registrazione delle risposte dei demoni egli riconobbe nuovamente la voce di Giuda! (Quel processo fu seguito in televisione da 50.000.000 di persone in Germania!). Nelle cose dette dai demoni, oltre che con le menzogne dirette, bisogna fare i conti anche con le esagerazioni e generalizzazioni, come per esempio quando Nerone, il 10.10.1975, disse che i vescovi olandesi sono eretici e che anche i vescovi vanno all'inferno. È tanto scurrile, indelicato, tipico del mondo infernale, il modo di esprimersi dei demoni nei riguardi di Cristo, i santi, i vescovi, gli esorcisti, e rispetto ad altre persone presenti, anzi anche perfino tra loro. In ciò appare l'odio abissale e la illimitata rozzezza. Sono espressioni che si sentono anche fra gente triviale, per esempio scrofa, cane lurido, maiale, ecc. Una volta che una donna osò entrare nella discussione durante un esorcismo, subito da parte del demonio le fu rinfacciato: "Chiudi il becco, scrofa!". È Dio che permette tali espressioni e anche la loro grossolanità pure nel trattamento della loro vittima, affinché sappiamo quali fiori spettano a coloro che cadono sotto le unghie di queste bestie, e perché possiamo impedire con la preghiera e la riparazione questa disgrazia. Unicamente e solamente la Madre di Dio in questi esorcismi viene risparmiata da quelle crude espressioni diaboliche. Lei ha infatti posto il suo piede sul capo del dragone. Quando essi, per ordine di Lei, devono dire qualche cosa, parlano come di "quella là", specialmente quando Annalisa doveva indicare la statua della Madonna, oppure "per incarico della Dama", dell`Alta", o di "Madama".

Estremamente odiosi e perciò irripetibili i titoli dati dai demoni agli oggetti benedetti, per esempio la stola, le statue, le croci, le reliquie, ecc. L'acqua santa è per loro l'acqua lurida, la stola, similmente, e così l'esorcismo, la preghiera del rosario "il cicaleccio", i luoghi benedetti o di grazia, come luoghi di pellegrinaggio, sono per loro il porcile.
Non sempre riesce all'esorcista di far rettificare le sue espressioni. "Questo non lo posso" oppure "questo non mi va" oppure risponde con un deciso "no"; egli si rifiuta di ubbidire al comando. Spesso l'esorcista deve domandare: "per esempio vuoi dire la mèta del pellegrinaggio, 'san Damiano oppure Montichiari', 'la santacomunione', la Chiesa?". Oppure cose simili a cui di solito il demonio risponde "sì". In seguito, o secondo le circostanze, le espressioni del demonio sono appena accennate.
Non si può di per sé escludere che un demonio, in una sua espressione, possa essersi sentito chiamare l'incaricato da Cristo o dalla Madonna, se ciò non corrispondesse al vero. Alle volte un ordine dall'Alto può essere riconosciuto dal tono strozzato del demonio. Allora si rileva che egli fu costretto a questo. Però anche nell'eseguire un incarico un demonio si sforza di aggiungere una bugia. Anche se riguardo alle loro frasi si deve essere molto prudenti, sarebbe tuttavia fondamentalmente sbagliato, escludere o rifiutare per principio, o ignorarle. Ciò sarebbe altrettanto sbagliato, come credere senz'altro alle loro espressioni e accettarle. Come è ripetutamente accaduto nell'esorcismo "Un avvertimento dall'Aldilà". Il padre Arnoldo Renz, nella sua introduzione a questo scritto, ha detto che i demoni cercano sempre di mentire durante l'esorcismo. Perciò quello che essi dicono lo si deve esaminare fino in fondo. Ci viene offerta l'occasione a questo con il confronto con il Vangelo, gli insegnamenti della Chiesa, le rivelazioni a persone particolarmente favorite, ecc.

Come già si è rivelato una volta, le espressioni dei diavoli sono state apposte in maniera confusa, ad arte, fra loro; una volta questo, una volta quello. Forse il senso vero e proprio è andato talora perduto. Tuttavia noi vogliamo sapere che cosa dicono i demoni di se stessi, di altri demoni e dell'inferno; come si sono comportati con la loro vittima; che cosa essi hanno effettivamente detto
ad Annalisa; che cosa sanno loro delle situazioni del nostro tempo, soprattutto nella Chiesa; che cosa essi hanno da dire e quali messaggi ci hanno da trasmettere; come essi si sono comportati con gli esorcisti, che cosa avevano essi ancora da dire. Tutto questo fu raccolto e messo insieme, mediante registrazioni e nel corso degli esorcismi.
Quanto ora segue lo potrà dimostrare.






 NOVENA
ad Anneliese Michel


Prima Giornata

Cara Anneliese Michel, Tu eletto fiore sofferente di Gesù Cristo, mi rivolgo a Te con molta fiducia. Ti prego di implorare la Grazia per me...
Ti prego anche di concedermi la Grazia affinché io sia in grado di cercare Dio e la Sua magnificenza come prima cosa sulla Terra!
Le necessità della vita terrena devono restare al secondo posto nella mia vita!
Tu, cara Anneliese, all'età di 18 anni hai scritto in una lettera:
"Io pongo Dio al primo posto nella mia vita!".

Anche per me Dio deve essere e rimanere al primo posto! Aiutami, affinché io ami Dio al di sopra di ogni altra cosa, al fine di poter raggiungere il Cielo, dove sarò pienamente felice in eterno, perché la mia vera patria è il Cielo!

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...


Seconda Giornata

Mia amatissima sorella celeste Anneliese, io ti prego, implora per me la Grazia.
Aiutami anche a sopportare pazientemente ogni giorno ed in nome dell'amore per amore tutte le croci e le avversità della vita passeggera, perché Gesù ti disse:
"Le mie croci sono i più grandi regali della Grazia!".

Non solo la forza interiore di saper sopportare la croce ma anche la croce stessa è una Grazia! Aiutami a comprendere sempre più profondamente che per ogni croce che avrò portato, diventerò più degno di rag-giungere il Cielo. Nel fiore della giovinezza Tu fosti sfi-gurata da tante sofferenze e colpita sulla croce. Il tuo cammino terreno pieno di spine ti condusse a quella patria felice, dove fioriscono le rose senza spine! Oh, aiutami a vivere per questa patria, dove un giorno sarò pienamente felice in Dio insieme ad altri milioni di anime, perché la nostra patria è il Cielo eterno!

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...
Terza Giornata

Cara Anneliese Michel, Tu prediletta di Gesù e di Maria, pieno di fiducia ti prego, implora per me la Grazia... Altrettanto fervidamente ti prego di concedermi la Grazia di sottomettermi, di subire e sopportare pazientemente le sofferenze quotidiane che non com-prendo, perché il Salvatore ti disse:
"Ogni sofferenza, è ovvio, porta molti frutti
se viene congiunta alle mie sofferenze".

Mio amato fiore sofferente Anneliese, implora per me l'immensa Grazia di rendermi capace di sopporta-re per amore di Gesù tutto ciò che decide il Padre cele-ste. Lo so, dopo le brevi sofferenze del tempo, ci aspet-ta la beatitudine del Cielo!
Implora che io possa anelare a quella terra dove è nota la giovinezza eterna, e che sarà eterna nell'amore! Oh, come sarà bello il Cielo!

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...

Quarta Giornata

Anneliese, mio amato fiore sofferente, pieno di fidu-cia ti prego di implorare la Grazia per me...
Aiutami, affinché io diventi sempre più disposto al sacrificio e precisamente che ciò provenga dall'amore per Gesù, - dall'amore per Dio, perché l'amore vale
solo presso Dio. Io voglio anche accogliere le sofferen-ze come espiazione per coloro che si trovano su una strada sbagliata che porta all'Inferno e che, nell'ipocri-ta felicità del Diavolo, sono essi stessi felici. Che essi possano imboccare la strada che porta al Cielo in tempo, prima che sia troppo tardi. Tu fosti prescelta da Gesù per soffrire ed espiare le colpe di questi uomini che vanno incontro alla sofferenza eterna, per-ché il Salvatore ti disse:
"Tu soffrirai ed espierai i peccati già da ora".

Il mio attuale spirito di sacrificio in nome dell'amo-re, è veramente il momento decisivo per la beatitudine eterna! Aiutami ad essere coraggioso, cosicché anche tramite me molti di quegli uomini possano ottenere la felicità che solo il Cielo ci può dare!

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...

Quinta Giornata

Anneliese Michel, Tu fiore sofferente prescelto da Gesù e prediletta di Maria, sii il mio intercessore pres-so Dio ed invoca per me la Grazia...
Due preti completamente diversi tra loro erano pre-senti al Tuo martirio d'espiazione. Il pastore Fleis-chmann dall'Inferno e Padre Pio dal Cielo. Tra il Cielo e l'Inferno si è compiuta la tua inconcepibile sofferen-za, - naturalmente ha vinto il Paradiso. In questa sof-ferenza tra Paradiso e Inferno, Tu hai compreso la dignità dei preti.
Riempici con l'ardente desiderio di pregare per i preti santi, - ma anche per quelli che sono diventati infedeli al loro alto incarico, cosicché anche questi possano imboccare la retta via per il Cielo e al fine di non guidare le loro anime infedeli verso l'Inferno, bensì verso la beatitudine eterna, perché Gesù ti disse:
"Prega e sacrificati molto per i miei preti!
Non ti ho mostrato per niente la grandezza
e la dignità di uno di quei preti, ma l'ho fatto
perché Tu rabbrividissi di rispetto profondo
nei loro confronti".

Aiuta tutti i preti affinché essi diventino quei pastori che guidano il gregge di Cristo verso il pascolo eterna-mente verde, sino alla splendente cima della beatitu-dine eterna.
Un'inconcepibile beatitudine eterna ci attende lassù nel Cielo!

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...

Sesta Giornata

Mia amata sorella Anneliese Michel, Tu hai dovuto sopportare profonde umiliazioni come espiazione per la superbia del Mondo.
La Tua anima è stata abbandonata a soffrire per un tempo determinato nelle mani delle potenze dell'In-ferno. Al tuo corpo è stata rubata ogni bellezza nel più bel fiore della giovinezza. - Come è stato detto al Salvatore dopo la spietata flagellazione: "Guardate che uomo". - Così ti hanno potuto dire, cara Annelie-se: "Guardate che ragazza".
Con la più profonda umiliazione, Tu hai espiato ogni superbia che era stata manifestata da altri e rica-duta su chi non ne era responsabile. Perciò ti prego di donarmi la Grazia dell'umiltà e la Grazia...
Aiutami a non condannare i preti indegni, ma a pre-gare per loro, cosicché essi si possano rendere conto di quanto profonda sia la loro responsabilità e quanto importante sia la loro elezione. Gesù ti disse:

"Rifletti, anche il prete indegno è un secondo Cristo. Non condannare nessuno, per non essere ' condannato. Lascia a me questo compito!".

Salvatore divino, nella più profonda umiltà, con spi-rito espiatore ed in preghiera lascio tutto alla tua divi-na magnanimità; non solo gli errori dei Tuoi fedeli e gli errori di coloro che ti hanno abbandonato, ma anche i miei stessi errori. A Te, amato Salvatore, non interessano i miei errori, ma il mio amore per Te e per i miei simili, perciò do-nami un grande amore, con il quale io possa essere d'aiuto a molti uomini lungo la strada dell'amore, pronto al sacrificio per conquistare quella patria, dove l'eterna giovinezza attende nell'amore eterno, e questa patria è il Cielo!

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...

Settima Giornata

Anneliese, rosa sbocciata nelle sofferenze per il Paradiso! Le dure prove della giovinezza ti hanno condotta all'immensa fortuna dell'eternità di Dio! Invoca per me dal Cielo la Grazia... per la quale ti prego fervidamente! Aiutami a riporre tutta la mia fiducia in Gesù e ad essere sotto la protezione della Madre dei cieli, Maria! Anch'io voglio stare sotto la protezione di Maria per essere quotidianamente lega-to a Gesù totalmente nella preghiera!
Con Gesù si possono superare tutti gli esami, le sof-ferenze sono ancora così grandi, esse passano conti-nuamente! - Gesù ti disse:
"Tu supererai tutte le tue prove; ma sarai chiamata a compierne ancora altre. Ti concederò la mia Grazia. Sarai fedele sino alla morte!".

Cara Anneliese, ti prego di concedermi la Grazia di essere fedele in tutte le prove sino alla morte!
Nell'ultimo giorno della Tua vita, nel Tuo ultimo "giorno d'esame", hai dato l'impressione di non aver superato l'ultima prova, - come se Tu fossi "passata volando". Sì, cara Anneliese, effettivamente sei passa-ta volando col Salvatore, dal Tempo all'eternità di Dio. Tu sei atterrata in quel paese dove non ci saranno più prove per l'eternità, ma solo gioia, - eterna gioia nel Regno dei cieli!

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...


Ottava Giornata

Cara Annaliese Michel, quando la mia preghiera in onore di Dio è la mia salvezza, così io ti prego, esaudi-scimi.
Aiutami anche in tutte le demoniache contestazioni!
Aiuta molti uomini a raggiungere la mèta eterna! Ac-corri in aiuto ai sofferenti, a chi interpreta male, a tutti i solitari e porta loro il desiderio della piena felicità in cielo! Riempili con un desiderio di Dio, Dio è la vita! In-segna loro a pregare! Aiuta i genitori a ottenere una ve-ra e profonda fede, con la quale facciano crescere i loro figli, non solo per le cose terrene, ma per la felicità del cielo. Implora la forza della giovinezza a scansare il peccato e il desiderio - non l'effimera, ma l'eterna gioventù a gustare il cielo meraviglioso.
Miracolosi desideri sono possibili solo là, dove la gra-zia di Dio è disponibile e la Grazia deve essere eredita-ta, perciò ti dice l'amato Salvatore:
"Prega e implora incessantemente per il tuo prossi-mo, affinché anch'egli possa raggiungere la patria eterna".

Aiutaci a pregare volentieri, a scansare il peccato, a santificare le domeniche e i giorni feriali, a venerare profondamente Gesù e ognissanti nell'eucaristia, ad ac-cogliere la Santa Comunione con cuori puri.
Aiutaci, Maria, a dimostrare nel rosario di ogni gior-no la nostra vita.
Aiutaci a essere buoni con gli altri.
Così andiamo insieme verso l'alta felicità, questa ci aspetta lassù nel cielo meraviglioso.

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...


Nona Giornata

Cara Anneliese Michel, alla nona giornata ti prego di farmi la Grazia...
Sarò grato in eterno per ogni Grazia tramite la quale opererò per raggiungere un giorno la mia mèta, per-ché ogni Grazia per me è la più grande ricchezza, ora e per sempre!
Oh, come bramo per quella Grazia tramite la quale tutti i popoli e le nazioni della Terra si riconosceranno in Dio, come Figli di Dio si ameranno vicendevolmen-te e tutti allo stesso tempo AMERANNO DIO AL DI SOPRA DI OGNI ALTRA COSA, - come in Cielo, così in Terra!
Vorremmo imboccare tutti insieme la strada verso la celestiale Gerusalemme, dove sono pronti per noi de-gli appartamenti eterni, per vivere con Te l'eterna gio-vinezza e l'amore eterno.

Padre Nostro che sei nei cieli...
Ave o Maria...
Gloria al Padre...

 
 
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lunedì 13 luglio 2015

Sana virilità

Don Elia. Ascolta figlio...

Ausculta, o fili, praecepta magistri…
(san Benedetto abate)

Nessun vantaggio per noi dal meditare la Parola del Signore e dal nutrirci del Suo Corpo e Sangue, se poi non ne viviamo nell’esistenza di ogni giorno; tanta grazia e degnazione nei nostri confronti deve pur produrre, con la nostra cooperazione, un effetto di santificazione: «Portate dunque un frutto degno della conversione» (Mt 3, 8). Ma com’è difficile riconoscere, momento per momento, la volontà di Dio! A seconda delle singole inclinazioni di carattere, oscilliamo dal lassismo più permissivo al rigore più scrupoloso, con tutto un ventaglio di atteggiamenti che, salvo quello equilibrato, sono espressione della nostra natura ferita o dei suggerimenti menzogneri del demonio. Quest’ultimo, con quanti sono avviati sulla via del bene, si trasforma spesso in angelo di luce per spingerli a rovinosi eccessi o in falso paraclito per giustificarne i cedimenti; una volta ottenuto lo scopo, in ogni caso, si manifesta per quello che è: implacabile accusatore.

Ecco perché ci è così necessario un maestro di vita interiore che ci insegni a discernere fra i movimenti dell’anima e ad individuarne l’origine: così potremo distinguere tra ciò che viene realmente da Dio e ciò che invece nasce dalla nostra psiche o è insinuazione del nemico. Sia ben chiaro: a nessun risultato potremo mai pervenire in questo campo senza aver dapprima conformato la nostra vita e i nostri atti all’universale volontà divina, valida per tutti in ogni circostanza ed espressa nei Comandamenti come la Chiesa li ha sempre spiegati e applicati. Ciò che la legge morale proibisce va escluso a priori dall’orizzonte delle possibili scelte e non dev’essere mai fatto da nessuno, per nessun motivo e in nessuna situazione; le nostre orecchie siano sorde a qualsiasi discorso “teologico” o “pastorale” che apra surrettiziamente spiragli all’immoralità, soprattutto in materia grave, se non vogliamo farci trascinare nel baratro dell’incosciente suicidio collettivo in cui si è gettata la società moderna.

La scelta della guida spirituale richiede a sua volta acuto discernimento; per questo è necessaria una preghiera insistente, pressante, offerta con forti grida e lacrime (Eb 5, 7), sostenuta da opere di carità e, se possibile, culminante in un pellegrinaggio: il Signore non farà mancare la Sua risposta. È evidente che tocca pure a ciascuno esprimere il proprio giudizio mediante l’esercizio della ragione e del sensus fidei: un direttore di coscienza che non sia cristallino nella sua fedeltà alla dottrina definita o manifesti cedimenti sul piano morale va subito scartato, a prescindere da qualsiasi altra considerazione; sarebbe come affidare la propria salute ad un medico incompetente. Certo, molti risponderanno che questa, oggi, è merce rarissima: ne convengo pienamente, ma proprio per questo rinnovo il mio invito ai sacerdoti a segnalarsi e i fedeli stessi a far loro conoscere la parrocchia virtuale. È anche possibile collaborare senza iscriversi sulla lista, ma offrendo semplicemente la propria disponibilità a ricevere persone della zona da me indirizzate.

Un’insidia particolarmente sottile, anche per sacerdoti molto sinceri e ben formati, è quella di cui ho dovuto prender coscienza io stesso nel corso degli anni. Non mi riferisco allo spontaneismo grezzo che impazza da decenni in parrocchie, associazioni e movimenti; chiunque abbia iniziato un vero cammino spirituale sa bene che, per la nostra natura corrotta, ciò che è spontaneo è l’egoismo e il peccato, mentre la virtù e l’amore richiedono una lunga purificazione e un paziente allenamento. Penso piuttosto a quell’illusione, così diffusa, che spinge a guardare subito alle vette senza prima aver risollevato la persona dal pantano della valle – in altre parole, senza averne prima verificato le condizioni morali e la vita di preghiera. Chiudere una ferita senza purgarla è il miglior modo perché l’infezione si diffonda fino a provocare la morte… in questo caso dell’anima. Senza aver almeno cominciato a correggere le cattive abitudini e a combattere vizi e peccati, non si va da nessuna parte nel mondo dello spirito, ma si nutrono soltanto orgoglio e presunzione. Non si affronta una scalata con le gambe rotte, né si attacca in prima linea se il nemico è nelle retrovie.

Un vero padre, in vista del loro bene, non risparmia ai suoi figli lotte e sudori. Va anzitutto bandita con decisione quella tenerezza morbosa – e in fondo egoistica e peccaminosa – che non fa maturare i piccoli e fa regredire i grandi, ma che nell’odierna società ha contaminato le relazioni di ogni genere o quasi. Una sana virilità incute generalmente timore, anziché infondere fiducia e sicurezza; ad attrarre è per lo più quella malintesa virilità violenta, propinata da cinema e videogiochi, che è piuttosto una reazione alla paura e alla frustrazione. Un atteggiamento fermo e deciso viene spesso percepito e giudicato come troppo rigido e severo da chi vorrebbe unicamente conferme che lo esimessero dal rimettersi in discussione; ma non per questo bisogna rinunciare – almeno con chi è abbastanza intelligente da accettarle – a porre esigenze morali e opportune proibizioni di quanto è dannoso. Ciò risulta più facile con i bambini, almeno con quelli non ancora troppo guastati dagli stessi genitori e dall’ambiente sociale; con i giovani e gli adulti è meglio mettere in chiaro le cose fin dall’inizio, per evitare di perdere tempo e di farne perdere.

Certo, non si può non tener conto del fatto che nella cultura attuale, dopo la demolizione della pedagogia tradizionale e l’imposizione di teorie educative aberranti, non si possono applicare tali e quali i metodi del passato, che sono improponibili alla nostra debolezza; bisogna tuttavia coglierne i princìpi ispiratori e le dinamiche metodologiche per adattarli con equilibrio alle necessità di oggi. Il ricorso ai vecchi trattati di ascetica, di primo acchito, provoca un’acuta e dolorosa consapevolezza delle altezze da cui siamo precipitati; ma, senza scoraggiarsi troppo presto, fa bene inoltrarvisi a poco a poco per distillarne almeno gli elementi essenziali, indispensabili per ricostruirsi una sana disciplina. Che parola desueta! Eppure qualunque sportivo vi si sottopone per poter sviluppare le proprie capacità fisiche e ottenere dei risultati… Se tenessimo alla salute dell’anima almeno quanto a quella del corpo, quali diete e privazioni non le infliggeremmo! «Il Regno di Dio soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono» (Mt 11, 12).

Cerca dunque un buon maestro per ascoltare i suoi precetti e, soprattutto, per metterli in pratica. In attesa di trovarne uno reale, puoi anche reperirne uno virtuale procurandoti il libro di un certo fra’ Semplice, intitolato Il setaccio, nel catalogo in linea delle Edizioni Segno; puoi altresì scrivere all’autore all’indirizzo di posta elettronica riportato dietro il frontespizio. Non sarà come aprire il cuore, di presenza, ad uno starec che ti legge nell’anima e ti risponde proprio quella parola che avevi bisogno di ricevere; ma per cominciare è già qualcosa… Se poi la Provvidenza vorrà, potrai fare la sua conoscenza o – se avrai pregato con tutto il cuore – trovare un angelo in carne e ossa vicino a casa tua, là dove Dio ti ha posto a far brillare la Sua luce in questo mondo tenebroso che Lo rifiuta, ma non sa di averne una nostalgia indicibile.

venerdì 29 maggio 2015

NON SON FAVOLE. / Ni cuentecitos de hadas

Morte di un carcerato

Dagli scritti di Don Giuseppe Tomaselli (1902-1989)

Il seguente fatto avvenne diversi anni or sono in Sicilia, e precisamente nella Casa Penale di Nicosia. Lo raccontò a me personalmente il Maresciallo del carcere, testimonio oculare. Sono ancora vivi altri testimoni oculari.

In una cella c'era un detenuto che aveva commesso sette omicidi. L'anima dell'infelice era in disgrazia di Dio. In certe occasioni tanti carcerati si confessavano e si comunicavano; l'indurito omicida non voleva saperne di Sacramenti. Si avvicinò anche per lui la fine della vita. Una settimana prima di morire la cella del detenuto sembrò assalita dai demoni. L'omicida urlava di spavento continuamente: Che cose orribili vedo mai! Come sono brutti questi mostri! Aiuto! Aiuto! - Il Direttore del carcere ed il Maresciallo, credendo che il detenuto fosse in preda alla nevrastenia, lo sottoposero ad un'accurata visita medica. Il dottore assicurò che l'organismo era normale e che quanto avveniva non poteva essere effetto di nervi indeboliti.

Passarono alcuni giorni in tale stato. Intanto le carni dell'omicida apparivano strane, con delle chiazze nere. Dopo una settimana di sofferenze fisiche e morali, il detenuto moriva, rifiutando gli ultimi Sacramenti.

Il cadavere fu adagiato sulla branda dentro la cella. Per qualche ora nessuno rimase nella cella, essendosi ritirati i superiori del carcere per disporre l'occorrente per il trasporto del cadavere.

Dopo circa un'ora, rientrarono nella cella il Direttore, il Maresciallo ed alcuni custodi. Quale non fu la loro meraviglia a vedere là dentro due gattoni neri, grossi come due cani, avventati contro il cadavere dell'omicida. Con le zampe e con i denti cercavano di sventrare il morto. I presenti non sapevano spiegarsi come mai avessero potuto penetrare là dentro quelle due bestiacce, stranissime. 
Da dove sarebbero potuto entrare? Gridando e minacciando, i convenuti riuscirono a mettere in fuga i due gattoni, i quali scapparono per la porta della cella. Il corridoio attiguo era custodito dai vigili; presso i diversi cancelli c'erano le guardie. Il Direttore chiese subito: Avete visto due grossi gatti neri, che son passati proprio adesso di qua? - Nessuno ha visto niente! -

Le due bestiacce com'erano piombate improvvisamente nella cella dell'omicida, così improvvisamente erano sparite. Niente di difficile che siano stati due demoni.

(Brano tratto da “Gli angeli ribelli”, di Don Giuseppe Tomaselli)

domenica 8 marzo 2015

Falsario e ingannatore sperimentato


L’ASSALTO DI SATANA E DEGLI ANGELI RIBELLI DURANTE LA QUARESIMA


L’ASSALTO DI SATANA E DEGLI ANGELI RIBELLI DURANTE LA QUARESIMA
Satana è il «padre della menzogna» (Gv. 8,44) e da questo spirito fraudolento derivano tutta una serie di stratagemmi che, per permissione di Dio, i diavoli usano per ingannarci e per deviare noi uomini dalla retta ragione, per confonderci, per allontanarci da Gesù e dalla Chiesa. La Tradizione ci insegna che Satana e gli altri angeli decaduti possono addirittura “occupare” temporaneamente, sempre per concessione di Dio,  il corpo di un essere umano, giovane o anziano che sia, come pure quello di un animale, ed in questo caso dobbiamo parlare di possessione diabolica; essi possono anche “impossessarsi” momentaneamente  di un edificio o di un oggetto, ed in questo caso trattasi di infestazione; ma, ancor più grave, è il caso della loro “trasfigurazione”, ovvero, è loro consentito di assumere l’aspetto di «angeli di luce», dunque di Angeli, di Santi, della Vergine Maria e di Gesù Cristo medesimo, come l’Apostolo san Paolo insegna (2Cor. 11,14) 

... San Luigi Maria Grignion de Montfort nel suo «Trattato della vera devozione a Maria» spiega la logica astuta che si cela dietro talune “manifestazioni” diaboliche: 
«Il demonio, come un falsario e ingannatore sperimentato, ha già raggirato e fatto perdere tante anime con una falsa devozione alla Santa Vergine; e ogni giorno, nella sua diabolica esperienza, si dà da fare per perderne molte altre, illudendole e facendole addormentare nel peccato, con il pretesto di qualche preghiera, recitata male, e di qualche pratica esteriore da lui suggerita. Come un falsario non contraffa di solito che l’oro e l’argento e solo raramente gli altri metalli, perché non ne vale la pena, così lo spirito maligno non falsifica tante altre devozioni, ma quelle di Gesù e di Maria, cioè la devozione all’Eucaristia e quella mariana, perché queste rappresentano ciò che l’oro e l’argento sono in confronto agli altri metalli».

Il maligno, che ben conosce la natura umana macchiata dal peccato originale, sa benissimo che può colpire facendo leva sulla suggestione del soggetto, spingendo così sul sentimento del medesimo sicché, una volta “tramutatolo” in sentimentalismo, rendere l’uomo simile alla bestia, facendogli dimenticare cosa è realmente «la fede», ovvero la virtù teologale del «credere senza vedere», motivo per cui è detta anche «virtù imperfetta», visto che, raggiunta l’agognata salvezza (per grazia di Dio e per meriti nostri), l’uomo non ha più bisogno di fede, poiché vede, bensì vive di carità infinita, di amore acceso, questa sì che è la «virtù perfetta».

La carità, terrore per il maligno, «non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità» (1Cor. 13,6). La carità, che è diversa dalla semplice filantropia, in cosa consiste precisamente? Per usare le parole dell’Apostolo dell’Amore, di «colui che sembra aver svelato i segreti del Sacratissimo Cuore di Gesù» (Cf. Mortalium Animos, Pio XI): «in questo consiste l’amore di Dio, nell’osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi» (1Gv. 5,3); è fin troppo chiaro perché Satana vuole allontanarci dalla vera carità, per renderci così servi della menzogna, del mondo, e per farci trasgredire, al pari dei selvaggi, le leggi di Dio (oggi ricordate per mezzo della Chiesa nei Comandamenti e nei Precetti).

È dunque iniziata la Quaresima (18 febbraio 2015) che richiede una difficile preparazione spirituale alla morte (cui segue la risurrezione) di Nostro Signore Gesù Cristo, pertanto la schiera di angeli ribelli capitanati da Satana è, proprio adesso, particolarmente fomentata contro l’uomo col fine di turbare ancor di più, insinuando nell’uomo i terribili, peccaminosi, carnali e futili pensieri, i tanti desideri malsani sì da agevolare il vizio ed allontanarci dall’esercizio delle virtù, è il tempo della dura prova.

Satana ci induce, così, a «commettere ciò che è indegno», “dominando” il nostro intelletto e facendoci disprezzare il Creatore; si capisce chiaramente il perché dell’ammonizione di san Paolo
«Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa» (Rom. 1,26-31).

Ricordiamoci, però, che nella lotta dello spirito contro la carne, dobbiamo essere armati: ecco per quale motivo la santa Chiesa ci raccoglie nei suoi templi per iniziarci alla Milizia spirituale. San Paolo ci ha già fatto conoscere i dettagli della difesa con queste parole: «Siate dunque saldi, cingendo il vostro fianco con la verità, vestiti della corazza della giustizia, avendo i piedi calzati in preparazione al Vangelo di pace. Prendete soprattutto lo scudo della fede, l’elmo della saldezza e la spada dello spirito, cioè la Parola di Dio» (Ef. 6,14-17). 
Il principe degli Apostoli, san Pietro, aggiunge: «Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato» (1Pt. 4,1). Ricordandoci, oggi, la Chiesa questi apostolici insegnamenti, ne aggiunge un altro non meno eloquente, obbligandoci a risalire al giorno della prevaricazione, che rese necessario quelle lotte che stiamo per intraprendere e le espiazioni attraverso le quali dobbiamo passare 
(Cf. L’anno liturgico, dom Prosper Guéranger, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 463-467)
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (Ha scritto e pubblicato clicca qui) e Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicatoclicca qui)
AMDG et BVM

sabato 31 gennaio 2015

Domenica 1 Febbraio 2015, IV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta


Domenica 1 Febbraio 2015, IV Domenica del Tempo Ordinario - Anno B

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,21-28.

Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.
Traduzione liturgica della Bibbia

Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" 
di Maria Valtorta : Volume 1 Capitolo 59 pagina 365.

Vedo la sinagoga di Cafarnao. E’ già piena di folla in attesa. Gente sulla porta occhieggia sulla piazza ancora assolata, benché sia verso sera. Finalmente un grido: “Ecco il Rabbi che viene”. La gente si volta tutta verso l’uscio, i più bassi si alzano sulle punte dei piedi o cercano di spingersi avanti. Qualche disputa, qualche spintone, nonostante i rimproveri degli addetti alla sinagoga e dei maggiorenti della città.“La pace sia su tutti coloro che cercano la Verità.” Gesù è sulla soglia e saluta benedicendo a braccia tese in avanti. La luce vivissima che è nella piazza assolata ne staglia l’alta figura, innimbandola di luce. Egli ha deposto il candido abito ed è nel suo solito azzurro cupo. 

Si avanza fra la folla che si apre e si rinserra intorno a Lui, come onda intorno ad una nave. “Sono malato, guariscimi!” geme un giovane che mi pare tisico nell’aspetto, e prende Gesù per la veste.Gesù gli pone la mano sul capo e dice: “Confida. Dio ti ascolterà. Lascia ora che Io parli al popolo, poi verrò a te”.Il giovane lo lascia andare e si mette quieto. “Che ti ha detto?” gli chiede una donna con un bambino in braccio. “Mi ha detto che dopo aver parlato al popolo verrà a me.” “Ti guarisce, allora?” “Non so. Mi ha detto: ‘Confida’. Io spero.” “Che ha detto? Che ha detto?” La folla vuole sapere. La risposta di Gesù è ripetuta fra il popolo. “Allora io vado a prendere il mio bambino.”


 “Ed io porto qui il mio vecchio padre.” “Oh! se Aggeo volesse venire! Io provo... ma non verrà” Gesù ha raggiunto il suo posto. Saluta il capo della sinagoga ed è salutato da questi. E’ un ometto basso, grasso e vecchiotto. Per parlare a lui, Gesù si china. Pare una palme che si curvi su un arbusto più largo che alto. “Che vuoi che ti dia?” chiede l’archisinagogo. “Quello che credi, oppure a caso. Lo Spirito guiderà.” “Ma... e sarai preparato?” “Lo sono. Dài a caso. Ripeto: lo Spirito del Signore guiderà la scelta per il bene di questo popolo.” 

L’archisinagogo stende una mano sul mucchio dei rotoli, ne prende uno, apre e si ferma a un dato punto. “Questo” dice. Gesù prende il rotolo e legge il punto segnato: “Giosuè: ‘Alzati e santifica il popolo e di' loro: “Santificatevi per domani, perché, dice il Signore Dio di Israele, l’anatema è in mezzo a voi, o Israele; tu non potrai stare a fronte dei tuoi nemici fino a tanto che sia tolto di mezzo a te chi s’è contaminato con tal delitto’’. Si ferma, arrotola il rotolo e lo riconsegna. La folla è attentissima. Solo bisbiglia alcuno: “Ne udremo delle belle contro i nemici!”. “E’ il Re d’Israele, il Promesso, che raccoglie il suo popolo!” Gesù tende le braccia nella solita posa oratoria. 

Il silenzio si fa completo. “Chi è venuto per santificarvi, si è alzato. E’ uscito dal segreto della casa dove si è preparato a questa missione. Si è purificato per darvi esempio di purificazione. Ha preso la sua posizione di fronte ai potenti del Tempio e al popolo di Dio, e ora è fra voi. Io sono. Non come, con mente annebbiata e fermento nel cuore, alcuni fra voi pensano e sperano. Più alto e più grande è il Regno di cui sono il Re futuro e a cui vi chiamo. 

Vi chiamo, o voi di Israele, prima d’ogni altro popolo, perché voi siete quelli che nei padri dei padri ebbero promessa di quest’ora e alleanza col Signore Altissimo. Ma non con turbe di armati, non con ferocie di sangue sarà formato questo Regno, e ad esso non i violenti, non i prepotenti, non i superbi, gli iracondi, gli invidiosi, i lussuriosi, gli avari, ma i buoni, i miti, i continenti, i misericordiosi, gli umili, gli amorosi del prossimo e di Dio, i pazienti, avranno entrata. Israele! Non contro i nemici di fuori sei chiamato a combattere. Ma contro i nemici di dentro. Contro quelli che sono in ogni tuo cuore. Nel cuore dei dieci e dieci e dieci mila tuoi figli. 

Levate l’anatema del peccato da tutti i vostri singoli cuori, se volete che domani Dio vi raduni e vi dica: ‘Mio popolo, a te il Regno che non sarà più sconfitto, né invaso, né insediato da nemici’. Domani. Quale, questo domani? Fra un anno o fra un mese? Oh! non cercate! Non cercate con sete malsana di sapere ciò che è futuro con mezzo che ha sapore di colpevole stregoneria. Lasciate ai pagani lo spirito pitone. Lasciate a Dio Eterno il segreto del suo tempo. Voi da domani, il domani che sorgerà dopo quest’ora di sera, e quella che verrà di notte, che sorgerà col canto del gallo, venite a purificarvi nella vera penitenza. Pentitevi dei vostri peccati per essere perdonati e pronti al Regno. Levate da voi l’anatema del peccato. Ognuno ha il suo. Ognuno ha quello che è contrario ai dieci comandamenti di salute eterna. Esaminatevi ognuno con sincerità, e troverete il punto in cui avevate sbagliato. 

Umilmente abbiatene pentimento sincero. Vogliate pentirvi. Non a parole. Dio non si irride e non si inganna. Ma pentitevi con la volontà ferma, che vi porti a mutare vita, a rientrare nella Legge del Signore. Il Regno dei Cieli vi aspetta. Domani. Domani? vi chiedete? Oh! è sempre un domani sollecito l’ora di Dio, anche se viene al termine di una vita longeva come quella dei Patriarchi. L’eternità non ha per misura di tempo lo scorrere lento della clessidra. E quelle misure di tempo che voi chiamate giorni, mesi anni, secoli, sono palpiti dello Spirito Eterno che vi mantiene in vita. Ma voi eterni siete nello spirito vostro, e dovete, per lo spirito, tenere lo stesso metodo di misurazione del tempo che ha il Creatore vostro. Dire, dunque: “Domani sarà il giorno della mia morte”. Anzi non ‘morte’ per il fedele. Ma riposo di attesa, in attesa del Messia che apra le porte dei Cieli. E in verità vi dico che fra i presenti solo ventisette morranno dovendo attendere. Gli altri saranno già giudicati prima della morte, e la morte sarà il passaggio a Dio o a Mammona senza indugio, perché il Messia è venuto, è fra voi e vi chiama per darvi la Buona Novella, per istruirvi alla Verità, per salvarvi al Cielo. Fate penitenza! Il ‘domani’ del Regno dei Cieli è imminente. Vi trovi mondi per divenire possessori dell’eterno giorno. La pace sia con voi.” 

Si alza a contraddirlo un barbuto e impaludato israelita. 
Dice: “Maestro, quanto Tu dici mi pare in contrasto con quanto è detto nel libro secondo dei Maccabei, gloria d’Israele, Là è detto: “E’ infatti segno di grande benevolenza il non permettere ai peccatori di andare dietro per lungo tempo ai loro capricci, ma di dare subito mano al castigo. Il Signore non fa come le altre nazioni, che le aspetta con pazienza per punirle, venuto il giorno del giudizio, quando è colma la misura dei peccati. Tu invece parli come se l'Altissimo potesse essere molto lento nel punirci, attendendoci come gli altri popoli, fino al tempo del giudizio, quando sarà colma la misura dei peccati. Veramente i fatti ti smentiscono. Israele è punito come dice lo storico dei Maccabei. Ma se fosse come Tu dici, non vi è dissapore fra la tua dottrina e quella chiusa nella frase che ti ho detto?” 

“Chi sei, Io non so. Ma chiunque tu sia, Io ti rispondo. Non c’è dissapore nella dottrina, ma nel modo di interpretare le parole. Tu le interpreti secondo il modo umano. Io secondo quello dello spirito. Tu, rappresentante della maggioranza, vedi tutto con riferimenti al presente e al caduco. Io, rappresentante di Dio, tutto spiego e applico all’eterno e al soprannaturale. Vi ha colpito, sì, Geavè nel presente, nella superbia e nella giustizia d’esser un ‘popolo’, secondo la terra. Ma come vi ha amati e come vi usa pazienza, più che con ogni altro, concedendo a voi il Salvatore, il suo Messia, perché lo ascoltiate e vi salviate prima dell’ora dell’ira divina! 
Non vuole più che voi siate peccatori. Ma se nel caduco vi ha colpiti, vedendo che la vostra ferita non sana, ma anzi ottunde sempre più il vostro spirito ecco che vi manda non punizione ma salvezza. Vi manda Colui che vi sana e vi salva. Io che vi parlo.” 

“Non trovi essere audace nel professarti rappresentante di Dio? Nessuno dei Profeti osò tanto e Tu... Chi sei, Tu che parli? E per ordine di chi parli?” 

“Non potevano i Profeti dire di loro stessi ciò che Io di me stesso dico. Chi sono? L’Atteso, il Promesso, il Redentore. Già avete udito colui che lo precorre dire: ‘’ Preparate la via del Signore... Ecco il Signore Iddio che viene... Come un pastore pascerà il suo gregge, pure essendo l’Agnello della Pasqua vera.’’ Fra voi sono quelli che hanno udito dal Precursore queste parole, e hanno visto balenare il cielo per una luce che scendeva in forma di colomba, e udito una voce che parlava dicendo chi ero. Per ordine di chi parlo? Di Colui che è e che mi manda.” 

“Tu lo puoi dire, ma puoi essere anche un mentitore o un illuso. Le tue parole sono sante, ma talora Satana ha parole di inganno tinte di santità per trarre in errore. Noi non ti conosciamo.” 

“Io sono Gesù di Giuseppe della stirpe di Davide, nato a Bethem Efrata, secondo le promesse, detto nazareno perché a Nazaret ho casa. Questo secondo il mondo. Secondo Dio sono il suo Messo. I miei discepoli lo sanno.” 

“Oh! loro! Possono dire ciò che vogliono e ciò che Tu fai loro dire.” 

“Un altro parlerà, che non mi ama, e dirà chi sono. Attendi che Io chiami un di questi presenti.” Gesù guarda la folla che è stupita dalla disputa, urtata e divisa tra opposte correnti. La guarda, cercando qualcuno coi suoi occhi di zaffiro, poi chiama forte: “Aggeo! Vieni avanti. Te lo comando.”Grande brusio tra la folla, che si apre per lasciar passare un uomo tutto scosso da un tremito e sorretto da una donna. “Conosci tu quest’uomo?” 

“Sì. E’ Aggeo di Malachia, qui di Cafarnao. Posseduto è da uno spirito malvagio che lo dissenna in furie repentine.” 

“Tutti lo conoscono?” La folla grida: “Sì, sì” “Può dire alcuno che fu meco in parole, anche per pochi minuti?” La folla grida: “No, no, quasi ebete è, e non esce mai dalla sua casa e nessuno ti ha visto in essa.” “Donna: portalo a Me davanti.” La donna lo spinge e trascina, mentre il poveretto trema più forte. 

L’archisinagogo avverte Gesù: “ Stà attento! Il demonio sta per tormentarlo... e allora si avventa, graffia, morde.” La folla fa largo, pigiandosi contro le pareti. I due sono ormai di fronte. Un attimo di lotta. Pare che l’uomo, uso al mutismo, stenti a palare e mugola, poi la voce si forma in parola: “Che c’è fra noi e Te, Gesù di Nazaret? Perché sei venuto a tormentarci? Perché a sterminarci, Tu, padrone del Cielo e della Terra? So chi sei: il Santo di Dio. Nessuno, nella carne, fu più grande di Te, perché nella tua carne d’uomo è chiuso lo Spirito del Vincitore Eterno. Già mi hai vinto in...

“Taci! Esci da costui!. Lo comando.” L’uomo è preso come da un parossismo strano. Si dimena a strattoni, come se ci fosse chi lo maltratta con urti e strapponate, urla con voce disumana, spuma e poi viene gettato al suolo da cui poi si rialza, stupito e guarito.“Hai udito? Che rispondi ora?” chiede Gesù al suo oppositore. L’uomo barbuto e impaludato fa una alzata di spalle e, vinto, se ne va senza rispondere. La folla lo sbeffeggia e applaude Gesù.“Silenzio. Il luogo è sacro!” dice Gesù, e poi ordina: “A Me il giovine al quale ho promesso aiuto da Dio.” Viene il malato. Gesù lo carezza: “Hai avuto fede! Sii sanato. Va' in pace e sii giusto.” Il giovane ha un grido. Chissà che sente? Si prostra ai piedi di Gesù e li bacia ringraziando: “Grazie per me e per la madre mia!” Vengono altri malati: un bimbo dalle gambine paralizzate. Gesù lo prende tra le braccia, lo carezza e lo pone i terra... e lo lascia. E il bambino non cade, ma corre dalla mamma che lo riceve sul cuore piangendo, e che benedice a gran voce “il Santo d’Israele”. Viene un vecchietto cieco, guidato dalla figlia. Anche lui viene sanato con una carezza sulle orbite malate. La folla è un tumulto di benedizioni. Gesù si fa largo sorridendo e per quanto sia alto, non arriverebbe a fendere la folla se Pietro, Giacomo, Andrea e Giovanni non lavorassero di gomito generosamente, e si aprissero un varco dal loro angolo sino a Gesù, e poi lo proteggessero sino all’uscita nella piazza dove ora non c’è più sole. La visione termina così.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

mercoledì 23 gennaio 2013

Racconto Mariano (3)



3. *
Un romito nel monte Oliveto tenea nella sua cella una divota immagine di Maria, avanti cui facea molte orazioni. Il demonio, non potendo soffrire tanta divozione alla S. Vergine, lo tormentava continuamente con tentazioni disoneste; in modo che il povero vecchio romito, non vedendosene libero, con tutte le orazioni e mortificazioni che faceva, un giorno disse al nemico: E che t'ho fatt'io, che non mi lasci vivere? Allora gli apparve il demonio e gli rispose: È più il tormento che tu dai a me, ch'io do a te. Orsù, poi gli soggiunse, giurami il segreto, ch'io ti dirò quello che hai da lasciar di fare, ed io non ti darò più molestia. Il romito diè il giuramento ed allora il demonio gli disse: Voglio che non ti volti più a quell'immagine che tieni in cella. Il romito confuso andò a consigliarsene coll'abbate Teodoro, il quale gli disse ch'esso non era tenuto al giuramento, e che guardasse di lasciare di raccomandarsi a Maria in quell'immagine come prima faceva. Ubbidì il romito e 'l demonio restò scornato e vinto (Bonif., Hist. Virg., c. 6).



* Esempio 3. - IO. BONIFACIUS, S. I., Historia Virginalis, ovvero De Divae Virginis Mariae vita et miraculis, libri V. Coloniae, 1610. Lib. 2, cap. 6, pag. 228, 229. - IOANNES MOSCHUS, Pratum Spirituale, cap. 45: ML 74-142; MG 873-2899. - Venne citato due volte questo fatto, dal Prato spirituale, nel Concilio Ecumenico settimo, secondo di Nicea: Actio quarta, Mansi, Collectio Conciliorum, XIII, Venetiis, 1776, col. 59, 62; Actio quinta, ibid., col. 194. Venne citato però sotto il nome di S. Sofronio, Patriarca di Gerusalemme, sia perché l'opera era il frutto delle comuni peregrinazioni di Sofronio, allora monaco, col suo maestro Giovanni Mosco; sia perché Giovanni dedicò il libro al suo discepolo Sofronio (ML 74, col. 121-124; MG 873-2851) e da questi due venne pubblicato e propagato.

Virgo Immaculata,
Omnia agam propter te.

lunedì 10 dicembre 2012

Il gran giardino





Le parabole di Gesù
(058)
Parabola del giardino (Quaderni '43 -5/7/43)

La mia Chiesa è simile ad un grande giardino che circonda il palazzo di un grande re. Il re per motivi suoi, non esce dal palazzo e perciò dopo avere seminato i fiori e le piante più belle, ha delegato un giardiniere a tutelare la sua Chiesa. Il giardiniere, a sua volta, ha molti aiutanti che lo coadiuvano.
Nel giardino vi sono fiori e piante di tutte le specie. Dal re furono sparpagliate sulle aiuole, per renderle fertili, tutte le sostanze fertilizzanti e una volta fiorivano solo fiori e piante utili e belle. Nel centro del giardino è una fontana dalle sette bocche che manda i suoi canali per ogni dove e alimenta e ristora piante e fiori.

Ma il Maligno, nell'assenza del re, è entrato ed ha sparso a sua volta semi nocivi. Di modo che ora il giardino presenta un aspetto disordinato, per non dire desolante. Erbacce malsane, spinose, venefiche, si sono distese dove prima erano bordure, aiuole, cespugli bellissimi e li hanno soffocati e resi grami perchè hanno succhiato gli umori della terra e impedito al sole di scendere sulle pianticelle.

Il giardiniere e i suoi aiutanti si affannano a rimondare, ad estirpare, a raddrizzare pianticelle piegate sotto il peso di altre malsane. Ma se lavorano di quà, il Maligno lavora di là e così il giardino presenta sempre il suo aspetto desolato. Serpi, rospi, lumache approfittano del disordine per annidarsi. per rodere, per sbavare. Qua e là qualche pianta robusta resiste a tutto e fiorisce alta nel cielo, qualche aiuola anche, specie se di gigli e rose. Ma le belle bordure delle margheritine e delle violette sono quasi completamente cancellate.

Quando il re verrà, non conoscerà più il suo bel giardino divenuto selvaggio e con ira strapperà le erbacce, schiaccerà gli animali lubrici, coglierà i fiori rimasti e li porterà nel suo palazzo, cancellando per sempre il giardino.

Spiegazione delle parabole di Gesù
(058)
Parabola del giardino (Quaderni '43 -5/7/43)

Il re è Gesù Cristo. Il giardino è la sua Chiesa militante. Il giardiniere è il mio Pietro e i suoi aiutanti sono i sacerdoti. I fiori e le piante, i consacrati fedeli, i sacramenti. I semi nocivi sono i vizi, le passioni, i peccati seminati da Satana in odio a Me.

Il disordine è dato dal fatto che le piante buone non hanno reagito e si sono lasciate soffocare da quelle malvagie che annullano il beneficio del mio Sangue, dei miei Sacramenti, del Sole della Grazia.



Il Sommo Giardiniere e i suoi pochi, veri aiutanti, non riescono a mettere ordine per la mala volontà delle piante buone, per la loro pigrizia spirituale e per la mala volontà e pigrizia di molti falsi giardinieri che non si affaticano nel santo lavoro di coltivare, aiutare, raddrizzare le anime.
I serpi, i rospi e le lumache sono le tentazioni. Se tutti i giardinieri fossero solerti e se tutte le piante fossero vigilanti, essi verrebbero schiacciati. Invece le anime non chiamano in soccorso la Chiesa quando comprendono che la tentazione è più forte di loro e gli ecclesiastici non accorrono, non tutti, quando una delle povere anime, che Io ha pagate col mio Dolore e affrancate in anticipo col mio Sangue, chiede soccorso.



Le piante buone che resistono sono i veri sacerdoti : dal mio Vicario, Giardiniere Sommo e sommo albero che alza fino al cielo la sua cima intrepida e retta, ai semplici sacerdoti che sono rimasti sale della terra.


Le aiuole, specie di rose e gigli, sono le anime verginali e le anime amanti. Ma le bordure delle margheritine: l’innocenza; e quelle delle violette: la penitenza, mostrano un aspetto desolante. L’innocenza nasce e fiorisce, ma presto non è più, perché la malizia, la lussuria, il vizio, l’imprudenza, la distruggono. La penitenza è letteralmente prosciugata dalla gramigna della tiepidezza. Solo qualche esemplare resiste. Ed è quell’esemplare che profuma, con odore di purificazione, un largo raggio di giardino dai miasmi del Male.


Quando Io verrò, nell’ora mia terribile, strapperò, calpesterò, distruggerò erbe maledette e parassiti maledetti, cancellerò il giardino dell’universo, portando con Me, nell’interno della mia reggia, le piante benedette, i benedetti fiori che hanno saputo resistere e fiorire per la mia gioia.

E guai a coloro che saranno divelti da Me e lanciati nel regno di Mammona, il malvagio seminatore che hanno preferito al seminatore divino; e guai a coloro che hanno preferito ascoltare la voce delle serpi e dei rospi e il bacio delle lumache alla voce dei miei angeli e al bacio della mia grazia. Meglio per loro sarebbe stato se mai non fossero nati!

Ma gioia, gioia eterna a coloro che mi sono rimasti servi buoni, fedeli, casti, innamorati. E gioia, ancora più grande, a quelli che hanno voluto essere doppiamente miei seguaci prendendo le vie del Calvario per loro via, per compiere nel loro corpo quanto manca ancora all’eterna passione del Cristo. I loro corpi glorificati splenderanno come soli nella vita eterna perché si saranno nutriti del mio duplice pane: Eucaristia e Dolore, e avranno aumentato del loro sangue il gran lavacro iniziato da Gesù, il capo, e proseguito da essi, le membra, per mondare i fratelli e dare gloria a Dio.

Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis