Visualizzazione post con etichetta libertà. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta libertà. Mostra tutti i post

martedì 21 novembre 2017

"Si è giunti ad esaltare la libertà al punto da farne un assoluto, che sarebbe la sorgente dei valori. In questa direzione si muovono le dottrine che perdono il senso della trascendenza o quelle che sono esplicitamente atee" (Lettera Enciclica "VERITATIS SPLENDOR" del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II )


Lettera Enciclica 


del Sommo Pontefice

Giovanni Paolo II

Capitolo 32

In alcune correnti del pensiero moderno si è giunti ad esaltare la libertà al punto da farne un assoluto, che sarebbe la sorgente dei valori. In questa direzione si muovono le dottrine che perdono il senso della trascendenza o quelle che sono esplicitamente atee. Si sono attribuite alla coscienza individuale le prerogative di un'istanza suprema del giudizio morale, che decide categoricamente e infallibilmente del bene e del male.

All'affermazione del dovere di seguire la propria coscienza si è indebitamente aggiunta l'affermazione che il giudizio morale è vero per il fatto stesso che proviene dalla coscienza. Ma, in tal modo, l'imprescindibile esigenza di verità è scomparsa, in favore di un criterio di sincerità, di autenticità, di «accordo con se stessi», tanto che si è giunti ad una concezione radicalmente soggettivista del giudizio morale. Come si può immediatamente comprendere, non è estranea a questa evoluzione la crisi intorno alla verità. 


Persa l'idea di una verità universale sul bene, conoscibile dalla ragione umana, è inevitabilmente cambiata anche la concezione della coscienza: questa non è più considerata nella sua realtà originaria, ossia un atto dell'intelligenza della persona, cui spetta di applicare la conoscenza universale del bene in una determinata situazione e di esprimere così un giudizio sulla condotta giusta da scegliere qui e ora; ci si è orientati a concedere alla coscienza dell'individuo il privilegio di fissare, in modo autonomo, i criteri del bene e del male e agire di conseguenza. 

Tale visione fa tutt'uno con un'etica individualista, per la quale ciascuno si trova confrontato con la sua verità, differente dalla verità degli altri. Spinto alle estreme conseguenze, l'individualismo sfocia nella negazione dell'idea stessa di natura umana.


Questa enciclica ha meritato il nome:
<<LA PIU' GRANDE DI TUTTI I TEMPI!>>



Ave DIVINA BAMBINA, 
SPES NOSTRA, SALVE!

mercoledì 17 dicembre 2014

La Libertà e la conoscenza di cosa sia bene e cosa sia male



Permesso?Fiaba ironica sulle permissioni divine e la stupidità umana


Il vescovo li vede arrivare, una folla di persone dall’aria decisa. Sospirando, si girò verso di loro: “Che cosa volete, figlioli?”. Quello che era evidentemente il loro capo si fece avanti: “Vogliamo che la Chiesa…”. Il santo vescovo li ascoltò pazientemente, poi ad un certo punto alzò la mano: “Sì, sì, credo di avere capito. A questo punto penso che sia meglio che queste cose le chiediate direttamente a Dio.”


Si levò un mormorio di sorpresa. “Ma… disturbarlo per…” Ma il vescovo fece un cenno con la mano a liquidare l’obiezione e si avviò con passo deciso. Gli altri lo seguirono.
Dio stava potando delle viti nel suo giardino. “Sì, un attimo, ho quasi finito.” Recise un ultimo ramo e poi si sedette su un muretto. “Allora, forza, parlate” disse, con fare affabile.
Si fece avanti il capo del gruppo: “Signore, ecco, noi… vorremmo che permettessi l’uso di anticoncezionali…” Disse, quasi farfugliando. Dio scambiò un’occhiata con il vescovo: “Certo, lo permetto”. Un mormorio di sorpresa si levò tra i presenti, che cominciarono a scambiarsi pacche sulle spalle. “C’è altro, vero?” disse Dio. “Ecco, vorremmo che fossero permessi anche i rapporti omosessuali…”. “Sono permessi”, disse Dio. Da alcuni degli astanti si levarono degli “Olè”. “E anche i rapporti al di fuori del matrimonio…”. “Accordàti”, fece Dio. “La masturbazione…”. “Certo”. “L’aborto…”. “Come no. Ma aspettate, è inutile che vi sforziate di esprimerlo in parole, tanto lo posso leggere in voi cosa vorreste fare.”

Li guardò, uno per uno. “Vorreste fare del sesso quando vi va e con chi vi va? Lo permetto. Anche con dei bambini? Sì, lo permetto. Vorreste impossessarvi dei beni di chi secondo voi ha troppo? Lo permetto. Della donna, dell’uomo di un altro? Lo permetto. Anche con la forza? Con la menzogna? Lo permetto. Volete uccidere chi non sopportate? Permetto anche questo.”

Man mano che Dio parlava, tutti ad uno ad uno tacquero. Dio si alzò: “Io permetto tutte queste cose. Le permetto già. E dovreste saperlo, visto che già le fate. Tutte”. Si avvicinò, e fissò negli occhi il loro capo: “Ma quello che non posso fare è dire che tutte queste cose vi renderanno felici. Non posso proprio farvele bastare. Perché io ho fatto voi uomini in un’altra maniera.” Mentre parlava sorrideva, un sorriso triste. “Non solo il fare tutte queste azioni non vi basterà, ma vi renderà ancora più infelici, perché sono proprio il contrario del modo in cui vi ho fatto.”

Il leader del gruppo abbassò lo sguardo. Dio gli posò una mano sulla spalla: “Vi ho fatti in una certa maniera, e nemmeno io posso farvi in maniera diversa senza disfarvi del tutto. Nel fondo del vostro cuore voi non volete le cose che avete chiesto: chiedete delle cose che pensate colmino quella sete che avete, ma non sono le cose giuste. Sono le cose che qualcuno che odia voi e me vi ha suggerito proprio sapendo cosa vi succederebbe.”

Si rivolse a quelli dietro: “Voi, che già le fate, ditemi, vi hanno resi felici, o ancora più disperati e famelici? Cosa è successo, come conseguenza di quelle azioni? Quale tristezza e schifo hanno generato?” Nessuno parlò. “E quindi,” proseguì Dio, “cosa vorreste che io facessi? Che, nonostante quello che siete, quello che è, io vi dessi il permesso di sentirvi giustificati qualsiasi cosa facciate? In maniera da accusarmi anche di questo? Bene, il permesso di farlo ve l’ho dato. E ve l’ho dato fin dal principio. Si chiama libertà. Ma avete anche qualcosa d’altro, dentro, cioè la conoscenza di cosa sia bene e cosa sia male. E nemmeno io posso togliervela, perché ve la siete presa assieme alla libertà.”

Si accostò al vescovo, passò il braccio attorno alle sue spalle bianche e lo strinse a sé. “Il vostro vescovo vi può ricordare cosa io stesso ho detto ai vostri padri. Cos’è che può rendervi felici. Ma, se non lo posso io, neanche lui può cambiare la vostra natura”. “Cos’è che può renderci felici, allora?” chiese il capo del gruppo. “Già lo sai” disse Dio “stare qui assieme a me.”
A questo punto, il silenzio era totale. Neanche si sentivano più gli uccellini tra i rami del giardino. Poi, uno ad uno, i presenti si voltarono e se ne andarono.
Alla fine rimasero solo Dio e il vescovo. Il vescovo sospirò: “Credi che l’abbiano capito, stavolta?” chiese, rivolgendosi a Dio. Dio si strinse le spalle: “Come tutte le altre volte. Ma una cosa la sanno, anche se ogni volta sembrano scordarsene”. Il vescovo si girò verso Dio: “E qual è?”. Rispose Dio: “Che io li amo”.

Titolo originale: Permesso?
Fonte: Blog di Berlicche, 11/02/2014


lunedì 23 dicembre 2013

LIBERTA'

La "libbertà de pensiero"


Comunemente chi non si allinea al pensiero dominante viene definito pecora nera. Meditate questi versi di Trilussa sul "libero pensiero" e come rischia di finire il gatto nero.
Domanda: qual è la vera libertà di pensiero?




Un Gatto bianco, ch’era presidente
der Circolo der Libbero Pensiero
sentì che un Gatto nero,
libbero pensatore come lui,
je faceva la critica
riguardo a la politica
ch’era contraria a li principî sui.

“Giacché nun badi alli fattacci tui,
-Je disse er Gatto bianco inviperito-,
rassegnerai le proprie dimissione
e uscirai da le file der partito:
ché qui la pôi pensà libberamente
come te pare a te, ma a condizione
che t’associ a l’idee der presidente
e a le proposte de la commissione!”
“E’ vero, ho torto, ho aggito malamente…”
Rispose er gatto nero.
E pe' restà ner Libbero Pensiero
Da quella vorta nun pensò più gnente.

TRILUSSA – 192

mercoledì 2 ottobre 2013

Cebù e Manila. "Sono con voi gli Angeli Custodi, che vi conducono nella luce, così che il mio giardino sia presto tutto fiorito."



Cebù (Filippine), 2 ottobre 1980. Festa dei Santissimi Angeli Custodi.


Un grande disegno su questo popolo.


«Guarda questo immenso arcipelago e vedi come, in maniera straordinaria, la mia Opera si è anche qui diffusa.
Contempla le mie meraviglie in ogni parte del mondo; ti ho anche svelato tempi e luoghi in cui si sta realizzando il trionfo del mio Cuore Immacolato.
Guarda il cuore e l'anima di tutti questi miei figli: sono così fedeli a Gesù, devoti verso di Me e tanto uniti alla Chiesa. Per mezzo di essi la Luce del mio Cuore si diffonde in tutte le nazioni di questo continente.

Ho un grande disegno su questo popolo. Mi è gradito per la sua semplicità, la sua religiosità, la
grande povertà, la sua umiltà e pazienza.
Sono la Mamma di tutti i popoli. Io guardo al cuore delle nazioni, per cogliervi i semi di bene e farli fiorire nel giardino del mio Cuore Immacolato, affinché possa salvarne in maggior numero, nel momento della prova decisiva, quando alcune di esse scompariranno dalla faccia della terra.

Guardo con tenerezza e con gioia a questi miei figli, e ti conduco in mezzo a loro per fare Cenacoli di preghiera e per rinnovare insieme la consacrazione al mio Cuore Immacolato.

La tua venuta è segno della mia particolare presenza accanto a loro. Dona, a Me tutte le corone di fiori profumati con cui ti cingono. E' segno della grande corona di amore, che ormai i figli da ogni parte del mondo mi offrono, per togliermi la dolorosa corona di spine. Sono con voi gli Angeli Custodi, che vi conducono nella luce, così che il mio giardino sia presto tutto fiorito.

Allora la Chiesa e il mondo vedranno il capolavoro di amore, che per ora custodisco gelosamente nel mio Cuore Immacolato» .



-------------

Manila (Filippine), 13 ottobre 1980. Anniversario ultima apparizione di Fatima.


Non peccate più.


«In questo giorno vi raccogliete qui, in un Cenacolo di preghiera, e ricordate la mia ultima apparizione nella Cova da Iria confermata dal miracolo del sole. Da questa terra, da Me prediletta, per l'amore e la devozione con cui sono amata e venerata, rivolgo ancora al mondo l'appello angosciato, che rivolsi nello stesso giorno a Fatima e che riassume, in poche parole, il messaggio che dal Cielo sono venuta a comunicarvi.
Non peccate più.
Non offendete più mio Figlio Gesù, che è già troppo offeso. Ritornate a Dio per mezzo della vostra conversione, sulla strada della preghiera e della penitenza.

Purtroppo questo mio messaggio è rimasto inascoltato. Così l'umanità ha continuato a
percorrere la strada della ribellione a Dio, del rifiuto ostinato della sua legge di amore.

Si è giunti persino alla negazione del peccato, a giustificare anche i più gravi disordini morali, in nome di una libertà falsamente intesa. Così Satana, il mio Avversario, è riuscito a farvi cadere nella sua seduzione.

Da molti si è persa la coscienza del peccato; perciò esso viene sempre più commesso e giustificato. E' quasi scomparso il senso del pentimento, che è il primo passo da compiere sulla via della conversione.
Anche nelle nazioni di più antica tradizione cristiana si è persino legittimato il grande delitto della uccisione dei bambini ancora nel seno della madre. Questo delitto grida vendetta al cospetto di Dio.

Questa è l'ora della giustizia e della misericordia. Questa è l'ora del castigo e della salvezza.
La Mamma Celeste intercede presso Dio per voi, perché mai, come in questi momenti, siete
così minacciati e così vicini alla prova suprema.

Per questo vi supplico di pentirvi e di ritornare a Dio. Per mezzo vostro, figli da Me prediletti e a Me consacrati, Apostoli miei in questi ultimi tempi, voglio che questo angosciato appello raggiunga gli estremi confini della terra.

Da questa nazione benedetta, su cui ho un grande disegno di amore e di luce, tutti vi raccolgo
nel rifugio del mio Cuore Immacolato».


"Io guardo al cuore delle nazioni, per cogliervi i semi di bene e farli fiorire nel giardino del mio Cuore Immacolato"


lunedì 22 luglio 2013

La parabola della vigna e del libero arbitrio


Le parabole di Gesù
(036)
La parabola della vigna e del libero arbitrio (428.4)


Dunque l'uomo affida la sua vigna incolta al suo lavoratore: il libero arbitrio, ed esso comincia a coltivarla. L'anima: la vigna, ha però una voce e la fa udire all'arbitrio. Una voce soprannaturale nutrita da voci soprannaturali che Dio non nega mai alle anime: quella del Custode, quella di spiriti mandati da Dio, quella della Sapienza , quella dei ricordi soprannaturali che ogni anima ricorda anche senza che l'uomo ne abbia la percezione esatta. E parla all'arbitrio, con voce soave, supplice anche, per pregarlo di ornarla di piante buone , di essere attivo e saggio per non fare di lei una prunaia selvatica, maligna, velenosa, dove sono annidati serpenti e scorpioni, e fa tana la volpe e la faina e altri quadrupedi malvagi.


Il libero arbitrio non sempre è un buon coltivatore. Non sempre guarda la vigna e la difende con siepe invalicabile, ossia con la volontà ferma e buona, tesa a difendere l'anima dai ladroni, dai parassiti, da tutte le cose perniciose , dai venti violenti che potrebbero far cadere i fioretti delle buone risoluzioni quando queste sono appena formate nel desiderio. Oh! che siepe alta e forte occorre alzare intorno al cuore per salvarlo dal male! Come bisogna vegliare che non sia forzata, che non siano aperte in essa nè grandi aperture da cui entrano dissipazioni, nè subdole e piccole aperture, alla base, dalle quali si insinuano le vipere: i sette vizi capitali! Occorre sarchiare, bruciare le erbe cattive, potare, fare scassi, concimare con la mortificazione, curare con l'amore a Dio e al prossimo, la propria anima.
E sorvegliare con occhio aperto e luminoso e mente sveglia perchè i maglioli, che potevano parere buoni, non si disvelino poi dannosi, e se ciò avviene, senza pietà svellerli. Meglio una pianta sola, ma perfetta, a molte inutili e dannose.

Abbiamo cuori, abbiamo perciò vigne che sono sempre lavorate, piantate di nuove piante da un disordinato coltivatore che affastella nuove piante: questo lavoro, quell'idea, quella volontà, anche non malvagie, ma che poi non se ne cura più e malvagie divengono, cadono al suolo, si imbastardiscono, muoiono.... Quante virtù periscono perchè mescolate alla sensualità, perchè non coltivate, perchè, in conclusione, il libero arbitrio non è sorretto dall'amore! Quanti ladri entrano a rubare, a manomettere, a svellere, perchè la coscienza dorme invece di vegliare, perchè la volontà si infiacchisce e corrompe, perchè l'arbitrio si fa sedurre e si fa schiavo, lui libero, del Male.
Ma pensate! Dio lo lascia libero e l'arbitrio si fa schiavo delle passioni, del peccato, delle concupiscenze, del Male insomma. Superbia, ira, avarizia, lussuria, mescolate prima, trionfanti poi sulle piante buone!.... Un disastro!

Quanta arsura che disseca le piante perchè non c'è più l'orazione che è unione con Dio, e perciò rugiada di benefici succhi sull'anima! Quanto gelo ad assiderare le radici con la mancanza di amore a Dio e al prossimo! Quanta magrezza di terreno perchè si rifiuta la concimazione della mortificazione, dell'umiltà! Che groviglio inestricabile di rami buoni e non buoni, perchè non si ha il coraggio di soffrire per amputarsi di ciò che è nocivo! Questo è lo stato di un'anima che ha per suo custode e coltivatore un arbitrio disordinato e volto al Male.

Mentre l'anima che ha un arbitrio che vive nell'ordine e perciò nell'ubbidienza della Legge data perchè l'uomo sappia cosa è, come è e come si conserva l'ordine, e che è eroicamente fedele al Bene, perchè il Bene eleva l'uomo e lo fa simile a Dio mentre il Male lo abbrutisce e lo fa simile al demonio, è una vigna irrorata dalle acque pure, abbondanti, utili, della fede, debitamente ombreggiata da piante della speranza, soleggiata dal sole della carità, corretta dalla volontà, concimata dalla mortificazione, legata con l'ubbidienza, potata dalla fortezza, condotta dalla giustizia, sorvegliata dalla prudenza e dalla coscienza. E la Grazia cresce, aiutata da tanto, cresce la Santità, e la vigna diviene giardino meraviglioso in cui scende Iddio a prendere le sue delizie finchè, conservandosi dessa vigna sempre un giardino perfetto fino alla morte della creatura, dai suoi angeli Dio fa portare questo lavoro di un libero arbitrio volonteroso e buono, nel grande ed eterno Giardino dei Cieli.

Certo voi volete questa sorte. E allora vegliate acciò il Demonio, il Mondo, la Carne non seducano il vostro arbitrio e devastino l'anima vostra. Vegliate perchè in voi sia amore e non amor proprio che spegne l'amore e getta l'anima in balia delle sensualità diverse e del disordine. Vegliate sino alla fine e le tempeste potranno bagnarvi ma non nuocervi, e carichi di frutti andrete al vostro Signore per il premio eterno.


mercoledì 29 maggio 2013

Parabola della perla

Le parabole di Gesù
(057)
Parabola della perla 
(Quaderni '43 -12/8/43)

Un granello di arena mosso dalle onde del mare viene inghiottito dalle valve del mollusco. Un sassolino greggio e spregevole, un frammento minuscolo di roccia, una scheggia di pomice, tutte cose che non meritano lo sguardo di un uomo. 

Quel granello di rena inghiottito così rimpiange certo, nel primo tempo, le sconfinate praterie del mare dove rotolava libero sotto la spinta delle correnti e dove vedeva tante cose belle, create dal Padre mio. Ma dopo qualche tempo intorno al grigio e ruvido granellino si fa una pellicola bianca, sempre più bella, più soda, più regolare. E il sassolino non rimpiange più la libertà selvaggia di prima, ma benedice il momernto in cui fu precipitato, da un volere superiore alla sua intenzione, fra le valve di quel mollusco. Se il granellino potesse parlare direbbe: "Sia benedetto quel momento in cui ho perduto la libertà! Sia benedetta la forza che la libertà mi ha levata e di me, povero e brutto, ha fatto una preziosa margarita!"


martedì 13 marzo 2012

Eletti, amici cari, per voi e con voi compirò le Mie più grandi Meraviglie.

raffaellolatrasfigurazionedettaglio_2151820_small.jpg



Opera scritta dalla Divina Sapienza per gli eletti degli ultimi tempi

29.02.12


Eletti, amici cari, per voi e con voi compirò le Mie più grandi Meraviglie. 



Sposa cara, il mondo non si apre al Mio Amore; ma Io, Io, Gesù, realizzerò il Mio Progetto con quelli che lo hanno fatto. Vedrai avvenire fatti grandi e misteriosi, dei quali ti spiegherò il significato.

Mi dici: “Dolce Amore, già molti fatti del genere accadono e fanno inorridire, ma preferisco fermare l’attenzione sui belli che mostrano la Tua Azione nel mondo. Il nemico feroce vuole usare la sua carta; ma ho capito molto bene che egli fa solo ciò che permetti e Tu permetti solo quello che serve alla salvezza delle anime. Dolce Amore, perdona al mondo i suoi misfatti e non lasciarlo in preda del nemico infernale che vuole strapparTi le anime! Dolce Amore, serva l’adorazione dei piccoli più piccoli, serva la supplica per effondere le Grazie di salvezza in grande quantità: se il mondo è inondato di Grazie, certo, molti ancora le possono cogliere e farne tesoro. Questo è il mio pensiero: se un fiume dalle acque abbondanti attraversa la città, certo, nessuno muore di sete; ma, se questo inaridisce, solo pochi si salvano dall’arsura”.

Sposa amata, ascolta bene le Mie Parole e meditale: può un padre far mancare il cibo e la bevanda ai suoi figli? No. Certo, darà quanto basta, ma possono essere i figli che rifiutano il cibo e la bevanda. Piccola Mia sposa, Io, Io, Dio, ho creato ogni uomo, il Mio Amore l’ha voluto; ma non ho creato degli schiavi che devono obbedire a forza di nerbate, ho creato degli uomini liberi che possono fare le loro scelte. Come Padre amoroso dono ciò che serve ad ogni uomo; ma egli può anche rifiutare. Ogni città, sposa amata, ogni città del mondo è attraversata da quel fiume di Grazie e nessuna ne è priva; ma vi sono coloro che si accostano ad esso per dissertarsi e quelli che preferiscono morire di sete. Ho preparato, Io, Io, Dio, un grande banchetto per tutte le genti del mondo e ognuno può trovare il cibo adatto al suo gusto; ma ti dico: vi sono quelli che preferiscono morire di fame.

Mi dici: “Amore Santissimo, questo l’ho ben compreso, che, cioè, Tu provvedi a tutti perché il Tuo Amore avvolge e permea l’Universo; ma vedo anche che molti Ti rifiutano e vivono miseramente, mentre potrebbero essere ricchi e felici. Rifiutano, infatti, il Tuo Amore e con esso tutto. Mai capirò come questo sia possibile! Ogni uomo, nel profondo, desidera l’Amore; Tu, Gesù, Tu, Santissimo, Tu offri l’Oceano Infinito del Tuo Sentimento ad ogni uomo. Questo Tu fai per saziare la sua sete d’Amore; ma, spesso, egli è tanto stolto da rifiutare, rifiutare, ancora rifiutare! Perdona, Santissimo, perdona l’insipienza umana! Abbi pietà della Tua creatura prediletta e perdona!”

Sposa amata, a lungo, negli intimi colloqui ti ho parlato di un Progetto; ebbene, questo lo realizzerò sicuramente. È già in atto la prima fase che procede più lentamente; le seguenti saranno più celeri. Coloro che Mi amano e cooperano vedranno accadere cose meravigliose, mai accadute. I Miei fedeli amici siano pieni di viva speranza: farò nuova terra e nuovi Cieli per coloro che adorano il Mio Cuore. Resta, felice, in Me, piccola sposa, ed attendi il compimento del Mio Piano. Ti amo.
Vi amo.

                                                                                              Gesù

LAUDETUR JESUS CHRISTUS!

LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR

sabato 10 dicembre 2011

IIIa d'AVVENTO: DOMINICA "GAUDETE", ossia "della gioia", perché la liberazione è vicina.



Dal libro del profeta Isaìa
61, 1-2.10-11


<<Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti.>>

Parola di Dio. 




Commento di N.S.Gesù Cristo
a Isaia 61, 1ss. 

[Gesù è a Nazareth, nella sinagoga]


Mi trovo nella sinagoga di Nazareth, da capo. Ora il rabbino legge. Sento la cantilena della voce nasale, ma non capisco le parole dette in una lingua a me ignota.


Fra la gente vi è anche Gesù coi cugini apostoli e con altri che sono certo parenti essi pure, ma che non conosco.
Dopo la lettura, il rabbino volge lo sguardo sulla folla in muta domanda. Gesù si fa avanti e chiede di tenere Lui l’adunanza, oggi.

Odo la sua bella voce leggere il passo di Isaia citato dal Vangelo: “Lo spirito del Signore è sopra di Me…”. 
E odo il commento che Egli ne fa, dicendosi “il portatore della Buona Novella, della legge d’amore che sostituisce il rigore di prima con la misericordia, per cui tutti coloro che la colpa d’Adamo fa malati nello spirito, e nella carne per riflesso, perché il peccato sempre suscita vizio, e il vizio malattia anche fisica, otterranno la salute. 
Per cui tutti coloro che sono prigionieri dello Spirito del male avranno liberazione. Io sono venuto a rompere queste catene, a riaprire la via dei Cieli, a dar luce alle anime acciecate e udito alle anime sorde. 

È venuto il tempo della Grazia del Signore. Ella è fra voi, Ella è questa che vi parla. I Patriarchi hanno desiderato vedere questo giorno, di cui la voce dell’Altissimo ha proclamato l’esistenza ed i Profeti hanno predetto il tempo. 

E già, portata a loro da ministero soprannaturale, conoscono che l’alba di questo giorno s’è levata, e il loro ingresso nel Paradiso è ormai vicino e ne esultano coi loro spiriti, santi ai quali non manca che la mia benedizione per esser cittadini dei Cieli. Voi lo vedete. 
Venite alla Luce che è sorta. Spogliatevi delle vostre passioni per esser agili a seguire il Cristo. Abbiate la buona volontà di credere, di migliorare, di volere la salute, e la salute vi sarà data. Essa è in mia mano. Ma non la do che a chi ha buona volontà di averla. Perché sarebbe offesa alla Grazia darla a chi vuol continuare a servire Mammona”.

*

[da L’Evangelo come mi è stato rivelato, 455.13]
[dal discorso di Gesù ai forzati, presso la città di Gamala]
«[...] Lo Spirito del Signore è sopra di Me, perché il Signore mi ha mandato ad annunziare la Buona Novella ai mansueti, a curare quelli dal cuore infranto, a predicare la libertà agli schiavi, la liberazione ai prigionieri. 

Né mi si può dire sobillatore, perché Io non incito a rivolta, né consiglio evasioni agli schiavi e prigionieri, ma all’uomo in catene, all’uomo in schiavitù insegno la vera libertà, la vera liberazione, quella che non può essere tolta e neppure limitata, quella che tanto più cresce più l’uomo ad essa si abbandona: la libertà spirituale, la liberazione dal peccato, la mansuetudine nel dolore, il saper vedere Dio al di là degli uomini che incatenano, il saper credere che Dio ama chi lo ama e perdona là dove l’uomo non perdona, il saper sperare in un luogo eterno, di premio per chi sa essere buono nella sventura, pentito dei suoi peccati, fedele al Signore.


Non piangete, voi per cui Io particolarmente parlo. 

Io sono venuto a consolare, a raccogliere i reietti, a mettere luce nelle loro tenebre, pace nelle loro anime, a promettere una dimora di gioia a chi si pente come a chi è incolpevole. 
Né vi è passato che impedisca questo Presente, che attende in Cielo coloro che sanno servire il Signore nella sorte in cui si trovano. [...]»


AVE MARIA!

AMDG

mercoledì 6 luglio 2011

Se la liturgia è in crisi SON GUAI

Solo una riflessione sulla fonte e il culmine della vita della Chiesa
può farle superare la crisi, che è una crisi di fede

di Armin Schwibach su Kath.net, 17/06/2011
(traduzione di don Giorgio Rizzieri)

La liturgia è la celebrazione del Mysterium Christi. La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, offre tale servizio a Dio. “La liturgia, azione sacra per eccellenza, costituisce il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e insieme la fonte da cui promana la sua forza vitale. Attraverso la liturgia, Cristo continua nella sua Chiesa, con essa e per mezzo di essa, l’opera della nostra redenzione” (Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica, n. 219).

Se la liturgia è in crisi, se è una pura rappresentazione e non il compimento operativo dell’opera di salvezza, allora la verità della fede stessa è colpita al cuore: si evapora in una celebrazione di facciata, che però non ha più nulla a che fare con la vita. La fede avvizzisce e muore, diventa un optional della sfera privata.
Proprio durante il pontificato di Benedetto XVI, si ripresenta per la Chiesa, per i fedeli e per la cultura occidentale il grande problema del nostro tempo: la crisi ecclesiale è una crisi di fede che “parte soprattutto dalla disintegrazione della liturgia, che talvolta viene concepita addirittura quasi ‘etsi Deus non daretur’, dove non importa più sapere se Dio esiste, se ci parla e ci ascolta” (Joseph Ratzinger, Aus meinem Leben. Ricordi, Stoccarda 1998, pag. 174).




La crisi di fede tuttavia non è soltanto un problema religioso o interno alla Chiesa, ma si presenta nel contesto di una crisi di identità dell’uomo moderno e della società odierna.
La crisi di fede è una crisi di libertà. La libertà si è fatta noiosa e senza gusto, si manifesta semplicemente come assenza di vincoli e regolamenti, e vi aggiunge la pretesa che tutto si possa fare senza limiti e arbitrariamente. All’uomo di oggi apparentemente libero, riesce difficile vedere o accettare che alla base dell’autorealizzazione e dell’autoaffermazione, sta innanzitutto la consapevolezza di essere stati noi per primi fatti e creati. E’ la verità dell’Essere divino che si dona come immagine all’essere umano. Quanto più si è vicini a Dio, tanto più si è vicini all’altro. ....

[per completare l'articolo, che vale la pena di leggere nella sua interezza, si vada
qui]


fonte:Kath.net   via  http://www.diocesiportosantarufina.it/home/news_det.php?neid=1255  y  http://blog.messainlatino.it/ 

AMDG et BVM