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mercoledì 17 febbraio 2021

Grande disgrazia è dimenticare i novissimi. — E quanto è utile ricordarsi della morte, del giudizio, dell'inferno e del paradiso.

Nella cerimonia di inizio della Quaresima Benedetto XVI sottolinea il duplice significato del rito, di invito al cambiamento interiore, alla conversione e alla penitenza, e di richiamo alla precarietà dell’esistenza umana. Il digiuno non ha motivi fisici o estetici, ma vuole educare “a quelle salutari rinunce che affrancano il credente dalla schiavitù del proprio io”.


1. Grande disgrazia è dimenticare i novissimi. — 2. Quanto è utile ricordarsi dei novissimi. — 3. Come dobbiamo ricordare i novissimi.

1. Grande disgrazia è dimenticare i novissimi. — I novissimi, cioè gli ultimi fini, sono la morte, il giudizio, il paradiso, l’inferno, l'eternità. Dimenticare cose di tanta importanza, non prevederle, non preparatisi, è la somma delle disgrazie che possa accadere ad un uomo. 
Infatti dimenticare la morte, vuol dire non pensare a prepararvisi, ed avventurarsi alla triste morte del peccatore: disgrazia irreparabile. 
Dimenticare il giudizio di Dio è un disprezzarlo; e allora sarà molto terribile questo giudizio. 
Dimenticare il cielo è grande sciagura, perché così facendo non si fa nulla per guadagnarlo, e si perde; e perduto il paradiso, tutto è perduto. 
Dimenticare l’inferno, è un andarvi incontro; e chi vi si incammina, facilmente vi precipita. 
Dimenticare l’eternità, è lo stesso che perdere il tempo e l’eternità; si può immaginare disgrazia più tremenda? 

Ciò non ostante, oh come è comune nel mondo la dimenticanza dei novissimi! Per ciò Gesù fulminò quello spaventevole anatema: «Guai al mondo» (Matth. XVIII, 7).
A quanti si possono rivolgere quelle parole del Signore nel Deuteronomio: « Gente senza consiglio e senza prudenza, perché non aprire gli occhi e comprendere e provvedere ai loro novissimi? » (XXXII, 28-29). E quelle altre d’Isaia : « Tu non hai pensato a queste cose, e non ti sei ricordato dei tuoi novissimi » (XLVII, 7).

Terribile imprudenza che ha conseguenze fatali è quella di dimenticare le cose future, di non considerare i novissimi per arrivarvi preparati. Che onta, che rabbia non sarà per i figli del mondo l’udirsi rinfacciare dai demoni nell’inferno: O sciagurati! voi sapevate che c’era un inferno, e potendolo schivare con poco costo, vi ci siete tuffati a capo fitto! Voi avete dimenticato i novissimi, e avete perduto tutto.
Ci si parla dei nostri novissimi; noi li conosciamo, vi crediamo, e intanto operiamo come se non ci riguardassero affatto e non ne diventiamo migliori! O cecità fatale! O follia incredibile! O uomini stupidi e da compiangersi! Non pensare, non penetrare, non temere cose tanto gravi, non prepararvisi!

2. Quanto è utile ricordarsi dei novissimi.« In tutte le tue opere, dice il Savio, proponiti sotto gli occhi i tuoi novissimi, e non cadrai mai in peccato » (Eccli. VII, 40). La ragione è chiara, poiché il fine che uno si propone, diventa il principio e la regola di tutte le azioni; ora il fine di tutte le cose sta compreso essenzialmente nei fini ultimi, ossia nei novissimi. Tutte le persone operano per un fine; perché dunque non operare guardando ai fini ultimi?...
Chi dice a se stesso, quando si sente tentato a offendere Dio: Al punto di morte, vorrò io aver commesso questo peccato? — tosto si mette su l’avviso e resiste. — Quando sarò innanzi al tribunale di Dio, quando il giudice divino mi peserà nella bilancia della sua giustizia, vorrò che il peso dei miei misfatti vinca quello delle mie virtù? Ebbene, schiverò il peccato e praticherò la virtù. Mi sta a cuore di passare dal tribunale di Dio al cielo? dunque mi studierò di guadagnarmi
questo cielo. Forse che mi garberà udirmi al giudizio quella terribile sentenza : Partitevi da me, o maledetti, e andate al fuoco eterno? Dio me ne scampi! Dunque mi applicherò a chiudermi l’inferno per sempre, schivando soprattutto il peccato mortale. Quando entrerò nell’eternità, vorrò io aver perduto il tempo? Certo che no: conviene dunque che non ne perda un istante; — queste sono le salutari considerazioni che fa colui il quale non dimentica i suoi novissimi. Dunque chi non vede ch’egli diventa quasi impeccabile, compiendosi in lui il detto dello Spirito Santo — Il fine dell’uomo che è la beatitudine eterna, lo porta alla fuga del peccato e alla pratica della virtù, come a mezzi coi quali si ottiene la beatitudine. 
     Per ciò S. Agostino dice: «La considerazione di questa sentenza: — Ricorda i tuoi novissimi e non peccherai in eterno — è la distruzione dell’orgoglio, dell’invidia, della malignità, della lussuria, della vanità e della superbia, il fondamento della disciplina e dell’ordine, la perfezione della santità, la preparazione alla salute eterna. Se ti preme non andare perduto, guarda in questo specchio dei tuoi novissimi ciò che sei e ciò che sarai tu la cui concezione è macchia vergognosa, l’origine è fango, il termine è putredine. Davanti a questo specchio, cioè in faccia ai novissimi, che cosa diventano le delicate imbandigioni, i vini squisiti, le splendide calzature, il lusso del vestire, la mollezza della carne, la ghiottoneria, la crapula, l’ubbriachezza, la magnificenza dei palazzi, l’estensione dei poderi, l’accumulamento delle ricchezze? ». Prendiamo dunque il consiglio di S. Bernardo e nel cominciare un’azione qualunque diciamo a noi medesimi: Farei io questo, se dovessi morire in questo momento? (In Speculo monach.).
Simile a quella di S. Bernardo è la regola di condotta suggerita da Siracide, per ordinare e santificare tutte le nostre azioni: « In ogni tua impresa scegli quello che vorresti aver fatto e scelto quando sarai in punto di morte ». Fate tutte le vostre azioni come vorreste averle fatte il giorno in cui comparirete innanzi a tutto il mondo, per renderne conto al supremo tribunale di Dio. Non fate cosa di cui abbiate a pentirvi eternamente: schivate quello che vi farebbe piangere per tutta l’eternità, quello che vi toccherebbe pagare nell’eterno abisso dell'inferno. Studiatevi di fare benissimo e perfettissimamente ogni cosa, affinché abbiate da rallegrarvi di tutto ciò che pensate, dite, e fate; e ne riceviate una ricca mercede in cielo. Ora la memoria dei novissimi procura tutti questi vantaggi...
Non dimenticate anche che sono prossimi i vostri novissimi...; che incerta è l’ultima ora... Chi non teme una cattiva morte, come avrà paura del giudizio e dell’inferno? Ah! se gli uomini pensassero di frequente al giorno della loro morte, preserverebbero la loro anima da ogni cupidigia e malizia... O voi, che volete essere eternamente felici, pensate sempre a quella sentenza. — Parlando di Gerusalemme, Geremia dice che « ella si dimenticò del suo fine, per ciò sdrucciolò in un profondo abisso di miserie e di degradazione » (Lament. I, 9). Dunque, pensando agli ultimi fini non si cade, e chi è caduto, si rialza. « Noi cessiamo di peccare, dice S. Gregorio, quando temiamo i tormenti futuri ». Ripetiamo anche noi col Salmista: « Ho pensato ai giorni antichi, ho meditato gli anni eterni » (Psalm. LXXVI, 5).

3. Come dobbiamo ricordare i novissimi. — Perché il ricordo dei novissimi abbia tutta l'efficacia che ne promette lo Spirito Santo, conviene in primo luogo che non si fermi soltanto sopra di uno, ma li abbracci tutti. 
     Per qualcuno infatti il pensiero della morte, invece di essere incentivo al bene, può essere uno stimolo al male: « La nostra vita sfumerà come nebbia » (Sap. II, 3), dissero gli empi ricordandosi della loro morte imminente; ma da questo pensiero conclusero: « Venite dunque e godiamo finché abbiamo tempo » (Ib. 6). Perciò non dice il Savio nel citato testo: memorare novissimum tuum, ma novissima tua; perché il pensiero della morte riesca proficuo, ricordiamoci che alla morte terrà dietro un duro giudizio (Hebr. IX, 27); che al giudizio andrà annessa una sentenza o di eterna pena o di eterno premio (Matth. XXV, 46). 
    Dal ricordo dei novissimi trae pure un gran vantaggio la vita spirituale del cristiano, la quale consistendo nella pratica delle quattro virtù cardinali, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, trova nella meditazione dei novissimi un ottimo alimento. Infatti il ricordo della morte distrugge l’ambizione e la superbia, e così dà la prudenza. La memoria del giudizio, mettendoci dinanzi agli occhi quel giudice rigoroso, ci porta a usare giustizia e bontà col prossimo. Il ricordo dell’inferno reprime l’appetito dei piaceri illeciti e così avvalora la temperanza. La memoria del Paradiso diminuisce il timore dei patimenti di questa vita e cosi rinsalda la fortezza.
Si richiede in secondo luogo, che questo ricordo sia fatto su la propria persona, come pare ci dica il Savio il quale non dice semplicemente: memorare novissima, ma vi aggiunge tua. Quanti vi sono, che ricordano i novissimi anche spesso, ora discorrendone nelle chiese, ora trattandone nei libri, ora disputandone su le cattedre, ora figurandoli o su marmi, o su bronzi o su tele? eppure non menano tutti una vita santa. Bisogna che chi ricorda i novissimi, pensi che proprio lui si troverà, e forse tra brevissimo tempo, al letto di morte...
nella bara, al camposanto... Che proprio lui si presenterà al giudizio di Dio e a lui toccherà il castigo o il premio eterno.
Conviene in terzo luogo che questo ricordo dei novissimi non sia cosa speculativa ma pratica, perciò lo Spirito Santo fa precedere al testo citato quelle parole: in ogni tua azione. Se prima di ogni azione considerassimo i novissimi, non solo eviteremmo il peccato, ma troveremmo in quella considerazione la forza di praticare le più eroiche virtù.
Sarebbe poi un errore il credere che il pensiero dei novissimi porti con sé la tristezza. Se lo Spirito Santo ci assicura che il ricordo frequente dei novissimi basta a tenerci pura la coscienza: — In aeternum non peccabis — è cosa chiara che porta con se la gioia del cuore che è la più grande di tutte le gioie. — Non est oblectamentum super cordis gaudium (Ecciti. XXX, 16). E ne abbiamo infatti una conferma nel medesimo Ecclesiastico il quale dopo di aver detto in altro luogo: « Non abbandonarti alla tristezza, ma cacciala da te» (XXXVIII, 21), soggiunge subito e ricordati dei novissimi, quasi che il pensiero dei novissimi sia il più sicuro per tenere lontana dal cuore umano la tristezza.
AMDG et DVM

venerdì 16 ottobre 2020

E c'è chi scherza !!!

 



<< O Gesù perdona le nostre colpe

preservaci dal fuoco dell'inferno

porta in Cielo tutte le anime 

specialmente le più bisognose della Tua Misericordia >>


giovedì 30 ottobre 2014

PER LA SUA BONTA'



CAPITOLO XI. - DELL'ANIMA DEL FRATELLO S. CONVERSO, CHE DOPO LA MORTE FU PREMIATO PER LA SUA BONTA'



Durante l'agonia del fratello Seg, Geltrude, occupata in altro, dimenticò di pregare per lui. Quando gliene annunciarono la morte, ricordò con rimpianto che egli aveva ampiamente meritato le preghiere della Comunità, perché, nel suo ufficio, si era dimostrato più fedele e premuroso degli altri conversi. Perciò incominciò a supplicare il Signore perché, secondo la moltitudine delle sue misericordie, degnasse ricompensare quell'anima per i buoni servigi resi al convento.

Le rispose Gesù: « A motivo delle preghiere delle tue consorelle, ho già premiato in tre maniere la fedeltà di questo fratello. 

La sua bontà naturale gli procurava tanta gioia quando poteva far piacere a qualcuno; adesso tutte quelle gioie si sono riunite nell'anima sua e gode di tutte insieme. 

Possiede anche tutta la felicità dei cuori ai quali ha prodigato i suoi benefici, cioè la felicità del povero al quale dava l'elemosina, del bimbo a cui faceva un regaluccio, del malato che sollevava e rallegrava con un frutto, o con un dolce. 

Infatti ha il gaudio immenso di sapere che le sue azioni mi erano care; se ci fosse qualche cosa ancora per rendere completa la sua beatitudine, sarei pronto ad accordargliela tosto ».

venerdì 6 dicembre 2013

Questo fango porta alla morte un numero sterminato di anime - 9 -


Nella vigilia della solennità dell'Immacolata , 
nonché nel primo sabato del mese,  
meditiamo un messaggio del MSM:

Il profumo della vostra purezza.

«Oggi, figli miei prediletti, accolgo con gioia il profumo della vostra purezza 
e lo depongo sul mio Cuore Immacolato per offrirlo a Dio in segno di riparazione.
Quanto fango sommerge questa povera umanità, da Me invitata a liberarsi dal 
peccato: "Venite a bere di questa mia acqua; venite a lavarvi alla fontana!".
Vedete come, ogni giorno, molti miei figli restano contaminati da questo fango, 
che sempre più dilaga e che porta alla morte un numero sterminato di anime? Come 
possono salvarsi da questa ondata di fango anche tanti miei poveri figli Sacerdoti?

Io sono l'Immacolata: Io sono la purezza.

Rifugiatevi nel mio Cuore Immacolato.

Anche se l'ambiente in cui vivete diventerà sempre più sommerso da questa 
impurità, voi sentirete solo il mio profumo di Cielo.
Sono discesa dal Cielo per fare di voi, figli consacrati al mio Cuore, il mio 
cielo quaggiù. In voi si riflette la mia Luce. Così tante anime, per mezzo vostro, 
saranno ancora attirate dal mio candore e diffonderanno il profumo di questa mia virtù.

Il Papa (Paolo VI) vi ha dato il segnale di questa morale riscossa.
Ascoltatelo. Difendetelo. Consolatelo.
L'oltraggio che in questi giorni è stato fatto alla Sua Persona e le ingiurie che 
sempre più aumentano verso di Lui, tanto addolorano il mio Cuore di Mamma.
Fino ai suoi piedi è giunta questa ondata di fango. Ma voi fate argine ai piedi 
del Pastore angelico, del dolce Cristo in terra.
Per mio speciale intervento e per mezzo di voi questa ondata diabolica di 
ribellione e di fango, scatenata contro il Papa, ai suoi piedi si fermerà. E a tutti 
apparirà intatta la grandezza della sua candida Persona».

(11 febbraio 1976. Festa della Madonna di Lourdes.)




mercoledì 23 ottobre 2013

NOVISSIMI: morte giudizio inferno Paradiso



I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Novissimi



Data: Domenica, 05 agosto @ 08:06:38 CEST
Argomento: Vita cattolica: Matrimonio, laicato...


1. Grande disgrazia è dimenticare i novissimi. 

2. Quanto è utile ricordarsi dei novissimi. 
3. Come dobbiamo ricordare i novissimi.





1. GRANDE DISGRAZIA È DIMENTICARE I NOVISSIMI. - I novissimi, cioè gli ultimi fini, sono la morte, il giudizio, il paradiso, l'inferno, 1'eternità. Dimenticare cose di tanta importanza, non prevederle, non prepararvisi, è la somma delle disgrazie che possa accadere ad un uomo. 

Infatti dimenticare la morte, vuol dire non pensare a prepararvisi, ed avventurarsi alla triste morte del peccatore: disgrazia irreparabile. 

Dimenticare il giudizio di Dio è un disprezzarlo; e allora sarà molto terribile questo giudizio.

Dimenticare il cielo è grande sciagura, perché così facendo non si fa nulla per guadagnarlo, e si perde; e perduto il paradiso, tutto è perduto. 

Dimenticare l'inferno, è un andarvi incontro; e chi vi si incammina, facilmente vi precipita. Dimenticare l'eternità, è lo stesso che perdere il tempo e l'eternità; si può immaginare disgrazia più tremenda? Ciò non ostante, oh come è comune nel mondo la dimenticanza dei novissimi! Per ciò Gesù fulminò quello spaventevole anatema: «Guai al mondo»! (MATTH. XVIII, 7). 


A quanti si possono rivolgere quelle parole del Signore nel Deuteronomio: «Gente senza consiglio e senza prudenza, perché non aprire gli occhi e comprendere e provvedere ai loro novissimi?» (XXXII, 28-29). E quelle altre d'Isaia: «Tu non hai pensato a queste cose, e non ti sei ricordato dei tuoi novissimi» (XLVII, 7). 



Terribile imprudenza che ha conseguenze fatali è quella di dimenticare le cose future, di non considerare i novissimi per arrivarvi preparati. Che onta, che rabbia non sarà per i figli del mondo l'udirsi rinfacciare dai demoni nell'inferno: O sciagurati! voi sapevate che c'era un inferno, e potendolo schivare con poco costo, vi ci siete tuffati a capo fitto! Voi avete dimenticato i novissimi, e avete perduto tutto. 


Ci si parla dei nostri novissimi; noi li conosciamo, vi crediamo, e intanto operiamo come se non ci riguardassero affatto e non ne diventiamo migliori! O cecità fatale! O follia incredibile! O uomini stupidi e da compiangersi! Non pensare, non penetrare, non temere cose tanto gravi, non prepararvisi! 


2. QUANTO È UTILE RICORDARSI DEI NOVISSIMI. - «In tutte le tue opere, dice il Savio, proponiti sotto gli occhi i tuoi novissimi, e non cadrai mai in peccato» (Eccli. VII, 40). La ragione è chiara, poiché il fine che uno si propone, diventa il principio e la regola di tutte le azioni; ora il fine di tutte le cose sta compreso essenzialmente nei fini ultimi, ossia nei novissimi. Tutte le persone operano per un fine; perché dunque non operare guardando ai fini ultimi?... 



Chi dice a se stesso, quando si sente tentato a offendere Dio: Al punto di morte, vorrò io aver commesso questo peccato? - tosto si mette su l'avviso e resiste. - Quando sarò innanzi al tribunale di Dio, quando il giudice divino mi peserà nella bilancia della sua giustizia, vorrò che il peso dei miei misfatti vinca quello delle mie virtù? Ebbene, schiverò il peccato e praticherò la virtù. Mi sta a cuore di passare dal tribunale di Dio al cielo? dunque mi studierò di guadagnarmi questo cielo. Forse che mi garberà udirmi al giudizio quella terribile sentenza: Partitevi da me, o maledetti, e andate al fuoco eterno? Dio me ne scampi! Dunque mi applicherò a chiudermi l'inferno per sempre, schivando soprattutto il peccato mortale. Quando entrerò nell'eternità, vorrò io aver perduto il tempo? Certo che no: conviene dunque che non ne perda un istante; - queste sono le salutari considerazioni che fa colui il quale non dimentica i suoi novissimi. 


Dunque chi non vede ch'egli diventa quasi impeccabile, compiendosi in lui il detto dello Spirito Santo: - Memorare novissima tua, et in aeternum non peccabis? - Il fine dell'uomo che è la beatitudine eterna, lo porta alla fuga del peccato e alla pratica della virtù, come a mezzi coi quali si ottiene la beatitudine. Perciò S. Agostino dice: «La considerazione di questa sentenza: - Ricorda i tuoi novissimi e non peccherai in eterno - è la distruzione dell'orgoglio, dell'invidia, della malignità, della lussuria, della vanità e della superbia, il fondamento della disciplina e dell'ordine, la perfezione della santità, la preparazione alla salute eterna. 

Se ti preme non andare perduto, guarda in questo specchio dei tuoi novissimi ciò che sei e ciò che sarai tu la cui concezione è macchia vergognosa, l'origine è fango, il termine è putredine. Davanti a questo specchio, cioè in faccia ai novissimi, che cosa diventano le delicate imbandigioni, i vini squisiti, le splendide calzature, il lusso del vestire, la mollezza della carne, la ghiottoneria, la crapula, l'ubriachezza, la magnificenza dei palazzi, l'estensione dei poderi, l'accumulamento delle ricchezze? (Specul. CI)». Prendiamo dunque il consiglio di S. Bernardo e nel cominciare un'azione qualunque diciamo a noi medesimi: Farei io questo, se dovessi morire in questo momento? (In Speculo monach.). 


Simile a quella di S. Bernardo è la regola di condotta suggerita da Siracide, per ordinare e santificare tutte le nostre azioni: «In ogni tua impresa scegli quello che vorresti aver fatto e scelto quando sarai in punto di morte». Fate tutte le vostre azioni come vorreste averle fatte il giorno in cui comparirete innanzi a tutto il mondo, per renderne conto al supremo tribunale di Dio. Non fate cosa di cui abbiate a pentirvi eternamente: schivate quello che vi farebbe piangere per tutta l'eternità, quello che vi toccherebbe pagare nell'eterno abisso dell'inferno. Studiatevi di fare benissimo e perfettissimamente ogni cosa, affinché abbiate da rallegrarvi di tutto ciò che pensate, dite, e fate; e ne riceviate una ricca mercede in cielo. Ora la memoria dei novissimi procura tutti questi vantaggi... 



Non dimenticate anche che sono prossimi i vostri novissimi...; che incerta è l'ultima ora... Chi non teme una cattiva morte come avrà paura del giudizio e dell'inferno? Ah! se gli uomini pensassero di frequente al giorno della loro morte, preserverebbero la loro anima da ogni cupidigia e malizia... O voi, che volete essere eternamente felici, pensate sempre a quella sentenza. - Parlando di Gerusalemme, Geremia dice che «ella si dimenticò del suo fine, per ciò sdrucciolò in un profondo abisso di miserie e di degradazione» (Lament. I, 9). Dunque, pensando agli ultimi fini non si cade, e chi è caduto, si rialza. «Noi cessiamo di peccare, dice S. Gregorio, quando temiamo i tormenti futuri (Moral.)». Ripetiamo anche noi col Salmista: «Ho pensato ai giorni antichi, ho meditato gli anni eterni» (Psalm. LXXVI, 5). 

3. COME DOBBIAMO RICORDARE I NOVISSIMI: - Perché il ricordo dei novissimi abbia tutta l'efficacia che ne promette lo Spirito Santo, conviene in primo luogo che non si fermi soltanto sopra di uno, ma li abbracci tutti. Per qualcuno infatti il pensiero della morte, invece di essere incentivo al bene può essere uno stimolo al male: «La nostra vita sfumerà come nebbia» (Sap. II, 3), dissero gli empi ricordandosi della loro morte imminente; ma da questo pensiero conclusero: « Venite dunque e godiamo finché abbiamo tempo» (Ib. 6). 

Perciò non dice il Savio nel citato testo: memorare novissimum tuum, bensì novissima tua; perché il pensiero della morte riesca proficuo, ricordiamoci che alla morte terrà dietro un duro giudizio (Hebr.. IX, 27); che al giudizio andrà annessa una sentenza o di eterna pena o di eterno premio (MATTH. XXV, 46). 

Dal ricordo dei novissimi trae pure un gran vantaggio la vita spirituale del cristiano, la quale consistendo nella pratica delle quattro virtù cardinali, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, trova nella meditazione dei novissimi un ottimo alimento. Infatti il ricordo della morte distrugge l'ambizione e la superbia, e così dà la prudenza. La memoria del giudizio, mettendoci dinanzi agli occhi quel giudice rigoroso, ci porta a usare giustizia e bontà col prossimo. Il ricordo dell'inferno reprime l'appetito dei piaceri illeciti e così avvalora la temperanza. La memoria del Paradiso diminuisce il timore dei patimenti di questa vita e così rinsalda la fortezza. 



Si richiede in secondo luogo, che questo ricordo sia fatto su la propria persona, come pare ci dica il Savio il quale non dice semplicemente: memorare novissima, ma vi aggiunge tua. Quanti vi sono, che ricordano i novissimi anche spesso, ora discorrendone nelle chiese, ora trattandone nei libri, ora disputandone su le cattedre, ora figurandoli o su marmi, o su bronzi o su tele? eppure non menano tutti una vita santa. Bisogna che chi ricorda i novissimi, pensi che proprio lui si troverà, e forse tra brevissimo tempo, al letto di morte... nella bara, al camposanto... Che proprio lui si presenterà al giudizio di Dio e a lui toccherà il castigo o il premio eterno. 



Conviene in terzo luogo che questo ricordo dei novissimi non sia cosa speculativa ma pratica, perciò lo Spirito Santo fa precedere al testo citato quelle parole: - in omnibus operibus tuis - in ogni tua azione. Se prima di ogni azione considerassimo i novissimi, non solo eviteremmo il peccato, ma troveremmo in quella considerazione la forza di praticare le più eroiche virtù. 

Sarebbe poi un errore il credere che il pensiero dei novissimi porti con sé la tristezza. Se lo Spirito Santo ci assicura che il ricordo frequente dei. novissimi basta a tenerci pura la coscienza: - In aeternum non peccabis - è cosa chiara che porta con sé la gioia del cuore che è la più grande di tutte le gioie. (Eccli. XXX, 16). E ne abbiamo infatti una conferma nel medesimo Ecclesiastico il quale dopo di aver detto in altro luogo: «Non abbandonarti alla tristezza, ma cacciala da te» (XXXVIII, 21), soggiunge subito - et memento novissimorum (Ib.). - e ricordati dei novissimi, quasi che il pensiero dei novissimi sia il più sicuro per tenere lontana dal cuore umano la tristezza.




Ave! Giglio bianco della Trinità, 
Rosa splendente che abbellisci il Cielo, Ave!
Da Te ha voluto nascere, da Te ha voluto prendere il latte
Colui che governa il Cielo e la Terra.
Deh! nutri le nostre anime con i tuoi divini influssi!

venerdì 26 aprile 2013

Risorgerà trionfante proprio quando tutti la crederanno sconfitta


....E ci chiediamo, retoricamente: chi è il testardostolto e lento di cuore

Caifa considerava una bestemmia il fatto che Nostro Signore si fosse proclamato Dio, e per quella bestemmia scidit vestimenta sua. Anche la Chiesa, che ripercorre le orme del suo Capo sulla via dolorosa del Calvario conciliare, afferma la propria divinità, e un altro Caifa si straccia le vesti: Quid adhuc egemus testibus? Ecce nunc audistis blasphemiam: quid vobis videtur? E il Sinedrio modernista decreta la morte della Chiesa Cattolica, che ha osato ergersi al di sopra delle eresie e degli errori, proclamandosi Domina gentium. Quella Chiesa merita la morte, verrà mandata davanti a Pilato perché sia l'autorità civile, in nome della libertà di religione, a decretarne prima la flagellazione e poi la crocifissione. Quella Chiesa che nella storia ha perpetuato i miracoli del Salvatore facendo solo del bene, verrà spogliata della sua tunica che sarà giocata ai dadi dalle sette; sarà abbeverata col fiele della collegialità, che rifiuterà con sdegno, e finalmente le sarà trapassato il costato con la lancia del pauperismo e della demagogia, lasciandola agonizzante. E quando la natura stessa - qui legit intelligat - tremerà per la morte della Sposa di Cristo, sarà un centurione a riconoscere: Vere filia Dei erat ista, mentre chi l'ha tradita e consegnata ai gran sacerdoti conciliari andrà ad impiccarsi per la disperazione. 

Certamente qualche zelante di Curia manderà le proprie guardie a sorvegliarne il sepolcro, ne forte veniant discipuli ejus per trafugarne il cadavere e poi raccontare al popolo: è risorta dai morti, come risorse il suo Signore. Ma essa risorgerà trionfante proprio quando tutti la crederanno sconfitta, e scopriranno il suo sepolcro vuoto le pie donne e i pochi discepoli rimastile fedeli. Essa si mostrerà ai pochi sacerdoti asserragliati nelle loro chiese clandestine a celebrare la Messa cattolica a porte chiuse propter metum modernistarum. 

E davvero si compirà quel che dice il profeta Osea: O mors ero mors tua, morsus tuus ero, inferne. O morte, io ti ucciderò; sarò la tua rovina, o inferno. 

  1. Rev.mo Baronio

    credo che il pensiero recondito (di inconsapevole autocondanna, mentre accusa gli eventuali "lenti di cuore" collocandoli forse contro se stesso), che ha mosso il Bergoglio a quel discorso equivoco, sia proprio come Lei sta evidenziando, con una profonda conoscenza delle anime, della psiche umana, della storia, oltre che della trasparenza delle S. Scritture, che si avverano in ogni tempo, e massimamente convergono con le loro profezie in questo travagliatissimo inizio di 3. millennio.
    Ora davanti a Caifa si trova il Corpo Mistico di Nostro Signore, e il "caifa" del momento sta decretando la sua condanna, avviando la Chiesa alla sua Crocifissione (mistica), con la resa davanti ai poteri luciferi del mondo nella sua parte visibile, trascinando gran parte del Gregge, clero e fedeli ad una grande apostasia che li porterà all'asservimento del principe di questo mondo, mediante il grande antagonista di Cristo che tra poco si manifesterà grazie al suo profeta così "persuasivo" da ingannare milioni di spettatori del palcoscenico mondial-mediatico, facendo loro credere che TUTTO SIA COME PRIMA: anzi leggo certi sacerdoti che dicono "costui è molto più sensibile al soprannaturale, [molto più tradizionale quindi] di papa BXVI...."(!) e simili valutazioni sconcertanti, che mi pare mostrino grave offuscamento di coscienza, tale da lasciare stupefatte le povere pecore che cercano invano nelle parrocchie e nel web qualche esponente del clero che faccia un po' di luce (vera Luce) sulla situazione sempre più tenebrosa, dove un ASSEDIO luciferino stritola ora le anime in una vera tenaglia tra i due rischi: 1-perdita della Fede (per scoraggiamento e raffreddamento) e 2- sua ADULTERAZIONE per obbedienza coatta e cieca ad un clero ingannato o addormentato su false sicurezze, indi asservito a falsi profeti che parlano suadenti dall'alto di somme cattedre, senza averne peraltro l'aria, con falsa modestia, e uso di potere ambiguo ma efficace nel plagio delle masse ignare, ovvero coi fatti dice:
    "lo rifiuto per ciò che era sempre giusto in un Vicario di Cristo, MA lo uso per ciò che ben serve a soggiogare molti ingenui al padrone del mondo".
    La Crocifissione della Chiesa, così come indicata anche nel Catechismo Cattolico, in quella pagina già riletta e spiegata da molti fedeli vigilanti sul web (leggevo a tal proposito la pagina illuminante sull'impostura religiosa profetizzata da secoli, che predicherà un Vangelo falsificato, di cui si fa cenno al n. 676 del CCC circa l'abominio della desolazione annunciato direttamente da Gesù.), evidentemente è evento già scritto ab aeterno nei Disegni del Nostro Dio Onnipotente e Provvidente che ci ha donato nella pienezza dei tempi Suo Figlio Unigenito per essere immolato come Vittima Perfetta in espiazione dei peccati del mondo.
    Ora la Passione si ripete, passo dopo passo, per la Santa Chiesa. E questo personaggio devastante, con l'aria di apparire il "sommo sacerdote" della grande tribolazione della Chiesa, decreta appunto la condanna della Sposa di Cristo alla morte mistica, che avvera la grande tribolazione predetta da S. Giovanni e S. Paolo.
    Ma -tragedia nella tragedia- si ha l'impressione che ben pochi se ne avvedano. Preghiamo ilSignore che aumenti nel mondo la vigilanza delle anime, che siano come vergini prudenti che tengono la lampada accesa in attesa del ritorno dello Sposo.
    Sarà inevitabile che i seguaci dell'Agnello lavino le loro vesti nel Suo Sangue Preziosissimo; resta da vedere in quanti modi antichi e nuovi ciò accadrà. Ci assista la SS.ma Vergine, Regina dei Santi, dei Martiri e degli Apostoli.

    JESUS! MARIA!

giovedì 7 febbraio 2013

Le 7 armi per combattere il maligno







Le armi per combattere il maligno

di Annalisa Colzi



                                             Santa Caterina de’ Vigri, la 
santa caterina da boSanta di Bologna che ha la particolarità di stare seduta, ci ha lasciato in eredità un preziosissimo scritto dal titolo 
Le sette armi spirituali. Poche pagine in cui compendia l’arte della sopravvivenza contro le insidie del maligno per ottenere la vita eterna.
Sette sono le armi per difenderci dalle tentazioni del maligno, come sette sono i doni dello Spirito Santo. Numero che, biblicamente parlando, rappresenta la pienezza, la perfezione. Perfezione a cui sono chiamati tutti i battezzati: «Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,48). E questa perfezione la possiamo raggiungere, come ci ricorda la Santa di Bologna, attraverso un vero e proprio combattimento. Vediamo in dettaglio quali sono queste armi.
1- La diligenzacioè la sollecitudine del bene operare. Scrive la santa bolognese: «Compito dello Spirito Santo è suscitare in noi le buone ispirazioni, ma dovere nostro è accettarle e metterle in pratica, facendo continua violenza alle nostre passioni, che sempre ci spingono al contrario di quello che vuole lo Spirito». Satana ci pungola attraverso immagini, sensazioni, stimoli, a volte anche buoni, a lasciare la via per noi tracciata dallo Spirito Santo, per intraprendere altre vie.
Alla santità, invece, si arriva attraverso la realizzazione del disegno che Dio ha su ciascuna anima; ed ecco perché satana fa di tutto per distruggere questo progetto. Nostro compito è rimanere fedeli alla vocazione, qualunque essa sia, religiosa o familiare e portarla avanti con perseveranza anche di fronte alle difficoltà umane e spirituali.
2- La diffidenza di sé, cioè credere fermamente di non poter fare nulla di buono da se stessi. E’ questa una delle verità più trascurate dal mondo moderno. Quanti oggi sono soggetti a se stessi, al proprio giudizio? Quanti indietreggiano davanti agli elogi che il mondo fa loro? Al contrario si gonfiano di orgoglio credendosi onnipotenti. San Paolo, però, ci ricorda che: «Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio» (Rm 7,19).
Solo la diffidenza di sé, il riconoscersi per quello che realmente si è ci conduce alla salvezza eterna. La vera umiltà consiste proprio in questo: nel riconoscere che Dio è tutto e noi siamo nulla, che Dio può tutto e noi non possiamo nulla, che Dio è il Creatore e noi sue creature. Senza umiltà non si entra in Paradiso.
3- La confidenza in Dio, cioè il credere con tutte le forze che Gesù mai abbandonerà l’anima. Nella malattia, nella sventura, nell’angoscia, nell’aridità, satana sibilerà: «Dove è il tuo Consolatore?». Subito l’anima deve rispondere con forza: «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla» (Sal 22,1).
4- Memoria della passione e morte di Cristo Gesù, ovvero la contemplazione dell’amore infinito di Dio. La tentazione di superbia, che spesso alberga nel cuore umano, si infrangerà come un onda di fronte allo spettacolo della passione e morte di Nostro Signore Gesù Cristo. Satana non potrà sostenere lo sguardo interiore che l’anima rivolge a Colui che è stato trafitto e all’istante si allontanerà, lasciando il cuore e la mente libera dai pensieri di orgoglio.
5- Memoria della nostra morteovvero il ricordo del giorno in cui ci troveremo faccia a faccia con il Giudice. Nel momento in cui il nostro misero corpo esalerà l’ultimo respiro, cesserà anche la Misericordia di Dio. Quel Gesù che, come un mendicante aveva bussato ripetutamente alla porta del nostro cuore per potervi prendere dimora, alla fine della nostra vita terrena si ergerà come Giudice.
Questo ricordo deve spronare l’anima a compiere il bene; a mettere a servizio delle anime i talenti ricevuti; a vivere in questo mondo come se non gli appartenesse, perché, ci ricorda san Paolo: «Passa la scena di questo mondo!» (1Co 7,31).
6- Memoria del Paradiso, ovvero la contemplazione della infinita bellezza, della infinita sapienza, della infinità carità di Dio: Uno e Trino.
Il Creatore ha preparato per coloro che perseverano nella Verità, doni di inestimabile valore. Perle preziose di incommensurabile bellezza con cui adornerà il vincitore. La memoria di sì tanta soavità deve spronare l’anima a voler godere dei beni futuri e di non preoccuparsi eccessivamente dei beni terreni. Il salmista ci ricorda che «Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, ma quasi tutti sono fatica, dolore; passano presto e noi ci dileguiamo» (Sal 89,10). Il ricordo del Paradiso ci aiuti a vivere con pazienza tutte le avversità che il mondo presenta, per poter godere in eterno della bellezza infinita ed eterna.
7- Memoria della Sacra Scrittura. Leggere, meditare, assaporare ciò che Dio ha lasciato scritto ai suoi figli, è segno di grande saggezza e di sicura vittoria nelle tentazioni. Lo stesso Gesù, nelle tentazioni del deserto, rispose al demonio con le parole della Sacra Scrittura dicendo: «Sta scritto».
Santa Caterina raccomanda alle sue consorelle di «non lasciare andare a vuoto le quotidiane lezioni che si leggono in Coro e alla mensa; pensate anche che il Vangelo e le Epistole, che ogni giorno udite nella Messa, siano lettere mandate a voi dal vostro celeste Sposo e con grande e fervente amore riponetele nel vostro cuore».
Istruiti da Santa Caterina da Bologna, che di tentazioni se ne intendeva, visto le sue innumerevoli battaglie contro il maligno, non mi resta che augurarvi… buona battaglia.
Annalisa Colzi
Respice paupertatem meam, gloriosa Virgo: 
* miseriam, et angustiam meam ne tardes auferre.

martedì 9 ottobre 2012

I nostri morti. Chiamare subito il Sacerdote!





PARTE SECONDA

Ignoranza religiosa
La sorte dell'al di là dipende da questa vita. Poichè l'eternità dipende dallo stato in cui si trova l'anima nell'ora della morte, si crede bene ora dare le norme pratiche per giovare ai moribondi, affinchè non vadano all'inferno ed anche abbrevino il Purgatorio più che sia possibile.

Ho dovuto assistere al trapasso di centinaia di uomini e di donne. Ho trovato famiglie veramente cristiane, ma anche di quelle pagane. 
Ecco un piccolo saggio.

-Signorina, ho saputo che suo fratello sta molto male. Come Sacerdote, non essendo stato chiamato, vengo spontaneamente. Chi sa io possa amministrargli i Sacramenti!
-Mio fratello è un santo! Non ha peccati da confessare! Se vede lei, muore prima del tempo! -
Non potei confessarlo, perchè non capiva più. Sapevo però che non andava mai in Chiesa, mai si comunicava e bestemmiava come un ossesso!... Per la sorella era un santo!... -

-Scusi, signore, mi ha chiamato ora per assistere il babbo! Da una settimana è stato in gravi condizioni!
-E' vero! Ma siccome sino a questa mattina l'ammalato comprendeva, non potevo chiamare il Prete!
-Ma ora che non capisce nulla, come può ricevere con frutto i Sacramenti? Posso amministrarglieli «sotto condizione ».Dio solo sa quale utilità possano apportargli. -

Un altro caso.

Il Sacerdote viene chiamato d'urgenza. Una donna sta per morire. Dopo aver preso l'occorrente in Chiesa, cioè il Viatico e l'Olio Santo, il Sacerdote giunge all'abitazione indicata. Batte al portone e si affaccia una donna.
-Reverendo, non c'è bisogno; potete ritornare a casa vostra!
-Mi hanno avvisato che qui trovasi un'ammalata grave!
-Era grave. Siccome ora ha ripreso il respiro e riaperto gli occhi, non c'è più bisogno del Prete! ... -

Un caso ancora:

Andai, con non poco sacrificio, al letto di un moribondo. Dopo averlo incoraggiato, gli dissi: Ora fate la Confessione e poi riceverete Gesù Sacramentato.
-Non occorre far questo!
- Ed allora, perchè mi avete fatto chiamare con tanta premura?
- Siccome mi sento male, se non chiamassi il Prete, alla mia morte la gente cosa direbbe?... Neppure il Prete ha voluto!... Basta quindi che siate entrato in casa mia!
- Ma come, siete con un piede nella fossa ed ancora pensate alla gente ed all'occhio sociale?... Preoccupatevi dell'anima vostra!... -
Ce ne volle per convincerlo!

Questi piccoli esempi, che potrei moltiplicare, fanno vedere l'incoscienza di tanti in caso di malattia. Non si pensa che anche nell'ultima ora, prima che Iddio chiami al giudizio, si possono regolare i conti di tutta la vita. Il buon ladrone andò in Paradiso, perchè nell'ultima ora ottenne da Gesù Crocifisso il perdono.
Si aiutino perciò gli ammalati gravi a riconciliarsi con Dio ed a ricevere in tempo i Conforti Religiosi.

Chiamare subito il Sacerdote!

Come è peccato grave tralasciare il Precetto di Pasqua, così è grave non ricevere per colpa propria il Santo Viatico al termine della vita. Tante volte l'infermo non è consapevole del suo stato; sono perciò responsabili i parenti se non s'interessano che egli riceva il Viatico.

Taluni non vogliono parlare agli infermi di Comunione, per non impressionarli. Ma questa è fede? Questo è amore ai propri cari? E se l'ammalato morisse in disgrazia di Dio, di chi sarebbe la colpa?
E quando l'anima sarà piombata nel fuoco dell'inferno, contro chi imprecherà?... Oh, se potessero uscire dall'inferno tanti dannati, come si avventerebbero contro i familiari!... - Per voi sono nel luogo dei tormenti!:.. Ah, se aveste chiamato il Sacerdote nell'ultima ora, sarei salvo!... -
Non pochi genitori e - figli credono di essere caritatevoli verso i moribondi non chiamando il Sacerdote e non riflettono che sono crudeli, perversi ed empi, perchè cooperano all'eterna perdizione dei congiunti!
E non s'impressiona l'infermo, quando si fa la consulta medica attorno al letto?... Eppure, per amore del corpo, la consulta, si fa!... E non si preoccupa l'ammalato, allorchè d'urgenza, di notte tempo è trasportato in clinica?... Con tutto ciò; si corre alla clinica!... E non pensa l'infermo che ormai sta per chiudersi la sua vita, quando i parenti corrono a chiamare il notaio per il testamento?... Trattandosi di denaro, nessuna delicatezza per il moribondo! Riguardo all'anima si agisce ben diversamente!

Pietà crudele!
Era prossimo a morire un commendatore, che era massone. Avrebbe potuto rimettersi nell'amicizia dei Signore, almeno al termine dei suoi giorni!
Io corsi ad assisterlo; ma il figlio, un avvocato, me lo impedì. Rimasi nell'anticamera.
- Perchè non volete che io assista vostro padre?
- Ha la piena conoscenza. Ha detto il medico che ha solo degli istanti di vita. Vedere il Prete vuol dire la fine. -
Sopraggiunse un altro Sacerdote, amico di famiglia; neppure lui fu ammesso al capezzale dell'ammalato. Andai a chiamare un terzo Sacerdote... Eravamo tre Ministri di Dio disposti a salvare quella anima... e non fu possibile! Il commendatore morì, come un cane!...
Dove sarà andata l'anima del massone? Forse a quest'ora sarà tormentata nell'inferno, per colpa del figlio... per la sua pietà crudele!...
Quando, dopo venti anni, andai a visitare il Cimitero ed entrai nella Cappella del commendatore, a vedere anche la tomba del figlio, dell'avvocato... pietoso..., mi fermai pensieroso e triste: Come ti sarai trovato, o avvocato, al tribunale di Dio?... Sei salvo?... Non fu tua la colpa se tuo padre morì lontano da Dio? A che cosa giova questa Cappella ed i suffragi che si fanno a te ed a tuo padre?...
Quanti di questi dolorosi esempi potrei narrare!

L'ultima malattia

L'ultima malattia suole essere una grazia che Iddio concede nella sua misericordia, per purificare i buoni e per richiamare i traviati.
A Gesù interessa che le anime si salvino, perchè per esse è morto; interessa pure che giungano in Cielo ricche di meriti e che stiano in Purgatorio il meno possibile. Per ottenere ciò si serve delle malattie, specialmente dell'ultima, che d'ordinario è la più dolorosa.
Un giorno Gesù disse a Josefa Menendez: Ti lascio la mia Croce. Ho bisogno che tu soffra per un'anima.
- E' qualche peccatore?
- No, è un'anima a me tanto cara. E' nelle ultime ore di vita e sto intensificando le sue sofferenze per purificarla di certe colpe leggere e per aumentare i suoi meriti per l'eternità. -
L'esempio fa comprendere l'amoroso lavorìo ed interessamento di Gesù per i moribondi.
Ai fedeli si presentano ora dei suggerimenti, per assistere con frutto gli ammalati gravi. Quanti sono sfuggiti all'inferno, per opera di pie persone che li hanno saputo assistere in punto di morte!

I buoni sul letto di morte
Quando stanno per morire quelli che son vissuti nel, timore di Dio, è facile parlare a loro per suggerire buoni pensieri, però senza stancarli.
A questa categoria di anime si raccomandi di fare, almeno con il pensiero, atti di amor di Dio, di rassegnazione completa alla divina volontà, di pensare a Gesù in Croce ed alla Vergine Addolorata.
Si preghi per essi, perchè il demonio suole sferrare degli attacchi terribili in quel momento, nella speranza di vincerli o con la disperazione o con la superbia. Sappiamo che le persone più sante sono state le più assalite dal demonio nell'ora della morte. Però la Madonna assiste i suoi figli; e chi l'ha onorata in vita, si accorge subito della sua protezione.

Versare dell'Acqua Benedetta sul letto degli agonizzanti ed accendere la candela della Candelora, serve a tener lontano il demonio.
Un assalto diabolico terribile ebbe una mia parente intima; aveva trascorso gli ottanta e più anni nel servizio del Signore e nella verginità. Parecchi demoni le si presentarono per tentarla ed allora implorò aiuto. I presenti aspersero l'ambiente con l'Acqua Santa, posero sul letto una immagine della Madonna e pregarono. Sparirono i brutti ceffi. La morente, raccogliendo un po' di fiato, disse: Vi ringrazio! Se ne sono andati! Il più grande favore che io abbia ricevuto in vita mia, è stato l'aiuto che ora mi avete dato!

Come comportarsi in certi casi
Tante famiglie vivono nell'indifferenza e nell'ignoranza religiosa. In caso di grave malattia, non si danno pensiero di chiamare il Sacerdote; però se qualcuno dicesse una buona parola e raccomandasse di aiutare l'infermo spiritualmente, cederebbero con facilità.
Quando perciò si viene a conoscenza di un ammalato grave, o parente, o amico, o vicino di casa, si faccia una visita di convenienza e poi si dica: Il Signore in casa non viene per male! Se l'ammalato si comunica, può anche ricevere la grazia della salute. Chiamate il Sacerdote, che pregherà per lui. Noi non siamo dei pagani; abbiamo la fede in Dio! -
Dopo tali ragionamenti, è facile far ricevere i Conforti Religiosi.
Può avvenire che l'infermo voglia il Sacerdote e che qualche familiare si opponga. A tal caso ci vuole prudenza e carità. Conviene avvisare segretamente il Parroco o altro zelante Sacerdote, affinchè trovi la via per giungere all'infermo.
Anni or, sono una donna mi disse: Nella vicina gampagna c'è una vecchietta in gravi condizioni; alcuni della famiglia non vogliono chiamare il Prete. -
Senza mettere tempo in mezzo, mi avviai a quella campagna, con la scusa di una passeggiata. Feci una sosta davanti all’abitazione dell'inferma e chiesi ad una donna che stava sulla soglia: Sapreste indicarmi la via che porta a quella data contrada? - Dopo mi fermai a chiacchierare di altre cose, finchè entrai in casa.
- Se permettete, vorrei riposarmi un poco! -
Mi fu concesso. Dopo qualche istante potei entrare nella stanza dell'ammalata. Domandai ed ottenni di poterla confessare.
- Sì, Reverendo; è difficile avere qui un Prete! Voglio approfittare di questa combinazione! -
Diedi l'assoluzione, il Viatico e l'Olio Santo. Quando stavo per lasciare l'inferma, sopraggiunse la nuora. Mi diede uno sguardo felino e chiese sottovoce ai familiari: Chi ha chiamato questo Prete?... Come ha fatto a sapere che la suocera sta per morire?... Chi avrà avuto il prurito di interessarsi?... -
Io finsi di non sentire e conclusi: Permettetemi che continui la mia via! - La stessa notte la vecchietta era cadavere.
Se quella pia donna non mi avesse informato del caso, dove sarebbe a quest'ora l'anima di quella defunta?...

I moribondi... ostinati
Il caso più comune, specialmente nel sesso maschile, si ha quando è proprio l'ammalato a non volere il Sacerdote, mentre i parenti bramano di averlo:
Qui si tratta di miracolo morale, di vera conversione; si tratta o d'inferno o di Paradiso. Se i congiunti amano davvero il moribondo, non tralascino nulla per la sua salvezza.
I mezzi principali sono: fare celebrare delle Messe, possibilmente in onore della Passione di Gesù; raccomandare l'infermo alle preghiere di qualche Comunità Religiosa; fare a Dio delle promesse. A qualche anima generosa si, raccomanda di offrirsi vittima a Dio, per un certo tempo, accettando qualche croce particolare. Con questo cumulo di aiuti spirituali, la grazia di Dio agisce potentemente nel cuore dell'infermo e difficilmente potrà resistere all'invito della grazia.
Quanti peccatori ostinati ho potuto riconciliare con Dio, dopo l'applicazione di questi mezzi!
Una signorina m'invitò ad assistere il padre moribondo, il quale da circa trenta anni non andava in Chiesa. Quando questi mi vide, esclamò: Andate via!
- Ma io sono venuto per aiutarvi a salvare l'anima!
- Ed io non voglio!
- Allontanando me, cacciate Gesù Cristo! - e gli mostrai il Crocifisso. - Non m'importa né di voi né del vostro Crocifisso! Via di qua!
- Non abbiate timore! Gesù vi perdona ogni cosa! Egli per noi è morto in Croce!
- Se è morto in Croce, vuol dire che se lo meritava!...
- ...Ve ne andrete all'inferno, se morite così... -
Che cosa fare davanti ad un uomo così duro e perverso?
Una persona presente si offrì subito vittima a Dio per la sua conversione. Dopo tre giorni fui chiamato: Reverendo, quell'uomo ancora non è morto; desidera confessarsi con voi. - Era completamente cambiato! Si confessò, baciò il Crocifisso e ricevette tutti i Sacramenti; potei ancora comunicarlo parecchie altre volte e poi spirò serenamente.
Ogni giorno quanti di questi peccatori sono alla soglia dell'eternità! I fedeli non dimentichino di pregare ogni giorno per i moribondi, specie se peccatori ostinati. Una semplice opera buona, potrebbe salvare un'anima.
La vittima straordinaria, Josefa Menendez, una mattina fece un sacrificio per amore di Gesù. Nel pomeriggio le apparve la Madonna, che le disse: Quel tuo sacrificio ha salvato un'anima. C'era un peccatore sul letto di morte, prossimo a cadere nell'inferno. Il mio Figliuolo Gesù ha applicato a lui il tuo sacrificio e si è salvato. Vedi, figlia mia, con i piccoli atti quante anime si possono salvare! –

I destituiti dai sensi
I moribondi si aiutino col suggerire buoni pensieri. Anche quando pare che un agonizzante abbia perduto la conoscenza, potrà darsi che ancora comprenda; conviene quindi parlargli un po' forte all'orecchio, nella speranza che comprenda qualche cosa.
Un uomo mi diceva: Sono arrivato all'orlo della, tomba; grazie a Dio, sono fuori pericolo, anzi presto lascerò il letto. In quei momenti supremi mi piangevano per morto ed io sentivo tutto. Sentì anche mio cognato che diceva: La mobilia di questa camera ora tocca a me! - Udivo, ragionavo e non potevo muovermi! -
Un'altra volta andai ad assistere un tale, che aveva rissato ed era ricoperto di coltellate. Era dissanguato, dagli occhi vitrei e dal colore cadaverico. Si diceva: E' morto! - Gli suggerii qualche buon pensiero e gli diedi l'assoluzione. Il povero uomo non morì, andai a trovarlo all'ospedale e mi disse: Io sentivo tutto quello che voi mi dicevate in quel momento! -
Questi esempi servano d'insegnamento: Ricordate all'agonizzante la bontà di Dio, la gioia del Paradiso, il vero pentimento di avere offeso Gesù ed il desiderio di confessarsi.
Può avvenire che, avvertita la gravità dei caso, dopo un collasso o uno svenimento, mentre si corre a chiamare il Sacerdote, l'ammalato muoia. Prima che giunga al capezzale il Ministro di Dio, qualcuno dei presenti suggerisca all'orecchio dell'ammalato l'atto di dolore perfetto, con tutto il cuore: Signore, mi pento che ho offeso Voi coi miei peccati!... Perdonatemi i dispiaceri che vi ho dato!... Per i meriti della vostra morte, abbiate pietà di me!... Se potrò, mi confesserò!... -
Alle volte, basta in fine di vita un vero atto di dolore e di amore di Dio, col proposito di confessarsi, per sfuggire alle pene dell'inferno.

Morte apparente
Quando si dice: il tale è morto ora improvvisamente! - ci si può sbagliare. Si è provato che la vita ancora può continuare in modo latente. Difatti si danno dei casi in cui il cosiddetto cadavere, disteso sul letto, dopo parecchie ore o qualche giorno, si muova e riprenda la vita normale, come avvenne l'anno 1952, ad una vecchietta nella città di Modica, la quale, qualche momento prima di essere deposta nella cassa funebre, si svegliò e riprese le attività.
Per questo motivo è prescritto che il cadavere non si seppellisca prima delle ventiquattro ore, dopo avvenuta la morte, la quale potrebbe essere apparente.
Questa istruzione giova, specialmente nelle morti improvvise, per recare qualche aiuto spirituale all'interessato. In questi casi, se il Sacerdote non ha amministrato i Sacramenti, si vada a chiamarlo. Il Ministro di Dio sa come comportarsi; egli dice: Se tu sei ancora vivo, ti assolvo! -
Per un paio di ore dopo la cosiddetta morte, è lecito agire così.

L'aiuto di Dio
Il Padrone della vita è Dio; il medico ad un certo momento dice: Non ho più cosa fare! -
Alle volte Iddio aspetta in quei momenti estremi delle promesse speciali per prolungare la vita ad un uomo. E' bene farne qualcuna, ma con prudenza. Potrà darsi che il Signore accolga la promessa e faccia la grazia o il miracolo; potrà invece chiamare all'altra vita, concedendo però una santa morte che è grazia più importante della prima.

Per esperienza personale, raccomando ai fedeli di appigliarsi alla, pratica dei Quindici Venerdì Consecutivi. Sono quindici Comunioni che si fanno al venerdì, ogni settimana; se qualche venerdì non fosse possibile comunicarsi, potrebbe farsi ciò in un altro giorno, prima che giunga il venerdì successivo. In casi urgentissimi può farsi questo in quindici giorni consecutivi. Più sono le persone che si comunicano, più facilmente può ottenersi la grazia. L'intenzione sia questa: Riparare il Cuore di Gesù delle offese che riceve ed ottenere la guarigione.
E' molto diffuso in Italia ed all'estero il manuale dei Quindici Venerdì; è pervenuto anche nelle mani dei sommi Pontefici: Papa Giovanni e Paolo VI.

Anni addietro fui chiamato ad assistere un moribondo, che era nelle ultime ore; da una settimana era sotto gli spasimi dell'angina pectoris. Gli consigliai di promettere a Gesù tre turni dei Quindici Venerdì; accettò lui e la sposa. Dopo un po' di ore era fuori pericolo. E' ancora in vita e son passati circa 30 anni.
A Barriera del Bosco un bambino di sette anni era in fine di vita per avvelenamento al sangue; aveva perduto la conoscenza. Esortai i genitori, i fratelli e le sorelle a promettere i Quindici Venerdì.
L'indomani mattina tutti si comunicarono. Dopo meno di una settimana il bambino giocava fuori di casa.
Pochi mesi or sono fui invitato ad andare con urgenza in una clinica di Catania, ove stava per morire un giovane, per avvelenamento al sangue in seguito ad operazione chirurgica.
Il caso era disperato. I parenti del moribondo, poco religiosi, si accorsero che solo Dio poteva salvare il congiunto. Mi promisero che non avrebbero più bestemmiato, che sarebbero andati in Chiesa uomini e donne. Consigliai i Quindici Venerdì al moribondo ed ai parenti e Dio intervenne subito. L'ex moribondo oggi attende al lavoro.
Di questi esempi potrei portarne ancora. Alle volte Iddio non dà la salute, ma la santa morte. Ad un infermo, operato di gravissima peritonite, feci promettere i Quindici Venerdì per tutta la vita. Morì lo stesso. Ma che morte edificante! Mi diceva: Reverendo, sia fatta la volontà di Dio! - Esclamava: O Gesù, la mia sete è spasimante! La unisco alla sete che tu hai avuto sulla Croce!... Gesù mio, fa' di me quello che vuoi!.... Accetta i miei dolori in riparazione dei peccati che si commettono nella mia città!... -
Che nobili sentimenti di un uomo, che muore nel fiore degli anni! Quale grazia maggiore di questa?

Il lutto
Avvenuta una morte, è doveroso il lutto, sia come segno di dolore, sia come rispetto a chi ha lasciato questa vita.
C'è il lutto pagano e quello cristiano. E' pagano quando si bada all'occhio sociale soltanto e non si pensa all'anima del trapassato.
E' da rimproverarsi la condotta di coloro che, a motivo del lutto, per settimane e mesi non vanno in Chiesa. Dicono: Non si deve uscire di casa! -
Benedicevo le case in un paese della provincia di Caltanissetta. Entrai in un grande palazzo. Prima di allontanarmi, dissi a due signorine, un po' anziane: Avete fatta la Comunione di Pasqua?
- No; siamo a lutto e non possiamo uscire.
- Da poco tempo è morto qualcuno in famiglia?
- Morì nostro padre diciotto anni fa. - Dopo tanti anni ancora tenete il lutto? E la Messa e la Comunione... tralasciate tutto?
- Non si esce di casa! Per l'occorrente della famiglia ci pensano le persone di servizio!
Mentre rifacevo le scale, dicevo tra me: Che stranezza di lutto!... Bisognerebbe essere pazzi per giungere a tanto! -
Il lutto si conservi nel cuore anche per tutta la vita. Ma se si ama un defunto, bisogna suffragarne l'anima.
Si riduca al minimo il periodo del lutto stretto; si vada al più presto in Chiesa a pregare per i morti! La gente criticherà?... No!... Quando si sta ritirati in casa e si esce soltanto per andare in Chiesa, i buoni approvano e gl'ignoranti dicano ciò che vogliono... Tener conto degli ignoranti è stoltezza!
Era morto mio padre e dopo una settimana mia madre andava al Tempio. Nessuno la criticava!
Si disprezzi dunque dai fedeli la paura della critica e ci si preoccupi di portare sollievo ai defunti.



COR SANCTISSIMUM MARIAE
FONS LUCIS ET GRATIAE
FONS AETERNAE VITAE
ora pro nobis