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giovedì 23 febbraio 2017

Dio è Amore ma è anche Giustizia.


E' un Potere


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22 aprile 2006

JNSR:    Dio mio, parlami per tutti i miei fratelli.

GESÙ:    Figlia Mia, Io ti parlo nel tuo cuore che soffre per il mondo in guerra. Nessuno si pente dei crimini commessi nel proprio paese. Occhio per occhio, dente per dente, questa regola continua sempre. La guerra è nei cuori più che nelle armi.

Io ti rispondo: Io posso spezzare le pietre per quanto dure esse siano, ma la più dura è circondata da centinaia di altre altrettanto dure, e che la sostengono. Queste si credono protette perché sono meno in vista. Io spezzerò il loro orgoglio. Così annientati, vedranno la loro sventura. È un Potere. Sono gli Scribi e i Farisei, quelli che Mi hanno giudicato come usurpatore, essi sono ancora qui per difendere il loro potere effimero. Questo Potere che cerca di riformare la Mia Chiesa e trasformarla in un tribunale che giudica l'innocente e lo condanna in anticipo perché difende la Giustizia, l'Innocenza, la Verità.

L’innocente difende la Santa Legge di Dio che respinge l'accusatore, perché introduce la sua legge perfida e insolente nel seno della Mia Chiesa, cercando di gettare la Purezza di Dio sul sagrato e di introdurre delle leggi sataniche nel cuore della Mia ChiesaNon vedi, dunque, che nulla si può costruire su basi marce, e che i topi abbandonano la nave solo quando sta per affondare !

Io te lo dico: non temere, questa nave deve affondare. Essa protegge una falsa società, un'assemblea di falsi testimoni di Cristo, e tutto ciò che Io ti chiedo, è di non aver paura di dirlo. Io sono con te.

I Miei Mi riconoscono e, come un tempo, Io sono pronto a prendere la frusta per scacciare fuori dal Tempio del Padre Mio questi fautori di leggi umane che hanno attraversato il Tempo: eccoli più insolenti di prima, perché usano parole che appoggiano, in questo Tempo della Fine, coloro che pagano le loro leggi perverse per avere un trono nella Chiesa stessa di Dio.

Fuori, quelli che rinnegano Dio e la Sua Legge!

Io non ostacolo nessuno. Se qualcuno si sente ostacolato vuol dire che non è con Me. Ti chiedo, quindi, di scrivere e di diffondere questo. Io ti proteggerò, perché la Mia Croce si eleverà dopo la pulizia di questi impostori. Essi se ne andranno, tutti soli, con il loro spirito di dittatura.

La Chiesa è l'assemblea dei Miei fedeli di cuore, Io li conosco, essi sono con Me e con te. Dio è la Rettitudine in tutto.

Le  "riverenze"  vanno con questa falsa legge, che introduce nella Mia Chiesa coloro che vengono ad usurpare la Legge del Signore, per farne una caverna che protegge quelli che non sono né per Dio né per i poveri.

La Mia Croce si eleverà dopo questo, come ti ho promesso. Io ti mostrerò dove sta l'impostura. Insieme voi la scoprirete. Verrà fuori da sola quando vi avvicinerete. Dio sarà il Primo Testimone di questa riuscita perché Io la sto già organizzando. Coloro che dubitano di questo, lo vedranno presto. Io ti prometto la Mia Croce dopo la pulizia di questa insolente prostituzione che si è formata nella Mia Santa Chiesa.

JNSR:  Posso diffondere ciò che Mi stai dicendo, Signore?

GESÙ:     Lo devi, figlia Mia: Dio è Amore ma è anche Giustizia. Io spazzerò bene l'aia dove trebbiare il Mio Buon Grano. Fuori la zizzania, la paglia e le polveri! Non temere, tutto si mette a posto.

Non occorre coraggio per scacciare la menzogna e la falsificazione, non serve altro che la Verità di Dio, ed Io te la dono. Non temere nulla: colui che si sente implicato uscirà dal cerchio dei Miei amici senza voltarsi indietro. Allora si eleverà la Mia Croce. Questa sarà l'epurazione della Mia Santa Chiesa. Questo Tempo sta già arrivando: é la Purificazione.

Dio benedice la Sua Armata di Salvezza 
GESÙ Cristo Salvatore degli uomini.
†  †

venerdì 31 gennaio 2014

Domenica 2 Febbraio 2014, Presentazione del Signore, festa


"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta

Domenica 2 Febbraio 2014, Presentazione del Signore, festa

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 2,22-40.

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore. 

Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio: «Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele». 
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima». 

C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. 
Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.
Traduzione liturgica della Bibbia


Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" 
di Maria Valtorta : Volume 1 Capitolo 32 pagina 190.

Vedo partire da una casetta modestissima una coppia di persone. Da una scaletta esterna scende una giovanissima madre con un bambino fra le braccia, avvolto in un panno bianco.Riconosco questa Mamma nostra. È sempre Lei, pallida e bionda, snella e tanto gentile in ogni suo atto. È vestita di bianco, col manto in cui si avvolge di un pallido azzurro. Sul capo un velo bianco. Porta con tanta cura il suo bambino.

Ai piedi della scaletta l’attende Giuseppe presso ad un ciuchino bigio. Giuseppe è vestito tutto di color marrone chiaro, sia nella tunica che nel mantello. Guarda Maria e le sorride. Quando Maria giunge presso il ciuchino, Giuseppe si passa la briglia dell’asinello sul braccio sinistro e prende per un momento il Bambino, che dorme tranquillo, per permettere a Maria di accomodarsi meglio sulla sella del ciuchino. Poi le rende Gesù e si incamminano. 

Giuseppe cammina al fianco di Maria, tenendo sempre per la briglia il somarello e facendo attenzione che questo vada dritto e senza inciampi. Maria tiene in grembo Gesù e, come per tema che il freddo gli posa nuocere, gli stende addosso un lembo del suo mantello. Parlano pochissimo i due sposi, ma si sorridono sovente. 

La strada, che non è un modello stradale, si snoda fra una campagna che la stagione fa nuda. Qualche altro viaggiatore si scontra coi due o li raggiunge, ma sono rari.Poi ecco delle case che si mostrano e delle mura che serrano una città. I due sposi entrano in essa da una porta e comincia il percorso sul selciato (molto sconnesso) cittadino. Il cammino diviene molto più difficile, sia perché vi è del traffico che fa fermare tutti i momenti il ciuchino, sia perché lo stesso sulle pietre e sulle buche che sostituiscono le pietre mancanti ha continue scosse, che disturbano Maria e il Bambino.

La strada non è piana. Sale, sebbene lievemente. È stretta fra case alte dalle porticine strette e basse e dalle rade finestre sulla via. In alto il cielo si affaccia con tante fettine di azzurro fra case e case, anzi fra terrazze e terrazze. In basso sulla via vi è gente e vocio, e si incrociano altre persone a piedi, o su somarelli, o conducenti somarelli carichi, e altre dietro ad unaingombrante carovana di cammelli. 

Ad un certo punto passa con molto rumore di zoccoli e di armi una pattuglia di legionari romani, che scompaiono oltre un arco posto a cavalcione di una via molto stretta e sassosa.Giuseppe piega a sinistra e prende una via più larga e più bella. Vedo la cinta merlata, che già conosco, in fondo ad essa.

Maria smonta dal ciuchino presso la porta dove è una specie di posteggio per altri somarelli. Dico «posteggio» perché è una specie di capannone, meglio, di tettoia, dove è paglia sparsa e dei paletti con degli anelli per legare i quadrupedi.Giuseppe dà alcune monete ad un ometto accorso e con esse acquista un poco di fieno, e attinge un secchio d’acqua da un pozzo rudimentale che è in un angolo, e li dà al ciuchino. 

Poi raggiunge Maria ed ambedue entrano nel recinto del Tempio. Si dirigono prima verso un porticato, dove vi sono quelli che Gesù poi fustigò egregiamente: i venditori di tortore e agnelli e i cambiavalute. Giuseppe acquista due colombini bianchi. Non cambia il denaro. Si capisce che ha già quello che gli occorre.Giuseppe e Maria si dirigono ad una porta laterale che ha otto gradini, come mi pare abbiano tutte le porte, quasi che il cubo del Tempio sia sopraelevato dal resto del suolo. 

Questa porta ha un grande atrio, come i portoni delle nostre case di città, per darle un’idea, ma più vasto e ornato. In esso vi sono a destra e a sinistra due specie di altari, ossia due costruzioni rettangolari, di cui sul principio non capisco bene lo scopo. Sembrano delle basse conche, perché l’interno è più basso dell’orlo esterno, che si sopraelevava di qualche centimetro. Non so se chiamato da Giuseppe o se venuto di suo, accorre un sacerdote. Maria offre i due poveri colombi ed io, che capisco la loro sorte, volgo altrove lo sguardo. 

Osservo gli ornati del pesantissimo portale, del soffitto, dell’atrio. Mi pare però di vedere, con la coda dell’occhio, che il sacerdote asperga Maria con dell’acqua. Deve essere acqua, perché non vedo macchie sul suo abito. Poi Maria, che insieme ai colombini aveva dato un mucchietto di monete al sacerdote (mi ero dimenticata di dirlo) entra con Giuseppe nel Tempio vero e proprio, accompagnata dal sacerdote. 

Io guardo da tutte le parti. È un luogo ornatissimo. Sculture a teste d’angeli e palme e ornati corrono sulle colonne, le pareti e il soffitto. La luce penetra da curiose finestre lunghe, strette, naturalmente senza vetri, e tagliate diagonalmente alla parete. Suppongo che sia per impedire agli acquazzoni di entrare. Maria si inoltra sino ad un certo punto. Poi si arresta. A qualche metro da Lei vi sono degli altri gradini e su questi sta un’altra specie di altare, oltre il quale vi è un’altra costruzione. 

Mi accorgo che credevo essere nel Tempio e invece ero in ciò che contorna il Tempio vero e proprio, ossia il Santo, oltre il quale pare che nessuno, fuorché i sacerdoti, possono entrare. Quello che io credevo Tempio non è perciò che un chiuso vestibolo, che da tre parti cinge il Tempio, dove è chiuso il Tabernacolo. Non so se mi sono spiegata per bene. Ma non sono architetto o ingegnere.

Maria offre il Bambino – che si è svegliato e gira i suoi occhietti innocenti intorno con lo sguardo stupito degli infanti di pochi giorni – al sacerdote. Questo lo prende sulle braccia e lo solleva a braccia tese, volto verso il Tempio, stando contro a quella specie di altare che sta su quei gradini. Il rito è compiuto. Il Bambino viene restituito alla Mamma e il sacerdote se ne va. Vi è della gente che guarda curiosa. 

Fra questa si fa largo un vecchietto curvo e arrancante, che si appoggia ad un bastone. Deve essere molto vecchio, direi certo oltre gli ottant’anni. Egli si accosta a Maria e le chiede di dargli per un attimo il Piccino. Maria lo accontenta sorridendo. Simeone, che io ho sempre creduto appartenesse alla casta sacerdotale e invece è un semplice fedele, almeno a giudicare dalla veste, lo prende, lo bacia. Gesù gli sorride con la smorfietta incerta dei poppanti. Sembra che lo osservi curioso, perché il vecchietto piange e ride insieme, e le lacrime fanno tutto un ricamo di luccichii insinuandosi fra le rughe e imperlando la barba lunga e bianca, verso la quale Gesù tende le manine. È Gesù, ma è sempre un bambinello, e ciò che gli si muove davanti attira la sua attenzione e gli dà velleità di afferrare quella cosa per capire meglio cosa è. Maria e Giuseppe sorridono, e anche i presenti, che lodano la bellezza del piccino.Sento le parole del santo vecchio e vedo lo sguardo stupito di Giuseppe, quello commosso di Maria, e anche quelli della piccola folla, in parte stupita e commossa e in parte, alle parole del vecchio, presa da ilarità. Fra questi vi sono dei barbuti e tronfi sinedristi, che scuotano il capo, guardando Simeone con compatimento ironico. Lo devono pensare andato fuor di cervello per l’età. 

Il sorriso di Maria si spegne in un più vivo pallore quando Simeone le annuncia il dolore. Per quanto Ella sappia, questa parola le trafigge lo spirito. Si avvicina di più a Giuseppe, Maria, per confortarsi, si stringe con passione il suo Bambino al seno e beve, come anima assetata, le parole di Anna, a sua volta sopraggiunta, la quale, donna come è, ha pietà del suo soffrire e le promette che l’Eterno le addolcirà di una forza soprannaturale l’ora del dolore. «Donna, a Chi ha dato il Salvatore al suo popolo non mancherà il potere di dare il suo angelo a confortare il suo pianto. Non è mai mancato l’aiuto del Signore alle grandi donne d’Israele, e tu sei ben più di Giuditta e di Giaele. Il nostro Dio ti darà cuore di oro purissimo per resistere al mare di dolore, per cui sarai la più grande Donna della creazione, la Madre. E tu, Bambino, ricordati di me nell’ora della tua missione». E qui mi cessa la visione.

Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/


venerdì 27 settembre 2013

Alzate gli occhi al cielo.



In occasione delle prossime ricorrenze mariane del 7 e 13 ottobre mi piace offrire alla vostra riflessione due Messaggi bellissimi e di gran conforto: Alzate gli occhi al cielo  +  L'Angelo con la chiave e la catena.

Milano, 13 ottobre 1992. 
75° anniversario della ultima apparizione di Fatima.

Alzate gli occhi al cielo.

«"Alzate gli occhi al cielo", dissi alla piccola Lucia, al termine della mia ultima apparizione, avvenuta il 13 ottobre 1917, in Fatima nella povera Cova da Iria. Ed essa, rivolgendosi ad una innumerevole folla, invitava tutti a guardare verso il sole.

Iniziava quel fenomeno straordinario, visto da tutti con profonda commozione, e descritto come "il miracolo del sole".
Era la conferma della verità delle mie Apparizioni.
Era il segno, per indicare a tutti, che la vostra Mamma Celeste era discesa dal cielo come "la Donna vestita di sole".



Alzate gli occhi al cielo, vi ripeto oggi, in cui state vivendo gli avvenimenti che in Fatima vi sono stati da me predetti.


- Alzate gli occhi dal mondo in cui vivete, tanto corrotto, inaridito dall'egoismo, dall'odio, dal peccato e da una così vasta empietà.


- Alzate gli occhi da questa umanità, posseduta dallo Spirito del male, che ha costruito una civiltà senza Dio e che si prostra in adorazione davanti ai falsi idoli del denaro e del piacere,
dell'orgoglio e della superbia, della violenza e della impurità.


- Alzate gli occhi dai tempi, che state vivendo, della dolorosa purificazione e della grande tribolazione.
Questi vostri tempi sono cattivi, perché i cuori degli uomini sono diventati cattivi, chiusi, freddi, duri e pervasi da una grande aridità.
Sul vostro mondo, su questa umanità, in questi tempi, Satana ha instaurato il suo regno e domina da sicuro padrone.
Le forze del Male, con l'aiuto delle potenze tenebrose dell'ateismo e della massoneria, hanno ottenuto la loro vittoria.
Che dovete fare voi miei poveri figli, esposti a così grandi pericoli e tanto amati e protetti dalla vostra Mamma Celeste?


Alzate gli occhi al cielo, perché la vostra liberazione è vicina.
(Lc 21,28)
Dal cielo verrà a voi la nuova era di luce e di santità.
Dal cielo verrà a voi la sconfitta definitiva di Satana e di tutto il suo potente esercito del male. (cf. Apoc. 19, 11)
Dal cielo verrà a voi il Cristo, nello splendore della sua gloria, cavalcando il cavallo bianco del suo divino potere.


Oggi, mentre ricordate l'anniversario dell'apparizione della vostra Mamma Celeste come la Donna vestita di sole, vi invito tutti ad alzare gli occhi al cielo, perché "nel cielo aperto apparve un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava è chiamato Fedele e Verace, perché giudica e combatte con giustizia.
I suoi occhi brillano come il fuoco: ha molti diademi sul capo e porta scritto un nome che Egli solo conosce. È vestito di un mantello bagnato di sangue. Il suo nome è: Il Verbo di Dio.
Le schiere celesti lo seguono su cavalli bianchi, vestite di bianco, di puro lino finissimo.
Dalla sua bocca esce una spada affilata, per colpire con essa i popoli.
Egli li governerà con un bastone di ferro e pigerà nel tino il vino, che rappresenta il terribile castigo di Dio, Dominatore dell'universo.
Sul mantello e sulla coscia porta scritto il suo nome: Re dei re e Signore dei signori". (Ap. 19, 11-16)




Alzate dunque gli occhi al cielo, miei prediletti e figli a Me consacrati, perché, sulle nubi luminose, verrà a voi mio figlio Gesù, nello splendore della sua gloria, per instaurare fra voi il suo Regno di amore, di santità, di giustizia e di pace».


Cor humillimum, purissimum,
obedientissimum Mariae, 
ora pro nobis.

domenica 22 settembre 2013

Incomincerà con la Chiesa.


 Festa di Maria Santissima Madre di Dio.


Incomincerà con la Chiesa.


«Oggi tutta la Chiesa guarda con grande speranza alla sua Mamma Celeste.

Mi prega, con tenerezza di figlio e con fiducia che oltrepassa ogni limite, il Vicario di Gesù, il Papa [Paolo VI], questa vittima che sempre più si immola sulla Croce per la salvezza del mondo. Egli oggi da Me invoca la pace per tutta l'umanità.

La chiede soprattutto, con la preghiera incessante rivolta a Me, per la Chiesa di cui Lui stesso mi ha solennemente proclamata Madre.

Mi invocano tutti i miei figli sparsi in ogni parte del mondo: i bambini innocenti; i giovani che mai come oggi soffrono per questa incertezza e questa oscurità; i poveri, i peccatori, gli ammalati, gli anziani, gli esuli, gli smarriti.

Mi invocate, con particolare commozione, voi figli miei prediletti, Sacerdoti consacrati al mio Cuore Immacolato.

Oggi voglio dirvi che accolgo le vostre preghiere e le depongo sull'altare della Giustizia di Dio.
In questo nuovo anno si farà ancora più forte la mia opera di materna mediazione fra voi e mio Figlio Gesù.

Incominciate un anno in cui gravi avvenimenti vi attendono.
Soprattutto la mia Chiesa sarà chiamata a una ulteriore interiore purificazione, mentre parrà in balìa del potere delle Tenebre.


Gesù vuole incominciare con la Sua Sposa una forte azione per condurla al suo più grande splendore, così che torni a essere bella e luminosa davanti a tutte le nazioni.

Per questo vi dico: preparatevi a vivere momenti che la storia della Chiesa non ha mai conosciuto e in cui ogni cosa sembrerà sovvertita. Ma nella più grande oscurità Io sarò la vostra luce e la vostra guida.

Perciò non temete mai, figli miei prediletti. Incominciate questo nuovo anno con la più grande fiducia nel mio Cuore Immacolato.

Siete ormai chiamati a vedere il più grande trionfo della misericordia di Dio sul mondo».

Primo gennaio 1978 Festa di Maria Santissima Madre di Dio. MSM



sabato 2 marzo 2013

Questa mia amatissima figlia


“APRITE i cuori alla speranza perché sono vera Madre di tutta la Chiesa.

Nel corso degli anni sono sempre stata accanto a questa mia figlia prediletta, con l’ansia e la tenerezza del mio amore materno.

Sono particolarmente accanto alla Chiesa in questi ultimi tempi, in cui essa deve vivere l’ora sanguinosa della sua purificazione e della grande tribolazione.

Anche per lei deve compiersi il disegno del Padre Celeste ed è così chiamata a salire il Calvario della sua immolazione.

Questa mia amatissima figlia sarà percossa e ferita, tradita e spogliata, abbandonata e condotta al patibolo, ove verrà crocifissa.

Nel suo interno entrerà l’uomo iniquo, che porterà al culmine l’abominio della desolazione, predetta dalle divine Scritture (2 Tess.2, 3; Daniele 12, 11)

Non perdetevi di coraggio, figli prediletti.

Sia forte la vostra fiducia.   … Aprite i cuori alla speranza. 

… Io sono l’aurora che precede il grande giorno del Signore. Sono la voce che diventa forte in questi tempi, per diffondere in ogni parte della terra il mio profetico annuncio: - preparatevi tutti a ricevere mio figlio Gesù, che sta ormai ritornando fra voi sulle nubi del cielo, nello splendore della sua gloria divina -”.

AVE MARIA!

martedì 25 dicembre 2012

Castidad y pureza.




El Apocalipsis en los Padres de la Iglesia


Pureza.

Frente a la inminencia de los últimos tiempos, el Señor exige de los suyos disposiciones muy precisas. La primera es “tener los lomos ceñidos”, actitud necesaria para todos, pero especialmente para los pastores de la grey de Cristo, ya que les permitirá estar mejor preparados para la evangelización. Algunos Padres relacionaron el ceñimiento de los lomos con la virtud de la castidad. “Los que viven en castidad –escribe Orígenes- tienen los riñones ceñidos”.


Comentario:

Se sabe que hacia el fin de los tiempos la lujuria llevará la voz cantante y lo habrá contaminado casi todo, que es lo que está sucediendo ahora. Por eso los que quieran permanecer fieles a Cristo deberán guardar la castidad, la pureza.
Como comentario de la importancia de esta virtud, pongamos aquí las palabras que Jesús dice en la Obra de María Valtorta, refiriéndose a este tema, y esto nos ayudará a ser más castos y precavidos contra el demonio, que por todos los medios nos quiere llevar a la impureza, pues sabe que con ese pecado nos desmantela el alma.
Dice Jesús:
La pureza tiene un valor tal, que un seno de criatura pudo contener al Incontenible, porque poseía la máxima pureza posible en una criatura de Dios.
El verdadero amor no conoce egoísmo. El verdadero amor es siempre casto, aunque no sea perfecto en la castidad como el de los dos esposos vírgenes. La castidad unida a la caridad conlleva todo un bagaje de otras virtudes y, por tanto, hace, de dos que se aman castamente, dos cónyuges perfectos.

Las dos vías más comunes que Satanás toma para llegar a las almas son la sensualidad y la gula. Empieza siempre por la materia; una vez que la ha desmantelado y subyugado, pasa a atacar a la parte superior: primero, lo moral (el pensamiento con sus soberbias y deseos desenfrenados); después, el espíritu, quitándole no sólo el amor — que ya no existe cuando el hombre ha substituido el amor divino por otros amores humanos — sino también el temor de Dios. Es entonces cuando el hombre se abandona en cuerpo y alma a Satanás, con tal de llegar a gozar de lo que desea, de gozar cada vez más.
Insisto sobre el valor de la pureza. 

La castidad es siempre fuente de lucidez de pensamiento. La virginidad afina y conserva la sensibilidad intelectiva y afectiva hasta la perfección, perfección que sólo quien es virgen experimenta.

El valor de la pureza es tal que — lo has visto — Satanás se preocupaba ante todo de inducirme a la impureza. Él sabe bien que la culpa sensual desmantela el alma y la hace fácil presa para las otras culpas. La atención de Satanás se dirigió a este punto capital para vencerme. El pan, el hambre, son las formas materiales para la alegoría del apetito, de los apetitos que Satanás explota para sus fines. ¡Bien distinto es el alimento que él me ofrecía para hacerme caer como ebrio a sus pies! 

Después vendría la gula, el dinero, el poder, la idolatría, la blasfemia, la abjuración de la Ley divina. Mas el primer paso para poseerme era éste: el mismo que usó para herir a Adán.

El mundo se burla de los puros. Los culpables de impudicia los agreden. Juan el Bautista es una víctima de la lujuria de dos obscenos. Pero si el mundo tiene todavía un poco de luz, se debe a los puros del mundo. 

Son ellos los siervos de Dios y saben entender a Dios y repetir las palabras de Dios. Yo he dicho: "Bienaventurados los puros de corazón, porque verán a Dios", incluso desde la tierra. Ellos, a quienes el humo de la sensualidad no turba el pensamiento, "ven" a Dios y lo oyen y le siguen, y lo manifiestan a los demás.

Cuanto más puros seáis, más comprenderéis; porque la impureza - del tipo que sea - es en todo caso humo que obnubila y grava vista e intelecto.

Sed puros. Comenzad a serlo por el cuerpo para pasar al espíritu. Comenzad por los cinco sentidos para pasar a las siete pasiones. 

Comenzad por el ojo, sentido que es rey y que abre el camino a la más mordiente y compleja de las hambres. El ojo ve la carne de la mujer y apetece la carne. El ojo ve la riqueza de los ricos y apetece el oro. El ojo ve la potencia de los gobernantes y apetece el poder. Tened ojo sereno, honesto, morigerado, puro, y tendréis deseos serenos, honestos, morigerados y puros. Cuanto más puro sea vuestro ojo, más puro será vuestro corazón. Estad atentos a vuestro ojo, ávido descubridor de los pomos tentadores. Sed castos en las miradas, si queréis ser castos en el cuerpo. Si tenéis castidad de carne, tendréis castidad de riqueza y de poder; tendréis todas las castidades y seréis amigos de Dios. No temáis ser objeto de burlas por ser castos, temed sólo ser enemigos de Dios.


Un día oí decir: "El mundo se burlará de ti, considerándote mentiroso o eunuco, si muestras no tender hacia la mujer". En verdad os digo que Dios ha puesto el vínculo matrimonial para elevaros a imitadores suyos procreando, a ayudantes suyos poblando los Cielos. 

Pero existe un estado más alto, ante el cual los ángeles se inclinan viendo su sublimidad sin poderla imitar. Un estado que, si bien es perfecto cuando dura desde el nacimiento hasta la muerte, no se encuentra cerrado para aquellos que, no siendo ya vírgenes, arrancan su fecundidad, masculina o femenina, anulan su virilidad animal para hacerse fecundos y viriles sólo en el espíritu.
    
 Se trata del eunuquismo sin imperfección natural ni mutilación violenta o voluntaria, el eunuquismo que no impide acercarse al altar; es más, que, en los siglos venideros, servirá al altar y estará en torno a él. Es el eunuquismo más elevado, aquel cuyo instrumento amputador es la voluntad de pertenecer a Dios sólo, y conservarle castos el cuerpo y el corazón para que eternamente refuljan con la candidez que el Cordero aprecia.



MATER PURISSIMA!
VIRGO PRUDENTISSIMA!
ORA PRO NOBIS!