Visualizzazione post con etichetta san Giovanni della Croce. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta san Giovanni della Croce. Mostra tutti i post

lunedì 18 dicembre 2023

I capelli pettinati spesso...




104. I capelli pettinati spesso saranno morbidi e non sarà difficile pettinarli ogni volta che si vuole. 

Così l’anima che esaminerà spesso i suoi pensieri, le sue parole e le sue azioni, che sono i suoi capelli, facendo tutto per amor di Dio, avrà capelli ben ravviati. 

Lo Sposo le guarderà il collo e ne rimarrà invaghito e ferito in uno dei suoi occhi, cioè nella purezza d’intenzione con cui fa tutte le cose. 

I capelli vanno pettinati dalla sommità della testa, se vogliamo che siano ben lisci; così, tutte le nostre azioni devono prendere inizio dall’alto dell’amore di Dio, se vogliamo che siano pure e luminose.


 28. L’anima innamorata è un’anima 

delicata, mite, umile e paziente.

san Giovanni della Croce


AMDG et D.V. MARIAE

giovedì 14 dicembre 2023

Dómine, pati et contémni pro te. SAN GIOVANNI DELLA CROCE

...di San Giovanni della Croce

 Ioánnes a Cruce, Fontíberi in Hispánia piis paréntibus natus, a primis annis certo innótuit quam Deíparæ Vírgini futúrus esset accéptus; nam quinquénnis in púteum lapsus, eiúsdem manu sublátus, incólumis evásit. Adoléscens hospítio páuperum ægrotántium Metýmnæ Campi fámulum amantíssime se addíxit; tum beátæ Maríæ Vírginis de Monte Carmélo institútum ampléxus et sacérdos ex obediéntia factus, primitívam régulam proféssus est. Strictióris disciplínæ promovéndæ ardóre succénsus, sanctæ Terésiæ, a qua inter purióres et excellentióres ánimas Ecclésiam Dei tunc témporis illustrántes habebátur, comes divínitus datus est ad primǽvam Carméli órdinis observántiam inter fratres instaurándam. Quo in ópere eníxe cum laborásset et multa esset passus, interrogátus a Christo, quid prǽmii pro tot labóribus pósceret, respóndit: Dómine, pati et contémni pro te. Libros de mýstica theología, cælésti sapiéntia refértos, conscrípsit. Tandem Ubédæ, diro morbo patientíssime toleráto, obdormívit in Dómino, anno millésimo quingentésimo nonagésimo primo, ætátis quadragésimo nono. Eum Pius undécimus, ex sacrórum Rítuum Congregatiónis consúlto, universális Ecclésiæ Doctórem declarávit.

Giovanni della Croce nacque in Spagna a Fontiveros, da genitori molto religiosi. Fin da piccolo apparve evidente come sarebbe stato caro alla vergine Madre di Dio: infatti, a 5 anni, cadde in un pozzo, e si salvò perché la Madonna ve lo estrasse con le proprie mani. Da giovane si offrì come servo nell'ospedale dei poveri a Medina del Campo. Poi entrò nell'ordine dei Carmelitani e dovette sottomettersi all'obbedienza ed essere consacrato sacerdote. 

Osservò l'antica regola dell'Ordine. Per il suo amore di una regola monastica più severa, fu dato come collaboratore, per disegno di Dio, a santa Teresa, che lo stimava come una delle persone più buone e più nobili che la Chiesa di Dio avesse in quei tempi; così poté propagare tra i frati l'osservanza della regola primitiva. 

Poiché aveva tanto lavorato e sofferto per questa riforma, Cristo gli chiese quale premio desiderava per tanta fatica; egli rispose: «Signore, patire ed essere disprezzato per amor tuo!». Scrisse opere di mistica, piene di sapienza celeste. Alla fine, dopo aver sopportato coraggiosamente una malattia molto dolorosa, morì a Ubeda, nel 1591, a 49 anni di età. Pio XI, su indicazione della Congregazione dei Riti, lo dichiarò dottore della Chiesa universale.


℣. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
℟. Grazie a Dio.

********************************

https://www.carmelitane.com/wp-content/uploads/2015/11/San_Giovanni_della_Croce_-_Salita_al_Monte_Carmelo.pdf

https://www.famigliafideus.com/wp-content/uploads/2017/10/SCRITTI-MINORI-San-Giovanni-della-Croce.pdf

https://www.postocd.org/index.php/it/pubblicazioni-giovanni-della-croce/159-mistico-e-maestro/file

https://www.famigliafideus.com/wp-content/uploads/2017/11/PAROLE-DI-LUCE-E-DI-AMORE-San-Giovanni-della-Croce.pdf

http://www.cristinacampo.it/public/san%20giovanni%20della%20croce,%20cantico%20spirituale.%20testo%20integrale.pdf

sua festa  il 24 nov.  -  e il 14 dic.



AMDG et D.V. MARIAE

martedì 18 aprile 2023

San Giovanni della +



San Giovanni della Croce 
Breve biografia S.Teresa di Gesù lo chiamava il suo «piccolo Seneca», scherzava amabilmente sulla sua esile figura definendolo mezzo uomo», ma non esitava a considerarlo il padre della sua anima, affermando anche che non era possibile discorrere con lui di Dio senza vederlo rapito in estasi. Più giovane di Teresa di ventisette anni (era nato verso il 1542 a Fontiveros), Giovanni di Yepes è una delle figure più sconcertanti e al tempo stesso più trasparenti della mistica moderna. Vero maestro di vita spirituale, compendiava il nuovo ideale di vita monastica in brevi aforismi: «Non far cosa, né dir parola importante, tale che Cristo non farebbe e non direbbe, se si trovasse nello stato in cui sei tu, e avesse l'età e la salute che tu hai »; «Non chiedere altro che la croce, e precisamente senza consolazione, perché questo è, perfetto»; «Rinnega i tuoi desideri e troverai ciò che il tuo cuore desidera». Entrato nell'ordine carmelitano a ventun'anni, dopo aver dato prova della sua imperizia nei vari mestieri ai quali la famiglia, molto povera, tentò di avviarlo, fu preda di una grave delusione per l'incuria della vita monastica in cui versavano i conventi carmelitani. Volle porvi rimedio passando dai carmelitani ai certosini, le cui severe regole sembravano più corrispondenti al suo zelo ascetico. Ma a questo punto avvenne il suo incontro con Teresa di Gesù, la riformatrice delle carmelitane. La santa « fundadora » aveva in mente di estendere la riforma anche ai conventi maschili dell'ordine carmelitano, e il suo finissimo fiuto le fece intravedere in quel giovane frate, piccolo, estremamente serio, fisicamente insignificante, ma ricco interiormente, il socio ideale per portare avanti il suo coraggioso progetto. E di gran coraggio diede subito prova il venticinquenne frate, che da quel giorno modificò il suo nome, chiamandosi Giovanni della Croce, e diede subito mano alla riforma, fondando a Durvelo il primo convento dei carmelitani scalzi. Ma il ripristino della mistica religiosità del deserto costò al santo fondatore maltrattamenti fisici e diffamazioni: nel 1577 fu persino rinchiuso per otto mesi nel carcere di Toledo. Ma fu in quelle tenebre esteriori che si accese la grande fiamma della sua poesia spirituale. « Patire e poi morire » era il motto preferito dell'autore della Notte oscura dell'anima, di Salíta al Monte Carmelo, di Cantico spirituale e di Fiamma d'amor viva. Morì nel convento di Ubeda, a quarantanove anni, il 14 dicembre 1591. Canonizzato nel 1726, due secoli dopo Pio XI gli conferì il titolo di dottore della Chiesa. Testi vari SULLA MENZOGNA dalla testimonianza di P. Eliseo dei Martiri, discepolo di S. Giovanni della Croce Insegnamento 21 - Alcune volte l'udii dire che non vi è nessuna bugia tanto affettata e composta che, se ci si pensa, per una via o per un'altra non si conosca che è menzogna.

 Insegnamento 22 - Non esiste demonio trasfigurato in un angelo di luce che, guardato bene, non si riesca a vedere chi è. 
Insegnamento 23 - Non vi è nessun ipocrita così artificioso, dissimulato e finto che in poche occasioni e con poche occhiate non si scopra. Avvisi e sentenze 

 IL METODO: PRIMATO DELL’INIZIATIVA DIVINA 
1 - Il Signore ha sempre manifestato agli uomini i tesori della sua sapienza e del suo spirito, ma li svela ancor maggiormente oggi in cui la malizia discopre di più il suo volto. 2 - O Signore, Dio mio, chi ti cercherà con amore puro e semplice senza trovarti molto conforme ai suoi gusti e ai suoi desideri, poiché tu per primo ti mostri e vai incontro a coloro che ti desiderano? - Signore, mio Dio, non ti allontani da chi non si allontana da te: come possono dire che tu sei un assente? 
COOPERAZIONE UMANA 3 - Anche se per gli uomini di buona volontà la via è facile e leggera, chi cammina progredirà poco e con fatica, se non avrà gambe buone, coraggio e insistenza tenace in essa. APPOGGIATI A DIO E ALLA SUA PRESENZA VISIBILE (IL MAESTRO) 4 - É meglio starsene carico vicino a un forte che essere senza peso presso un debole. Quando sei carico, te ne stai vicino a Dio che è la tua forza, il quale infatti sta con i tribolati; quando sei senza peso, te ne stai presso di te, che sei la tua stessa debolezza. La virtù e la forza dell'anima crescono e si fortificano nei travagli della pazienza. 5 - Colui che vuole restare solo senza il sostegno di un maestro e di una guida, è come un albero solo e senza padrone in un campo, i cui frutti, per quanto abbondanti, verranno colti dai passanti e non giungeranno quindi alla maturità. 6 - L'albero coltivato e custodito con cura dal suo padrone dà i suoi frutti al tempo sperato. 7 - L'anima virtuosa, ma sola e senza maestro, è come il carbone acceso ma isolato, il quale invece di accendersi si raffredderà. 8 - Chi cade da solo, solo resta nella sua caduta e tiene in poco conto la propria anima, poiché l'affida a se solo. 9 - Se dunque non temi di cadere da solo, come presumi di rialzarti da solo? Ricordati che due persone congiunte hanno più forza di una sola. 10 - Chi cade con un peso addosso, difficilmente si rialzerà con il suo peso. 11 - Chi cade perché è cieco, come cieco non si rialzerà da solo, e se vi riuscirà, si incamminerà per una via non giusta.

 IL FINE: NON LA PROPRIA PERFEZIONE, MA LA SANTITÀ 12 - Dio desidera da te piuttosto il più piccolo grado di purezza di coscienza che tutte le opere che tu potrai compiere. 13 - Dio preferisce in te il minimo grado di obbedienza e di sottomissione a tutti quei servizi che tu pensi di rendergii. 14 - Dio stima di più in te l'inclinazione all'aridità e alla sofferenza per amor suo, che tutte le meditazioni, le visioni e le consolazioni spirituali che tu possa avere. 15 - Rinnega i tuoi desideri e troverai quello che il tuo cuore desidera. Che sai tu se il tuo appetito è secondo Dio? 16 - O dolcissimo amore di Dio, mal conosciuto! Chi ne scopri le sorgenti, ha trovato riposo. 17 - Anche se rimani fra l'amarezza, non cercare di compiere la tua volontà poiché, compiendola, ti sentirai doppiamente amareggiato. 18 - L'anima che nel suo cammino verso Dio trova in sé il più piccolo desiderio di cosa del mondo, ha una impurità e una imperfezione maggiore che se fosse carica di tutte le turpi e moleste tentazioni e tenebre possibili, purché la sua volontà rifiuti di acconsentirvi. Anzi, costei può allora accostarsi con confidenza a Dio per compiere il volere di Sua Maestà che dice: Venite a me, voi che siete affaticati e stanchi, e io vi ristorerò (Mt. 11, 28). 19 - Piace di più a Dio quell'anima la quale con aridità e travaglio si sottomette a quanto è ragionevole che quella la quale, mancando in ciò, compie tutte le sue azioni in mezzo alle consolazioni. 20 - A Dio piace di più un'azione, per quanto piccola, fatta di nascosto e senza il desiderio che sia conosciuta, che mille altre compiute con H desiderio che siano vedute dagli uomini. Infatti a colui che agisce per Dio con purissimo amore, non solo non importa di essere veduto dagli uomini, ma non agisce neppure per essere veduto da Dio; anzi se questi non dovesse saperlo, l’anima non cesserebbe di rendere a Lui gli stessi servizi con la stessa allegrezza e con la stessa purezza di amore. 21 - Un'azione fatta interamente e puramente per Dio, con un cuore puro, crea tutto un regno per chi la fa. 22 Il passero che si è posato sul vischio, si affatica, doppiamente e nel distaccarsene e nel pulirsi. Soffre del pari in due maniere chi soddisfa il suo appetito: nel distaccarsene e, una volta libero, nel purificarsi di quanto di esso gli è rimasto attaccato. 23- Chi non si lascia trascinare dagli appetiti, secondo lo spirito volerà leggero come un uccello a cui non mancano penne. 24 - La mosca che si posa sul miele, rende impossibile il suo volo, l'anima, che non vuol rinunciare al sapore dello spirito, impedisce la sua libertà e la sua contemplazione. 25 - Non ti mostrare alle creature, se nella tua anima desideri conservare chiara e semplice la faccia di Dio. Piuttosto vuota e distacca del tutto il tuo spirito da quelle e camminerai sotto la divina luce, poiché Dio non è simile ad esse. 

ORAZIONE DELL'ANIMA INNAMORATA Mio Signore, mio Amato se non compi quello che ti chiedo perché ancora ti ricordi dei miei peccati, fai pure, Dio mio, riguardo ad essi la tua volontà, che è quanto cerco di più; usa la tua bontà e misericordia e sarai conosciuto in essi. E se tu attendi le mie opere per concedermi ciò di cui ti prego, concedimele e compile tu e vengano pure le pene che tu desideri accettare da me, ma se tu non aspetti le mie opere, che cosa aspetti, o clementissimo mio Signore? Perché tardi? Se infine deve essere grazia e misericordia quella che ti chiedo nel tuo Figlio, accetta il mio piccolo contributo perché lo vuoi e concedimi questo bene, poiiché vuoi anche questo. Chi potrà mai liberarsi dal suo modo di agire e dalla I ua condizione imperfetta, se tu, o Dio mio, non lo sollevi a te in purezza di amore? Come si innalzerà a te l'uomo generato e cresciuto in bassezza, se tu, o Signore, non lo sollevi con la mano con cui lo creasti? Non mi toglierai, Dio mio, quanto una volta mi hai dato nel tuo unico Figlio Gesù Cristo, nel quale mi hai concesso tutto ciò che io desidero; perciò io mi rallegrerò pensando che tu non tarderai, se io attendo. Perché indugi a lungo, potendo tu subito amare Dio dentro il tuo cuore? Miei sono i cieli e mia la terra, miei sono gli uomini, i giusti sono miei e miei i peccatori. Gli Angeli sono miei e mia la Madre di Dio, tutte le cose sono mie. Lo stesso Dio mio e per me, poiché Cristo è mio e tutto per me. Che cosa chiedi dunque e che cosa cerchi, anima mia? Tutto ciò è tuo e tutto per te. Non ti fermare in cose meno importanti e non contentarti delle briciole che cadono dalla mensa del Padre tuo. Esci fuori e vai superba della tua gloria. Nasconditi in essa e gustala ed otterrai quanto chiede il tuo cuore. 

I CONTENUTI: L’UNUM NECESSARIUM 26 - Lo spirito molto puro non si distrae in estranee attenzioni né in considerazioni umane ma, solo, nella solitudine di tutte le forme, con saporosa quiete interiore comunica con Dio, la cui conoscenza avviene soltanto nel silenzio divino. 27 - L'anima innamorata è un'anima dolce, mite, umile e paziente. 28 - L'anima dura indurisce nel suo amor proprio. Se tu, o Gesù, nel tuo amore non la rendi dolce, ella resterà sempre nella sua durezza naturale. 29 - Chi perde l’occasione è come chi lasciò volar via di mano l'uccello che non potrà essere più ripreso. 30 - Non ti conoscevo, o Signore mio, perché volevo ancora conoscere -. gustare le cose. 31 - Che cambi pure tutto, o Signore Dio, purché noi troviamo riposo in te. 32 - Un solo pensiero dell'uomo vale più del mondo intero, perciò Dio solo è degno di esso. 33 - Per ciò che è insensibile ciò che tu non senti, per il sensibile il senso, e per lo spirito di Dio il pensiero. 

IMPORTANZA DEL GIUDIZIO (/DELLA RAGIONE) 34 - Ricorda che il tuo Angelo custode non sempre muove l’appetito all'azione, anche se illumina sempre la ragione. Pertanto, per esercitarti nella virtù, non attendere il gusto, perché ti sono sufficienti la ragione e l'intelletto. 35 - Quando l'appetito è posto in altra cosa, non si lascia muovere dalla mozione dell'Angelo. 36 - Il mio spirito si è inaridito, perché si dimentica di riposare in te. 41 - Fai un patto con la tua ragione di compiere quanto ella ti dice nel cammino di Dio: ciò presso di Lui ti varrà più di tutte le opere che fai senza tale riflessione e di tutti i gusti spirituali che tu desideri. 42 - Felice colui il quale, messi da parte i propri gusti e le proprie inclinazioni, prima di agire considera le cose al lume della ragione e della giustizia. 43 - Chi agisce secondo la ragione è come colui che si nutre di cibi sostanziosi; chi invece si muove dietro al gusto della volontà è come chi si nutre di frutta fradicia. 

L'ATTEGGIAMENTO DELLA VOLONTÀ: UMILTÀ E LIBERTÀ 37 - Tu non troverai quello che desideri o maggiormente brami, né per questa tua strada né per quella dell'alta contemplazione, ma in una grande umiltà e sottomissione di cuore. 38 - Convinciti che non entrerai nel sapore e nella soavità di spirito, se non ti darai alla mortificazione di tutto ciò che desideri. 39 - Ricordati che il fiore più delicato più presto appassisce e perde l'odore, perciò guardati dal camminare per le vie del gusto ché non sarai costante. Scegliti invece uno spirito robusto, distaccato da tutte le cose e troverai dolcezza e pace in abbondanza: infatti i frutti saporiti e duraturi si raccolgono in un terreno freddo e arido. 40 - Bada che la tua carne è debole e che nessuna cosa del mondo può dare forza e conforto al tuo spirito poiché ciò che nasce dal mondo è mondo e ciò che nasce dalla carne è carne-, lo spirito buono nasce solo dallo spirito divino, il quale non si comunica né per mezzo del mondo né per mezzo della carne. 44 - Tu, Signore, sollevi di nuovo con gioia e con amore chi ti offende e io non sollevo e onoro di nuovo chi mi irrita. 45 - O potente Signore, se una scintilla della tua sovrana giustizia produce tanti effetti nel principe mortale che governa e muove i popoli, che cosa non farà la tua Giustizia onnipotente sul giusto e sul peccatore? 46 - Se avrai liberato la tua anima da attaccamenti e proprietà estranei comprenderai le cose secondo lo spirito, e se in essi avrai rinnegato l'appetito, gusterai della loro verità, intendendo quanto vi è di certo in esse. 48 Ha vinto veramente tutte le cose chi pur gustandole, non vi trova piacere né si affligge per disgusto. 49 - Se vuoi giungere al santo raccoglimento, devi avanzare non accettando ma rifiutando. 50 - Dovunque io vada con te Dio mio tutto mi accadrà come io desidero per te. 51 - Non potrà giungere alla perfezione colui che non si sforza di contentarsi di nulla, di modo che la concupiscenza naturale e spirituale stiano contente nel vuoto, il che appunto si richiede per giungere alla somma tranquillità e pace di spirito. In tal maniera l'amore di Dio è spesso in atto nell'anima pura e semplice. 52 - Poiché Dio è inaccessibile, procura di non fermarti in quello che le tue potenze possono comprendere e i tuoi sensi percepire, affinché tu non ti senta soddisfatto del meno e la tua anima non perda Ia leggerezza necessaria per salire a Dio. 53 - Come colui che tira un carro su per una salita, cosi cammina verso Dio l'anima che non respinge la preoccupazione e non spegne l'appetito.

 FISSARSI SOLO SULLA VERA LETIZIA 54 - Non è volontà di Dio che l’anima si turbi di qualcosa e che soffra tormenti: se essa nei casi avversi del mondo soffre, ciò accade per la debolezza della sua virtù, poiché l'anima del perfetto si rallegra in ciò in cui si affligge quella di un imperfetto. 55 - Il cammino della vita ama poco il frastuono e la agitazione ed esige più la mortificazione della volontà che la molta scienza. Camminerà più velocemente per esso, chi dalle cose e dai gusti avrà preso il meno. 56 - Non credere che piacere a Dio consista tanto nel compiere molte opere, quanto nel farle con buona volontà senza attaccamento e rispetto umano. 57 - Nella sera sarai esaminato sull'amore. Impara ad amare Dio come Egli vuole essere amato e lascia fl tuo modo di fare e di vedere. 58 - Procura di non ingerirti nelle cose altrui e non permettere che passino neppure per la tua memoria, perché forse non potrai condurre a compimento la tua opera. 59 - Poiché in una persona non risplendono le virtù che tu credi, non pensare che ella sia meno preziosa agli occhi di Dio a causa di ciò a cui tu non pensi. 60 - L'uomo non sa né godere né soffrire bene, non comprendendo la differenza fra il bene e il male. 61 - Cerca di non rattristarti subito dei casi avversi del mondo, poiché non conosci il bene che essi portano seco, un bene preordinato nei giudizi di Dio per il gaudio sempiterno degli eletti. 62 - Non ti rallegrare nelle prosperità temporali, poiché non sai con certezza se esse ti assicurino la vita eterna. 63 - Nelle tribolazioni ricorri subito con fiducia a Dio e sarai rinvigorito, illuminato e ammaestrato. 64 - Nelle gioie e nei piaceri ricorri subito a Dio con timore e verità e non sarai ingannato né preso dalla vanità. 65 - Prendi Dio per sposo e amico con cui stare sempre; non peccherai, saprai amare e le cose necessarie ti andranno prosperamente. 66 - Senza fatica assoggetterai le persone e sarai servito dalle cose, se di esse e di te stesso ti dimenticherai. 67 Vivi in pace allontanando da te le preoccupazioni senza darti pensiero di quanto accade; servirai cosi a Dio come a Lui piace e ti riposerai in Lui. 68 - Ricordati che Dio regna solo nell'anima pacifica e disinteressata. 69 - Anche se tu compi molte azioni, non profitterai nella perfezione se non imparerai a rinnegare la tua volontà e a sottometterti, lasciando ogni cura di te e delle tue cose. 

IL TIMOR DI DIO 70 - A che serve che tu dia al Signore una cosa quando da te ne richiede un'altra? Rifletti a quello che Dio vuole e compilo; per questa via il tuo cuore sarà soddisfatto più che con quelle cose alle quali ti porta la tua inclinazione. 7I - Come osi rallegrarti cosi tanto senza timore, poiché devi comparire dinanzi a Dio a render conto della minima parola e del minimo pensiero? 72 - Pensa che molti sono i chiamati e pochi gli eletti e che se tu non prendi cura di te stesso, è più certa la tua dannazione che la tua salvezza, specialmente perché il sentiero che guida alla vita eterna è tanto angusto. 73 - Non ti rallegrare vanamente, sapendo quanti peccati hai commesso e non sapendo come Dio sia disposto verso di te: temi con fiducia. 74 - Poiché al momento della resa dei conti ti dovrai pentire di non avere impiegato bene questo tempo nel servizio di Dio, perché ora non lo ordini e non lo impieghi come vorresti aver fatto in punto di morte? 75 - Se desideri che nel tuo spirito nasca la devozione cresca l'amore di Dio e il desiderio delle cose divine, purifica l'anima da ogni appetito, attaccamento ed esigenza, di maniera che non ti importi nulla di nulla. Infatti come il malato, appena cacciato fuori l'umore cattivo, si sente bene in salute e sente nascere la voglia di mangiare, cosi tu, se ti curi come è stato detto, riacquisterai la salute di Dio: senza di ciò invece, benché tu faccia molto, non ne trarrai profitto. 76 - Se desideri trovare la pace e la consolazione dell'anima e servire veramente a Dio, non ti accontentare di ciò che hai lasciato, poiché forse trovi un impedimento nelle cose in cui ti occupi come o più di prima. Lascia invece tutte le altre cose che ti rimangono e restringiti ad una sola che porta seco tutto il resto, che è la santa solitudine accompagnata dall'orazione e dalla santa e divina lettura, e persevera in essa, dimenticando tutte le cose. Se queste non ti spettano per obbligo, piacerai di più a Dio, se saprai custodire e perfezionare te stesso che se le guadagnassi tutte insieme, giacché: Che gioverà all'uomo guadagnare tutto il mondo se lascia che la sua anima si perda? (Mt. 16, 26). 



  IN UNA NOTTE OSCURA  FIAMMA VIVA D'AMORE IN UNA NOTTE OSCURA 
 In una notte oscura, con ansie, in amori infiammata, - oh! felice ventura! - uscii, né fui notata, stando già la mia casa addormentata. Al buio uscii e sicura, per la segreta scala, mascherata - oh felice ventura! - al buio e ben celata, stando già la mia casa addormentata. Nella felice notte, segretamente, senza esser veduta, senza nulla guardare, senza altra guida o luce fuor di quella che in cuore mi riluce. Questa mi conduceva, più sicura che il sol del mezzogiorno, là dove mi attendeva Chi bene io conosceva e dove nessun altro si vedeva. Notte che mi hai guidato! O notte amabil più dei primi albori! O notte che hai congiunto l'Amato con l'amata, l'amata nell'Amato trasformata! Sul mio petto fiorito, che intatto per lui solo avea serbato, Ei posò addormentato, mentre io lo vezzeggiava e la chioma dei cedri il ventilava. Degli alti merli l'aura, quando i suoi capelli io discioglievo, con la sua man leggera il mio collo feriva e tutti i sensi miei in sé rapiva. 

NOCHE OSCURA En una noche oscura, con ansias, en amores inflamada, ¡oh dichosa ventura!, salí sin ser notada, estando ya mi casa sosegada. A oscuras, y segura, por la secreta escala disfrazada, ¡oh dichosa ventura!, a oscuras, y en celada, estando ya mi casa sosegada. En la noche dichosa, en secreto, que nadie me veía, ni yo miraba cosa, sin otra luz y guía sino la que en el corazón ardía. Aquesta me guiaba más cierto que la luz del mediodía, a donde me esperaba quien yo bien me sabía, en parte donde nadie parecía. ¡Oh noche que guiaste, oh noche amable más que el alborada; oh noche que juntaste Amado con amada, amada en el Amado transformada! En mi pecho florido, que entero para él solo se guardaba, allí quedó dormido, y yo le regalaba, y el ventalle de cedros aire daba. El aire de la almena, (**) cuando yo sus cabellos esparcía, Giacqui e mi obliai, il volto sul Diletto reclinato; tutto cessò, e posai, ogni pensier lasciato in mezzo ai gigli perdersi obliato. con su mano serena en mi cuello hería, y todos mis sentidos suspendía. Quedéme, y olvidéme, el rostro recliné sobre el Amado; cesó todo, y dejéme, dejando mi cuidado entre las azucenas olvidado. 

FIAMMA VIVA D'AMORE O fiamma d'amor viva, che soave ferisci dell'alma mia nel più profondo centro! Poiché non sei più schiva, se vuoi, ormai finisci; rompi la tela a questo dolce incontro. O cauterio soave! O deliziosa piaga! O blanda mano! o tocco delicato, che sa di vita eterna, e ogni debito paga! Morte in vita, uccidendo, hai tu cambiato! O lampade di fuoco, nel cui vivo splendore gli antri profondi dell'umano senso, che era oscuro e cieco, con mirabil valore al lor Diletto dan luce e calore! Quanto dolce e amoroso ti svegli sul mio seno, dove solo e in segreto tu dimori! Nel tuo spirar gustoso, di bene e gloria pieno, come teneramente mi innamorai! 

LLAMA DE AMOR VIVA ¡Oh llama de amor viva, que tiernamente hieres de mi alma en el más profundo centro! Pues ya no eres esquiva, acaba ya, si quieres; ¡rompe la tela deste dulce encuentro! ¡Oh cauterio suave! ¡Oh regalada llaga! ¡Oh mano blanda! ¡Oh toque delicado, que a vida eterna sabe, y toda deuda paga! Matando, muerte en vida la has trocado. ¡Oh lámparas de fuego, en cuyos resplandores las profundas cavernas del sentido, que estaba oscuro y ciego, con extraños primores calor y luz dan junto a su Querido! ¡Cuán manso y amoroso recuerdas en mi seno, donde secretamente solo moras; y en tu aspirar sabroso, de bien y gloria lleno, cuán delicadamente me enamoras! Il testo è qui riportato sia nella recensione più lunga (B) che in quella più breve (A), che è quasi identica, con l'eccezione della strofa 11 che vi manca (A ha 195 versi di contro ai 200 di B), dell'ordinamento in cui si susseguono alcune strofe e di pochissime altre varianti di scarso rilievo. Il titolo originale del poema in ambedue le versioni è Canciones entre el alma y el Esposo (Canzoni tra l'anima e lo Sposo), mentre Cántico espiritual (Cantico spirituale) è il titolo dell'opera che lo commenta. La corrispondenza tra le strofe delle due versioni è la seguente: da 1 a 10 la stessa - 11B non compare in A - da 12B a 15B = da 11A a 14A - da 16B a 17B = da 25A a 26A - da 18B a 19B = da 31A a 32A - da 20B a 21B = da 29A a 30A - da 22B a 23B = da 27A a 28A - da 24B a 33B = da 15A a 24A - da 34B a 40B = da 33A a 39A Le altre varianti sono le seguenti: B.5,3 ha "y," mentre A.5,3 ha "e," - B16,1 ha "Cazadnos" mentre A.25.1 ha "Cogednos" - B.30,4 ha "floridas" mentre A.21,4 ha "florecidas" - B.36,3 ha "al monte y al collado" mentre A.35,3 ha "al monte ó al collado". 

CANTICO SPIRITUALE [versione A] Canciones entre el alma y el Esposo Canzoni tra l'anima e lo Sposo La Esposa La Sposa ¿Adónde te escondiste, Amado, y me dejaste con gemido? Como el ciervo huiste habiéndome herido; salí tras ti clamando, y eras ido. 1 Dove ti nascondesti, in gemiti lasciandomi, o Diletto? Come il cervo fuggisti, dopo avermi ferito; ti uscii dietro gridando: ti eri involato! Pastores, los que fuerdes allá por las majadas al otero, si por ventura vierdes aquel que yo más quiero, decidle que adolezco, peno y muero. 2 Pastori, voi che andate di stazzo in stazzo fino all'alto colle, se per caso incontrate chi più di ogni altro bramo, ditegli che languisco, soffro e muoio. Buscando mis amores iré por esos montes y riberas; ni cogeré las flores, ni temeré las fieras, y pasaré los fuertes y fronteras. 3 In cerca del mio amore, andrò per questi monti e queste rive; non coglierò mai fiore, non temerò le fiere, supererò i forti e le frontiere. Pregunta a las criaturas Domanda alle creature ¡Oh bosques y espesuras, plantadas por la mano del Amado! ¡Oh prado de verduras de flores esmaltado! Decid si por vosotros ha pasado. 4 O boschi e selve ombrose piantate dalla mano dell'Amato! O prato verdeggiante di bei fiori smaltato! Ditemi se attraverso voi è passato. Respuesta de las criaturas Risposta delle creature Mil gracias derramando pasó por estos sotos con presura; e, yéndolos mirando, con sola su figura vestidos los dejó de hermosura. 5 Mille grazie spargendo passò per questi boschi con snellezza, e, mentre li guardava, solo con il suo sguardo adorni li lasciò d'ogni bellezza. La Esposa La Sposa ¡Ay, quién podrá sanarme! Acaba de entregarte ya de vero; no quieras enviarme de hoy más ya mensajero, que no saben decirme lo que quiero. 6 Ah! chi potrà sanarmi? Finisci di donarti a me davvero; non mi inviar da oggi in poi alcun messaggero il qual dirmi non sa quel che io chiedo. Y todos cuantos vagan de ti me van mil gracias refiriendo, 7 Tutti color che vagano y todos más me llagan, y déjame muriendo un no sé qué que quedan balbuciendo. mille grazie di te mi van narrando, e tutti più mi piagano, mi fa quasi morire un non so che, che dicon balbettando. Mas ¿cómo perseveras, ¡oh vida!, no viviendo donde vives, y haciendo porque mueras las flechas que recibes de lo que del Amado en ti concibes? 8 Ma come tu resisti, o vita, non vivendo dove vivi, bastando perché muoia le frecce che ricevi da ciò che dall'Amato tu capisci? ¿Por qué, pues has llagado aqueste corazón, no le sanaste? Y, pues me le has robado, ¿por qué así le dejaste, y no tomas el robo que robaste? 9 Dopo avere piagato questo mio cuor, perché non lo sanasti? Giacché me l'hai rubato, così perché il lasciassi, senza prender con te quel che rubasti? Apaga mis enojos, pues que ninguno basta a deshacellos, y véante mis ojos, pues eres lumbre dellos, y sólo para ti quiero tenellos. 10 Estingui le mie pene, che nessuno ha il potere di eliminare, ti veggan gli occhi miei, poiché sei loro luce, che per te solo bramo conservare. ¡Oh cristalina fuente, si en esos tus semblantes plateados formases de repente los ojos deseados que tengo en mis entrañas dibujados! 11 O fonte cristallina, se in questi tuoi sembianti inargentati formassi all'improvviso gli occhi desiati, che tengo nel mio interno disegnati! ¡Apártalos, Amado, que voy de vuelo! El Esposo Vuélvete, paloma, que el ciervo vulnerado por el otero asoma al aire de tu vuelo, y fresco toma. 12 Allontanali, Amato, ché passo a volo! Lo Sposo Volgiti, o colomba, poiché il cervo ferito sull'alto colle spunta all'aura del tuo volo e il fresco prende. La Esposa La Sposa Mi Amado, las montañas, los valles solitarios nemorosos, las ínsulas extrañas, los ríos sonorosos, el silbo de los aires amorosos, 13 L'Amato è le montagne, le valli solitarie e ricche d'ombra, le isole remote, le acque rumorose, il sibilo delle aure amorose; La noche sosegada en par de los levantes del aurora, la música callada, la soledad sonora, la cena que recrea y enamora. 14 È come notte calma molto vicina al sorger dell'aurora, musica silenziosa, solitudin sonora, è cena che ristora e che innamora. Nuestro lecho florido, de cuevas de leones enlazado, en púrpura tendido, de paz edificado, de mil escudos de oro coronado. 15 Fiorito è il nostro letto, da tane di leoni circondato, da porpora protetto, in pace edificato, di mille scudi d'oro incastonato. A zaga de tu huella las jóvenes discurren al camino, al toque de centella, al adobado vino, emisiones de bálsamo divino. 16 Dietro le tue vestigia le giovani scorrazzan pel cammino, al tocco di scintille, al rinforzato vino, emissioni di balsamo divino. En la interior bodega de mi Amado bebí, y cuando salía por toda aquesta vega, ya cosa no sabía; y el ganado perdí que antes seguía. 17 Nell'intima cantina io bevvi dell'Amato, quindi uscita alla pianura bella, tutto dimenticai, anche il gregge smarrii, prima seguito. Allí me dio su pecho, allí me enseñó ciencia muy sabrosa; y yo le di de hecho a mí, sin dejar cosa: allí le prometí de ser su Esposa. 18 Lì mi dette il suo petto, lì una scienza mi infuse saporosa, ed io a lui mi detti, senza tralasciar cosa, e gli promisi allor d'esser sua sposa. Mi alma se ha empleado, y todo mi caudal en su servicio; ya no guardo ganado, ni ya tengo otro oficio, que ya sólo en amar es mi ejercicio. 19 L'anima mia si è data, tutti i miei beni sono a suo servizio, non pasco più la greggia, non ho più altra cura, ché solo nell'amare è il mio esercizio. Pues ya si en el ejido de hoy más no fuere vista ni hallada, diréis que me he perdido; que, andando enamorada, me hice perdidiza, y fui ganada. 20 Se da oggi nel prato non sarò più né vista né trovata, dite mi son smarrita, che, essendo innamorata, mi son persa volendo e ho guadagnato. De flores y esmeraldas, en las frescas mañanas escogidas, haremos las guirnaldas, 21 Di smeraldi e di fiori, nella frescura del mattino scelti, en tu amor florecidas y en un cabello mío entretejidas. intesserem ghirlande, nell'amor tuo fiorite e con un mio capello intrecciate. En solo aquel cabello que en mi cuello volar consideraste, mirástele en mi cuello y en él preso quedaste, y en uno de mis ojos te llagaste. 22 Da quel solo capello che volar sul mio collo tu guardasti, sul mio collo mirasti, preso tu rimanesti, da un occhio mio piagare e ti lasciasti. Cuando tú me mirabas, su gracia en mí tus ojos imprimían; por eso me adamabas, y en eso merecían los míos adorar lo que en ti vían. 23 Quando tu mi miravi, lor grazia in me imprimevan gli occhi tuoi, di più uindi mi amavi, perciò in te meritavano gli occhi miei adorar quanto vedevano. No quieras despreciarme, que si color moreno en mí hallaste, ya bien puedes mirarme después que me miraste, que gracia y hermosura en mí dejaste. 24 Non voler disprezzarmi, se di colore bruno mi hai trovata ormai puoi ben mirarmi dopo avermi guardata, e grazia e beltà in me aver lasciata. Cogednos las raposas, que está ya florecida nuestra viña, en tanto que de rosas hacemos una piña, y no parezca nadie en la montiña. 25 Prendeteci le volpi, ché fiorità è ormai la nostra vigna; mentre che noi di rose intrecciamo una pina, non compaia nessun sulla collina. Detente, cierzo muerto; ven, austro, que recuerdas los amores, aspira por mi huerto, y corran sus olores, y pacerá el Amado entre las flores. 26 Fermati, o borea morto, austro vieni, che susciti gli amori, spira per il mio orto, sì che corran gli odori e l'Amato si pasca in mezzo ai fiori. El Esposo Lo Sposo Entrado se ha la esposa en el ameno huerto deseado, y a su sabor reposa, el cuello reclinado sobre los dulces brazos del Amado. 27 Entrata ormai è la sposa nel già desiato giardinetto ameno, a suo piacer riposa, il collo reclinato sopra le dolci braccia dell'Amato. Debajo del manzano, allí conmigo fuiste desposada; allí te di la mano, y fuiste reparada 28 Di un melo sotto i rami quivi da me tu fosti disposata, là ti porsi la mano, e fosti risanata donde tu madre fuera violada. colà dove tua madre fu violata. A las aves ligeras, leones, ciervos, gamos saltadores, montes, valles, riberas, aguas, aires, ardores, y miedos de las noches veladores: 29 O voi, agili uccelli, leoni, cervi, daini saltatori, monti, riviere, valli, acque, aure, ardori, e delle notti vigili timori: Por las amenas liras y canto de serenas os conjuro que cesen vuestras iras y no toquéis al muro, porque la esposa duerma más seguro. 30 Per le soavi lire e il canto di sirene io vi scongiuro, cessino le vostre ire, non mi toccate il muro, perché la sposa dorma più al sicuro. La Esposa La Sposa ¡Oh ninfas de Judea!, en tanto que en las flores y rosales el ámbar perfumea, morá en los arrabales, y no queráis tocar nuestros umbrales. 31 O ninfe di Giudea, mentre che in mezzo ai fiori e ai roseti l'ambra sparge il profumo, nei borghi dimorate, toccar le soglie nostre non volgiate. Escóndete, Carillo, y mira con tu haz a las montañas, y no quieras decillo; mas mira las compañas de la que va por ínsulas extrañas. 32 Nasconditi, o Diletto, e volgi la tua faccia alle montagne, e non voler parlarne, ma guarda le campagne di che sen va per isole straniere. El Esposo Lo Sposo La blanca palomica al arca con el ramo se ha tornado, y ya la tortolica al socio deseado en las riberas verdes ha hallado. 33 La bianca colombella col ramoscello all'ara è ritornata, e già la tortorella il suo compagno amato lungo il verde ruscello ha ritrovato. En soledad vivía, y en soledad ha puesto ya su nido, y en soledad la guía a solas su querido, también en soledad de amor herido. 34 Nel deserto viveva e nel deserto ha fatto già il suo nido, nel deserto la guida da solo il suo Diletto, nel deserto anch'ei d'amor ferito. La Esposa La Sposa Gocémonos, Amado, 35 Godiam l'un l'altro, Amato, y vámonos a ver en tu hermosura al monte ó al collado do mana el agua pura; entremos más adentro en la espesura. in tua beltà a contemplarci andiamo, sul monte e la collina, dove acqua pura sgorga; dove è più folto dentro penetriamo. Y luego a las subidas cavernas de la piedra nos iremos que están bien escondidas, y allí nos entraremos, y el mosto de granadas gustaremos. 36 E quindi alle profonde caverne della pietra cene andremo, che sono ben celate, colà noi entreremo, di melagrana il succo gusteremo. Allí me mostrarías aquello que mi alma pretendía, y luego me darías allí tú, vida mía, aquello que me diste el otro día: 37 Colà mi mostrerai quanto da te voleva l'alma mia, e tosto mi darai colà tu, vita mia, quello che l'altro giorno mi donasti: El aspirar del aire, el canto de la dulce filomena, el soto y su donaire, en la noche serena, con llama que consume y no da pena. 38 Dell'aura lo spirare, del soave usignolo il dolce canto, il bosco e la sua grazia, nella notte serena, con fiamma che consuma e non dà pena. Que nadie lo miraba, Aminadab tampoco parecía, y el cerco sosegaba, y la caballería a vista de las aguas descendía. 39 Nessuno la mirava... neppure Aminadab compariva... l'assedio ormai sotava... e la cavalleria alla vista delle acque discendeva…

Versione A CÁNTICO ESPIRITUAL [versione B] CANTICO SPIRITUALE [versione B] Canciones entre el alma y el Esposo Canzoni tra l'anima e lo Sposo La Esposa La Sposa ¿Adónde te escondiste, Amado, y me dejaste con gemido? Como el ciervo huiste 1 Dove ti nascondesti, in gemiti lasciandomi, o Diletto? habiéndome herido; salí tras ti clamando, y eras ido. Come il cervo fuggisti, dopo avermi ferito; ti uscii dietro gridando: ti eri involato. Pastores, los que fuerdes allá por las majadas al otero, si por ventura vierdes aquel que yo más quiero, decidle que adolezco, peno y muero. 2 Pastori, voi che andate di stazzo in stazzo fino all'alto monte, se per caso incontrate chi più di ogni altro bramo, ditegli che languisco, soffro e muoio. Buscando mis amores iré por esos montes y riberas; ni cogeré las flores, ni temeré las fieras, y pasaré los fuertes y fronteras. 3 In cerca del mio amore, andrò per questi monti e queste rive; non coglierò mai fiore, non temerò le fiere, supererò i forti e le frontiere. Pregunta a las criaturas Domanda alle creature ¡Oh bosques y espesuras, plantadas por la mano del Amado! ¡Oh prado de verduras de flores esmaltado! Decid si por vosotros ha pasado. 4 O boschi e selve ombrose piantate dalla mano dell'Amato! O prato verdeggiante di bei fiori smaltato! Ditemi se attraverso voi è passato. Respuesta de las criaturas Risposta delle creature Mil gracias derramando pasó por estos sotos con presura; y, yéndolos mirando, con sola su figura vestidos los dejó de hermosura. 5 Mille grazie spargendo passò per questi boschi con snellezza, e, mentre li guardava, solo con il suo sguardo adorni li lasciò d'ogni bellezza. La Esposa La Sposa ¡Ay, quién podrá sanarme! Acaba de entregarte ya de vero; no quieras enviarme de hoy más ya mensajero, que no saben decirme lo que quiero. 6 Ah! chi potrà sanarmi? finisci di donarti a me davvero; non mi inviar da oggi in poi alcun messaggero il qual dirmi non sa quel che io chiedo. Y todos cuantos vagan de ti me van mil gracias refiriendo, y todos más me llagan, y déjame muriendo un no sé qué que quedan balbuciendo. 7 Tutti color che vagano mille grazie di te mi van narrando, e tutti più mi piagano, mi fa quasi morire un non so che, che dicon balbettando. Mas ¿cómo perseveras, ¡oh vida!, no viviendo donde vives, y haciendo porque mueras las flechas que recibes de lo que del Amado en ti concibes? 8 Ma come tu resisti, o vita, non vivendo dove vivi, bastando perché muoia le frecce che ricevi da ciò che dall'Amato tu capisci? ¿Por qué, pues has llagado aqueste corazón, no le sanaste? Y, pues me le has robado, ¿por qué así le dejaste, y no tomas el robo que robaste? 9 Dopo avere piagato questo mio cuor, perché non lo sanasti? Giacché me l'hai rubato, così perché il lasciassi, senza prender con te quel che rubasti? Apaga mis enojos, pues que ninguno basta a deshacellos, y véante mis ojos, pues eres lumbre dellos, y sólo para ti quiero tenellos. 10 Estingui le mie pene, che nessuno ha il potere di eliminare, ti veggan gli occhi miei, poiché sei loro luce, che per te solo bramo conservare. Descubre tu presencia, y máteme tu vista y hermosura; mira que la dolencia de amor, que no se cura sino con la presencia y la figura. 11 Scopri la tua presenza, mi uccida la tua vista e tua bellezza, sai che la sofferenza di amore non si cura se non con la presenza e la figura. ¡Oh cristalina fuente, si en esos tus semblantes plateados formases de repente los ojos deseados que tengo en mis entrañas dibujados! 12 O fonte cristallina, se in questi tuoi sembianti inargentati formassi all'improvviso gli occhi desiati, che tengo nel mio interno disegnati! ¡Apártalos, Amado, que voy de vuelo! El Esposo Vuélvete, paloma, que el ciervo vulnerado por el otero asoma al aire de tu vuelo, y fresco toma. 13 Allontanali, Amato, ché passo a volo! Lo Sposo Volgiti, o colomba, poiché il cervo ferito sull'alto colle spunta all'aura del tuo volo e il fresco prende. La Esposa La Sposa Mi Amado, las montañas, los valles solitarios nemorosos, las ínsulas extrañas, 14 L'Amato è le montagne, le valli solitarie e ricche d'ombra, le isole remote, los ríos sonorosos, el silbo de los aires amorosos, le acque rumorose, il sibilo delle aure amorose; la noche sosegada en par de los levantes del aurora, la música callada, la soledad sonora, la cena que recrea y enamora. 15 è come notte calma molto vicina al sorger dell'aurora, musica silenziosa, solitudin sonora, è cena che ristora e che innamora. Cazadnos las raposas, que está ya florecida nuestra viña, en tanto que de rosas hacemos una piña, y no parezca nadie en la montiña. 16 Prendeteci le volpi, ché fiorità è ormai la nostra vigna; mentre che noi di rose intrecciamo una pina, non compaia nessun sulla collina. Detente, cierzo muerto; ven, austro, que recuerdas los amores, aspira por mi huerto, y corran sus olores, y pacerá el Amado entre las flores. 17 Fermati, o borea morto, austro vieni, che susciti gli amori, spira per il mio orto, sì che corran gli odori e l'Amato si pasca in mezzo ai fiori. ¡Oh ninfas de Judea!, en tanto que en las flores y rosales el ámbar perfumea, morá en los arrabales, y no queráis tocar nuestros umbrales. 18 O ninfe di Giudea, mentre che in mezzo ai fiori e ai roseti l'ambra sparge il profumo, nei borghi dimorate, toccar le soglie nostre non volgiate. Escóndete, Carillo, y mira con tu haz a las montañas, y no quieras decillo; mas mira las compañas de la que va por ínsulas extrañas. 19 Nasconditi, o Diletto, e volgi la tua faccia alle montagne, e non voler parlarne, ma guarda le campagne di che sen va per isole straniere. El Esposo Lo Sposo A las aves ligeras, leones, ciervos, gamos saltadores, montes, valles, riberas, aguas, aires, ardores, y miedos de las noches veladores: 20 O voi, agili uccelli, leoni, cervi, daini saltatori, monti, riviere, valli, acque, aure, ardori, e delle notti vigili timori: Por las amenas liras y canto de serenas os conjuro que cesen vuestras iras y no toquéis al muro, porque la esposa duerma más seguro. 21 per le soavi lire e il canto di sirene io vi scongiuro, cessino le vostre ire, non mi toccate il muro, perché la sposa dorma più al sicuro. Entrado se ha la Esposa en el ameno huerto deseado, y a su sabor reposa, el cuello reclinado sobre los dulces brazos del Amado. 22 Entrata ormai è la sposa nel già desiato giardinetto ameno, a suo piacer riposa, il collo reclinato sopra le dolci braccia dell'Amato. Debajo del manzano, allí conmigo fuiste desposada; allí te di la mano, y fuiste reparada donde tu madre fuera violada. 23 Di un melo sotto i rami quivi da me tu fosti disposata, là ti porsi la mano, e fosti risanata colà dove tua madre fu violata. La Esposa La Sposa Nuestro lecho florido, de cuevas de leones enlazado, en púrpura tendido, de paz edificado, de mil escudos de oro coronado. 24 Fiorito è il nostro letto, da tane di leoni circondato, da porpora protetto, in pace edificato, di mille scudi d'oro incastonato. A zaga de tu huella las jóvenes discurren al camino, al toque de centella, al adobado vino, emisiones de bálsamo divino. 25 Dietro le tue vestigia le giovani scorrazzan pel cammino, al tocco di scintille, al rinforzato vino, emissioni di balsamo divino. En la interior bodega de mi Amado bebí, y cuando salía por toda aquesta vega, ya cosa no sabía; y el ganado perdí que antes seguía. 26 Nell'intima cantina io bevvi dell'Amato, quindi uscita alla pianura bella, tutto dimenticai, anche il gregge smarrii, prima seguito. Allí me dio su pecho, allí me enseñó ciencia muy sabrosa, y yo le di de hecho a mí, sin dejar cosa; allí le prometí de ser su esposa. 27 Lì mi dette il suo petto, lì una scienza mi infuse saporosa, ed io a lui mi detti, senza tralasciar cosa, e gli promisi allor d'esser sua sposa. Mi alma se ha empleado, y todo mi caudal en su servicio; ya no guardo ganado, ni ya tengo otro oficio, que ya sólo en amar es mi ejercicio. 28 L'anima mia si è data, tutti i miei beni sono a suo servizio, non pasco più la greggia, non ho più altra cura, ché solo nell'amare è il mio esercizio. Pues ya si en el ejido de hoy más no fuere vista ni hallada, 29 Se da oggi nel prato non sarò più né vista né trovata, diréis que me he perdido; que, andando enamorada, me hice perdidiza, y fui ganada. dite mi son smarrita, che, essendo innamorata, mi son persa volendo e ho guadagnato. De flores y esmeraldas, en las frescas mañanas escogidas, haremos las guirnaldas, en tu amor floridas y en un cabello mío entretejidas. 30 Di smeraldi e di fiori, nella frescura del mattino scelti, intesserem ghirlande, nell'amor tuo fiorite e con un mio capello intrecciate. En solo aquel cabello que en mi cuello volar consideraste, mirástele en mi cuello y en él preso quedaste, y en uno de mis ojos te llagaste. 31 Da quel solo capello che volar sul mio collo tu guardasti, sul mio collo mirasti, preso tu rimanesti, da un occhio mio piagare e ti lasciasti. Cuando tú me mirabas, su gracia en mí tus ojos imprimían; por eso me adamabas, y en eso merecían los míos adorar lo que en ti vían. 32 Quando tu mi miravi, lor grazia in me imprimevan gli occhi tuoi, di più uindi mi amavi, perciò in te meritavano gli occhi miei adorar quanto vedevano. No quieras despreciarme, que si color moreno en mí hallaste, ya bien puedes mirarme después que me miraste, que gracia y hermosura en mí dejaste. 33 Non voler disprezzarmi, se di colore bruno mi hai trovata ormai puoi ben mirarmi dopo avermi guardata, e grazia e beltà in me aver lasciata. El Esposo Lo Sposo La blanca palomica al arca con el ramo se ha tornado, y ya la tortolica al socio deseado en las riberas verdes ha hallado. 34 La bianca colombella col ramoscello all'ara è ritornata, e già la tortorella il suo compagno amato lungo il verde ruscello ha ritrovato. En soledad vivía, y en soledad ha puesto ya su nido, y en soledad la guía a solas su querido, también en soledad de amor herido. 35 Nel deserto viveva e nel deserto ha fatto già il suo nido, nel deserto la guida da solo il suo Diletto, nel deserto anch'ei d'amor ferito. La Esposa La Sposa Gocémonos, Amado, y vámonos a ver en tu hermosura al monte y al collado, do mana el agua pura; entremos más adentro en la espesura. 36 Godiam l'un l'altro, Amato, in tua beltà a contemplarci andiamo, sul monte e la collina, dove acqua pura sgorga; dove è più folto dentro penetriamo. Y luego a las subidas cavernas de la piedra nos iremos que están bien escondidas, y allí nos entraremos, y el mosto de granadas gustaremos. 37 E quindi alle profonde caverne della pietra ce ne andremo, che sono ben celate, colà noi entreremo, di melagrana il succo gusteremo. Allí me mostrarías aquello que mi alma pretendía, y luego me darías allí tú, vida mía, aquello que me diste el otro día: 39 Colà mi mostrerai quanto da te voleva l'alma mia, e tosto mi darai colà tu, vita mia, quello che l'altro giorno mi donasti: El aspirar del aire, el canto de la dulce filomena, el soto y su donaire, en la noche serena, con llama que consume y no da pena. 39 dell'aura lo spirare, del soave usignolo il dolce canto, il bosco e la sua grazia, nella notte serena, con fiamma che consuma e non dà pena. Que nadie lo miraba, Aminadab tampoco parecía, y el cerco sosegaba, y la caballería a vista de las aguas descendía. 40 Nessuno la mirava... neppure Aminadab compariva... l'assedio ormai sotava... e la cavalleria alla vista delle acque discendeva…

mercoledì 24 novembre 2021

"VADO A CANTARE IL MATTUTINO IN CIELO!"

  

SAN GIOVANNI DELLA CROCE

1542 - 1591

Dottore della Chiesa

Padre Riformatore dei Carmelitani Scalzi

Patrono della Provincia Veneta dei Carmelitani Scalzi

 Solennità, 14 dicembre [dal 24 nov.]

 

La nascita

99473184copiSan Giovanni della CroceS. Giovanni della Croce, universalmente conosciuto come “Dottore mistico”nacque nel 1542 a Fontiveros, una cittadina della Castiglia. Già la tenera vicenda umana dei suoi genitori fu per Giovanni quasi un presagio: il papà, Gonzalo de Yepes, di nobile origine toledana, aveva sposato, contro la volontà dei suoi ricchi parenti, Caterina Alvarez, una povera tessitrice, di cui s’era innamorato. 

Era stato diseredato e, così, era stata Caterina a doverlo accogliere nella sua umile casetta e ad insegnargli il mestiere di tessitore. Erano nati tre bambini, ma il papà li aveva lasciati troppo presto, vittima di una epidemia mortale. Anche uno dei bambini morì di stenti. Giovanni, il più piccolo – che porterà per tutta la vita i segni della denutrizione patita – fu ospitato in un collegio per orfani, dove gli fu almeno concesso di studiare. Contemporaneamente, per mantenersi, faceva l’inserviente in un ospedale per sifilitici a Medina del Campo. Una infanzia “infelice”, si direbbe, e una adolescenza aggravata dagli stenti. E invece, proprio dal clima povero, ma dolce e intenso, che respirò in famiglia, Giovanni trasse quella certezza che avrebbe rischiarato tutta la sua esistenza: comprese, cioè, che la vita può essere una sublime avventura d’amore, benché sia così spesso impregnata di sofferenze. Pur senza disprezzare l’amore umano, egli si sentiva inclinato a scoprire le meraviglie dell’amore che Cristo ha rivelato e promesso a chi Lo segue.

L’ingresso in convento

49807092copiUniversità di Salamanca (Spagna)

A 21 anni chiese, dunque, di entrare nel convento carmelitano di Medina, iniziandovi gli studi che l’avrebbero condotto fino al sacerdozio. Poté così frequentare la prestigiosa Università di Salamanca. Lo studio affascinava la sua intelligenza acuta e argomentativa, mentre la preghiera e l’ascesi lo affinavano interiormente e fisicamente. A tale scopo aveva scelto per sè una cella piccola e buia, solo perché aveva una finestrella che guardava sul presbiterio della Chiesa: là passava lunghe ore, assorto nella contemplazione del tabernacolo.

Quando fu ordinato sacerdote, aveva quasi deciso di dedicarsi a una forma di vita ancora più austera e solitaria (quella dei Certosini), ma fu proprio in occasione della sua Prima Messa, celebrata a Medina, che gli accadde di incontrare Santa Teresa d’Avila. Fu lei, col prestigio della sua santità e della sua maturità, a coinvolgerlo nella sua missione di Riformatrice dell’antico Ordine Carmelitano.

Fu Teresa stessa a tagliare e cucire per lui un umile abito di lana grezza, e ad aiutarlo nella prima organizzazione di un poverissimo conventino a Durvelo, tra un gruppetto di case coloniche, sperduto nella campagna. Qui cominciò la storia dei primi “carmelitani scalzi” (cioè “riformati”), che vivevano in una solitudine quasi eremitica, interrompendo la preghiera solo per prendere un po’ di cibo e per andare nelle borgate vicine a predicare ai contadini, privi di ogni assistenza religiosa. Ma Giovanni non poté restare a lungo in quella beata solitudine. Presto fu necessario fondare altri conventi (e a lui veniva sempre affidato l’incarico di educatore dei giovani religiosi).

 

Alla scuola di Teresa d’Avila

Poi Teresa lo volle con sé ad Avila, per farsi aiutare nella formazione delle monache, di cui era priora. Ma l’attività dei due Riformatori non era ben vista da tanti altri frati e monache che si ritenevano quasi offesi dalla loro azione, e c’era chi li accusava di ribellione e di disobbedienza ai Superiori dell’Ordine. Allora le comunicazioni erano difficili e le notizie tendenziose si diffondevano facilmente. Così proprio il mite ed umile Giovanni della Croce fu accusato ingiustamente d’essere un ribelle e “incarcerato” nel grande convento di Toledo, dove fu rinchiuso in un bugigattolo umido e buio. Vi restò quasi nove mesi: trattato a pane e acqua, con una sola tonaca che gli marciva addosso, mentre i pidocchi lo divoravano e la febbre lo consumava. Ma in quella terribile “notte oscura” Dio lo avvolse di luce e di amore.

 

Scrittore mistico e teologo

San Giovanni della CroceSan Giovanni della Croce (disegno a matita)

Dal cuore straziato di Giovanni della Croce nacquero, così, le più calde e luminose poesie d’amore che siano mai state scritte in lingua spagnola. Egli le componeva a memoria, per esprimere il grido dell’anima che cerca Dio, come una fidanzata cerca il suo Amato, dal quale si è sentita improvvisamente abbandonata. Nella notte del carcere, lungo quei terribili mesi, Giovanni iniziò così il suo cammino verso il cuore della Sacra Scrittura, dove si trova incastonato il Cantico dei Cantici: la parola d’amore che Dio ha rivelato al suo popolo e alla sua Chiesa. Anche il nostro prigioniero compose, dunque, il suo Cantico Spirituale: quasi un commento poetico del testo biblico, ricreato con ricchezza di immagini, di colori, di suoni, di paesaggi, di ricordi, di appassionate invocazioni. 

Quando, dopo nove mesi, riuscì a fuggire dal carcere, portò con sé un quadernetto dove aveva trascritto quei versi che l’avevano aiutato a credere, a sperare, e ad amare… Passò gli anni successivi, ricoprendo quasi sempre l’ufficio di Superiore, generalmente amato e stimato, anche se tenuto un po’ in secondo piano, ricercato da coloro che volevano essere guidati nel cammino verso Dio. A loro (soprattutto alle monache, ma anche a dei laici), Giovanni della Croce spiegava le esigenze ardenti dell’amore di Dio, e lo faceva con lo stile che aveva imparato in prigione: scrivendo delle poesie e commentandole, rifacendosi continuamente agli insegnamenti della Sacra Scrittura e alla sua personalissima esperienza. «L’anima innamorata – insegnava Giovanni – è un’anima dolce, mite, umile e paziente». A tutti egli ricordava che «un pensiero dell’uomo vale più del mondo intero e perciò soltanto Dio ne è degno!». Insegnava con decisione l’esigente cammino della “nuda fede” che non vuole null’altro se non Dio. Soprattutto i monasteri fondati da Teresa si protendevano connaturalmente ad accogliere e desiderare la guida di Giovanni della Croce e alle anime contemplative egli ripeteva le sue bellissime poesie (e ne componeva di nuove) e poi tentava di darne una spiegazione, un commento, utilizzando tutta la teologia che aveva studiato, (e Giovanni aveva un’intelligenza e una forza argomentativa straordinarie) nel tentativo di spiegare l’indicibile. Al Cantico spirituale si aggiunsero prima la Notte oscura, poi la Fiamma viva d’Amore, con i relativi commenti, che lasciò quasi tutti incompleti. Sul finire della vita si trovò nuovamente avvolto dalle tenebre della sofferenza e dell’abbandono. Non tutti riuscivano a capire quella sua incredibile dolcezza pur mescolata a tanta inflessibilità, quando ne andavano di mezzo i diritti di Dio e il rispetto dovuto alla verità. Così qualcuno si spinse fino a calunniarlo, nel tentativo di screditarlo presso i superiori. Ad una monaca che voleva prendere le sue difese, Giovanni disse: «Non pensi ad altro se non che tutto è disposto da Dio. E dove non c’è amore, metta amore e ne riceverà amore».

Proprio in quei tristi anni egli stava commentando la sua ultima opera, quella Fiamma viva d’Amore, che è tutto un divampare di carità. Nonostante le sofferenze fisiche e morali in cui era immerso, egli poteva cantare l’amore di Dio e per Dio, divenuto un possesso totale e ardente e descrivere, per esperienza, l’abbraccio di amore più intenso che sia possibile in questa terra, quando solo un ultimo, leggerissimo velo che sta per lacerarsi separa la creatura dalla vita eterna.

La morte

Il Crocifisso e S. GiovanniIl Crocifisso e S. GiovanniA 49 anni si ammalò gravemente: nel collo del piede gli si aprì una piaga tumorale che non si riusciva a curare. Giovanni visse la sua malattia nel desiderio di diventare sempre più simile al suo Signore Crocifisso. L’immedesimazione era così piena che egli arrivava a commuoversi, durante le medicazioni, nel guardare il suo povero piede piagato, perché gli sembrava di vedere quello trafitto di Cristo. Intanto la morte si avvicinava: nella tarda sera del 13 dicembre 1591, quando i confratelli riuniti attorno al suo letto iniziarono le preghiere per gli agonizzanti, Giovanni chiese che le interrompessero e disse: «Non ho bisogno di questo. Leggetemi qualcosa del Cantico dei Cantici». E mentre quei versetti d’amore risuonavano nella cella del morente, egli sembrava incantato e sospirò: «Che perle preziose!». Poi sentì suonare le campane di mezzanotte e disse: «Vado a cantare il Mattutino in cielo».

di P. Antonio Maria Sicari ocd


"Multae tribulationes iustorum", cioè: 

Molte sono le sventure dei giusti, 

ma li libera da tutte il Signore 

(Sal 33,20).


"Cantico spirituale" (A): di San Giovanni della Croce: tra i libri più belli del mondo

http://www.cristinacampo.it/public/san%20giovanni%20della%20croce,%20cantico%20spirituale.%20testo%20integrale.pdf



 AMDG et DVM

giovedì 4 novembre 2021

OMAGGIO A SAN GIOVANNI DELLA CROCE

 

Breve profilo biografico di S. Giovanni della Croce

S. Giovanni della Croce

 

Collaboratore di S. Teresa d'Avila nella fondazione dei Carmelitani Scalzi, Dottore della Chiesa , universalmente riconosciuto come mistico per eccellenza, Giovanni della Croce risulta sempre più un affascinante maestro: le sue parole e il suo messaggio sanno di mistero, del mistero di Dio.

Nasce a Fontiveros in Castiglia (Spagna) nel 1542, da una famiglia poverissima. Orfano molto presto del padre; una madre laboriosa e intraprendente per far fronte alla fame. Il piccolo Juan viene subito colpito dalla durezza della vita. Provato nel fisico, ma temprato nello spirito, si dà da fare come infermiere per mantenersi agli studi cui si sente portato.

 

 

 

Emerge ben presto la sua voglia di Dio e di Assoluto. A 20 anni decide di entrare nel noviziato dei Carmelitani. Arriva al Sacerdozio a 24 anni, ma si scopre dentro una gran voglia di una vita rigorosamente consacrata nel silenzio e nella contemplazione, una voglia che neppure i brillanti studi teologici nella prestigiosa università di Salamanca riescono a sopire.

Ci pensa Santa Teresa ad offrirgli una soluzione, invitandolo a partecipare alla Riforma dell’Ordine Carmelitano.Maestro dei novizi, attira tanti giovani che desiderano condurre una vita come lui. Nello spazio di pochi anni, pieni di fatiche apostoliche sulle strade assolate o ghiacciate di Spagna, accanto a profonde sofferenze, incredibili ed esaltanti esperienze mistiche.

La sua perfezione ascetica, la sua vita d'orazione, la sua elevatezza. di spirito e d'ingegno, l'esperienza mistica personale e la conoscenza dell'ampia esperienza mistica del Carmelo Riformato, la vasta dottrina, la profonda interiorità, e soprattutto la viva fiamma d'amore che lo vivificava e lo consumava fecero di lui non solo un grande santo, ma anche un grande maestro.

Scrive poemi e trattati che sprigionano la sua sapienza mistica, quella che non viene dai libri e dagli studi, ma che si "sa per amore". Muore a Ubeda il 14 dicembre 1591, a soli 49 anni, facendo sue, in un trasporto d’amore, le parole del Cantico dei cantici: "Rompi la tela ormai al dolce incontro!".
Il suo linguaggio: poetico e pieno di immagini e simboli, il linguaggio della passione e dell’amore. Con spirito nuovo, da umanista rinascimentale, offre un valido aiuto per il cammino cristiano dell’uomo moderno. Il cammino che propone è necessario e il risultato possibile anche se può sembrare una cosa ardua

S. Giovanni della Croce
Giovanni della Croce invita alla rinuncia, che non è negazione di sé o abdicazione da sé, ma promozione del meglio di sé. L’opera di Giovanni della Croce, se non invita ad un approccio immediato, ridesta tuttavia sempre almeno curiosità e fascino. Sono molte le persone comunque che l’hanno preso sul serio, come Teresa di Gesù Bambino, Elisabetta della Trinità, Edith Stein ..., e tanti altri, ci assicurano che l’itinerario proposto da Giovanni della Croce è accessibile. La sua spiritualità non sradica e non impone un programma fisso di vita. Pur rimanendo nei nostri quotidiani impegni, ci chiede di vivere nell’attenzione amorosa, un orientamento a Dio totale e rigorosamente esclusivo.

Il suo magistero orale e scritto, illumina tutto il percorso cui l’anima è chiamata per il raggiungimento del "Monte", dei vertici della spiritualità ove si compie il mistero amoroso dell’unione con Dio.
La Chiesa ha riconosciuto il valore universale della dottrina ascetica e mistica di S. Giovanni della Croce procamandolo Dottore Mistico della Chiesa Universale.


Quel che è certo è che tutti i pensieri, tutti i detti di S. Giovanni della Croce sono proprio articoli che regolano il modo di camminare sulle orme di Cristo. Un codice della strada, sì, della vera strada: l'imitazione di Cristo, di Colui che è Egli stesso via. Ed è altrettanto certo che il passaggio obbligato è quello della Croce.

AMDG ET DVM

lunedì 2 dicembre 2019

CERCARE L'AMATO

2 dicembre 2019
Risultato immagini per san giovanni della croce
STROFA 3
In cerca dei miei amori
mi spingerò tra i monti e le riviere,
non coglierò fiori
né temerò le fiere,
ma passerò i forti e le frontiere.

SPIEGAZIONE

1. All’anima non bastano i gemiti e le preghiere né l’aiuto d’intermediari per conversare
con l’Amato, come ha fatto nelle precedenti strofe, ma insieme a questo ella stessa deve
mettersi a cercarlo. Questo è il pensiero che esprime nella presente strofa: cercare
l’Amato, esercitandosi nelle virtù e nelle mortificazioni della vita contemplativa e
attiva. A tale scopo, non ammetterà alcun piacere o comodità, né basteranno a fermarla 
o ad ostacolarle il cammino tutte le forze e le insidie dei tre nemici dell’anima: il
mondo, il demonio e la carne. Perciò dice: In cerca dei miei amori,
cioè del mio Amato, mi spingerò tra i monti e le riviere.

3. Essa chiama le virtù monti, anzitutto per la loro altezza e poi per le difficoltà e la
fatica che si affrontano nel salirvi, quando si esercita nella vita contemplativa. Chiama,
inoltre, riviere le mortificazioni, gli atti di umiltà e il disprezzo di sé, quando esercita
queste cose nella vita attiva; infatti, per acquisire le virtù, sono necessarie l’una e l’altra
vita. Il che, dunque, equivale a dire: per cercare il mio Amato metterò in opera le alte
virtù e mi umilierò nelle mortificazioni e negli esercizi più modesti. Dice questo perché
la ricerca di Dio consiste nel fare il bene in lui e mortificare il male in sé, come si dice
dopo: non coglierò fiori.

4. Poiché per cercare Dio si richiede un cuore spoglio e forte, libero da tutti i mali e da
tutti i beni che non siano esclusivamente Dio, nel verso presente e nei seguenti l’anima
parla della libertà e della forza necessarie per cercarlo. 

Sostiene, quindi, che non si
fermerà a cogliere i fiori che troverà lungo il cammino e che rappresentano tutte le
voglie, le soddisfazioni e i piaceri che le si possono offrire in questa vita: tutto questo
potrebbe ostacolare il cammino, se volesse coglierli e goderli. 

Gli ostacoli sono di tre
tipi: terreni, sensibili e spirituali. Sia gli uni che gli altri occupano il cuore e
impediscono lo spogliamento spirituale richiesto per camminare direttamente nella via
di Cristo, se l’anima dovesse soffermarvisi od occuparsene. Per cercare Cristo, afferma
che non si attarderà a cogliere cose del genere. È come se dicesse: non riporrò il mio
cuore nelle ricchezze e nei beni offerti dal mondo, né accoglierò le consolazioni e i
piaceri della mia carne, né indugerò nei gusti e nei conforti del mio spirito, per non
essere trattenuta nella ricerca dei miei amori per i monti delle virtù e delle fatiche.
Dicendo così, segue il consiglio che dà il profeta Davide a coloro che percorrono questo
cammino: Divitiae si affluant, nolite cor apponete: Anche se abbondano le ricchezze,
non attaccatevi il cuore (Sal 61,11). Questo vale sia per le soddisfazioni sensibili che
per gli altri beni terreni e le consolazioni spirituali. Ne segue che non solo i beni terreni
e i piaceri corporali impediscono e ostacolano il cammino verso Dio, ma anche le
consolazioni e i conforti spirituali, se posseduti o cercati con attaccamento, impediscono
di seguire la via della croce dello Sposo Cristo. Chi vuole progredire, quindi, non deve
attardarsi a cogliere questi fiori. Non solo, ma deve avere anche il coraggio e la forza
per dire: né temerò le fiere, ma passerò i forti e le frontiere.

5. In questi versi l’anima cita i suoi tre nemici – il mondo, il demonio e la carne – che le
fanno guerra e rendono difficile il cammino spirituale. Per fiere intende il mondo, per
forti il demonio e per frontiere la carne.

6. Chiama fiere il mondo perché, all’anima che inizia il cammino di Dio, il mondo si
presenta nell’immaginazione come una fiera che minaccia e spaventa, soprattutto
secondo tre maniere. La prima le fa pensare che perderà il favore del mondo, gli amici,
la stima, il prestigio e persino il patrimonio. La seconda – una fiera non meno terribile –
le fa vedere quanto dovrà soffrire non avendo più le gioie e i piaceri del mondo e non
provando più le sue lusinghe. La terza, ancora più grande, le fa pensare che le si
solleveranno contro le male lingue, deridendola e beffeggiandola con motteggi e burle, e 
sarà stimata pochissimo. Simili minacce di solito si presentano ad alcune anime tanto da
rendere loro difficilissima non solo la perseveranza contro queste fiere, ma anche la
possibilità d’intraprendere il cammino.

7. Ad alcune anime più generose, però, spesso si presentano altre fiere più interiori e
spirituali: difficoltà e tentazioni, tribolazioni e prove di vario genere che esse dovranno
affrontare. Dio invia tali fiere a coloro che vuole elevare a una perfezione maggiore,
provandoli ed purificandoli come l’oro sul fuoco, secondo quanto afferma Davide:
Multae tribulationes iustorum, cioè: Molte sono le sventure dei giusti, ma li libera da
tutte il Signore (Sal 33,20). Tuttavia l’anima profondamente innamorata, che stima il
suo Amato più di ogni altra cosa, fidandosi del suo amore e del suo favore non teme di
dire: né temerò le fiere, ma passerò i forti e le frontiere.

8. Chiama forti il secondo nemico, i demoni, perché essi cercano con grande forza di
sbarrare il passo di questo cammino e anche perché le loro tentazioni e astuzie sono più
forti e dure da superare e più difficili da riconoscere rispetto a quelle del mondo e della
carne. Inoltre i demoni si rafforzano con gli altri due nemici, il mondo e la carne, per
muovere un’aspra guerra all’anima. Per questo Davide, parlando di essi, li chiama forti:
Fortes quaesierunt animam meam: I forti insidiano la mia vita (Sal 53,5). 
    A questa forza si riferisce anche il profeta Giobbe quando dice che non c’è sulla terra potere
paragonabile a quello del demonio e tale che di nessuno debba aver paura (Gb 41,24
Volg.), cioè nessun potere umano può essere paragonato al suo. Solo il potere divino,
quindi, può vincerlo e solo la luce divina può scoprire i suoi inganni. Ecco perché
l’anima che deve vincere la sua forza non potrà riuscirvi senza la preghiera, né potrà
scoprire i suoi inganni senza l’umiltà e la mortificazione. Per questo san Paolo, volendo
mettere in guardia i fedeli, usa queste espressioni: Induite vos armaturam Dei, ut
possitis stare adversus insidias diaboli, quoniam non est vobis colluctatio adversus
carnem et sanguinem: Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie
del diavolo; la nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne
(Ef 6,11-12). Per sangue intende il mondo e per armatura di Dio la preghiera e la croce
di Cristo, ove risiedono l’umiltà e la mortificazione di cui ho parlato.

9. L’anima aggiunge che passerà oltre le frontiere, con le quali – ripeto – indica le
ripugnanze e le ribellioni che la carne solleva naturalmente contro lo spirito. Come dice
san Paolo: Caro enim concupiscit adversus spiritum: La carne ha desideri contrari allo
Spirito(Gal 5,17), e si pone quasi sul confine ostacolando il cammino spirituale.
L’anima deve andare oltre queste frontiere, superando le difficoltà e abbattendo con la
forza e la determinazione dello spirito tutti gli appetiti sensuali e le affezioni naturali.
       Difatti, finché questi persisteranno nell’anima, lo spirito sarà talmente soggiogato da
non poter andare avanti verso la vera vita e il diletto spirituale. Tutto questo ci fa ben
comprendere san Paolo quando afferma: Si spiritu facta carnis mortificaveritis, vivetis:
Se con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere della carne, vivrete (Rm 8,13).
Questo dunque è l’atteggiamento che, secondo la presente strofa, l’anima ritiene
opportuno adottare lungo il cammino di ricerca del suo Amato. Vale a dire: costanza e
arditezza per non abbassarsi a cogliere i fiori, coraggio per non temere le fiere e forza
per superare i forti e le frontiere, con l’unico scopo di andare sui monti e lungo le riviere
delle virtù, come ho spiegato sopra. 

AMDG et DVM