NOVENA PER IMPETRARE GRAZIE DA MARIA VALTORTA
E AVVICINARE IL RICONOSCIMENTO DELLA SUA SANTITÀ
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"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
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mercoledì 26 ottobre 2016
NOVENA PER IMPETRARE GRAZIE DA MARIA VALTORTA
sabato 20 luglio 2013
Domenica 21 Luglio 2013, XVI Domenica Tempo Ordinario - Anno C
"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta
Domenica 21 Luglio 2013, XVI Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42.
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
Traduzione liturgica della Bibbia
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
Traduzione liturgica della Bibbia
Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 6 Capitolo 377 pagina 127.
1Comprendo subito che si è ancora intorno alla figura della Maddalena, perché la vedo per prima cosa in una semplice veste di un rosa lilla come è il fiore della malva. Nessun ornamento prezioso, i capelli sono semplicemente raccolti in trecce sulla nuca. Sembra più giovane di quando era tutta un capolavoro di toletta. Non ha più l’occhio sfrontato di quando era la «peccatrice», e neppure lo sguardo avvilito di quando ascoltava la parabola della pecorella, e quello vergognoso e lucido di pianto di quando era nella sala del Fariseo... Ora ha un occhio quieto, tornato limpido come quello di un bambino, e un riso pacato vi risplende.
Ella è appoggiata ad un albero presso il confine della proprietà di Betania e guarda verso la via. Attende. Poi ha un grido di gioia. Si volge verso la casa e grida forte per essere udita, grida con la sua splendida voce vellutata e passionale, in- confondibile: «Giunge!... Marta, ci hanno detto giusto. Il Rabbi è qui!», e corre ad aprire il pesante cancello che stride. Non dà tempo ai servi di farlo e esce sulla via a braccia tese, come fa un bambino verso la mamma, e con un grido di gioia amorosa: «O Rabboni** mio!» (io scrivo “Rabboni” perché vedo che il Vangelo porta cosi. Ma tutte le volte che ho sentito la Maddalena chiamarlo, mi è parso dicesse “Rabbomi”, con l’emme e non l’enne), e si prostra ai piedi di Gesù, baciandoglieli fra la polvere della via.
«Pace a te, Maria. Vengo a riposare sotto il tuo tetto».
«O Maestro mio!» ripete Maria levando il volto con una espressione di riverenza e d’amore che dice tanto... È ringraziamento, è benedizione, è gioia, è invito ad entrare, è giubilo perché Egli entra...
Gesù le ha messo la mano sul capo e pare l’assolva ancora.
2Maria si alza e, a fianco di Gesù, rientra nel recinto della proprietà. Sono corsi intanto servi e Marta. I servi con anfore e coppe. Marta col suo solo amore. Ma è tanto.
Gli apostoli, accaldati, bevono le fresche bevande che i servi mescono. Vorrebbero darla a Gesù per il primo. Ma Marta li ha prevenuti. Ha preso una coppa piena di latte e l’ha offerta a Gesù. Deve sapere che gli piace molto.
Dopo che i discepoli si sono ristorati, Gesù dice loro: «Andate ad avvertire i fedeli. A sera parlerò loro».
Gli apostoli si sparpagliano in diverse direzioni non appena fuori dal giardino.
Gesù inoltra fra Marta e Maria.
«Vieni, Maestro» dice Marta. «Mentre giunge Lazzaro, riposa e prendi ristoro».
Mentre pongono piede in una fresca stanza che dà sul portico ombroso, ritorna Maria che si era allontanata a passo rapido. Torna con una brocca d’acqua, seguita da un servo che porta un bacile. Ma è Maria che vuole lavare i piedi di Gesù. Ne slaccia i sandali polverosi e li dà al servo, perché li riporti puliti insieme al mantello, pure dato perché fosse scosso dal polverume. Poi immerge i piedi nell’acqua, che qualche aroma fa lievemente rosea, li asciuga, li bacia. Poi cambia l’acqua e ne offre di monda a Gesù, per le mani. E mentre attende il servo coi sandali, accoccolata sul tappeto ai piedi di Gesù, glieli accarezza e, prima di mettergli i sandali, li bacia ancora dicendo: «Santi piedi che avete tanto camminato per cercarmi!».
Marta, più pratica nel suo amore, va all’utile umano e chiede: «Maestro, oltre i tuoi discepoli chi verrà?».
E Gesù: «Non so ancora di preciso. Ma puoi preparare per altri cinque oltre gli apostoli».
Marta se ne va.
3Gesù esce nel fresco giardino ombroso. Ha semplicemente la sua veste azzurro cupo. Il mantello, ripiegato con cura da Maria, resta su una cassapanca della stanza. Maria esce insieme a Gesù.
Vanno per vialetti ben curati, fra aiuole fiorite, sin verso la peschiera che pare uno specchio caduto fra il verde. L’acqua limpidissima è appena rotta, qua e là, dal guizzo argenteo di qualche pesce e dalla pioggiolina dello zampillo esilissimo, alto e centrale. Dei sedili sono presso l’ampia vasca che pare un laghetto e dalla quale partono piccoli canali di irrigazione. Credo anzi che uno sia quello che alimenta la peschiera e gli altri, più piccoli, quelli di scarico adibiti ad irrigare.
Gesù siede su un sedile messo proprio contro il margine della vasca. Maria gli si siede ai piedi, sull’erba verde e ben curata. In principio non parlano. Gesù gode visibilmente del silenzio e del riposo nel fresco del giardino. Maria si bea di guardarlo.
Gesù gioca con l’acqua limpida della vasca. Vi immerge le dita, la pettina separandola in tante piccole scie e poi lascia che tutta la mano sia immersa in quella pura freschezza. «Come è bella quest’acqua limpida!» dice.
E Maria: «Tanto ti piace, Maestro?».
«Sì, Maria. Perché è tanto limpida. Guarda. Non ha una traccia di fango. Vi è acqua, ma è tanto pura che pare non vi sia nulla, quasi non fosse elemento ma spirito. Possiamo leggere sul fondo le parole che si dicono i pesciolini...».
«Come si legge in fondo alle anime pure. Non è vero, Maestro?», e Maria sospira con un rimpianto segreto.
4Gesù sente il sospiro represso e legge il rimpianto velato da un sorriso, e medica subito la pena di Maria.
«Le anime pure dove le abbiamo, Maria? È più facile che un monte cammini che non una creatura sappia mantenersi pura delle tre purità. Troppe cose intorno ad un adulto si agitano e fermentano. E non sempre si può impedire che penetrino nell’interno. Non vi sono che i bambini che abbiano l’anima angelica, l’anima preservata, dalla loro innocenza, dalle cognizioni che possono mutarsi in fango. Per questo li amo tanto. Vedo in loro un riflesso della Purezza infinita. Sono gli unici che portino seco questo ricordo dei Cieli.
La Mamma mia è la Donna dall’anima di bambino. Più ancora. Ella è la Donna dall’anima di angelo. Quale era Eva uscita dalle mani del Padre. Lo pensi, Maria, cosa sarà stato il primo giglio fiorito nel terrestre giardino? Tanto belli anche questi che fanno guida a quest’acqua. Ma il primo, uscito dalle mani del Creatore! Era fiore o era diamante? Erano petali o fogli d’argento purissimo? Eppure mia Madre è più pura di questo primo giglio che ha profumato i venti. E il suo profumo di Vergine inviolata empie Cielo e Terra, e dietro ad esso andranno i buoni nei secoli dei secoli. Il Paradiso è luce*, profumo e armonia. Ma se in esso non si beasse il Padre nel contemplare la Tutta Bella che fa della Terra un paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo e armonia, letizia del Paradiso sarebbero menomati della metà. La purezza della Madre sarà la gemma del Paradiso.
Ma è sconfinato il Paradiso! Che diresti di un re che avesse una gemma sola nel suo tesoro? Anche fosse la Gemma per eccellenza? Quando Io avrò aperto le porte del Regno dei Cieli... - non sospirare, Maria, per questo Io son venuto - molte anime di giusti e di pargoli entreranno, scia di candore, dietro alla porpora del Redentore. Ma saranno ancora pochi per popolare di gemme i Cieli e formare i cittadini della Gerusalemme eterna. E dopo... dopo che la Dottrina di verità e santificazione sarà conosciuta dagli uomini, dopo che la mia Morte avrà ridato la Grazia agli uomini, come potrebbero gli adulti conquistare i Cieli, se la povera vita umana è continuo fango che rende impuri? Sarà dunque allora il mio Paradiso solo dei pargoli? Oh! no! Come pargoli occorre saper divenire. Ma anche agli adulti è aperto il Regno. Come pargoli... Ecco la purezza.
Vedi quest’acqua? Pare tanto limpida. Ma osserva: basta che Io con questo giunco ne smuova il fondale che ecco si intorbida. Detriti e fango affiorano. Il suo cristallo si fa giallognolo e nessuno ne beverebbe più. Ma se Io levo il giunco, la pace ritorna e l’acqua torna poco a poco limpida e bella. Il giunco: il peccato. Così delle anime. Il pentimento, credilo, è ciò che depura...».
5Sopraggiunge Marta affannata: «Ancora qui sei, Maria? Ed io che mi affanno tanto!... L’ora passa. I convitati presto verranno e vi è tanto da fare. Le serve sono al pane, i servi scuoiano e cuociono le carni. Io preparo stoviglie, mense e bevande. Ma ancora sono da cogliere le frutta e preparare l’acqua di menta e miele...».
Maria ascolta sì e no le lamentele della sorella. Con un sorriso beato continua a guardare Gesù, senza muoversi dalla sua posizione.
Marta invoca l’aiuto di Gesù: «Maestro, guarda come sono accaldata. Ti pare giusto che sia io sola a sfaccendare? Dille Tu che mi aiuti». Marta è veramente inquieta.
Gesù la guarda con un sorriso per metà dolce e per metà un poco ironico, meglio, scherzoso.
Marta ci si inquieta un poco: «Dico sul serio, Maestro. Guardala come ozia mentre io lavoro. Ed è qui che vede…».
Gesù si fa più serio: «Non è ozio, Marta. È amore. L’ozio era prima. E tu hai tanto pianto per quell’ozio indegno. Il tuo pianto ha messo ancor più ala al mio andare per salvarmela e rendertela al tuo onesto affetto. Vorresti tu contenderla di amare il suo Salvatore? La preferiresti allora lontana di qui per non vederti lavorare, ma lontana anche da Me? Marta, Marta! Devo dunque dire che costei (e Gesù le pone la mano sul capo), venuta da tanto lontano, ti ha sorpassata nell’amore? Devo dunque dire che costei, che non sapeva una parola di bene, è ora dotta nella scienza dell’amore? Lasciala alla sua pace! È stata tanto malata! Ora è una convalescente che guarisce bevendo le bevande che la fortificano. È stata tanto tormentata... Ora, uscita dall’incubo, guarda intorno a sé e in sé, e si scopre nuova e scopre un mondo nuovo. Lascia che se ne faccia sicura. Con questo suo “nuovo” deve dimenticare il passato e conquistarsi l’eterno… Non sarà conquistato questo unicamente col lavoro, ma anche con l’adorazione. Avrà ricompensa chi avrà dato un pane all’apostolo e al profeta. Ma doppia ne avrà chi avrà dimenticato anche di cibarsi per amarmi, perché più grande della carne avrà avuto lo spirito, il quale avrà avuto voci più forti di quelle degli anche leciti bisogni umani. Tu ti affanni di troppe cose, Marta. Costei di una sola. Ma è quella che basta al suo spirito e soprattutto al suo e tuo Signore. Lascia cadere le cose inutili. Imita tua sorella. Maria ha scelto la parte migliore. Quella che non le sarà mai più tolta. Quando tutte le virtù saranno superate, perché non più necessarie ai cittadini del Regno, unica resterà la carità. Essa resterà sempre. Unica. Sovrana. Ella, Maria, ha scelto questa, e questa si è presa per suo scudo e bordone. Con questa, come su ali d’angelo, verrà nel mio Cielo».
6Marta abbassa la testa mortificata e se ne va.
«Mia sorella ti ama molto e si cruccia per farti onore…» dice Maria per scusarla.
«Lo so, e ne sarà ricompensata. Ma ha bisogno di esser depurata, come si è depurata quest’acqua, del suo pensare umano. Guarda, mentre parlavamo, come è tornata limpida. Marta si depurerà per le parole che le ho detto. Tu… tu per la sincerità del tuo pentimento…».
«No, per il tuo perdono, Maestro. Non bastava il mio pentirmi a lavare il mio grande peccato...».
«Bastava e basterà alle tue sorelle che ti imiteranno. A tutti i poveri infermi dello spirito. Il pentimento sincero è filtro che depura; l’amore, poi, è sostanza che preserva da ogni nuova inquinazione. Ecco perciò che coloro che la vita fa adulti e peccatori potranno tornare innocenti come pargoli ed entrare come essi nel Regno mio. Andiamo ora alla casa. Che Marta non resti troppo nel suo dolore. Portiamole il nostro sorriso di Amico e di sorella».
7Dice Gesù:
«Il commento non occorre. La parabola dell’acqua è commento all’operazione del pentimento nei cuori.
Hai così il ciclo della Maddalena* completo. Dalla morte alla Vita. È !a più grande risorta del mio Vangelo. È risorta da sette morti. È rinata. L’hai vista, come pianta da fiore, alzare dal fango lo stelo del suo nuovo fiore sempre più in alto, e poi fiorire per Me, olezzare per Me, morire per Me. L’hai vista peccatrice, poi assetata che si accosta alla Fonte, poi pentita, poi perdonata, poi amante, poi pietosa sul Corpo ucciso del suo Signore, poi serva della Madre, che ama perché Madre mia; infine penitente sulle soglie del suo Paradiso.
Anime che temete, imparate a non temere di Me leggendo la vita di Maria di Magdala. Anime che amate, imparate da lei ad amare con serafico ardore. Anime che avete errato, imparate da lei la scienza che rende pronti al Cielo.
Vi benedico tutti per darvi aiuti a salire. Va’ in pace».
AVE MARIA!
lunedì 19 maggio 2014
Il Paradiso
PARADISO descritto da Maria Valtorta
Descrizione del Paradiso
della Mistica Maria Valtorta, 25-5
<< 25‑5. Tenterò descrivere la inesprimibile, ineffabile, beatifica visione della tarda sera di ieri, quella che dal sogno dell’anima mi condusse al sogno del corpo per apparirmi ancor più nitida e bella al mio ritorno ai sensi. E prima di accingermi a questa descrizione, che sarà sempre lontana dal vero più che non noi dal sole, mi sono chiesta: “Devo prima scrivere, o prima fare le mie penitenze?”. Mi ardeva di descrivere ciò che fa la mia gioia, e so che dopo la penitenza sono più tarda alla fatica materiale dello scrivere.
Ma la voce di luce dello Spirito Santo ‑ la chiamo così perché è immateriale come la luce eppure è chiara come la più sfolgorante luce, e scrive per lo spirito mio le sue parole che son suono e fulgore e gioia, gioia, gioia ‑ mi dice avvolgendomi l’anima nel suo baleno d’amore: “Prima la penitenza e poi la scrittura di ciò che è la tua gioia. La penitenza deve sempre precedere tutto, in te, poiché è quella che ti merita la gioia. Ogni visione nasce da una precedente penitenza e ogni penitenza ti apre il cammino ad ogni più alta contemplazione. Vivi per questo. Sei amata per questo. Sarai beata per questo. Sacrificio, sacrificio. La tua via, la tua missione, la tua forza, la tua gloria. Solo quando ti addormenterai in Noi cesserai di esser ostia per divenire gloria”.
Allora ho fatto prima tutte le mie giornaliere penitenze. Ma non le sentivo neppure. Gli occhi dello spirito “vedevano” la sublime visione ed essa annullava la sensibilità corporale. Comprendo, perciò, il perché i martiri potessero sopportare quei supplizi orrendi sorridendo. Se a me, tanto inferiore a loro in virtù, una contemplazione può, effondendosi dallo spirito ai sensi corporali, annullare in essi la sensibilità dolorifica, a loro, perfetti nell’amore come creatura umana può esserlo e vedenti, per la loro perfezione, la Perfezione di Dio senza velami, doveva accadere un vero annullamento delle debolezze materiali. La gioia della visione annullava la miseria della carne sensibile ad ogni sofferenza.
Ed ora cerco descrivere.
Non aveva aureola o corona di sorta. Ma tutto il suo Corpo emanava luce, quella luce speciale dei corpi spiritualizzatí che in Lui e nella Madre è intensissima e si sprigiona dalla Carne che è carne, ma non è opaca come la nostra. Carne che è luce. Questa luce si condensa ancor di più intorno al suo Capo. Non ad aureola, ripeto, ma datutto il suo Capo. Il sorriso era luce e luce lo sguardo, luce trapanava dalla sua bellissima Fronte, senza ferite. Ma pareva che, là dove le spine un tempo avevano tratto sangue e dato dolore, ora trasudasse più viva luminosità.
Gesù era in piedi col suo stendardo regale in mano come nella visione che ebbi in gennaio, credo.
Stava fra il Padre e il Figlio che erano lontani tra loro qualche metro. (Tanto per applicare paragoni sensibili). Ella era nel mezzo e, con le mani incrociate sul petto ‑ le sue dolci, candidissime, piccole, bellissime mani ‑ e col volto lievemente alzato - il suo soave, perfetto, amoroso, soavissimo volto ‑ guardava, adorando, il Padre a il Figlio.
Piena di venerazione guardava il Padre. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era voce di adorazione e preghiera e canto. Non era in ginocchio. Ma il suo sguardo la faceva più prostrata che nella più profonda genuflessione, tanto era adorante. Ella diceva: “Sanctus!”, diceva: “Adoro Te!” unicamente col suo sguardo.
Guardava il suo Gesù piena di amore. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era carezza. Ma ogni carezza di quel suo occhio soave diceva: “Ti amo!”. Non era seduta. Non toccava il Figlio. Ma il suo sguardo lo riceveva come se Egli le fosse in grembo circondato da quelle sue materne braccia come e più che nell’Infanzia e nella Morte. Ella diceva: “Figlio mio!”, “Gioia mia!”, “Mio amore!” unicamente col suo sguardo.
Ho
rivisto il Paradiso. E ho compreso di cosa è fatta la sua Bellezza, la sua
Natura, la sua Luce, il suo Canto. Tutto, insomma. Anche le sue Opere, che sono
quelle che, da tant’alto, informano, regolano, provvedono a tutto l’universo
creato. Come già l’altra volta, nei primi del corrente anno, credo, ho visto la
Ss. Trinità. Ma andiamo per ordine.
Anche
gli occhi dello spirito, per quanto molto più atti a sostenere la Luce che non
i poveri occhi del corpo che non possono fissare il sole, astro simile a
fiammella di fumigante lucignolo rispetto alla Luce che è Dio, hanno bisogno di
abituarsi per gradi alla contemplazione di questa alta Bellezza.
Dio
è così buono che, pur volendosi svelare nei suoi fulgori, non dimentica che
siamo poveri spiriti ancor prigionieri in una carne, e perciò indeboliti da
questa prigionia. Oh! come belli, lucidi, danzanti, gli spiriti che Dio crea ad
ogni attimo per esser anima alle nuove creature! Li ho visti e so. Ma noi...
finché non torneremo a Lui non possiamo sostenere lo Splendore tutto d’un
colpo. Ed Egli nella sua bontà ce ne avvicina per gradi.
Per
prima cosa, dunque, ieri sera ho visto come una immensa rosa. Dico “rosa” per
dare il concetto di questi cerchi di luce festante che sempre più si
accentravano intorno ad un punto di un insostenibile fulgore.
Una
rosa senza confini! La sua luce era quella che riceveva dallo Spirito Santo. La
luce splendidissima dell’Amore eterno. Topazio e oro liquido resi fiamma... oh!
non so come spiegare! Egli raggiava, alto, alto e solo, fisso nello zaffiro
immacolato e splendidissimo dell’Empireo, e da Lui scendeva a fiotti inesausti
la Luce. La Luce che penetrava la rosa dei beati e dei cori angelici e la
faceva luminosa di quella sua luce che non è che il prodotto della luce
dell’Amore che la penetra. Ma io non distinguevo santi o angeli. Vedevo solo
gli immisurabili festoni dei cerchi del paradisiaco fiore.
Ne
ero già tutta beata e avrei benedetto Dio per la sua bontà, quando, in luogo di
cristallizzarsi così, la visione si aprì a più ampi fulgori, come se si fosse
avvicinata sempre più a me permettendomi di osservarla con l’occhio spirituale
abituato ormai al primo fulgore e capace di sostenerne uno più forte.
E
vidi Dio Padre: Splendore nello splendore del Paradiso. Linee di luce
splendidissima, candidissima, incandescente. Pensi lei: se io lo potevo
distinguere in quella marea di luce, quale doveva esser la sua Luce che, pur
circondata da tant’altra, la annullava facendola come un’ombra di riflesso
rispetto al suo splendere? Spirito... Oh! come si vede che è spirito! È
Tutto. Tutto tanto è perfetto. È nulla perché anche il tocco di
qualsiasi altro spirito del Paradiso non potrebbe toccare Dio, Spirito
perfettissimo, anche con la sua immaterialità: Luce, Luce, niente altro che
Luce.
Di
fronte al Padre Iddio era Dio Figlio. Nella veste del suo Corpo glorificato su
cui splendeva l’abito regale che ne copriva le Membra Ss. senza celarne la
bellezza superindescrivibile. Maestà e Bontà si fondevano a questa sua
Bellezza. I carbonchi delle sue cinque Piaghe saettavano cinque spade di luce
su tutto il Paradiso e aumentavano lo splendore di questo e della sua Persona
glorificata.
Non aveva aureola o corona di sorta. Ma tutto il suo Corpo emanava luce, quella luce speciale dei corpi spiritualizzatí che in Lui e nella Madre è intensissima e si sprigiona dalla Carne che è carne, ma non è opaca come la nostra. Carne che è luce. Questa luce si condensa ancor di più intorno al suo Capo. Non ad aureola, ripeto, ma datutto il suo Capo. Il sorriso era luce e luce lo sguardo, luce trapanava dalla sua bellissima Fronte, senza ferite. Ma pareva che, là dove le spine un tempo avevano tratto sangue e dato dolore, ora trasudasse più viva luminosità.
Gesù era in piedi col suo stendardo regale in mano come nella visione che ebbi in gennaio, credo.
Un
poco più in basso di Lui, ma di ben poco, quanto può esserlo un comune gradino
di scala, era la Ss. Vergine. Bella come lo è in Cielo, ossia con la sua
perfetta bellezza umana glorificata a bellezza celeste.
Stava fra il Padre e il Figlio che erano lontani tra loro qualche metro. (Tanto per applicare paragoni sensibili). Ella era nel mezzo e, con le mani incrociate sul petto ‑ le sue dolci, candidissime, piccole, bellissime mani ‑ e col volto lievemente alzato - il suo soave, perfetto, amoroso, soavissimo volto ‑ guardava, adorando, il Padre a il Figlio.
Piena di venerazione guardava il Padre. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era voce di adorazione e preghiera e canto. Non era in ginocchio. Ma il suo sguardo la faceva più prostrata che nella più profonda genuflessione, tanto era adorante. Ella diceva: “Sanctus!”, diceva: “Adoro Te!” unicamente col suo sguardo.
Guardava il suo Gesù piena di amore. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era carezza. Ma ogni carezza di quel suo occhio soave diceva: “Ti amo!”. Non era seduta. Non toccava il Figlio. Ma il suo sguardo lo riceveva come se Egli le fosse in grembo circondato da quelle sue materne braccia come e più che nell’Infanzia e nella Morte. Ella diceva: “Figlio mio!”, “Gioia mia!”, “Mio amore!” unicamente col suo sguardo.
Si
beava di guardare il Padre e il Figlio. E ogni tanto alzava più ancora il volto
e lo sguardo a cercare l’Amore che splendeva alto, a perpendicolo su Lei. E
allora la sua luce abbagliante, di perla fatta luce, si accendeva come se una
fiamma la investisse per arderla e farla più bella. Ella riceveva il bacio
dell’Amore e si tendeva con tutta la sua umiltà e purezza, con la sua carità,
per rendere carezza a Carezza e dire: “Ecco. Son la tua Sposa e ti amo e son
tua. Tua per l’eternità”. E lo Spirito fiammeggiava più forte quando lo sguardo
di Maria si allacciava ai suoi fulgori.
E
Maria riportava il suo occhio sul Padre e sul Figlio. Pareva che, fatta
deposito dall’Amore, distribuisse questo. Povera immagine mia! Dirò meglio.
Pareva che lo Spirito eleggesse Lei ad essere quella che, raccogliendo in
sé tuttol’Amore, lo portasse poi al Padre e al Figlio perché i Tre
si unissero e si baciassero divenendo Uno. Oh! gioia comprendere questo poema
di amore! E vedere la missione di Maria, Sede dell’Amore!
Ma
lo Spirito non concentrava i suoi fulgori unicamente su Maria. Grande la Madre
nostra. Seconda solo a Dio. Ma può un bacino, anche se grandissimo, contenere
l’oceano? No. Se ne empie e ne trabocca. Ma l’oceano ha acque per tutta la
terra. Così la Luce dell’Amore. Ed Essa scendeva in perpetua carezza sul Padre
e sul Figlio, li stringeva in un anello di splendore. E si allargava ancora,
dopo essersi beatificata col contatto del Padre e del Figlio che rispondevano
con amore all’Amore, e si stendeva su tutto il Paradiso.
Ecco
che questo si svelava nei suoi particolari... Ecco gli angeli. Più in alto dei
beati, cerchi intorno al Fulcro del Cielo che è Dio Uno e Trino con la Gemma
verginale di Maria per cuore. Essi hanno somiglianza più viva con Dio Padre.
Spiriti perfetti ed eterni, essi sono tratti di luce, inferiore unicamente a
quella di Dio Padre, di una forma di bellezza indescrivibile. Adorano...
sprigionano armonie. Con che? Non so. Forse col palpito del loro amore. Poiché
non son parole; e le linee delle bocche non smuovono la loro luminosità.
Splendono come acque immobili percosse da vivo sole. Ma il loro amore è canto.
Ed è armonia così sublime che solo una grazia di Dio può concedere di udirla
senza morirne di gioia.
Più
sotto, i beati. Questi, nei loro aspetti spiritualizzati, hanno più somiglianza
col Figlio e con Maria. Sono più compatti, direi sensibili all’occhio e ‑ fa
impressione ‑ al tatto, degli angeli. Ma sono sempre immateriali. Però in essi
sono più marcati i tratti fisici, che differiscono in uno dall’altro. Per cui
capisco se uno è adulto o bambino, uomo o donna. Vecchi, nel senso di
decrepitezza, non ne vedo.
Sembra che anche quando i corpi spiritualizzati appartengono ad uno morto in tarda età, lassù cessino i segni dello sfacimento della nostra carne. Vi è maggior imponenza in un anziano che in un giovane. Ma non quello squallore di rughe, di calvizie, di bocche sdentate e schiene curvate proprie negli umani. Sembra che il massimo dell’età sia di 40, 45 anni. Ossia virilità fiorente anche se lo sguardo e l’aspetto sono di dignità patriarcale.
Sembra che anche quando i corpi spiritualizzati appartengono ad uno morto in tarda età, lassù cessino i segni dello sfacimento della nostra carne. Vi è maggior imponenza in un anziano che in un giovane. Ma non quello squallore di rughe, di calvizie, di bocche sdentate e schiene curvate proprie negli umani. Sembra che il massimo dell’età sia di 40, 45 anni. Ossia virilità fiorente anche se lo sguardo e l’aspetto sono di dignità patriarcale.
Fra
i molti... oh! quanto popolo di santi!... e quanto popolo di angeli! I cerchi
si perdono, divenendo scia di luce per i turchini splendori di una vastità
senza confini! E da lungi, da lungi, da questo orizzonte celeste viene ancora
il suono del sublime alleluia e tremola la luce che è l’amore di questo
esercito di angeli e beati...
Fra
i molti vedo, questa volta, un imponente spirito. Alto, severo, e pur buono.
Con una lunga barba che scende sino a metà del petto e con delle tavole in
mano. Le tavole sembrano quelle cerate che usavano gli antichi per scrivere. Si
appoggia con la mano sinistra ad esse che tiene, alla loro volta, appoggiate al
ginocchio sinistro. Chi sia non so. Penso a Mosè o a Isaia. Non so perché.
Penso così. Mi guarda e sorride con molta dignità. Null’altro. Ma che occhi!
Proprio fatti per dominare le folle e penetrare i segreti di Dio.
Lo
spirito mio si fa sempre più atto a vedere nella Luce. E vedo che ad ogni
fusione delle tre Persone, fusione che si ripete con ritmo incalzante ed
incessante come per pungolo di fame insaziabile d’amore, si producono gli
incessanti miracoli che sono le opere di Dio.
Vedo
che il Padre, per amore del Figlio, al quale vuole dare sempre più grande
numero di seguaci, crea le anime. Oh! che bello! Esse escono come scintille,
come petali di luce, come gemme globulari, come non sono capace di descrivere,
dal Padre. È uno sprigionarsi incessante di nuove anime... Belle, gioiose di
scendere ad investire un corpo per obbedienza al loro Autore. Come sono belle
quando escono da Dio! Non vedo, non lo posso vedere essendo in Paradiso, quando
le sporca la macchia originate.
Il
Figlio, per zelo per il Padre suo, riceve e giudica, senza soste, coloro che,
cessata la vita, tornano all’Origine per esser giudicati. Non vedo questi
spiriti. Comprendo se essi sono giudicati con gioia, con misericordia, o con
inesorabilità, dai mutamenti dell’espressione di Gesù. Che fulgore di sorriso
quando a Lui si presenta un santo! Che luce di mesta misericordia quando deve separarsi
da uno che deve mondarsi prima di entrare nel Regno! Che baleno di offeso e
doloroso corruccio quando deve ripudiare in eterno un ribelle!
È
qui che comprendo ciò che è il Paradiso. E ciò di che è fatta la sua Bellezza,
Natura, Luce e Canto. È fatta dall’Amore. Il Paradiso è Amore. È l’Amore che in
esso crea tutto. È l’Amore la base su cui tutto si posa. È l’Amore l’apice da
cui tutto viene.
Il
Padre opera per Amore. Il Figlio giudica per Amore. Maria vive per Amore. Gli
angeli cantano per Amore. I beati osannano per Amore. Le anime si formano per
Amore. La Luce è perché è l’Amore. Il Canto è perché è l’Amore. La Vita è
perché è l’Amore. Oh! Amore! Amore! Amore!... Io mi annullo in Te. Io risorgo
in Te. Io muoio, creatura umana, perché Tu mi consumi. Io nasco, creatura
spirituale, perché Tu mi crei.
Sii
benedetto, benedetto, benedetto, Amore, Terza Persona! Sii benedetto,
benedetto, benedetto, Amore, che sei amore delle Due Prime! Sii benedetto,
benedetto, benedetto, Amore, che ami i Due che ti precedono! Sii benedetto Tu
che mi ami. Sii benedetto da me che ti amo perché mi permetti di amarti e
conoscerti, o Luce mia...
Ho cercato nei fascicoli, dopo aver scritto tutto questo, la precedente contemplazione del Paradiso. Perché? Perché diffido sempre di me e volevo vedere se una delle due era in contraddizione con l’altra. Ciò mi avrebbe persuasa che sono vittima di un inganno.
No. Non vi è contraddizione. La presente è ancor più nitida ma ha le linee essenziali uguali. La precedente è alla data 10 gennaio 1944. E da allora io non l’avevo mai più guardata. Lo assicuro come per giuramento.>>
Tratto dai Quaderni di Maria Valtorta (Mistica)
(Quaderno 22) Edizioni CEV
LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
LAUDETUR CUM MARIA!
SEMPER LAUDENTUR!
sabato 22 luglio 2017
UN GRAN REGALO PER TUTTI NOI
CORONA DEL
ROSARIO MEDITATO DI J.N.S.R
Promesse fatte dalla Madonna al Beato Alano de La Roche , per i devoti del Santo Rosario:
1 A tutti coloro che devotamente reciteranno il mio
Rosario prometto la mia speciale protezione e grandissime grazie.
2 Chi persevererà nella recita del mio rosario,
riceverà grazie preziosissime.
3 Il Rosario è un’arma potente contro l’inferno:
esso distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le eresie.
4 Il Rosario farà rifiorire le virtù, le buone opere
ed otterrà alle anime le più abbondanti misericordie di Dio. Esso sostituirà
nei cuori degli uomini l’amor vano del mondo con l’amore di Dio, elevandoli al
desiderio dei beni celesti eterni.
5 Chi confiderà in me recitando il Rosario, non
verrà soverchiato dalle avversità.
6 Chi confiderà in me recitando il Rosario
meditandone i misteri, non sarà punito dalla giustizia di Dio, se peccatore si
convertirà, il giusto crescerà nella grazia e diverrà degno della vita eterna.
7 I veri devoti del mio Rosario, nell’ora della
morte, non morranno senza Sacramenti.
8 Coloro che recitano il mio Rosario troveranno
durante la loro vita e nell’ora della morte, la luce di Dio e la pienezza delle
sue grazie e parteciperanno ai meriti dei Beati in Paradiso.
9 Ogni giorno libererò dal Purgatorio le anime
devote del mio Rosario.
10 I veri figli del mio Rosario gioiranno di una
grande gloria in Cielo.
11 Tutto quello che chiederete con il Rosario, lo
otterrete.
12 Coloro che propagheranno il mio Rosario, saranno
da me soccorsi in tutte le loro necessità.
13 Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i devoti
del Rosario abbiano per fratelli nella vita e nell’ora della loro morte i Santi
del Cielo.
14 Coloro che reciteranno il mio Rosario fedelmente
sono tutti figli miei amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo.
15 La devozione al mio Rosario è un grande segno di
predestinazione.
Introduzione
La veggente
francese delle Croci d’Amore J.N.S.R. ha dato una serie di preziose indicazione
su come pregare il Santo Rosario per riceverne tutti i benefici spirituali.
Citando dei mistici di fama mondiali chiarisce le motivazioni e i frutti che
danno la recita del Rosario. Dice infatti la Madonna : “La preghiera che Io preferisco è il
santo Rosario. E’ per questo che vi invito sempre, nelle Mie numerose
apparizioni, a recitarlo; Io Mi unisco a coloro che lo pregano, Io lo chiedo a
tutti con ansietà e con tutta la
Mia preoccupazione materna. Perché il Santo Rosario è così
efficace? Perché è una preghiera semplice, umile e, dei piccoli che l’orgoglio
di Satana verrà vinto; ed il dragone rosso si sentirà definitivamente umiliato
e vinto, quando Io legherò mentre viene recitato, vi forma spiritualmente alla
piccolezza, alla dolcezza, alla semplicità di cuore. Oggi Satana riesce a
conquistare tutto con il suo spirito d’orgoglio e di ribellione contro Dio, e
teme enormemente coloro che seguono la vostra Mamma Celeste sul cammino della
piccolezza e dell’umiltà. Ed è così che, mentre questa preghiera è disprezzata
dai grandi e dagli orgogliosi, essa viene recitata, con tanta gioia ed amore,
dai Miei piccoli figli. E’ ancora mediante l’umiltà servendoMi non di una
catena grossa e forte ma di una corda fra le più fragili: quella del Santo
Rosario. E’ una preghiera che voi fate con Me. Quando Mi invitate a pregare per
voi, Io esaudisco le vostre domande e associo la Mia voce alla vostra, unisco la Mia preghiera alla vostra.
Così essa diventa sempre efficace, poiché la vostra Mamma Celeste è
l’onnipotente supplicante. Io ottengo tutto ciò che chiedo, poiché Gesù non può
mai opporre un ‘no’ a ciò che Gli chiede Sua Madre. E’ una preghiera che unisce
le voci della Chiesa e dell’umanità, perché è fatta a nome di tutti, mai a
titolo unicamente personale. Attraverso la contemplazione dei suoi Misteri, voi
arrivate a comprendere il disegno di Gesù, che si delinea in tutta la Sua vita, dall’incarnazione
fino alla Sua Pasqua gloriosa; e voi penetrate così sempre di più nel mistero
della Sua Redenzione. Ed arrivate a comprendere questo mistero d’Amore
attraverso la vostra Mamma Celeste; passando per la via del Suo Cuore, voi
arrivate a possedere l’immenso tesoro della divina e ardente Carità del Cuore
di Cristo. La vostra Mamma Celeste vi chiede oggi di usare il santo Rosario
come l’arma più efficace per condurre la grande battaglia agli ordini della
Signora vestita di sole. Rispondete al Mio appello: moltiplicate i vostri
cenacoli di preghiera e di fraternità; consacratevi al Mio Cuore Immacolato;
recitate spesso il santo Rosario! Allora il potente dragone rosso verrà
totalmente dominato da questa catena, il suo campo d’azione verrà sempre più
ridotto; alla fine, esso potrà essere reso impotente ed inoffensivo. Così
apparirà agli occhi di tutti il miracolo del trionfo del Mio Cuore Immacolato”.
Come pregare il Santo Rosario
Gesù e
Maria l’hanno detto chiaramente: con l’essere in amicizia con Dio,
dunque quando ci si è liberati in
confessionale di tutti quei peccati che ci impediscono di comprendere
immediatamente la Verità
divina, che è tuttavia semplice e chiara. E’ la prima condizione dell’efficacia
della nostra preghiera. Nostra, e non la mia preghiera; poiché colui che prega,
prega sempre per coloro che non pregano; in effetti il Pater che Gesù ha
insegnato ai Suoi apostoli e discepoli comincia con “Padre Nostro”, prosegue
con “dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti e non
ci indurre in tentazione, ma liberaci dal Male. Nell’Ave Maria si può dare del
“voi” o del “tu” a Maria; d’altronde delle anime privilegiate che hanno la
fortuna di vedere la
Santa Vergine sentono così fortemente l’Amore materno che
emana da Lei, che Le dicono “Mamma”. E anche là si dice “Pregate per noi”, e
non “per me”.
Come combattere le distrazioni
Non so se
il mio “metodo” verrà approvato da tutti i lettori. Poiché le distrazioni
fuggono lo spirito di preghiera mentre le labbra ne articolano le parole,
durante ogni decina di Ave Maria, io mi trasporto in spirito ai tempi del
mistero trattato e faccio sfilare in spirito le immagini che conosco. Maria
parla della “contemplazione dei misteri” e a Kérizinen Ella diceva a
Jeanne Luise Ramonnet: “Senza la meditazione dei misteri, un Rosario è
senz’anima”; senza anima, nulla vive.
Per “visionare” così ogni mistero pregando il Santo
Rosario, è necessario conoscerne tutti i dettagli, ovviamente. Quasi tutti i
misteri sono stati riferiti a Maria Valtorta ne Il Vangelo così come mi è
stato rivelato, che ne è stata testimone per un’eccezionale grazia divina;
essi ci vengono anche da don Gobbi a cui Maria li ha descritti. Ecco in alcune
pagine un panorama di questi 20 misteri, affinché la loro contemplazione e la
loro meditazione diano un’anima al vostro Rosario. Ma ogni mistero è il punto
culminante di tutto ciò che l’ha preparato; in filigrana, vi si distingue
sempre la trama del pensiero della Salvezza divina; sempre, esso è il ponte
verso il mistero seguente; quando il mistero in sé non è abbastanza denso di
immagini o io non ne conosco abbastanza per ritmare 10 Ave Maria, sconfino in
quello che precede ed in quello che segue. “Il Santo Rosario è il Vangelo
del povero”, dice Maria.
Prima della recita del Rosario
Sapendo che
Maria prega il Santo Rosario con noi e che questa preghiera sarà sulle mani
trafitte di Gesù per essere portata al Padre, chi oserà pregare con il rancore
nel cuore ed il peso dei peccati? “Prima di offrire un sacrificio, riconciliati
prima con tuo fratello”. Fare ciò prima o dopo la confessione.
Poi, ogni mattino, prima di cominciare il Santo
Rosario, unirsi a Dio con una preghiera:
“O Eterno Padre, io ti
offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo Figlio prediletto Gesù Cristo,
nostro Signore, in riparazione dei miei peccati e di quelli del mondo intero. Per la Sua dolorosa Passione abbi
pietà di me e del mondo intero”.
E’ l’Elevazione; pregando per gli altri si diventa
sacerdote. Poi la supplica della riconciliazione: “Confesso a Dio Onnipotente…”. Riconoscersi
peccatore protegge dall’orgoglio, dal Ribelle che odia l’umiltà. Poi recito la
preghiera a Dio Spirito Santo ed a Maria. Ciò mi conduce all’atto di
consacrazione a Maria:
“Io ti scelgo oggi, o
Maria, in presenza di tutta la corte celeste, come mia Madre e mia Regina: Ti
offro e consacro in tutta sottomissione ed Amore, il mio corpo e la mia anima,
i miei beni materiali e spirituali, ed il valore delle mie buone azioni,
passate, presenti e future, lasciandoTi il diritto pieno ed intero di disporre
di me e di ciò che mi appartiene, senza eccezione, secondo il tuo piacere, per
la maggior gloria di Dio, nel tempo e nell’eternità. Amen”.
Maria guida sempre al Salvatore, quindi all’atto di consacrazione a
Gesù:
“O Gesù, buon Gesù, il
cui Amore infinito ha creato e riscattato il mondo e lo vuole salvare,
accoglimi nel numero di coloro che vogliono lavorare per il trionfo del Tuo
Regno sulla terra. Al tal fine, ricevi l’offerta completa di me attraverso la
quale io mi metto al Tuo servizio. Io diffonderò l’immagine del Tuo Volto
Divino pregandoTi di ravvivare in tutte le anime i tratti del Tuo Volto divino.
O Gesù, opera dei miracoli di conversione e chiama gli Apostoli della nuova
Era, i nuovi Apostoli, a questo grande compito. Spandi sul mondo intero il
fiume del Tuo Amore misericordioso che, seppellendo e distruggendo il Male,
rinnoverà la terra; e che i cuori, riempiti di carità, riportino alla luce del
sole la pratica del Vangelo”.
Questa consacrazione mi conduce a sua volta alla
preghiera di Gesù dettata a Dozulé per la salvezza del mondo:
“Gesù di Nazareth ha
trionfato sulla morte. Egli viene a vincere il mondo ed il tempo.
Pietà, mio Dio, per coloro che Ti bestemmiano, perdona loro,
non sanno quello che fanno.
Pietà, mio Dio, per lo scandalo del mondo, liberali dallo
spirito di Satana.
Pietà, mio Dio, per coloro che Ti fuggono, dà loro il gusto
della santa Eucaristia.
Pietà, mio Dio, per coloro che
verranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa, che vi trovino la Pace e la Gioia in Dio nostro
Salvatore.
Pietà, mio Dio, perché il Tuo Regno venga, ma salvali, c’è
ancora tempo. Ma il tempo è vicino ed ecco che Io vengo! Amen, vieni Signore
Gesù”.
Questa preghiera è seguita da un Pater e da una
decina di Ave Maria, poi dall’invocazione:
“Signore, riversa sul
mondo intero i tesori della Tua Misericordia”.
Questo è l’inizio del santo Rosario che comincia con
un atto di fede: il Credo; è seguito da tre Ave Maria per glorificare il Padre
in Sua Figlia, lo Spirito Santo nella Sua Sposa ed il Salvatore in Sua Madre; e
si conclude col Gloria.
Dopo ogni decina della corona
La prima
frase del Gloria che è meglio
cantarlo. Le invocazioni insegnate da Maria ai bambini di Fatima:
“Gesù, Maria, vi amo,
salvate le nostre anime. O mio Gesù, perdona le nostre colpe, preservaci dal
fuoco dell’Inferno e porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più
bisognose della Tua Misericordia”.
Qui io aggiungo delle invocazioni, poiché la
preghiera mi costa talmente che mi ingegno a renderla più efficace:
“Divino Sacro Cuore di
Gesù, fonda il nostro cuore nel Tuo, affinché non siano che uno solo (2 volte).
“Madre del Divino
Amore, riempi i nostri cuori d’Amore per il Tuo Gesù” .
“Grande e buon
Giuseppe, prega per le nostre famiglie e per i nostri sacerdoti, prega per i
nostri vescovi e per la nostra Chiesa, proteggici, te ne supplico”.
Ricordiamoci, infatti, che San Giuseppe è il viceré
del Cielo ed anche il protettore delle famiglie e della Chiesa.
Nel giorno in cui la Chiesa festeggia quei Santi
che hanno delle grazie da offrire, come sono segnalate nel messale delle
domeniche, occorre invocarli.
Infine, come non chiamare in nostro aiuto i più
grandi Santi del Cielo che sono gli Apostoli:
“Tutti i santi
Apostoli, pregati per noi, intercedete per noi, proteggeteci, aiutateci, ve ne
supplico”.
Poi occorre invocare l’arcangelo Michele:
“San Michele
Arcangelo, con la tua luce illuminaci, con le tue ali proteggici, con la tua
spada difendici”.
Infine, la terza invocazione:
“Che attraverso la Misericordia divina,
le anime dei fedeli trapassati riposino in pace”.
E termino cantando:
“Sia lodato ogni
momento Gesù nel Santissimo e Divinissimo Sacramento!” (2
volte).
Ecco come prego il Santo Rosario.
***
Nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
O
Dio, vieni a salvarmi.
(Ass.) Signore, vieni presto in mio aiuto.
Gloria al Padre
Per il Crocifisso del Rosario si recita il Credo:
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore
del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il
quale fu concepito di Spirito Santo,
nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu sepolto; discese agli
inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al Cielo , siede alla destra
di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
Credo nello
Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione
dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen
Sui cinque grani che uniscono il crocifisso alla
crociera della corona:
1° grano: Padre Nostro.
2° grano: Ave Maria per
la Fede.
3° grano: Ave Maria per
la Speranza.
4° grano: Ave Maria per
la Carità.
5° grano: Gloria.
Prima corona: I MISTERI
GAUDIOSI
(il
lunedì e il sabato)
Primo mistero gaudioso: l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria santissima
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1.
I Santi genitori di Maria, Anna e Gioacchino,
che pregano Dio di dare loro un
figlio, promettono di consacrarlo a Dio nel suo Tempio a Gerusalemme a partire
dal terzo anno di età.
2.
La Natività
di Maria, dunque l’Immacolata Concezione in cui Dio affida ad Anna e Gioacchino
Colei che, in spirito, è nel pensiero divino da tutta l’eternità, preparata per
essere la Madre
del Salvatore e di tutta l’umanità.
3.
La breve infanzia di Maria a Nazareth: la Sua prudenza e la Sua saggezza mentre comincia appena a camminare;
la sua dichiarazione alla madre, dopo averle detto che avrebbe pregato tanto e
tanto nel Tempio per accelerare la venuta del Messia.
4. Maria al Tempio,
la sua preparazione culturale e religiosa e i suoi pianti, quando il suo
matrimonio viene deciso dal grande sacerdote, mentre già si era offerta a Dio
come vergine.
5.
La scelta di Giuseppe come sposo. Il contratto di matrimonio al tempio ed il
loro voto reciproco di castità come offerta per accelerare la venuta dell’Atteso.
6.
Il ritorno a Nazareth con Giuseppe, in compagnia di Zaccaria e di Elisabetta
che non è ancora incinta, poiché Zaccaria non è ancora muto. Nella piccola casa
di Nazareth, quella che è stata miracolosamente trasportata nel 1295 a Loreto
in Italia, si svolge la vita ritirata e di preghiera di Maria, mentre Giuseppe
la viene a vedere ogni sera dopo il suo lavoro.
7.
Maria prega Dio di accordarLe la grazia di essere la serva di Colei che sarebbe
stata la Madre
del Messia. Nel corso della Sua novena mistica la Santa Trinità la
prepara ad essere la
Vergine Madre durante l’estasi, di cui Ella non ricorda
nulla.
8.
L’annuncio dell’Arcangelo Gabriele la informa del desiderio di Dio. Il dialogo
con l’Angelo: “Ti saluto, o Maria, piena di grazia…Il Signore è con Te. Tu sei
benedetta fra tutte le donne”…”Tu concepirai nel Tuo seno e partorirai un
figlio e Lo chiamerai Gesù”. E Maria: “Ecco la serva del Signore, sia fatto di
Me secondo la Tua Parola ”:
E l’Angelo brilla di gioia; egli adora, poiché certamente vede lo Spirito di Dio
abbassarsi sulla Vergine chinata nel suo consenso.
9.
L’Arcangelo Gabriele informa Maria della nascita di Giovanni e La invita a
recarsi da Elisabetta, che partorirà di lì a tre mesi.
10.
Maria riferisce a Giuseppe, senza rivelargli la venuta dell’Angelo, che non Le
aveva detto se poteva riferirglielo, della gravidanza di Elisabetta. La
partenza verso Ebron, dove vivono Elisabetta e Zaccaria.
1
Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
Secondo mistero gaudioso: la Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1. Il viaggio a
dorso d’asino verso Gerusalemme, dove Giuseppe si trattiene e da dove riparte
verso Nazareth, dopo aver acquistato degli utensili per il suo lavoro. Egli
affida Maria ad un vecchio che va ad Ebron.
2. Il viaggio verso
Ebron, di una giornata, con questo vecchio chiacchierone e curioso, al quale
Maria non risponde che ciò che la buona educazione Le impone.
3. L’accoglienza di
Elisabetta: ella si inchina in un profondo saluto davanti alla sua giovanissima
cugina: “Benedetta tra tutte le donne. Benedetto il frutto del tuo seno”. Lo
Spirito del Signore le ha appena rivelato che Maria porta in sé il Messia
proprio nel momento in cui Giovanni trasale di gioia in lei. Al saluto di Sua
cugina, Maria risponde con il Magnificat.
4. Maria aiuta sua
cugina a preparare il corredino di Giovanni: essa fila, tesse, cuce e ricama;
la sua condotta edifica perfino le serve di casa.
5. Il dialogo con
Elisabetta: “E Giuseppe non sa niente?”. “No, tu stessa hai capito che il
“segreto del Re” non doveva essere rivelato a Zaccaria”. Maria le confida la
sua angoscia di lasciare Giuseppe in quest’ignoranza, ma anche la Sua fiducia in Dio.
6. Elisabetta,
vecchia e pesante per la sua gravidanza, viene convinta da Maria a camminare e
condotta alle tortorelle del giardino.
7. Il pasto serale
e Maria che recita le preghiere rituali, essendo Zaccaria muto poiché non ha
creduto all’annuncio dell’Angelo che gli prometteva un figlio.
8. La nascita del
Battista: Maria ha confortato Sua cugina e ha rassicurato Zaccaria che teme che
Elisabetta, troppo vecchia, muoia durante il parto.
9. Il battesimo di
Giovanni. “Giovanni è il suo nome”scrive Zaccaria e riacquista immediatamente
la parola. Ispirato dallo Spirito Santo, profetizza il destino di suo figlio,
ed è il Benedictus.
10. La
purificazione di Elisabetta e la presentazione di Giovanni al Tempio, 40 giorni
dopo la nascita.
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Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
Terzo mistero gaudioso: la Natività di Gesù
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1. La sera stessa
della Presentazione del Battista, Giuseppe arriva con una carretta tirata da un
asino per riportare Maria a Nazareth. Egli vede che Ella aspetta un bambino. Il
suo universo crolla. Non fa alcun rimprovero, ma non dice una parola durante
tutto il viaggio; e Maria prega e piange.
2.
Arrivato a Nazareth, Giuseppe lascia Maria nella sua casa e non vi ritorna per
tre giorni; alla vigilia del terzo giorno, egli decide di partire per lavorare
lontano per non denunciare la gravidanza di Maria, cosa che La minaccerebbe di
lapidazione; in sogno l’Angelo del Signore che rivela la verità; al mattino
egli va a chiedere perdono a Maria del sospetto che aveva avuto.
3.
Il viaggio verso Betlemme. Giuseppe procede a piedi, a fianco di Maria a dorso
d’asino, che inizia l’ultima settimana della Sua gravidanza. A Betlemme
incontrano il pastore Elia che trascina una pecora ed offre del latte a Maria;
egli indica loro una stalla, poiché la piccola città è piena di viaggiatori per
il censimento.
4.
Il rifiuto opposto dappertutto a Giuseppe che mendica un alloggio. Il loro
arrivo di notte in una grotta che serve da stalla e nella quale si trova un
bue. Giuseppe spazza il suolo, prepara la culla di paglia con una coperta per
Maria.
5.
La Santa Notte
della Natività. Giuseppe è in preghiera, vicino al fuoco fatto all’entrata
della grotta che cerca di alimentare, poiché il freddo è pungente. Maria è in
ginocchio sul suo giaciglio di paglia: prega. Verso mezzanotte, una Luce
meravigliosa riempie la grotta e fa cadere Giuseppe in un sonno profondo mentre
avvolge Maria, La solleva di un palmo al di sopra del suo giaciglio: Ella non
tocca più il suolo. La Luce
divina diventa così abbagliante che Maria Valtorta non vede più nulla, ma
Caterina Emmerick vede i tre Arcangeli depositare il Bambino Gesù nelle braccia
di Maria, la Madre
sempre Vergine, poiché Dio ha fatto passare il Suo Unico Figlio attraverso
l’addome e gli abiti di Maria, che Lo “ha dato alla luce” e non partorito; la Nascita è miracolosa come
l’Incarnazione.
6.
Maria chiama Giuseppe, che si risveglia: ”Tieni il Bambino, affinché Io possa
cercare i pannolini”. Dapprima non vuole: “non ne sono degno”, ma Ella gli
risponde che ne è il più degno di chiunque altro, poiché Dio lo ha scelto.
Allora egli Lo avvolge nei suoi vestiti e Lo stringe a sé per proteggerLo dal
freddo. Fasciato il Bambino, Maria Lo eleva, offrendolo al Padre.
7.
Nella campagna, dall’altra parte di Betlemme, 12 pastori, tra cui Elia, vedono
e sentono una moltitudini di Angeli,
scintillanti di luce, che cantano: ”Oggi nella città di Davide è nato il
Salvatore che è il Cristo”…”Voi lo riconoscerete da questi segni: in una povera
stalla dietro a Betlemme troverete un neonato…adagiato in una mangiatoia di
animali, perché per il Messia non s’era trovato un tetto nella città di
Davide”: I 12 pastori raccolgono dei regali e partono subito verso la grotta.
8.
L’arrivo dei pastori che non osano chiamare. Il più giovane dei pastori, Levi,
sbircia dal lato del mantello di Giuseppe che serve da tenda e vede una donna
molto giovane, un neonato che piange e un uomo chinato sulla mangiatoia. Maria:
“Non piangere Mio piccolo Bimbo…Oh! Se potessi dirti: prendi il latte, ma non
ce l’ho ancora…Tu hai così freddo, il fieno ti pizzica…I pastori si fanno
avanti e donano una pelle di agnello con la quale Maria avvolge Gesù e del
latte di pecora che sfama il piccolo Gesù, che ben presto non ha più né fame né
freddo e si addormenta.
9.
L’adorazione dei pastori, i più piccoli di Israele. Essi sono 12 come 12 sono
le tribù di Israele, come saranno 12 gli apostoli. Il pastore Elia si incarica
di avvisare Zaccaria ad Ebron.
10.
Il Battesimo e la
Circoncisione di Gesù, una settimana dopo la Sua nascita. Il sacerdote
opera, con il coltello di selce rituale, senza avere la minima idea di aver
appena circonciso il Messia Bambino. Maria raccoglie alcune gocce di sangue su
un panno, che conserverà.
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Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
Quarto mistero gaudioso: la
Presentazione di Gesù
al Tempio
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1.
Presso gli Israeliti è abitudine consacrare all’Altissimo il primogenito da
parte del sacerdote del tempio di Gerusalemme. Questo rituale coincide con la
purificazione della madre, 40 giorni dopo la nascita. Maria, che non ha alcun
bisogno di purificazione, vi si prepara per obbedienza.
2.
Maria, a dorso d’asino, con il suo neonato tra le braccia procede sulla strada
verso Gerusalemme. Il freddo è pungente ed il neonato piange. Maria ordina al
vento gelido di non far piangere il suo Piccolo: un bozzolo di aria tiepida
avvolge il Neonato soltanto, poiché Maria non vuole niente per sé.
3.
L’arrivo a Gerusalemme presso una famiglia amica: qui tutti rimangono estasiati
davanti alla bellezza del Neonato.
4.
Maria e Giuseppe arrivano al Tempio. Essi offrono come d’abitudine due
tortorelle. Il sacerdote eleva il Bambino verso il Santo dei Santi in una
silenziosa preghiera di consacrazione e Lo rende a Sua Madre.
5.
Il vecchio Simeone è là, perché “divinamente avvertito dallo Spirito Santo che
non avrebbe visto la morte senza aver prima visto il Cristo del Signore”. Era
necessario che un uomo pio e semplice rendesse grazie a Dio in questa
cerimonia, banale per gli altri.
6.
Simeone continua a profetizzare: “Questo Bambino è qui per la rovina e la
resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati
i pensieri di molti cuori. E anche a Te una spada trafiggerà l’anima”. Maria
che già dall’annunciazione conosceva nei particolari la missione di Gesù e il
suo sacrificio finale, Simeone viene a ricordarglielo. Oppressa, Lei così
riservata, si stringe a Giuseppe.
7.
Ma la sua maestra, Anna di Fanuel, è la
e La conforta: “Donna, Colui che ha dato il Salvatore al Suo popolo non
mancherà di darTi il Suo Angelo per alleviare i Tuoi pianti. L’aiuto del
Signore non è mai mancato alle grandi donne d’Israele e Tu sei più di Giuditta
e di Giaele. Il nostro Dio Ti darà un cuore d’oro purissimo per resistere al
mare di dolore, grazie al quale sarai la più grande Donna dalla Creazione, la Madre ”.
8.
Il Signore previene sempre, sempre coloro che chiama ad una grande missione.
Egli non nasconde niente, soprattutto i pericoli, affinché noi non siamo
sorpresi. Egli pone sempre, sempre, vicino a noi o in noi l’aiuto che sarà
necessario.
9.
E’ la partenza dal Tempio, poi da Gerusalemme verso Betlemme e non il ritorno a
Nazareth, dove è rimasta la culla fatta da Giuseppe, poiché Zaccaria, sacerdote
ed ebreo, ha consigliato che il Messia sia allevato in Giudea: i Giudei,
orgogliosi del loro tempio, disprezzano i Galilei.
10.
L’arrivo a Betlemme, dove l’anno seguente arriveranno i Magi per adorare il Re
dei Giudei. In seguito ci sarà la fuga in Egitto per sfuggire alla strage degli
Innocenti, quando Giuseppe viene avvertito in sogno. Tutto è minuziosamente
previsto dalla Saggezza Divina: da Betlemme, attraverso Gaza, si esce più
rapidamente dalle frontiere della Giudea che non partendo da Nazareth che si
trova 80 km più a nord.
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Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
Quinto mistero gaudioso: il Ritrovamento di Gesù nel Tempio
Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa
delle dieci Ave Maria:
1.
Si vede Maria tessere, cucire e tingere l’abito di Gesù per la cerimonia; Sua
cognata, Maria d’Alfeo, madre di Giacomo e Giuda, è là, che ammira e commenta.
Da notare che Gesù ha 12 anni e non è stato mai alla scuola del rabbino di
Nazareth. Maria è stata la
Sua Maestra , così pure dei cugini Giuda e Giacomo,
rispettivamente il più vecchio e più giovane di Gesù di un anno. A 12 anni il
giovane israelita deve dimostrare, davanti ai sacerdoti del Tempio di
Gerusalemme, che conosce perfettamente la sua religione.
2.
Il viaggio in più giorni verso Gerusalemme di Giuseppe, Maria e Gesù, che è un
bellissimo bambino, quasi grande quanto Sua Madre, che Lo adora senza
stancarsi.
3.
L’arrivo in una casa amica e poi al Tempio. Giuseppe presenta suo Figlio ai
sacerdoti, che Lo interrogano. Alla fine essi si complimentano con lui per la
saggezza di Gesù. Ritorno. Maria tocca il Cielo con un dito…
4.
Riprendono la via del ritorno assieme ad altre persone. Gli uomini e le donne
viaggiano in gruppi separati e i bambini possono stare con gli uni o le altre.
La sera, durante la sosta, le famiglie si riuniscono: Giuseppe e Maria cercano
Gesù che è introvabile. La spada, profetizzata da Simone, trafigge il Cuore di
Maria, che teme per Suo Figlio. Anche Giuseppe è preoccupato.
5.
I due rifanno la strada inversa nella notte che sta scendendo. Interrogano la
gente che incontrano, senza risultato. Durante la notte si fermano in una casa
ospitale. Maria non vuole né bere, né mangiare. Ella non si corica per dormire,
ma prega, prega, prega…
6.
L’indomani iniziano le ricerche a Gerusalemme. Maria, nell’angoscia, non sente
più nel Suo Cuore la Presenza
di Dio. La prova è totale. Essi cercano separatamente, si ritrovano, ripartono.
Pensano che Gesù possa essere andato a trovare Suo cugino nel deserto. Dio,
silenzioso fino a quel momento, li fa ritornare sui loro passi. L’angoscia
continua. Maria non beve, né mangia. Essa prega camminando, camminando,
camminando.
7.
Ed è la seconda notte d’angoscia. Giuseppe e Maria fanno orecchie da mercante
con coloro che criticano Gesù. Poi incomincia una terza giornata di ricerche.
Essi si dirigono verso Betlemme, dove pensano che possa essere andato il
Bambino. Una chiara ispirazione dal Cielo li riconduce a Gerusalemme. Là
trovano un mendicante, a cui Gesù ha appena fatto l’elemosina.
8.
Un passante dice loro che ha visto il Bambino dirigersi verso il Tempio. Essi
vi si recano: percorrono i cortili e le sale fino al punto in cui le donne non
sono ammesse: Maria vede Suo Figlio e manda avanti Giuseppe.
9.
Gesù è in mezzo ad un cerchio di Dottori che Lo interrogano e che, salvo uno o
due, sono meravigliati della grandissima saggezza delle risposte di quel
Bambino. Ci sono Hillele, il più grande Dottore d’Israele, ed il suo discepolo
Gamaliele. Gesù termina il suo discorso e raggiunge Giuseppe che ha ascoltato.
10.
Maria, ritrovato suo Figlio, si lamenta con Lui: “Da tre giorni stiamo
camminando alla tua ricerca. Tua Madre muore di dolore e tuo Padre è sfinito di
fatica!”. Gesù risponde: “Non sapete che devo badare agli affari del Padre
Mio?” Ma essi non compresero, dice San Luca. All’istante, forse, ma poi
compresero certamente perché Gesù aveva imposto questo grande dolore a Sua
Madre. La ragione principale sta nel fatto che la volontà di Dio è superiore ad
ogni volontà umana e il Signore ha voluto insegnare attraverso la sofferenza di
Maria e Giuseppe, come cercare i figli perduti o fuorviati, pregando,
piangendo, umiliandosi di fronte a Dio per non aver sorvegliato a sufficienza,
cercandoli prima in chiesa presso il
Tabernacolo, perché è lì che Dio insegnerà il modo con cui poter riportare i
figli al cuore dei genitori.
1
Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria
AVE MARIA PURISSIMA!
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