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mercoledì 26 ottobre 2016

NOVENA PER IMPETRARE GRAZIE DA MARIA VALTORTA


 
NOVENA PER IMPETRARE GRAZIE DA MARIA VALTORTA 
E AVVICINARE IL RICONOSCIMENTO DELLA SUA SANTITÀ

La Novena può essere recitata in qualunque momento dell'anno, a seconda dei bisogni e lo slancio partecipativo alla causa di santificazione di Maria Valtorta; consta di una parte fissa, che conclude ciascun giorno, e di una tratta dai Quaderni e commentata.
Dopo la Novena segue la recita di:
il Credo, 3 Pater, 3 Ave, 3 Gloria 
meglio ancora per chi possa:
Il Credo, 7 Pater, 7 Ave, 7 Gloria
Il Rosario, naturalmente, come preghiera 'principe', può pure essere utilizzato
in sostituzione e come scelta d'elezione.

'Benedetti coloro che accetteranno il dono con semplicità di cuore e fede. In essi si accenderà quel fuoco che il Padre (Migliorini) oggi auspicava. Il mondo non muterà nella sua ferocia. E’ troppo corrotto. Ma essi ne saranno consolati e sentiranno crescere in loro la sete di Dio che è fomite di santità.' Quaderni 22.2.44


Primo giorno: 
Quaderni 28.05.1943
'Sono Maestro e Medico, ma sono anche Padre. E se non fossi l‘Uomo-Dio vorrei dire: sono Madre per voi tutti perché come una madre Io vi porto, vi nutro, vi curo, vi istruisco, piango su voi, di voi mi glorio. L‘amore di un padre è già diverso. L‘amore di una madre è l‘amore degli amori, dopo quello di Dio. È per questo che sulla croce vi ho dati alla Mamma mia. Non vi ho affidati al Padre, dal quale, morendo, vi riscattavo. Vi ho dati alla Mamma perché eravate informi o appena nati e vi era bisogno di un seno di Mamma per voi.'

Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.
Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12.194343


Secondo giorno:
Quaderni 1.10.1943.
'Tornate al Signore Iddio vostro. L‘ora è piena. Piena in tutti i modi. Quattro sono i calici colmi. Due divini e due infernali. In questi ultimi è strage per la terra e morte per lo spirito. Negli altri, divini, è Giustizia in uno e Misericordia nell‘altro. Sta a voi, che attirate col vostro agire i flutti straripanti dei calici infernali, far sì che l‘altro calice di punizione - quella divina - non si vuoti su voi, ma bensì scenda sul mondo che muore, sull‘uomo che muore, sullo spirito che muore, la Misericordia mia. Essa è Vita, figli cari. Non tardate oltre ad attirare la mia Pietà su voi. Venite al Salvatore vostro. Nel mio Cuore aperto, che parla d‘amore, trovate quello che avete dilapidato: l‘amore. Se amerete sarete salvi. Tutto è facile a chi ama e tutto è perdonato a chi ama. Sono il Cristo che ha assolto la peccatrice perché molto amò. Sono quello e non muto. Sono qui, proteso su voi, come un padre sul letto del figlio malato e un medico su un infermo per salvarvi ancora, per salvarvi sempre. Lasciatevi abbracciare dal vostro Iddio, lasciatevi curare dal vostro Medico, lasciatevi salvare dal vostro Salvatore. Non chiedo che questo: che vi lasciate salvare da Me venendo a Me con la vostra anima malata, ma piena di buona volontà. Le mie mani che hanno sanato i lebbrosi quando ancora non erano fatte due volte sante dal martirio, oltre che per la loro natura di mani di un Dio, versano dai fori gloriosi delle palme l‘acqua che monda e il balsamo che rende incorruttibili. Venite a Me. Ve ne esorto come Maestro. Ve ne prego come uno che vi ama perché vi amo e di un amore così grande che solo in Cielo potrete vederne l‘immensità senza restarne schiacciati.'

Lasciamo ogni esitazione, rimettiamoci con cuore fidente nella Mani SS del nostro Celeste Medico: non ci chiede che questo, di lasciarLo fare, operare e sanare, guarire nello spirito e nel corpo; questa è la Gioia infinita di Dio nel delirio d'amore per l'uomo, il capolavoro della Sua creazione. Chiediamo allora, andiamo, apriamo le porte del nostro cuore, con santa audacia bussiamo a quelle della Grazia, già socchiuse in attesa che un moto di fidente coraggio le spalanchi del tutto per il nostro Bene e i nostri bisogni nel Suo Nome. Coralmente ti imploriamo, o Signore: soccorrici presto! Amen


Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.

Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12. 1943


Terzo giorno: 
Quaderno 121-122 del 1950
'Tutto quanto viene da Dio è mezzo di elevazione, di trasformazione e di più intima unione con Dio. Gli stessi miracoli, di specie diversa, miracoli di guarigioni di corpi e di spiriti, specie queste, sono mezzo di trasformazione e unione con Dio. Quanti, increduli o peccatori, poterono esser fatti credenti e redenti per il prodigio di un miracolo! Il miracolo non va negato per ossequio al razionalismo. Non il miracolo della Creazione, non quello di una guarigione d‘anima o di carne. La materia fu tratta dal nulla e ordinata al suo singolo fine da Dio. Un‘anima morta o malata di malattia spirituale inguaribile, fu guarita da Dio, con questo o quel mezzo, ma sempre da Dio. Un corpo condannato a morire può da Dio esser guarito. Sempre da Dio, anche se Egli si serve di un‘apparizione o di un giusto per convertire e guarire uno spirito, o della particolare fiducia in un santo per guarire una carne. I razionalisti sappiano vedere. Grande cosa la ragione. Grande cosa essere creatura razionale. Ma più grande cosa è lo spirito. E più grande è essere creatura spirituale, ossia che sa d‘avere lo spirito, e quello mette in primo luogo come re del suo io e come cosa eletta più di tutte le altre. Perché se la ragione aiuta l‘uomo a esser uomo e non bruto, lo spirito, quando sia re nell‘io, fa dell‘uomo il figlio adottivo di Dio, gli dà somiglianza con Lui, gli permette di partecipare alla sua Divinità e ai suoi eterni beni. Predomini quindi lo spirito sulla ragione e sulla carne o umanità. E non regni il razionalismo che nega, o vuole spiegare ciò che va creduto per fede e che, nell‘essere spiegato, anzi nel tentativo di venire spiegato, viene leso; e lesa, se non morta, viene la fede.'

Dunque, lasciamo che prevalga lo spirito sulle altre facoltà, che pur vengono da Dio ma che da esso devono essere sottomesse, perché la potenza del corpo, della ragione e delle facoltà umane, siano utilizzate secondo il Pensiero Divino e portino frutto opimo di testimonianza del primato dello spirito unito a Dio Creatore, su tutto e tutti. Ed al SS Spirito di Dio chiediamo fidanti e supplichevoli la liberazione sollecita da ogni male della mente, del cuore e del corpo. Amen
Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.
Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12. 1943


Quarto giorno:
Quaderni 29.09.1943
'Sì, se vi vedessi umili nel riconoscere i vostri torti, rassegnati a subirne le conseguenze, filiali nel volgere a Me lo sguardo lacrimoso e la parola supplice, Io che sono il Dio della Misericordia e del Perdono, Io che sono venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, e che non ho perduto né perderò per scorrere di secoli - atomi della mia eternità - la mia sete di portarvi salvezza e bene, interverrei a salvarvi ancora,
facendo straripare il mio Amore e la mia Misericordia sulla mia Giustizia che ferisce prima Me che voi, credetelo, poveri figli miei, perché il dovervi punire, il dover lasciare che da voi stessi vi puniate con sofferenze create dal vostro duro cuore e stolto intelletto, è ciò che costituisce il dolore del vostro Gesù, il cui nome è 'Salvatore' e non Giustiziere, di Gesù che pur di salvarvi ha operato, col Padre e lo Spirito, quel miracolo di indescrivibile, immisurabile amore, quel miracolo che ha fatto restare immoti di reverente stupore i Cieli, che ha fatto tremare d‘ira gli abissi infernali ed arrestare per un‘ora la corsa degli astri e le leggi dell‘universo, quel miracolo che è stato lo staccarsi della seconda Persona dalla divina Trinità per scendere: Luce eterna, Cuore di Dio, a divenire cuore di uomo nel seno di una Vergine e luce agli uomini che avevano spento in loro la luce.'
Il Dio della Misericordia e del Perdono, attende un nostro moto di fidente umiltà per riconoscere la nostra pochezza, la nostra limitatezza nei confronti della Perfezione divina, la nostra ingratitudine per il Bene che il Padre riversa sovrabbondante per i suoi figli amatissimi.
Uno sguardo lacrimoso, sinceramente pentito, una voce supplice che sgorga dal cuore e che nel Cuore Divino rimette tutto sé stesso, un abbandono filiale tra le Braccia aperte sempre del Padre buonissimo, là dove la Misericordia prevale prepotentemente sulla Giustizia, ci otterrebbe-anzi ci ottiene se lo crediamo fermamente- l'intervento ordinario o straordinario del Signore, che per sua Natura e Carattere, soffre nel vederci soffrire, attende di poter operare per liberarci e restituirci alla salute integrale, ché in Lui è la Salvezza e la Letizia infinite.

Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.
Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12. 1943


Quinto giorno:
Quaderni 16.07.1943
'Credere è segno di purezza oltre che di fede. Credere è intelligenza oltre che fede. Chi crede in purezza e in intelligenza distingue la mia Voce e la raccoglie.
Gli altri sofisticano, discutono, criticano, negano. E perché? Perché vivono della pesantezza e non dello spirito. Sono ancorati alle cose che hanno trovato e non pensano che sono cose venute da uomini, i quali non sempre hanno visto giusto, e se anche hanno visto giusto e scritto giusto hanno scritto per il loro tempo e sono stati male capiti dai futuri. Non pensano che Io posso avere altro da dire, atto ai bisogni dei tempi, e che sono Padrone di dirlo come e a chi mi piace, poiché Io sono il Dio e il Verbo eterno che mai non cessa d‘essere Parola del Padre.'

Intelligenza dello spirito, onestà del pensiero e purezza del cuore, rendono possibile di 'riconoscere' la Voce del Signore Dio che vuole esprimersi come Parola di superna Sapienza sempre operante. Come nelle rivelazioni ricevute dalla fedele Penna di Dio Maria Valtorta, il Signore è Pensiero e Amore incessantemente attivi per calarsi nei bisogni dei tempi, e specialmente di quelli difficili e profetizzati come tali e dolorosi, disorientanti nelle tribolazioni inusitate. Egli è Padrone della Parola, e la usa come vuole, ma sempre per confortarci, edificarci e consolarci alla Luce della Grazia e dello Spirito SS. A noi il minimo sforzo di mantenerci nelle suddette condizioni per saperLa ricevere fruttuosamente, dopo averLa riconosciuta e separata da quelle vacue che levano gli uomini, spesso vero cumulo di inutilità e farraginosità nefande. Chiediamo il dono della Fede, dell'Intelligenza e della Sapienza; chiediamolo persuadendo Dio con un sincero impegno e la disposizione ai necessari sacrifici di emulazione del Sublime Esempio del Cristo, e quello della rinuncia volontaria alle vanità del mondo e della nostra prepotente umanità. Amen
Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.
Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12. 1943


Sesto giorno:
Quaderni 03.09.1943
'Beate quelle labbra e quelle contrade in cui si pronuncia: 'Ave Maria'.
Ave: io ti saluto. Il più piccolo al più grande, il bimbo al genitore, l‘inferiore al superiore, sono tenuti, nella legge di educazione umana, a dire sovente il saluto rispettoso, doveroso, amoroso, a seconda dei casi. Il fratello mio non deve negare questo atto di amore riverenziale alla Mamma perfetta che abbiamo in Cielo.
Ave Maria. È un saluto che monda le labbra e il cuore perché non si possono dire quelle parole, con riflessione e sentimento, senza sentirsi divenire più buoni! È come avvicinarsi ad una sorgente di luce angelica e ad un‘oasi fatta di gigli in fiore.
Ave, la parola dell‘angelo che vi è concesso di dire per salutare Quella che salutano con amore le Tre eterne Persone, l‘invocazione che salva, abbiatela sempre molto sulle labbra. Ma non come movimento macchinale dal quale l‘anima sia esclusa, sibbene come moto dello spirito che si inchina davanti alla regalità di Maria e si tende verso il suo cuore di Madre.
Se voi sapeste dire con vero spirito queste parole, anche solo queste due parole, sareste più buoni, più puri, più caritatevoli. Perché gli occhi del vostro spirito sarebbero allora fissi in Maria e la santità di Lei vi entrerebbe nel cuore attraverso a quella contemplazione. Se le sapeste dire non sareste mai desolati. Perché Ella è la fonte delle grazie e della misericordia. Le porte della misericordia divina si aprono non soltanto sotto la spinta della mano di mia Madre, ma anche al suo semplice sguardo.
Torno a dire: beate quelle labbra e quelle contrade in cui si pronuncia: Ave Maria. Ma si pronuncia come si deve. Perché se è vero che Dio non si irride è anche vero che Maria non si inganna.
Ricordatevi sempre che Ella è la Figlia del Padre, la Madre del Figlio, la Sposa dello Spirito Santo, e che la sua fusione con la Trinità è perfetta. Perciò Ella del suo Signore possiede le potenze, le intelligenze, le sapienze. E le possiede con la pienezza assoluta.'

Ave Maria! Noi ti salutiamo riverenti e sinceramente amorevoli , O Stella del Mare, 'Tutta Amorosa, Pura e Casta', lo spirito teso alla Vostra ineffabile Grazia, il cuore cercando la fusione e l'immersione totale nel Vostro che è Purissimo e Potentissimo Altare di Compiacimento Divino.
Per un Vostro Sguardo, un Vostro Sorriso di accoglimento, coralmente e fidenti vi supplichiamo, nella certezza che a breve li concederete, resi saldi nella speranza anche dell'intercessione del 'Piccolo Giovanni', che vi può ora contemplare costantemente, senza veli ed eternamente, come per Grazia singolare, le fu concesso fin dal pellegrinaggio terreno.
Guardateci presto, Madre Nostra, e il Vostro Sorriso sarà la certezza della Grazia concessa e operante.
Ave Maria. Amen


Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.
Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12. 1943


Settimo giorno:
Quaderni 09.01.1946
'L‘amore sta alla perfezione che si vuole raggiungere come il soffio sulla brace: la riaccende, ne dilata il calore, la fa tutta attiva e splendida. La perfezione che si voglia raggiungere solo per avere pace e gloria, ossia per un egoismo spirituale, è come brace spenta; è nera, fredda, inutile. La perfezione con poco amore è come un mucchio di brace nera con un solo puntolino acceso: un carboncino... Langue, sonnecchia, rischia di morire. Ma se il nostro amore - e sia amore puro, tutto per dare gloria a Dio - su essa alita, ecco che allora tutta la perfezione si accende, e l‘anima nostra purifica, e la fa bella, la fa pronta e servizievole come perfetta ancella alla divina Volontà, e degna, poi, d‘ardere davanti al trono dove splende l‘Agnello. Le azioni dei santi - e santi sono i perfetti operatori della divina Volontà - splendono insieme alle loro orazioni nei turiboli celesti. Tanto più aumenta l‘amore per amore, tanto più aumenta la perfezione. Ama totalmente e sarai completamente perfetta nella misura che da te vuole la Ss. Trinità.'

L'anima che vuole raggiungere la perfezione dell'Amore, deve superare il primo livello- l'inferiore- che è soffocato nello slancio verso le Celesti altezze, da un egoismo spirituale in cui predomina la ricerca di una pace interiore sufficiente-giusta aspirazione, purché non finalizzata a sé stessa- e la gloria: questa soprattutto viene elargita quasi sempre postuma alle anime in Grazia, per Misericordia Superna di preservazione dal pur minimo rigurgito di orgoglio o superbia, che farebbero immediatamente cessare i favori divini per le anime elette.
L'amore vero, puro, invece cerca e si studia con ogni mezzo di diffondere e far risaltare la Gloria di Dio, purificando in tal modo l'anima stessa, rendendola servizievole, ardente di zelo, pronta, santamente audace e celestialmente mite ed umile, in un rapporto di proporzione diretta tra questo sforzo e il ritorno di Grazia al cospetto della Perfezione.
Arda anche in noi questo santo anelito, il più santo tra le aspirazioni dei figli di Dio. Amen

Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.
Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12. 1943


Ottavo giorno:
Quaderni 16.08.1943
'Gloria, gloria, gloria al Padre, Maria, gloria sempre perché da Lui viene ogni bene ed il primo Bene sono Io, tuo Salvatore.
Il mio regno non è di questa terra, secondo quanto vuol dire regnare sulla terra. Ma è Regno della terra. Poiché Io sulla terra avrò regno. Regno palese e vero, non solo spirituale quale è ora e di pochi. L‘ora verrà in cui sarò Re solo e vero di questa terra che ho comperata col mio Sangue, della quale sono stato creato Re dal Padre con ogni potere su di essa. Quando verrò? Che è l‘ora rispetto all‘eternità? E che ti importerà dell‘ora quando sarai nell‘eternità?
Verrò. Non avrò nuova carne poiché ne ho già una perfetta. Evangelizzerò, non come evangelizzai, ma con forza nuova, perché allora i buoni saranno non umanamente buoni come lo erano i discepoli della mia prima venuta, ma saranno spiritualmente buoni, e i malvagi saranno spiritualmente malvagi, satanicamente malvagi, perfettamente malvagi. Perciò la forma sarà consona alle circostanze, perché se usassi la forma di 20 secoli or sono sarebbe superata, per i perfetti nel bene, e sarebbe offrire modo ai satanici di recare un‘offesa che non è permessa recare al Verbo glorificato. Come una rete di maglia fina trascinerò dietro alla mia Luce i giunti alla sottigliezza spirituale, ma i pesanti, per la congiunzione della carne con Satana, i Morti dello spirito che la putredine dell‘anima tiene confitti nel fango, non entreranno nella mia Luce e finiranno di corrompersi nella congiunzione col Male e con la Tenebra.
Per ora preparo il tempo futuro usando singolarmente la Parola che scende dai cieli a dar luce alle anime pronte a riceverla. Faccio di voi i radiotelefonisti intenti a udire l‘insegnamento che è perfetto e che avevo già dato e che non muto, poiché Una è la Verità, ma che è stato dimenticato o svisato, troppo dimenticato e troppo svisato perché faceva comodo dimenticarlo e svisarlo.
Faccio questo perché ho pietà dell‘Umanità che muore senza il pane dello spirito. Come ho dato Me per pane dell‘anima vostra, così ora porgo la mia Parola per pane del vostro spirito. E ripeto: 'Beati coloro che ascoltano la parola di Dio a l‘osservano.' 
Il Signore è Re vero, assoluto, perfetto ed eterno, e verrà il tempo che ogni uomo, anzi ogni vita, lo riconoscerà come tale e lo onorerà e loderà come si conviene.
Intanto Egli prepara il Suo Regno nei cuori onesti e puri o desiderosi sinceramente di esserlo, distribuendo la Parola, -che non muta perché perfetta- nella sua completezza quale fu annunciata or sono 20 secoli, come nuovo Pane del nostro spirito, Consolazione perfetta per coloro che si volgeranno ad Essa con cuore semplice e fidente come quello di un bambino che si rifugia tra le braccia della mamma per suggerne il nutrimento di vita.
E come 20 secoli fa-e a maggior ragione essendo distribuita nella Sua completezza originale-la Parola sarà nuovo vaglio tra i figli della Luce e quelli delle tenebre, e antica e nuova Pietra Angolare 'perchè siano disvelati i veri pensieri di molti cuori'
E come farà, chi l'avrà rifiutata, non riconoscendo in Essa la voce del Maestro che vuole salvare con mezzi consoni ai nostri tempi, senza nulla mutare dell'originale sua Perfezione, a proclamarsi vero cristiano appartenente al Gregge del Pastore che non chiama più con esortazioni ermetiche, ma parla alle Sue pecore con le antiche e nuove dolcissime Parole che solo la Sua Bocca può annunciare e proferire?
Pane e Ciborio il più dolce e salutifero per lo spirito di coloro che le ascolteranno e osserveranno beati. di Amen

Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.
Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12. 1943



Nono giorno:
Quaderni 27.06.1943
'L‘occhio umano non può fissare il sole, mentre può guardare la luna.
L‘occhio dell‘anima non può fissare la perfezione di Dio quale essa è. Ma può guardare la perfezione di Maria.
Maria è come la luna rispetto al sole. Ne è illuminata e riflette su voi la luce che l‘ha illuminata, ma addolcendola di quei mistici vapori che la rendono sopportabile alla limitata vostra natura. È per questo che Io ve la propongo da secoli come modello per voi tutti che ho voluto miei fratelli appunto in Maria.
È la Madre. Che dolcezza per i figli guardare la madre! Ve l‘ho data per questo, perché poteste avere una dolce Maestà la cui splendidezza fosse sufficiente a rapirvi, ma non ad abbacinarvi. Solo ad anime speciali, che ho scelto per motivi insindacabili, ho mostrato Me stesso, nel mio fulgore di Dio-Uomo, di Intelligenza e Perfezione assoluta. Ma insieme a quel dono ne ho dovuto dare un altro che le rendesse capaci di sopportare la mia conoscenza senza rimanerne annichilite.
Mentre Maria la potete tutti guardare. Non perché Ella sia simile a voi. Oh! no!
La sua purezza è tanto alta che Io, suo Figlio e Dio, la tratto con venerazione. La sua perfezione è tale che l‘intero Paradiso s‘inchina al suo trono sul quale scende l‘eterno sorriso e l‘eterno splendore della Nostra Trinità. Ma questo splendore, che la compenetra e indìa più d‘ogni altra creatura, è soffuso dai veli candidissimi della sua carne immacolata, per cui Ella raggia come una stella, raccogliendo tutta la luce di Dio e diffondendola come una luminosità soave su tutte le creature.
E poi Ella vi è in eterno Madre. E della Madre ha tutte le pietà che vi scusano, che intercedono, che ammaestrano pazientemente. Grande è la gioia di Maria quando può dire a chi l‘ama: 'Ama mio Figlio'. Grande è la mia gioia quando posso dire a chi mi ama: 'Ama mia Madre'. E grandissima è la nostra gioia quando vediamo che staccandosi dai miei piedi uno di voi va a Maria, o staccandosi dal grembo di Maria uno di voi viene verso di Me. Perché la Madre giubila di dare altri innamorati al Figlio e il Figlio giubila di vedere amata da altri la Madre. La nostra gloria non cerca di sopraffarsi ma si completa nella gloria dell‘altro.
Perciò ti dico: 'Ama Maria. Ti do a Lei che ti ama e che ti illuminerà unicamente con la soavità del suo sorriso'.'

Maria...il più dolce nome che il mondo abbia avuto! Miele per i cuori nostri, dei Suoi figli che possono guardare la Maestà Divina che riflette potentemente, come la Luna riflette la Luce del Sole: la possiamo contemplare, avvicinare con il cuore, con la certezza della misericordia e della comprensione con cui i figli avvicinano una madre.
Ed è una Perfezione che non spaventa, perché 'filtrata' dai Veli candidissimi della Sua Carne Immacolata, è una Luce che non abbacina, è la Perfezione resa accessibile ai figlioli che aspirano a inebriarsi-nei limiti loro concessi-della Sua Purezza che letifica il Cielo. Andare da Lei è andare dal Figlio per una Via più dolce, rassicurante, comprensiva, progressiva rispetto alle voci della nostra umanità, ma ugualmente perfetta, coerente, coraggiosa e fedele.
Amiamo Maria...e troveremo Dio. Amiamo Dio nostro Signore, e incontreremo Maria lungo il nostro santo cammino. Amen!


Il Signore ci ha affidati al Cuore della Corredentrice e Consolazione eterna nostra e dei nostri fratelli: un Cuore di Mamma che più dolce, sapiente, potente, misericordioso e comprensivo, non avremmo potuto chiedere e nemmeno immaginare. Ella è la 'Secondogenita' di Dio, come ama definirla Gesù con le Parole affidate a Maria Valtorta, e la sua Grazia al cospetto dell'Eterno supera la pur più ispirata intelligenza umana; un Suo Sorriso fa sobbalzare i cieli di Gioia, e Suo Figlio nostro Signore, è ben felice di esaudirla per strapparne uno ancora e confermarLe la preferenza eterna. Abbiamo ben motivo allora di fidare pienamente e attendere fiduciosi la sensibile realizzazione delle nostre suppliche, rimettendo i nostri affanni nella Mani della Mamma Celeste.

Maria Valtorta, come accoglieste con santo e generoso slancio l'invito del Signore di seguirLo con cuore di pura ed umile Violetta, fino a farvi anima generosamente vittima, e nell'ubbidienza totale alla Divina Volontà foste resa degna di essere portavoce mondiale delle nuove 'Parole di Vita Eterna', così ora fatevi vicaria delle nostre suppliche rendendole efficaci per ottenere la Grazia che imploriamo. La Santa Madre Chiesa di Roma riconosca presto nel 'Piccolo Giovanni' una 'Voce' diretta del Signore per la salute spirituale e complessiva dei nostri fratelli:
'Sappi che Io adeguo le manifestazioni all’ambiente e allo scopo per i quali Io le ho suscitate. Tu hai avuto missione di essere voce mondiale. Devi cantare l’inno della Misericordia e dell’Amore, della Sapienza e della Perfezione, per tutte le orecchie e per tutti i cuori, per tutte le intelligenze e per tutte le anime.' Quaderni 18.12. 1943


Dai Quaderni del 2.06.1946
'Cosa è ciò che santifica? La conoscenza sempre più vasta di Dio, data a controbilanciare  la predicazione sempre più vasta e attiva e corrodente della Bestia, data coi mezzi adeguati ai tempi nuovi, coi mezzi che penetrano là dove non penetrano le persone. (….)
Troppe anime non hanno più nido nella fede semplicemente perché non sanno, perché non mi conoscono. Non è conoscenza di Me il povero ricordo di un Dio morto su una Croce. E’ conoscenza di Me il conoscere tutte le forme dell'evangelizzazione di Cristo, del sacrificio di Cristo, dell’amore di Cristo Uomo e Dio. Vuote, semivuote le chiese? Siano penetrate le case. Sorgete, o dormienti! Sorgete, o timidi! Non è tempo di dormire. Devo essere Io che a voi dormienti mentre la barca è presa da onde di naufragio grida: “sorgete che se no perite?”  Devo essere Io che  dico: “Aumentate la vostra fede?” Ciò non sia. Guardate quanti periscono o sono sedotti perché non hanno che il pane avvelenato delle eresie di ogni specie o sono sedotti perché rintronati dalle voci dei falsi apostoli servi alla Bestia. 
Aiutate il Maestro che ha misericordia di questa turba e vi dà il pane perché non muoia nel deserto. Date questo pane.'

sabato 20 luglio 2013

Domenica 21 Luglio 2013, XVI Domenica Tempo Ordinario - Anno C



"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta



Domenica 21 Luglio 2013, XVI Domenica  del Tempo Ordinario - Anno C

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42.
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».
Traduzione liturgica della Bibbia


Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 6 Capitolo 377 pagina 127.

1Comprendo subito che si è ancora intorno alla figura della Maddalena, perché la vedo per prima cosa in una semplice veste di un rosa lilla come è il fiore della malva. Nessun ornamento prezioso, i capelli sono semplicemente raccolti in trecce sulla nuca. Sembra più giovane di quando era tutta un capolavoro di toletta. Non ha più l’occhio sfrontato di quando era la «peccatrice», e neppure lo sguardo avvilito di quando ascoltava la parabola della pecorella, e quello vergognoso e lucido di pianto di quando era nella sala del Fariseo... Ora ha un occhio quieto, tornato limpido come quello di un bambino, e un riso pacato vi risplende.

Ella è appoggiata ad un albero presso il confine della proprietà di Betania e guarda verso la via. Attende. Poi ha un grido di gioia. Si volge verso la casa e grida forte per essere udita, grida con la sua splendida voce vellutata e passionale, in- confondibile: «Giunge!... Marta, ci hanno detto giusto. Il Rabbi è qui!», e corre ad aprire il pesante cancello che stride. Non dà tempo ai servi di farlo e esce sulla via a braccia tese, come fa un bambino verso la mamma, e con un grido di gioia amorosa: «O Rabboni** mio!» (io scrivo “Rabboni” perché vedo che il Vangelo porta cosi. Ma tutte le volte che ho sentito la Maddalena chiamarlo, mi è parso dicesse “Rabbomi”, con l’emme e non l’enne), e si prostra ai piedi di Gesù, baciandoglieli fra la polvere della via.
«Pace a te, Maria. Vengo a riposare sotto il tuo tetto».
«O Maestro mio!» ripete Maria levando il volto con una espressione di riverenza e d’amore che dice tanto... È ringraziamento, è benedizione, è gioia, è invito ad entrare, è giubilo perché Egli entra...
Gesù le ha messo la mano sul capo e pare l’assolva ancora.

2Maria si alza e, a fianco di Gesù, rientra nel recinto della proprietà. Sono corsi intanto servi e Marta. I servi con anfore e coppe. Marta col suo solo amore. Ma è tanto.
Gli apostoli, accaldati, bevono le fresche bevande che i servi mescono. Vorrebbero darla a Gesù per il primo. Ma Marta li ha prevenuti. Ha preso una coppa piena di latte e l’ha offerta a Gesù. Deve sapere che gli piace molto.
Dopo che i discepoli si sono ristorati, Gesù dice loro: «Andate ad avvertire i fedeli. A sera parlerò loro».
Gli apostoli si sparpagliano in diverse direzioni non appena fuori dal giardino.
Gesù inoltra fra Marta e Maria.
«Vieni, Maestro» dice Marta. «Mentre giunge Lazzaro, riposa e prendi ristoro».
Mentre pongono piede in una fresca stanza che dà sul portico ombroso, ritorna Maria che si era allontanata a passo rapido. Torna con una brocca d’acqua, seguita da un servo che porta un bacile. Ma è Maria che vuole lavare i piedi di Gesù. Ne slaccia i sandali polverosi e li dà al servo, perché li riporti puliti insieme al mantello, pure dato perché fosse scosso dal polverume. Poi immerge i piedi nell’acqua, che qualche aroma fa lievemente rosea, li asciuga, li bacia. Poi cambia l’acqua e ne offre di monda a Gesù, per le mani. E mentre attende il servo coi sandali, accoccolata sul tappeto ai piedi di Gesù, glieli accarezza e, prima di mettergli i sandali, li bacia ancora dicendo: «Santi piedi che avete tanto camminato per cercarmi!».
Marta, più pratica nel suo amore, va all’utile umano e chiede: «Maestro, oltre i tuoi discepoli chi verrà?».
E Gesù: «Non so ancora di preciso. Ma puoi preparare per altri cinque oltre gli apostoli».
Marta se ne va.

3Gesù esce nel fresco giardino ombroso. Ha semplicemente la sua veste azzurro cupo. Il mantello, ripiegato con cura da Maria, resta su una cassapanca della stanza. Maria esce insieme a Gesù.
Vanno per vialetti ben curati, fra aiuole fiorite, sin verso la peschiera che pare uno specchio caduto fra il verde. L’acqua limpidissima è appena rotta, qua e là, dal guizzo argenteo di qualche pesce e dalla pioggiolina dello zampillo esilissimo, alto e centrale. Dei sedili sono presso l’ampia vasca che pare un laghetto e dalla quale partono piccoli canali di irrigazione. Credo anzi che uno sia quello che alimenta la peschiera e gli altri, più piccoli, quelli di scarico adibiti ad irrigare.
Gesù siede su un sedile messo proprio contro il margine della vasca. Maria gli si siede ai piedi, sull’erba verde e ben curata. In principio non parlano. Gesù gode visibilmente del silenzio e del riposo nel fresco del giardino. Maria si bea di guardarlo.
Gesù gioca con l’acqua limpida della vasca. Vi immerge le dita, la pettina separandola in tante piccole scie e poi lascia che tutta la mano sia immersa in quella pura freschezza. «Come è bella quest’acqua limpida!» dice.
E Maria: «Tanto ti piace, Maestro?».
«Sì, Maria. Perché è tanto limpida. Guarda. Non ha una traccia di fango. Vi è acqua, ma è tanto pura che pare non vi sia nulla, quasi non fosse elemento ma spirito. Possiamo leggere sul fondo le parole che si dicono i pesciolini...».
«Come si legge in fondo alle anime pure. Non è vero, Maestro?», e Maria sospira con un rimpianto segreto.

4Gesù sente il sospiro represso e legge il rimpianto velato da un sorriso, e medica subito la pena di Maria.
«Le anime pure dove le abbiamo, Maria? È più facile che un monte cammini che non una creatura sappia mantenersi pura delle tre purità. Troppe cose intorno ad un adulto si agitano e fermentano. E non sempre si può impedire che penetrino nell’interno. Non vi sono che i bambini che abbiano l’anima angelica, l’anima preservata, dalla loro innocenza, dalle cognizioni che possono mutarsi in fango. Per questo li amo tanto. Vedo in loro un riflesso della Purezza infinita. Sono gli unici che portino seco questo ricordo dei Cieli.
La Mamma mia è la Donna dall’anima di bambino. Più ancora. Ella è la Donna dall’anima di angelo. Quale era Eva uscita dalle mani del Padre. Lo pensi, Maria, cosa sarà stato il primo giglio fiorito nel terrestre giardino? Tanto belli anche questi che fanno guida a quest’acqua. Ma il primo, uscito dalle mani del Creatore! Era fiore o era diamante? Erano petali o fogli d’argento purissimo? Eppure mia Madre è più pura di questo primo giglio che ha profumato i venti. E il suo profumo di Vergine inviolata empie Cielo e Terra, e dietro ad esso andranno i buoni nei secoli dei secoli. Il Paradiso è luce*, profumo e armonia. Ma se in esso non si beasse il Padre nel contemplare la Tutta Bella che fa della Terra un paradiso, ma se il Paradiso dovesse in futuro non avere il Giglio vivo nel cui seno sono i tre pistilli di fuoco della divina Trinità, luce, profumo e armonia, letizia del Paradiso sarebbero menomati della metà. La purezza della Madre sarà la gemma del Paradiso.
Ma è sconfinato il Paradiso! Che diresti di un re che avesse una gemma sola nel suo tesoro? Anche fosse la Gemma per eccellenza? Quando Io avrò aperto le porte del Regno dei Cieli... - non sospirare, Maria, per questo Io son venuto - molte anime di giusti e di pargoli entreranno, scia di candore, dietro alla porpora del Redentore. Ma saranno ancora pochi per popolare di gemme i Cieli e formare i cittadini della Gerusalemme eterna. E dopo... dopo che la Dottrina di verità e santificazione sarà conosciuta dagli uomini, dopo che la mia Morte avrà ridato la Grazia agli uomini, come potrebbero gli adulti conquistare i Cieli, se la povera vita umana è continuo fango che rende impuri? Sarà dunque allora il mio Paradiso solo dei pargoli? Oh! no! Come pargoli occorre saper divenire. Ma anche agli adulti è aperto il Regno. Come pargoli... Ecco la purezza.
Vedi quest’acqua? Pare tanto limpida. Ma osserva: basta che Io con questo giunco ne smuova il fondale che ecco si intorbida. Detriti e fango affiorano. Il suo cristallo si fa giallognolo e nessuno ne beverebbe più. Ma se Io levo il giunco, la pace ritorna e l’acqua torna poco a poco limpida e bella. Il giunco: il peccato. Così delle anime. Il pentimento, credilo, è ciò che depura...».

5Sopraggiunge Marta affannata: «Ancora qui sei, Maria? Ed io che mi affanno tanto!... L’ora passa. I convitati presto verranno e vi è tanto da fare. Le serve sono al pane, i servi scuoiano e cuociono le carni. Io preparo stoviglie, mense e bevande. Ma ancora sono da cogliere le frutta e preparare l’acqua di menta e miele...».
Maria ascolta sì e no le lamentele della sorella. Con un sorriso beato continua a guardare Gesù, senza muoversi dalla sua posizione.
Marta invoca l’aiuto di Gesù: «Maestro, guarda come sono accaldata. Ti pare giusto che sia io sola a sfaccendare? Dille Tu che mi aiuti». Marta è veramente inquieta.
Gesù la guarda con un sorriso per metà dolce e per metà un poco ironico, meglio, scherzoso.
Marta ci si inquieta un poco: «Dico sul serio, Maestro. Guardala come ozia mentre io lavoro. Ed è qui che vede…».


Gesù si fa più serio: «Non è ozio, Marta. È amore. L’ozio era prima. E tu hai tanto pianto per quell’ozio indegno. Il tuo pianto ha messo ancor più ala al mio andare per salvarmela e rendertela al tuo onesto affetto. Vorresti tu contenderla di amare il suo Salvatore? La preferiresti allora lontana di qui per non vederti lavorare, ma lontana anche da Me? Marta, Marta! Devo dunque dire che costei (e Gesù le pone la mano sul capo), venuta da tanto lontano, ti ha sorpassata nell’amore? Devo dunque dire che costei, che non sapeva una parola di bene, è ora dotta nella scienza dell’amore? Lasciala alla sua pace! È stata tanto malata! Ora è una convalescente che guarisce bevendo le bevande che la fortificano. È stata tanto tormentata... Ora, uscita dall’incubo, guarda intorno a sé e in sé, e si scopre nuova e scopre un mondo nuovo. Lascia che se ne faccia sicura. Con questo suo “nuovo” deve dimenticare il passato e conquistarsi l’eterno… Non sarà conquistato questo unicamente col lavoro, ma anche con l’adorazione. Avrà ricompensa chi avrà dato un pane all’apostolo e al profeta. Ma doppia ne avrà chi avrà dimenticato anche di cibarsi per amarmi, perché più grande della carne avrà avuto lo spirito, il quale avrà avuto voci più forti di quelle degli anche leciti bisogni umani. Tu ti affanni di troppe cose, Marta. Costei di una sola. Ma è quella che basta al suo spirito e soprattutto al suo e tuo Signore. Lascia cadere le cose inutili. Imita tua sorella. Maria ha scelto la parte migliore. Quella che non le sarà mai più tolta. Quando tutte le virtù saranno superate, perché non più necessarie ai cittadini del Regno, unica resterà la carità. Essa resterà sempre. Unica. Sovrana. Ella, Maria, ha scelto questa, e questa si è presa per suo scudo e bordone. Con questa, come su ali d’angelo, verrà nel mio Cielo».

6Marta abbassa la testa mortificata e se ne va.
«Mia sorella ti ama molto e si cruccia per farti onore…» dice Maria per scusarla.
«Lo so, e ne sarà ricompensata. Ma ha bisogno di esser depurata, come si è depurata quest’acqua, del suo pensare umano. Guarda, mentre parlavamo, come è tornata limpida. Marta si depurerà per le parole che le ho detto. Tu… tu per la sincerità del tuo pentimento…».
«No, per il tuo perdono, Maestro. Non bastava il mio pentirmi a lavare il mio grande peccato...».
«Bastava e basterà alle tue sorelle che ti imiteranno. A tutti i poveri infermi dello spirito. Il pentimento sincero è filtro che depura; l’amore, poi, è sostanza che preserva da ogni nuova inquinazione. Ecco perciò che coloro che la vita fa adulti e peccatori potranno tornare innocenti come pargoli ed entrare come essi nel Regno mio. Andiamo ora alla casa. Che Marta non resti troppo nel suo dolore. Portiamole il nostro sorriso di Amico e di sorella».


7Dice Gesù:
«Il commento non occorre. La parabola dell’acqua è commento all’operazione del pentimento nei cuori.
Hai così il ciclo della Maddalena* completo. Dalla morte alla Vita. È !a più grande risorta del mio Vangelo. È risorta da sette morti. È rinata. L’hai vista, come pianta da fiore, alzare dal fango lo stelo del suo nuovo fiore sempre più in alto, e poi fiorire per Me, olezzare per Me, morire per Me. L’hai vista peccatrice, poi assetata che si accosta alla Fonte, poi pentita, poi perdonata, poi amante, poi pietosa sul Corpo ucciso del suo Signore, poi serva della Madre, che ama perché Madre mia; infine penitente sulle soglie del suo Paradiso.
Anime che temete, imparate a non temere di Me leggendo la vita di Maria di Magdala. Anime che amate, imparate da lei ad amare con serafico ardore. Anime che avete errato, imparate da lei la scienza che rende pronti al Cielo.
Vi benedico tutti per darvi aiuti a salire. Va’ in pace».

Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

AVE MARIA!

lunedì 19 maggio 2014

Il Paradiso

 PARADISO descritto da Maria Valtorta

Descrizione del Paradiso 
della Mistica Maria Valtorta, 25-5

<< 25‑5. Tenterò descrivere la inesprimibile, ineffabile, beatifica visione della tarda sera di ieri, quella che dal sogno dell’anima mi condusse al sogno del corpo per apparirmi ancor più nitida e bella al mio ritorno ai sensi. E prima di accingermi a questa descrizione, che sarà sempre lontana dal vero più che non noi dal sole, mi sono chiesta: “Devo prima scrivere, o prima fare le mie penitenze?”. Mi ardeva di descrivere ciò che fa la mia gioia, e so che dopo la penitenza sono più tarda alla fatica materiale dello scrivere.

Ma la voce di luce dello Spirito Santo ‑ la chiamo così perché è immateriale come la luce eppure è chiara come la più sfolgorante luce, e scrive per lo spirito mio le sue parole che son suono e fulgore e gioia, gioia, gioia ‑ mi dice avvolgendomi l’anima nel suo baleno d’amore: “Prima la penitenza e poi la scrittura di ciò che è la tua gioia. La penitenza deve sempre precedere tutto, in te, poiché è quella che ti merita la gioia. Ogni visione nasce da una precedente penitenza e ogni penitenza ti apre il cammino ad ogni più alta contemplazione. Vivi per questo. Sei amata per questo. Sarai beata per questo. Sacrificio, sacrificio. La tua via, la tua missione, la tua forza, la tua gloria. Solo quando ti addormenterai in Noi cesserai di esser ostia per divenire gloria”.

Allora ho fatto prima tutte le mie giornaliere penitenze. Ma non le sentivo neppure. Gli occhi dello spirito “vedevano” la sublime visione ed essa annullava la sensibilità corporale. Comprendo, perciò, il perché i martiri potessero sopportare quei supplizi orrendi sorridendo. Se a me, tanto inferiore a loro in virtù, una contemplazione può, effondendosi dallo spirito ai sensi corporali, annullare in essi la sensibilità dolorifica, a loro, perfetti nell’amore come creatura umana può esserlo e vedenti, per la loro perfezione, la Perfezione di Dio senza velami, doveva accadere un vero annullamento delle debolezze materiali. La gioia della visione annullava la miseria della carne sensibile ad ogni sofferenza.

Ed ora cerco descrivere.



Ho rivisto il Paradiso. E ho compreso di cosa è fatta la sua Bellezza, la sua Natura, la sua Luce, il suo Canto. Tutto, insomma. Anche le sue Opere, che sono quelle che, da tant’alto, informano, regolano, provvedono a tutto l’universo creato. Come già l’altra volta, nei primi del corrente anno, credo, ho visto la Ss. Trinità. Ma andiamo per ordine.
Anche gli occhi dello spirito, per quanto molto più atti a sostenere la Luce che non i poveri occhi del corpo che non possono fissare il sole, astro simile a fiammella di fumigante lucignolo rispetto alla Luce che è Dio, hanno bisogno di abituarsi per gradi alla contemplazione di questa alta Bellezza.
Dio è così buono che, pur volendosi svelare nei suoi fulgori, non dimentica che siamo poveri spiriti ancor prigionieri in una carne, e perciò indeboliti da questa prigionia. Oh! come belli, lucidi, danzanti, gli spiriti che Dio crea ad ogni attimo per esser anima alle nuove creature! Li ho visti e so. Ma noi... finché non torneremo a Lui non possiamo sostenere lo Splendore tutto d’un colpo. Ed Egli nella sua bontà ce ne avvicina per gradi.
Per prima cosa, dunque, ieri sera ho visto come una immensa rosa. Dico “rosa” per dare il concetto di questi cerchi di luce festante che sempre più si accentravano intorno ad un punto di un insostenibile fulgore.



Una rosa senza confini! La sua luce era quella che riceveva dallo Spirito Santo. La luce splendidissima dell’Amore eterno. Topazio e oro liquido resi fiamma... oh! non so come spiegare! Egli raggiava, alto, alto e solo, fisso nello zaffiro immacolato e splendidissimo dell’Empireo, e da Lui scendeva a fiotti inesausti la Luce. La Luce che penetrava la rosa dei beati e dei cori angelici e la faceva luminosa di quella sua luce che non è che il prodotto della luce dell’Amore che la penetra. Ma io non distinguevo santi o angeli. Vedevo solo gli immisurabili festoni dei cerchi del paradisiaco fiore.
Ne ero già tutta beata e avrei benedetto Dio per la sua bontà, quando, in luogo di cristallizzarsi così, la visione si aprì a più ampi fulgori, come se si fosse avvicinata sempre più a me permettendomi di osservarla con l’occhio spirituale abituato ormai al primo fulgore e capace di sostenerne uno più forte.
E vidi Dio Padre: Splendore nello splendore del Paradiso. Linee di luce splendidissima, candidissima, incandescente. Pensi lei: se io lo potevo distinguere in quella marea di luce, quale doveva esser la sua Luce che, pur circondata da tant’altra, la annullava facendola come un’ombra di riflesso rispetto al suo splendere? Spirito... Oh! come si vede che è spirito! È Tutto. Tutto tanto è perfetto. È nulla perché anche il tocco di qualsiasi altro spirito del Paradiso non potrebbe toccare Dio, Spirito perfettissimo, anche con la sua immaterialità: Luce, Luce, niente altro che Luce.
Di fronte al Padre Iddio era Dio Figlio. Nella veste del suo Corpo glorificato su cui splendeva l’abito regale che ne copriva le Membra Ss. senza celarne la bellezza superindescrivibile. Maestà e Bontà si fondevano a questa sua Bellezza. I carbonchi delle sue cinque Piaghe saettavano cinque spade di luce su tutto il Paradiso e aumentavano lo splendore di questo e della sua Persona glorificata.

Non aveva aureola o corona di sorta. Ma tutto il suo Corpo emanava luce, quella luce speciale dei corpi spiritualizzatí che in Lui e nella Madre è intensissima e si sprigiona dalla Carne che è carne, ma non è opaca come la nostra. Carne che è luce. Questa luce si condensa ancor di più intorno al suo Capo. Non ad aureola, ripeto, ma datutto il suo Capo. Il sorriso era luce e luce lo sguardo, luce trapanava dalla sua bellissima Fronte, senza ferite. Ma pareva che, là dove le spine un tempo avevano tratto sangue e dato dolore, ora trasudasse più viva luminosità.

Gesù era in piedi col suo stendardo regale in mano come nella visione che ebbi in gennaio, credo.



Un poco più in basso di Lui, ma di ben poco, quanto può esserlo un comune gradino di scala, era la Ss. Vergine. Bella come lo è in Cielo, ossia con la sua perfetta bellezza umana glorificata a bellezza celeste.

Stava fra il Padre e il Figlio che erano lontani tra loro qualche metro. (Tanto per applicare paragoni sensibili). Ella era nel mezzo e, con le mani incrociate sul petto ‑ le sue dolci, candidissime, piccole, bellissime mani ‑ e col volto lievemente alzato - il suo soave, perfetto, amoroso, soavissimo volto ‑ guardava, adorando, il Padre a il Figlio.

Piena di venerazione guardava il Padre. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era voce di adorazione e preghiera e canto. Non era in ginocchio. Ma il suo sguardo la faceva più prostrata che nella più profonda genuflessione, tanto era adorante. Ella diceva: “Sanctus!”, diceva: “Adoro Te!” unicamente col suo sguardo.

Guardava il suo Gesù piena di amore. Non diceva parola. Ma tutto il suo sguardo era carezza. Ma ogni carezza di quel suo occhio soave diceva: “Ti amo!”. Non era seduta. Non toccava il Figlio. Ma il suo sguardo lo riceveva come se Egli le fosse in grembo circondato da quelle sue materne braccia come e più che nell’Infanzia e nella Morte. Ella diceva: “Figlio mio!”, “Gioia mia!”, “Mio amore!” unicamente col suo sguardo.

Si beava di guardare il Padre e il Figlio. E ogni tanto alzava più ancora il volto e lo sguardo a cercare l’Amore che splendeva alto, a perpendicolo su Lei. E allora la sua luce abbagliante, di perla fatta luce, si accendeva come se una fiamma la investisse per arderla e farla più bella. Ella riceveva il bacio dell’Amore e si tendeva con tutta la sua umiltà e purezza, con la sua carità, per rendere carezza a Carezza e dire: “Ecco. Son la tua Sposa e ti amo e son tua. Tua per l’eternità”. E lo Spirito fiammeggiava più forte quando lo sguardo di Maria si allacciava ai suoi fulgori.
E Maria riportava il suo occhio sul Padre e sul Figlio. Pareva che, fatta deposito dall’Amore, distribuisse questo. Povera immagine mia! Dirò meglio. Pareva che lo Spirito eleggesse Lei ad essere quella che, raccogliendo in sé tuttol’Amore, lo portasse poi al Padre e al Figlio perché i Tre si unissero e si baciassero divenendo Uno. Oh! gioia comprendere questo poema di amore! E vedere la missione di Maria, Sede dell’Amore!
Ma lo Spirito non concentrava i suoi fulgori unicamente su Maria. Grande la Madre nostra. Seconda solo a Dio. Ma può un bacino, anche se grandissimo, contenere l’oceano? No. Se ne empie e ne trabocca. Ma l’oceano ha acque per tutta la terra. Così la Luce dell’Amore. Ed Essa scendeva in perpetua carezza sul Padre e sul Figlio, li stringeva in un anello di splendore. E si allargava ancora, dopo essersi beatificata col contatto del Padre e del Figlio che rispondevano con amore all’Amore, e si stendeva su tutto il Paradiso.
Ecco che questo si svelava nei suoi particolari... Ecco gli angeli. Più in alto dei beati, cerchi intorno al Fulcro del Cielo che è Dio Uno e Trino con la Gemma verginale di Maria per cuore. Essi hanno somiglianza più viva con Dio Padre. Spiriti perfetti ed eterni, essi sono tratti di luce, inferiore unicamente a quella di Dio Padre, di una forma di bellezza indescrivibile. Adorano... sprigionano armonie. Con che? Non so. Forse col palpito del loro amore. Poiché non son parole; e le linee delle bocche non smuovono la loro luminosità. Splendono come acque immobili percosse da vivo sole. Ma il loro amore è canto. Ed è armonia così sublime che solo una grazia di Dio può concedere di udirla senza morirne di gioia.
Più sotto, i beati. Questi, nei loro aspetti spiritualizzati, hanno più somiglianza col Figlio e con Maria. Sono più compatti, direi sensibili all’occhio e ‑ fa impressione ‑ al tatto, degli angeli. Ma sono sempre immateriali. Però in essi sono più marcati i tratti fisici, che differiscono in uno dall’altro. Per cui capisco se uno è adulto o bambino, uomo o donna. Vecchi, nel senso di decrepitezza, non ne vedo. 

Sembra che anche quando i corpi spiritualizzati appartengono ad uno morto in tarda età, lassù cessino i segni dello sfacimento della nostra carne. Vi è maggior imponenza in un anziano che in un giovane. Ma non quello squallore di rughe, di calvizie, di bocche sdentate e schiene curvate proprie negli umani. Sembra che il massimo dell’età sia di 40, 45 anni. Ossia virilità fiorente anche se lo sguardo e l’aspetto sono di dignità patriarcale.
Fra i molti... oh! quanto popolo di santi!... e quanto popolo di angeli! I cerchi si perdono, divenendo scia di luce per i turchini splendori di una vastità senza confini! E da lungi, da lungi, da questo orizzonte celeste viene ancora il suono del sublime alleluia e tremola la luce che è l’amore di questo esercito di angeli e beati...
Fra i molti vedo, questa volta, un imponente spirito. Alto, severo, e pur buono. Con una lunga barba che scende sino a metà del petto e con delle tavole in mano. Le tavole sembrano quelle cerate che usavano gli antichi per scrivere. Si appoggia con la mano sinistra ad esse che tiene, alla loro volta, appoggiate al ginocchio sinistro. Chi sia non so. Penso a Mosè o a Isaia. Non so perché. Penso così. Mi guarda e sorride con molta dignità. Null’altro. Ma che occhi! Proprio fatti per dominare le folle e penetrare i segreti di Dio.
Lo spirito mio si fa sempre più atto a vedere nella Luce. E vedo che ad ogni fusione delle tre Persone, fusione che si ripete con ritmo incalzante ed incessante come per pungolo di fame insaziabile d’amore, si producono gli incessanti miracoli che sono le opere di Dio.
Vedo che il Padre, per amore del Figlio, al quale vuole dare sempre più grande numero di seguaci, crea le anime. Oh! che bello! Esse escono come scintille, come petali di luce, come gemme globulari, come non sono capace di descrivere, dal Padre. È uno sprigionarsi incessante di nuove anime... Belle, gioiose di scendere ad investire un corpo per obbedienza al loro Autore. Come sono belle quando escono da Dio! Non vedo, non lo posso vedere essendo in Paradiso, quando le sporca la macchia originate.
Il Figlio, per zelo per il Padre suo, riceve e giudica, senza soste, coloro che, cessata la vita, tornano all’Origine per esser giudicati. Non vedo questi spiriti. Comprendo se essi sono giudicati con gioia, con misericordia, o con inesorabilità, dai mutamenti dell’espressione di Gesù. Che fulgore di sorriso quando a Lui si presenta un santo! Che luce di mesta misericordia quando deve separarsi da uno che deve mondarsi prima di entrare nel Regno! Che baleno di offeso e doloroso corruccio quando deve ripudiare in eterno un ribelle!
È qui che comprendo ciò che è il Paradiso. E ciò di che è fatta la sua Bellezza, Natura, Luce e Canto. È fatta dall’Amore. Il Paradiso è Amore. È l’Amore che in esso crea tutto. È l’Amore la base su cui tutto si posa. È l’Amore l’apice da cui tutto viene.
Il Padre opera per Amore. Il Figlio giudica per Amore. Maria vive per Amore. Gli angeli cantano per Amore. I beati osannano per Amore. Le anime si formano per Amore. La Luce è perché è l’Amore. Il Canto è perché è l’Amore. La Vita è perché è l’Amore. Oh! Amore! Amore! Amore!... Io mi annullo in Te. Io risorgo in Te. Io muoio, creatura umana, perché Tu mi consumi. Io nasco, creatura spirituale, perché Tu mi crei.
Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, Terza Persona! Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, che sei amore delle Due Prime! Sii benedetto, benedetto, benedetto, Amore, che ami i Due che ti precedono! Sii benedetto Tu che mi ami. Sii benedetto da me che ti amo perché mi permetti di amarti e conoscerti, o Luce mia...



Ho cercato nei fascicoli, dopo aver scritto tutto questo, la precedente contemplazione del Paradiso. Perché? Perché diffido sempre di me e volevo vedere se una delle due era in contraddizione con l’altra. Ciò mi avrebbe persuasa che sono vittima di un inganno.
No. Non vi è contraddizione. La presente è ancor più nitida ma ha le linee essenziali uguali. La precedente è alla data 10 gennaio 1944. E da allora io non l’avevo mai più guardata. Lo assicuro come per giuramento.>>

Tratto dai Quaderni di Maria Valtorta (Mistica) 
(Quaderno 22) Edizioni CEV




LAUDETUR  JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

sabato 22 luglio 2017

UN GRAN REGALO PER TUTTI NOI

CORONA DEL ROSARIO MEDITATO DI J.N.S.R

    Promesse fatte dalla Madonna al Beato Alano de La Roche, per i devoti del Santo Rosario:

1 A tutti coloro che devotamente reciteranno il mio Rosario prometto la mia speciale protezione e grandissime grazie.
2 Chi persevererà nella recita del mio rosario, riceverà grazie preziosissime.
3 Il Rosario è un’arma potente contro l’inferno: esso distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le eresie.
4 Il Rosario farà rifiorire le virtù, le buone opere ed otterrà alle anime le più abbondanti misericordie di Dio. Esso sostituirà nei cuori degli uomini l’amor vano del mondo con l’amore di Dio, elevandoli al desiderio dei beni celesti eterni.
5 Chi confiderà in me recitando il Rosario, non verrà soverchiato dalle avversità.
6 Chi confiderà in me recitando il Rosario meditandone i misteri, non sarà punito dalla giustizia di Dio, se peccatore si convertirà, il giusto crescerà nella grazia e diverrà degno della vita eterna.
7 I veri devoti del mio Rosario, nell’ora della morte, non morranno senza Sacramenti.
8 Coloro che recitano il mio Rosario troveranno durante la loro vita e nell’ora della morte, la luce di Dio e la pienezza delle sue grazie e parteciperanno ai meriti dei Beati in Paradiso.
9 Ogni giorno libererò dal Purgatorio le anime devote del mio Rosario.
10 I veri figli del mio Rosario gioiranno di una grande gloria in Cielo.
11 Tutto quello che chiederete con il Rosario, lo otterrete.
12 Coloro che propagheranno il mio Rosario, saranno da me soccorsi in tutte le loro necessità.
13 Io ho ottenuto da mio Figlio che tutti i devoti del Rosario abbiano per fratelli nella vita e nell’ora della loro morte i Santi del Cielo.
14 Coloro che reciteranno il mio Rosario fedelmente sono tutti figli miei amatissimi, fratelli e sorelle di Gesù Cristo.
15 La devozione al mio Rosario è un grande segno di predestinazione.  


Introduzione

   La veggente francese delle Croci d’Amore J.N.S.R. ha dato una serie di preziose indicazione su come pregare il Santo Rosario per riceverne tutti i benefici spirituali. Citando dei mistici di fama mondiali chiarisce le motivazioni e i frutti che danno la recita del Rosario. Dice infatti la Madonna: “La preghiera che Io preferisco è il santo Rosario. E’ per questo che vi invito sempre, nelle Mie numerose apparizioni, a recitarlo; Io Mi unisco a coloro che lo pregano, Io lo chiedo a tutti con ansietà e con tutta la Mia preoccupazione materna. Perché il Santo Rosario è così efficace? Perché è una preghiera semplice, umile e, dei piccoli che l’orgoglio di Satana verrà vinto; ed il dragone rosso si sentirà definitivamente umiliato e vinto, quando Io legherò mentre viene recitato, vi forma spiritualmente alla piccolezza, alla dolcezza, alla semplicità di cuore. Oggi Satana riesce a conquistare tutto con il suo spirito d’orgoglio e di ribellione contro Dio, e teme enormemente coloro che seguono la vostra Mamma Celeste sul cammino della piccolezza e dell’umiltà. Ed è così che, mentre questa preghiera è disprezzata dai grandi e dagli orgogliosi, essa viene recitata, con tanta gioia ed amore, dai Miei piccoli figli. E’ ancora mediante l’umiltà servendoMi non di una catena grossa e forte ma di una corda fra le più fragili: quella del Santo Rosario. E’ una preghiera che voi fate con Me. Quando Mi invitate a pregare per voi, Io esaudisco le vostre domande e associo la Mia voce alla vostra, unisco la Mia preghiera alla vostra. Così essa diventa sempre efficace, poiché la vostra Mamma Celeste è l’onnipotente supplicante. Io ottengo tutto ciò che chiedo, poiché Gesù non può mai opporre un ‘no’ a ciò che Gli chiede Sua Madre. E’ una preghiera che unisce le voci della Chiesa e dell’umanità, perché è fatta a nome di tutti, mai a titolo unicamente personale. Attraverso la contemplazione dei suoi Misteri, voi arrivate a comprendere il disegno di Gesù, che si delinea in tutta la Sua vita, dall’incarnazione fino alla Sua Pasqua gloriosa; e voi penetrate così sempre di più nel mistero della Sua Redenzione. Ed arrivate a comprendere questo mistero d’Amore attraverso la vostra Mamma Celeste; passando per la via del Suo Cuore, voi arrivate a possedere l’immenso tesoro della divina e ardente Carità del Cuore di Cristo. La vostra Mamma Celeste vi chiede oggi di usare il santo Rosario come l’arma più efficace per condurre la grande battaglia agli ordini della Signora vestita di sole. Rispondete al Mio appello: moltiplicate i vostri cenacoli di preghiera e di fraternità; consacratevi al Mio Cuore Immacolato; recitate spesso il santo Rosario! Allora il potente dragone rosso verrà totalmente dominato da questa catena, il suo campo d’azione verrà sempre più ridotto; alla fine, esso potrà essere reso impotente ed inoffensivo. Così apparirà agli occhi di tutti il miracolo del trionfo del Mio Cuore Immacolato”. 



Come pregare il Santo Rosario
   Gesù e Maria l’hanno detto chiaramente: con l’essere in amicizia con Dio, dunque quando ci si  è liberati in confessionale di tutti quei peccati che ci impediscono di comprendere immediatamente la Verità divina, che è tuttavia semplice e chiara. E’ la prima condizione dell’efficacia della nostra preghiera. Nostra, e non la mia preghiera; poiché colui che prega, prega sempre per coloro che non pregano; in effetti il Pater che Gesù ha insegnato ai Suoi apostoli e discepoli comincia con “Padre Nostro”, prosegue con “dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal Male. Nell’Ave Maria si può dare del “voi” o del “tu” a Maria; d’altronde delle anime privilegiate che hanno la fortuna di vedere la Santa Vergine sentono così fortemente l’Amore materno che emana da Lei, che Le dicono “Mamma”. E anche là si dice “Pregate per noi”, e non “per me”.

Come combattere le distrazioni
   Non so se il mio “metodo” verrà approvato da tutti i lettori. Poiché le distrazioni fuggono lo spirito di preghiera mentre le labbra ne articolano le parole, durante ogni decina di Ave Maria, io mi trasporto in spirito ai tempi del mistero trattato e faccio sfilare in spirito le immagini che conosco. Maria parla della “contemplazione dei misteri” e a Kérizinen Ella diceva a Jeanne Luise Ramonnet: “Senza la meditazione dei misteri, un Rosario è senz’anima”; senza anima, nulla vive.
Per “visionare” così ogni mistero pregando il Santo Rosario, è necessario conoscerne tutti i dettagli, ovviamente. Quasi tutti i misteri sono stati riferiti a Maria Valtorta ne Il Vangelo così come mi è stato rivelato, che ne è stata testimone per un’eccezionale grazia divina; essi ci vengono anche da don Gobbi a cui Maria li ha descritti. Ecco in alcune pagine un panorama di questi 20 misteri, affinché la loro contemplazione e la loro meditazione diano un’anima al vostro Rosario. Ma ogni mistero è il punto culminante di tutto ciò che l’ha preparato; in filigrana, vi si distingue sempre la trama del pensiero della Salvezza divina; sempre, esso è il ponte verso il mistero seguente; quando il mistero in sé non è abbastanza denso di immagini o io non ne conosco abbastanza per ritmare 10 Ave Maria, sconfino in quello che precede ed in quello che segue. “Il Santo Rosario è il Vangelo del povero”, dice Maria.

Prima della recita del Rosario
   Sapendo che Maria prega il Santo Rosario con noi e che questa preghiera sarà sulle mani trafitte di Gesù per essere portata al Padre, chi oserà pregare con il rancore nel cuore ed il peso dei peccati? “Prima di offrire un sacrificio, riconciliati prima con tuo fratello”. Fare ciò prima o dopo la confessione.
Poi, ogni mattino, prima di cominciare il Santo Rosario, unirsi a Dio con una preghiera:
O Eterno Padre, io ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità del Tuo Figlio prediletto Gesù Cristo, nostro Signore, in riparazione dei miei peccati e di quelli del mondo intero. Per la Sua dolorosa Passione abbi pietà di me e del mondo intero”.
E’ l’Elevazione; pregando per gli altri si diventa sacerdote. Poi la supplica della riconciliazione: “Confesso a Dio Onnipotente…”. Riconoscersi peccatore protegge dall’orgoglio, dal Ribelle che odia l’umiltà. Poi recito la preghiera a Dio Spirito Santo ed a Maria. Ciò mi conduce all’atto di consacrazione a Maria:
Io ti scelgo oggi, o Maria, in presenza di tutta la corte celeste, come mia Madre e mia Regina: Ti offro e consacro in tutta sottomissione ed Amore, il mio corpo e la mia anima, i miei beni materiali e spirituali, ed il valore delle mie buone azioni, passate, presenti e future, lasciandoTi il diritto pieno ed intero di disporre di me e di ciò che mi appartiene, senza eccezione, secondo il tuo piacere, per la maggior gloria di Dio, nel tempo e nell’eternità. Amen”.
Maria guida sempre al  Salvatore, quindi all’atto di consacrazione a Gesù:
O Gesù, buon Gesù, il cui Amore infinito ha creato e riscattato il mondo e lo vuole salvare, accoglimi nel numero di coloro che vogliono lavorare per il trionfo del Tuo Regno sulla terra. Al tal fine, ricevi l’offerta completa di me attraverso la quale io mi metto al Tuo servizio. Io diffonderò l’immagine del Tuo Volto Divino pregandoTi di ravvivare in tutte le anime i tratti del Tuo Volto divino. O Gesù, opera dei miracoli di conversione e chiama gli Apostoli della nuova Era, i nuovi Apostoli, a questo grande compito. Spandi sul mondo intero il fiume del Tuo Amore misericordioso che, seppellendo e distruggendo il Male, rinnoverà la terra; e che i cuori, riempiti di carità, riportino alla luce del sole la pratica del Vangelo”.
Questa consacrazione mi conduce a sua volta alla preghiera di Gesù dettata a Dozulé per la salvezza del mondo:
Gesù di Nazareth ha trionfato sulla morte. Egli viene a vincere il mondo ed il tempo.
Pietà, mio Dio,  per coloro che Ti bestemmiano, perdona loro, non sanno quello che fanno.
Pietà, mio Dio,  per lo scandalo del mondo, liberali dallo spirito di Satana.
Pietà, mio Dio,  per coloro che Ti fuggono, dà loro il gusto della santa Eucaristia.
Pietà, mio Dio, per coloro che verranno a pentirsi ai piedi della Croce Gloriosa, che vi trovino la Pace e la Gioia in Dio nostro Salvatore.
Pietà, mio Dio,  perché il Tuo Regno venga, ma salvali, c’è ancora tempo. Ma il tempo è vicino ed ecco che Io vengo! Amen, vieni Signore Gesù”.
Questa preghiera è seguita da un Pater e da una decina di Ave Maria, poi dall’invocazione:
Signore, riversa sul mondo intero i tesori della Tua Misericordia”. 
Questo è l’inizio del santo Rosario che comincia con un atto di fede: il Credo; è seguito da tre Ave Maria per glorificare il Padre in Sua Figlia, lo Spirito Santo nella Sua Sposa ed il Salvatore in Sua Madre; e si conclude col Gloria.


Dopo ogni decina della corona
   La prima frase del Gloria che è meglio cantarlo. Le invocazioni insegnate da Maria ai bambini di Fatima:
Gesù, Maria, vi amo, salvate le nostre anime. O mio Gesù, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’Inferno e porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della Tua Misericordia”.
Qui io aggiungo delle invocazioni, poiché la preghiera mi costa talmente che mi ingegno a renderla più efficace:
Divino Sacro Cuore di Gesù, fonda il nostro cuore nel Tuo, affinché non siano che uno solo (2 volte).
Madre del Divino Amore, riempi i nostri cuori d’Amore per il Tuo Gesù” .
Grande e buon Giuseppe, prega per le nostre famiglie e per i nostri sacerdoti, prega per i nostri vescovi e per la nostra Chiesa, proteggici, te ne supplico”.
Ricordiamoci, infatti, che San Giuseppe è il viceré del Cielo ed anche il protettore delle famiglie e della Chiesa.
Nel giorno in cui la Chiesa festeggia quei Santi che hanno delle grazie da offrire, come sono segnalate nel messale delle domeniche, occorre invocarli.
Infine, come non chiamare in nostro aiuto i più grandi Santi del Cielo che sono gli Apostoli:
Tutti i santi Apostoli, pregati per noi, intercedete per noi, proteggeteci, aiutateci, ve ne supplico”.
Poi occorre invocare l’arcangelo Michele:
San Michele Arcangelo, con la tua luce illuminaci, con le tue ali proteggici, con la tua spada difendici”.
Infine, la terza invocazione:
Che attraverso la Misericordia divina, le anime dei fedeli trapassati riposino in pace”.
E termino cantando:
Sia lodato ogni momento Gesù nel Santissimo e Divinissimo Sacramento!” (2 volte).
Ecco come prego il Santo Rosario.

***
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi.
(Ass.) Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre


Per il Crocifisso del Rosario si recita il Credo:
   Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale  fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al Cielo , siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti.
   Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa Cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen

Sui cinque grani che uniscono il crocifisso alla crociera della corona:

1° grano: Padre Nostro.
2° grano: Ave Maria per la Fede.
3° grano: Ave Maria per la Speranza.
4° grano: Ave Maria per la Carità.
5° grano: Gloria.

Prima corona: I MISTERI GAUDIOSI
(il lunedì e il sabato)
Primo mistero gaudioso: l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria santissima

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

1. I Santi genitori di Maria, Anna e Gioacchino,
che pregano Dio di dare loro un figlio, promettono di consacrarlo a Dio nel suo Tempio a Gerusalemme a partire dal terzo anno di età.

2. La Natività di Maria, dunque l’Immacolata Concezione in cui Dio affida ad Anna e Gioacchino Colei che, in spirito, è nel pensiero divino da tutta l’eternità, preparata per essere la Madre del Salvatore e di tutta l’umanità.

3. La breve infanzia di Maria a Nazareth: la Sua prudenza e la Sua saggezza mentre comincia appena a camminare; la sua dichiarazione alla madre, dopo averle detto che avrebbe pregato tanto e tanto nel Tempio per accelerare la venuta del Messia.

4. Maria al Tempio, la sua preparazione culturale e religiosa e i suoi pianti, quando il suo matrimonio viene deciso dal grande sacerdote, mentre già si era offerta a Dio come vergine.

5. La scelta di Giuseppe come sposo. Il contratto di matrimonio al tempio ed il loro voto reciproco di castità come offerta per accelerare la  venuta dell’Atteso.

6. Il ritorno a Nazareth con Giuseppe, in compagnia di Zaccaria e di Elisabetta che non è ancora incinta, poiché Zaccaria non è ancora muto. Nella piccola casa di Nazareth, quella che è stata miracolosamente trasportata nel 1295 a Loreto in Italia, si svolge la vita ritirata e di preghiera di Maria, mentre Giuseppe la viene a vedere ogni sera dopo il suo lavoro.

7. Maria prega Dio di accordarLe la grazia di essere la serva di Colei che sarebbe stata la Madre del Messia. Nel corso della Sua novena mistica la Santa Trinità la prepara ad essere la Vergine Madre durante l’estasi, di cui Ella non ricorda nulla.

8. L’annuncio dell’Arcangelo Gabriele la informa del desiderio di Dio. Il dialogo con l’Angelo: “Ti saluto, o Maria, piena di grazia…Il Signore è con Te. Tu sei benedetta fra tutte le donne”…”Tu concepirai nel Tuo seno e partorirai un figlio e Lo chiamerai Gesù”. E Maria: “Ecco la serva del Signore, sia fatto di Me secondo la Tua Parola”: E l’Angelo brilla di gioia; egli adora, poiché certamente vede lo Spirito di Dio abbassarsi sulla Vergine chinata nel suo consenso.

9. L’Arcangelo Gabriele informa Maria della nascita di Giovanni e La invita a recarsi da Elisabetta, che partorirà di lì a tre mesi.

10. Maria riferisce a Giuseppe, senza rivelargli la venuta dell’Angelo, che non Le aveva detto se poteva riferirglielo, della gravidanza di Elisabetta. La partenza verso Ebron, dove vivono Elisabetta e Zaccaria. 

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Secondo mistero gaudioso: la Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

1. Il viaggio a dorso d’asino verso Gerusalemme, dove Giuseppe si trattiene e da dove riparte verso Nazareth, dopo aver acquistato degli utensili per il suo lavoro. Egli affida Maria ad un vecchio che va ad Ebron.

2. Il viaggio verso Ebron, di una giornata, con questo vecchio chiacchierone e curioso, al quale Maria non risponde che ciò che la buona educazione Le impone.

3. L’accoglienza di Elisabetta: ella si inchina in un profondo saluto davanti alla sua giovanissima cugina: “Benedetta tra tutte le donne. Benedetto il frutto del tuo seno”. Lo Spirito del Signore le ha appena rivelato che Maria porta in sé il Messia proprio nel momento in cui Giovanni trasale di gioia in lei. Al saluto di Sua cugina, Maria risponde con il Magnificat.

4. Maria aiuta sua cugina a preparare il corredino di Giovanni: essa fila, tesse, cuce e ricama; la sua condotta edifica perfino le serve di casa.

5. Il dialogo con Elisabetta: “E Giuseppe non sa niente?”. “No, tu stessa hai capito che il “segreto del Re” non doveva essere rivelato a Zaccaria”. Maria le confida la sua angoscia di lasciare Giuseppe in quest’ignoranza, ma anche la Sua fiducia in Dio.

6. Elisabetta, vecchia e pesante per la sua gravidanza, viene convinta da Maria a camminare e condotta alle tortorelle del giardino.

7. Il pasto serale e Maria che recita le preghiere rituali, essendo Zaccaria muto poiché non ha creduto all’annuncio dell’Angelo che gli prometteva un figlio.

8. La nascita del Battista: Maria ha confortato Sua cugina e ha rassicurato Zaccaria che teme che Elisabetta, troppo vecchia, muoia durante il parto.

9. Il battesimo di Giovanni. “Giovanni è il suo nome”scrive Zaccaria e riacquista immediatamente la parola. Ispirato dallo Spirito Santo, profetizza il destino di suo figlio, ed è il Benedictus.

10. La purificazione di Elisabetta e la presentazione di Giovanni al Tempio, 40 giorni dopo la nascita.

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Terzo mistero gaudioso: la Natività di Gesù

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

1. La sera stessa della Presentazione del Battista, Giuseppe arriva con una carretta tirata da un asino per riportare Maria a Nazareth. Egli vede che Ella aspetta un bambino. Il suo universo crolla. Non fa alcun rimprovero, ma non dice una parola durante tutto il viaggio; e Maria prega e piange.

2. Arrivato a Nazareth, Giuseppe lascia Maria nella sua casa e non vi ritorna per tre giorni; alla vigilia del terzo giorno, egli decide di partire per lavorare lontano per non denunciare la gravidanza di Maria, cosa che La minaccerebbe di lapidazione; in sogno l’Angelo del Signore che rivela la verità; al mattino egli va a chiedere perdono a Maria del sospetto che aveva avuto.

3. Il viaggio verso Betlemme. Giuseppe procede a piedi, a fianco di Maria a dorso d’asino, che inizia l’ultima settimana della Sua gravidanza. A Betlemme incontrano il pastore Elia che trascina una pecora ed offre del latte a Maria; egli indica loro una stalla, poiché la piccola città è piena di viaggiatori per il censimento.

4. Il rifiuto opposto dappertutto a Giuseppe che mendica un alloggio. Il loro arrivo di notte in una grotta che serve da stalla e nella quale si trova un bue. Giuseppe spazza il suolo, prepara la culla di paglia con una coperta per Maria.

5. La Santa Notte della Natività. Giuseppe è in preghiera, vicino al fuoco fatto all’entrata della grotta che cerca di alimentare, poiché il freddo è pungente. Maria è in ginocchio sul suo giaciglio di paglia: prega. Verso mezzanotte, una Luce meravigliosa riempie la grotta e fa cadere Giuseppe in un sonno profondo mentre avvolge Maria, La solleva di un palmo al di sopra del suo giaciglio: Ella non tocca più il suolo. La Luce divina diventa così abbagliante che Maria Valtorta non vede più nulla, ma Caterina Emmerick vede i tre Arcangeli depositare il Bambino Gesù nelle braccia di Maria, la Madre sempre Vergine, poiché Dio ha fatto passare il Suo Unico Figlio attraverso l’addome e gli abiti di Maria, che Lo “ha dato alla luce” e non partorito; la Nascita è miracolosa come l’Incarnazione.

6. Maria chiama Giuseppe, che si risveglia: ”Tieni il Bambino, affinché Io possa cercare i pannolini”. Dapprima non vuole: “non ne sono degno”, ma Ella gli risponde che ne è il più degno di chiunque altro, poiché Dio lo ha scelto. Allora egli Lo avvolge nei suoi vestiti e Lo stringe a sé per proteggerLo dal freddo. Fasciato il Bambino, Maria Lo eleva, offrendolo al Padre.

7. Nella campagna, dall’altra parte di Betlemme, 12 pastori, tra cui Elia, vedono e sentono una moltitudini di Angeli,  scintillanti di luce, che cantano: ”Oggi nella città di Davide è nato il Salvatore che è il Cristo”…”Voi lo riconoscerete da questi segni: in una povera stalla dietro a Betlemme troverete un neonato…adagiato in una mangiatoia di animali, perché per il Messia non s’era trovato un tetto nella città di Davide”: I 12 pastori raccolgono dei regali e partono subito verso la grotta.

8. L’arrivo dei pastori che non osano chiamare. Il più giovane dei pastori, Levi, sbircia dal lato del mantello di Giuseppe che serve da tenda e vede una donna molto giovane, un neonato che piange e un uomo chinato sulla mangiatoia. Maria: “Non piangere Mio piccolo Bimbo…Oh! Se potessi dirti: prendi il latte, ma non ce l’ho ancora…Tu hai così freddo, il fieno ti pizzica…I pastori si fanno avanti e donano una pelle di agnello con la quale Maria avvolge Gesù e del latte di pecora che sfama il piccolo Gesù, che ben presto non ha più né fame né freddo e si addormenta.

9. L’adorazione dei pastori, i più piccoli di Israele. Essi sono 12 come 12 sono le tribù di Israele, come saranno 12 gli apostoli. Il pastore Elia si incarica di avvisare Zaccaria ad Ebron.

10. Il Battesimo e la Circoncisione di Gesù, una settimana dopo la Sua nascita. Il sacerdote opera, con il coltello di selce rituale, senza avere la minima idea di aver appena circonciso il Messia Bambino. Maria raccoglie alcune gocce di sangue su un panno, che conserverà.

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Quarto mistero gaudioso: la Presentazione di Gesù al Tempio

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

1. Presso gli Israeliti è abitudine consacrare all’Altissimo il primogenito da parte del sacerdote del tempio di Gerusalemme. Questo rituale coincide con la purificazione della madre, 40 giorni dopo la nascita. Maria, che non ha alcun bisogno di purificazione, vi si prepara per obbedienza.

2. Maria, a dorso d’asino, con il suo neonato tra le braccia procede sulla strada verso Gerusalemme. Il freddo è pungente ed il neonato piange. Maria ordina al vento gelido di non far piangere il suo Piccolo: un bozzolo di aria tiepida avvolge il Neonato soltanto, poiché Maria non vuole niente per sé.

3. L’arrivo a Gerusalemme presso una famiglia amica: qui tutti rimangono estasiati davanti alla bellezza del Neonato.

4. Maria e Giuseppe arrivano al Tempio. Essi offrono come d’abitudine due tortorelle. Il sacerdote eleva il Bambino verso il Santo dei Santi in una silenziosa preghiera di consacrazione e Lo rende a Sua Madre.

5. Il vecchio Simeone è là, perché “divinamente avvertito dallo Spirito Santo che non avrebbe visto la morte senza aver prima visto il Cristo del Signore”. Era necessario che un uomo pio e semplice rendesse grazie a Dio in questa cerimonia, banale per gli altri.

6. Simeone continua a profetizzare: “Questo Bambino è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a Te una spada trafiggerà l’anima”. Maria che già dall’annunciazione conosceva nei particolari la missione di Gesù e il suo sacrificio finale, Simeone viene a ricordarglielo. Oppressa, Lei così riservata, si stringe a Giuseppe. 

7. Ma la sua maestra, Anna di Fanuel, è la  e La conforta: “Donna, Colui che ha dato il Salvatore al Suo popolo non mancherà di darTi il Suo Angelo per alleviare i Tuoi pianti. L’aiuto del Signore non è mai mancato alle grandi donne d’Israele e Tu sei più di Giuditta e di Giaele. Il nostro Dio Ti darà un cuore d’oro purissimo per resistere al mare di dolore, grazie al quale sarai la più grande Donna dalla Creazione, la Madre”.

8. Il Signore previene sempre, sempre coloro che chiama ad una grande missione. Egli non nasconde niente, soprattutto i pericoli, affinché noi non siamo sorpresi. Egli pone sempre, sempre, vicino a noi o in noi l’aiuto che sarà necessario.

9. E’ la partenza dal Tempio, poi da Gerusalemme verso Betlemme e non il ritorno a Nazareth, dove è rimasta la culla fatta da Giuseppe, poiché Zaccaria, sacerdote ed ebreo, ha consigliato che il Messia sia allevato in Giudea: i Giudei, orgogliosi del loro tempio, disprezzano i Galilei.

10. L’arrivo a Betlemme, dove l’anno seguente arriveranno i Magi per adorare il Re dei Giudei. In seguito ci sarà la fuga in Egitto per sfuggire alla strage degli Innocenti, quando Giuseppe viene avvertito in sogno. Tutto è minuziosamente previsto dalla Saggezza Divina: da Betlemme, attraverso Gaza, si esce più rapidamente dalle frontiere della Giudea che non partendo da Nazareth che si trova 80 km più a nord.

1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria


Quinto mistero gaudioso: il Ritrovamento di Gesù nel Tempio

Dieci spunti contemplativi per la recita meditativa delle dieci Ave Maria:

1. Si vede Maria tessere, cucire e tingere l’abito di Gesù per la cerimonia; Sua cognata, Maria d’Alfeo, madre di Giacomo e Giuda, è là, che ammira e commenta. Da notare che Gesù ha 12 anni e non è stato mai alla scuola del rabbino di Nazareth. Maria è stata la Sua Maestra, così pure dei cugini Giuda e Giacomo, rispettivamente il più vecchio e più giovane di Gesù di un anno. A 12 anni il giovane israelita deve dimostrare, davanti ai sacerdoti del Tempio di Gerusalemme, che conosce perfettamente la sua religione.

2. Il viaggio in più giorni verso Gerusalemme di Giuseppe, Maria e Gesù, che è un bellissimo bambino, quasi grande quanto Sua Madre, che Lo adora senza stancarsi.

3. L’arrivo in una casa amica e poi al Tempio. Giuseppe presenta suo Figlio ai sacerdoti, che Lo interrogano. Alla fine essi si complimentano con lui per la saggezza di Gesù. Ritorno. Maria tocca il Cielo con un dito…

4. Riprendono la via del ritorno assieme ad altre persone. Gli uomini e le donne viaggiano in gruppi separati e i bambini possono stare con gli uni o le altre. La sera, durante la sosta, le famiglie si riuniscono: Giuseppe e Maria cercano Gesù che è introvabile. La spada, profetizzata da Simone, trafigge il Cuore di Maria, che teme per Suo Figlio. Anche Giuseppe è preoccupato.

5. I due rifanno la strada inversa nella notte che sta scendendo. Interrogano la gente che incontrano, senza risultato. Durante la notte si fermano in una casa ospitale. Maria non vuole né bere, né mangiare. Ella non si corica per dormire, ma prega, prega, prega…

6. L’indomani iniziano le ricerche a Gerusalemme. Maria, nell’angoscia, non sente più nel Suo Cuore la Presenza di Dio. La prova è totale. Essi cercano separatamente, si ritrovano, ripartono. Pensano che Gesù possa essere andato a trovare Suo cugino nel deserto. Dio, silenzioso fino a quel momento, li fa ritornare sui loro passi. L’angoscia continua. Maria non beve, né mangia. Essa prega camminando, camminando, camminando.

7. Ed è la seconda notte d’angoscia. Giuseppe e Maria fanno orecchie da mercante con coloro che criticano Gesù. Poi incomincia una terza giornata di ricerche. Essi si dirigono verso Betlemme, dove pensano che possa essere andato il Bambino. Una chiara ispirazione dal Cielo li riconduce a Gerusalemme. Là trovano un mendicante, a cui Gesù ha appena fatto l’elemosina.

8. Un passante dice loro che ha visto il Bambino dirigersi verso il Tempio. Essi vi si recano: percorrono i cortili e le sale fino al punto in cui le donne non sono ammesse: Maria vede Suo Figlio e manda avanti Giuseppe.

9. Gesù è in mezzo ad un cerchio di Dottori che Lo interrogano e che, salvo uno o due, sono meravigliati della grandissima saggezza delle risposte di quel Bambino. Ci sono Hillele, il più grande Dottore d’Israele, ed il suo discepolo Gamaliele. Gesù termina il suo discorso e raggiunge Giuseppe che ha ascoltato.

10. Maria, ritrovato suo Figlio, si lamenta con Lui: “Da tre giorni stiamo camminando alla tua ricerca. Tua Madre muore di dolore e tuo Padre è sfinito di fatica!”. Gesù risponde: “Non sapete che devo badare agli affari del Padre Mio?” Ma essi non compresero, dice San Luca. All’istante, forse, ma poi compresero certamente perché Gesù aveva imposto questo grande dolore a Sua Madre. La ragione principale sta nel fatto che la volontà di Dio è superiore ad ogni volontà umana e il Signore ha voluto insegnare attraverso la sofferenza di Maria e Giuseppe, come cercare i figli perduti o fuorviati, pregando, piangendo, umiliandosi di fronte a Dio per non aver sorvegliato a sufficienza, cercandoli prima in chiesa  presso il Tabernacolo, perché è lì che Dio insegnerà il modo con cui poter riportare i figli al cuore dei genitori. 



1 Pater. 10 Ave Maria. 1 Gloria

AVE MARIA PURISSIMA!